Prigione

di Odhem
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VII

Ci alzammo di buon'ora. L'aria era più calda.

Avevamo fatto una barella di fortuna per trasportare il cadavere del ragazzo morto e l'avevamo legata dietro un cavallo. Tutti lo conoscevamo e ancora non credevamo che potesse non esserci più.

La missione, comunque, era riuscita. Tutti i prigionieri erano liberi e sembravano felici. Avevamo anche liberato il figlio del re Adolamin, si chiamava Zandak.

Riprendemmo il viaggio inoltrandoci nella foresta. Zandak viaggiava proprio al mio fianco e lo avevo osservato per tutto il mattino. Mi sembrava nervoso e in alcuni momenti digrignava i denti, ne udivo distintamente il rumore.

"Stai bene?", gli chiesi a un certo punto.

"Sì, tutto bene".

"Mi sembri un po' nervoso o sbaglio?"

"No, sto bene. Forse è solo il fatto che non so come comportarmi ora che ho scoperto di essere il figlio di un re".

Non ne parlammo più fino a quando arrivammo a destinazione.

Era calata la sera e l'aria si era fatta più fresca quando giungemmo in vista del villaggio. Gli elfi furono tutti contenti di rivedere il figlio del re libero.

Ci dirigemmo verso la dimora del re. Zandak continuava a sembrare nervoso in quel momento ancora più che prima. Nessuno immaginava cosa stesse per succedere. Finimmo di salire le scale io, Zandak e il capo delle guardie. Appena aprimmo la tenda e Zandak vide il re si mise a gridare forte, un urlo spaventoso, e si avventò sul re: lo prese alla gola e lo stava strozzando.

"Figlio mio", disse con un filo di voce il re.

Le guardie furono tempestive, intervennero e riuscirono a staccare Zandak dalla gola del re. Cominciò di nuovo a gridare e a dibattersi per liberarsi ma le due guardie non mollarono la presa.

"Portatelo fuori!", era lo stregone.

Appena fu fuori della vista del re, Zandak smise di gridare e di dibattersi ma sembrava ancora nervoso e digrignava i denti. Sembrava non ricordarsi di ciò che aveva appena fatto.

"Perché hai aggredito il re, tuo padre?", gli chiese lo stregone.

"Cosa stai dicendo, non l'ho mai fatto!", rispose Zandak.

"Tenetelo qui", disse lo stregone e rientrò dal re e io lo seguii.

Il re si stava ancora riprendendo dall'aggressione e si massaggiava il collo.

"Sua maestà. Credo che suo figlio sia vittima di un potente sortilegio", disse lo stregone.

"Un sortilegio? E chi l'avrebbe lanciato?", chiese il re.

"Io credo che sia stato Belian", dissi.

"Potrebbe essere, è una magia molto potente e Belian lo è altrettanto", rispose lo stregone.

"E cosa si può fare per risolvere? Basta la pozione per fargli tornare la memoria?", chiese il re.

"Credo che non sia sufficiente, anzi potrebbe peggiorare la situazione".

"Allora cosa si può fare?"

"Credo che ci sia bisogno di fare un rito di purificazione al sacro mausoleo degli elfi", disse lo stregone.

"Dici che funzionerà?", dissi.

"È probabile, dobbiamo provare".

"Bene, è deciso. Partite subito per il mausoleo", disse il re, poi si rivolse allo stregone: "Ti affido mio figlio, mi fido di te".

"Non la deluderò, sua maestà".

Facemmo come aveva detto il re, partimmo subito. Oltre a me e allo stregone, vennero anche Shadak e Leokul oltre a qualche guardia. Il re era troppo vecchio e non volle venire.

Chiesi allo stregone quanto era lontano il mausoleo e lui mi disse che era piuttosto vicino, al massimo un paio d'ore di cavallo.

Più ci allontanavamo dal villaggio e più Zandak sembrava tranquillizzarsi.

Presto arrivammo in vista del mausoleo. Era uno spazio con delle colonne in cerchio, qualcuna era caduta, e al centro c'era un grosso masso che sembrava un altare.

"Mettetelo sull'altare", disse lo stregone.

Zandak non oppose resistenza anche se dovemmo spiegargli cosa stavamo facendo.

Una volta che l'elfo fu sull'altare, lo stregone cominciò a camminare intorno sempre nel cerchio delimitato dalle colonne; noi dovemmo aspettare a una certa distanza. Mentre camminava in tondo pronunciava delle frasi inintelligibili, probabilmente elfico. Non sembrava succedere niente ma dopo un po' cominciammo a vedere come una luce che emanava dall'altare. Piano piano l'elfo cominciò a levitare e la luce si fece sempre più forte fino a quando non potemmo più osservarla; era come un piccolo sole.

A un certo punto lo stregone uscì dal cerchio e venne vicino a noi.

"Ora non posso fare più niente. Se ne occuperanno gli dèi. Se è un'anima pura rimuoveranno tutta la magia e potrà riacquistare anche la memoria."

"E se non lo è?", dissi.

"Non lo so. La magia potrebbe essere non rimossa e quindi saremmo punto e accapo oppure potrebbe anche morire".

"Come morire?"

"Te l'ho detto, non ho mai fatto questo rituale anche se mi è stato insegnato. Ma con gli dèi non si scherza."

Restammo a distanza ad aspettare il risultato. La luce era accecante ma sembrava provenire direttamente dal corpo dell'elfo.

Aspettammo per una mezz'ora e niente sembrava cambiare. A un certo punto, di colpo, la luce sparì e Zandak ricadde sull'altare.

Lo stregone disse che potevamo avvicinarci. Zandak era immobile anche se aveva gli occhi aperti.

"Signor Zandak, come si sente?", chiese lo stregone.

Gli occhi dell'elfo si mossero e guardarono lo stregone: era vivo!

"Sto bene. E ora ricordo tutto."





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