Cercando il passato si vive il presente

di ssj13
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Capitolo 3

Inazuma

Gli unici due rumori che si sentono sono il debole scoppiettare e il mio ruminare.
Ammetto che mi sento a disagio, io sono quel genere di persona che odia tutto e tutti, eppure questo ragazzo , che ora siede al mio fianco, mi è tremendamente simpatico.
Potremmo diventare amici.
Amici….  Una parola letta solo sulle pagine dei vecchi libri scritti prima del grande cambiamento e tutto diventasse com’ è ora .
Com’ è strana la parola amicizia…. Sta ad indicare un legame di fiducia fra due persone… ma non credo che sia normale fiducia… non so che altro ci sia dietro… ma fino a ieri credevo fosse solo fantasia, ed ora mi ritrovo a  pensare di poter avere questo rapporto con qualcuno.
Chissà cosa m prende…
Il silenzio sta diventando soffocante, eppure… io ho sempre amato il silenzio. 
Decido di iniziare una conversazione.
-Sai Kōya, tu sei l’unica persona che mi sia mai andata a genio, d'altronde sei anche l’unica persona ad essere entrato ne mio rifugio e ad esserne uscito ancora vivo. – 
Mi interrompo per guardarlo. Sembra incitarmi con gli occhi a continuare a parlare, sul viso vi è dipinto un lieve sorriso.
Poi indurisco lo sguardo e il suo viso torna serio.
-Cambiando discorso, sai perché è scoppiato quell’ incendio?- 
Lui fa un cenno negativo con la testa.
-No , ma immagino che tu lo sappia…-
-Vero.. In effetti so cosa ha fatto scoppiare quell’incendi e volevo spiegartelo…-
-Beh! Allora non girarci intorno e spiega.-
- È stato un drago (Ssj13:sono fissata con i draghi non potevo non inserirli\ Inazuma: tanto i guai li passiamo noi razza di infame )- poi indico il braccio ustionato- è uno di loro che mi ha procurato questo bel segno diversi anni fa.-
Vedo il rossino assumere un aria pensierosa ed i secondi scorrono lenti ed interminabili prima che mi risponda.
  -Ho letto dei draghi, ma ho sempre pensato che tali creature fossero solo frutto della fantasia degli scrittori.-
-Forse in passato, ma adesso sono reali e pericolosi .-
Il silenzio cala nuovamente. 
Cotta la carne iniziamo a mangiare silenziosamente. Mentre osservo le piccole lingue di fuoco rosse e gialle ,che si elevano  vive da rami che alimentano il piccolo falò, mi nasce un domanda.
-Come mai ti trovi qui? Non hai un luogo stabile in cui sai di poter sopravvivere?-
Lui distoglie lo sguardo dal cibo e punta i suoi occhi nei miei. L’ossidiana e lo smeralo si fondono per pochi secondi poi distolgo lo sguardo. Kōya sembra quasi risvegliarsi, ma risponde alla mia domanda dopo alcuni minuti.
-Quando ero piccolo io e mia madre ci spostavamo di continuo alla ricerca di un posto sicuro dove potessimo vivere in pace. Per passare il tempo lei mi insegno a leggere e scrivere ed a riconoscere le piante velenose  e quelle commestibili. Poi , quando avevo 11 anni trovammo un posto sicuro dove stare, una grande radura nella quale vi era una gigantesca quercia con  il tronco cavo con l’accesso stretto e visto che anche mia madre era di piccola statura quindi nessuno dei due ebbe problemi ad entrarci. Simo stati li per circa 5 anni poi, durante un temporale un fulmine colpì l’albero e lo distrusse e fummo costretti ad andarcene. Nel nostro girovagare, una notte di mezza luna,  ci imbattemmo in un enorme lupo nero dagli occhi di ghiaccio. Il suo pelo era  scarmigliato e  da esso si intravedevano grosse cicatrici; le acuminate zanne erano mostrate e risplendevano in modo sinistro nella notte mentre gli artigli raschiavano il terreno. Fu un attimo e mi balzò  addosso azzannandomi il fianco. –Si alza la maglia mostrandomi una cicatrice- Poi i ricordi sono confusi: mia madre riesce a togliermi il canide da dosso, il quale l’attacca, mi ricordo di aver afferrato il Jajkommander Tridagge che era caduto a mia madre, che d'altronde è quello che possiedo tuttora, e di averlo infilzato nella carotide di quella bestiaccia. Poi mi sono voltato a guardare mia madre, era un lago di sangue, i capelli rossi si confondevano col caldo liquido cremisi il viso, il corpo, irrimediabilmente sfregiati dai denti e dagli artigli della bestia famelica e i suoi caldi occhi nocciola che si spegnevano. Mi chiese di avvicinarmi e mi porse un foglio- estrae il foglio dalla tasca e me lo mostra, su di esso si leggere: “diario 15/09/2146 (Ssj13: so che è una data un po’ assurda ma nella mia testa questo è un po’ ciò che un giorno avverrà. I tre punti indicano che il testo non è leggibile.)… l’esplosione  è avvenuta da tre … le piante mutano… nucleare … animali più feroci… tratti umani anomali.. di questo passo l’umanità si estinguerà… la grande esplosione … contaminazione … la grande catastrofe… morte… 1 speranza. ”- mi chiese di scoprire il significato di quelle parole, mi chiese di scoprire quale fosse la speranza ed è da allora che viaggio, ma ho scoperto solo che dovrebbe esistere un diario con queste informazioni ma non so dove.- 
I suoi occhi sono umidi e gonfi, ma non lascia scivolare una sola lacrima.
È da quando ha 16 anni che lotta per realizzare il desiderio della madre. È incredibile questo ragazzo.
Comunque è vero. Il modo non era così prima e le varie rovine ed i libri ne sono la prova.
Sarebbe davvero bello sapere cosa ha distrutto tutto, il motivo per la quale tutti gli esseri umani si fanno la guerra. Forse se fosse come nei libri lui starebbe ancora con me, non sarebbe sparito, sarebbe ancora al mio fianco per proteggermi e mi guarderebbe ancora con i suoi rubini pieni di apprensione.
-Ho intenzione di venire con te. E non ammetto repliche. -  
Ho preso la mia decisione! Viaggerò con il nanetto per scoprire la verità e ne approfitterò per cercare lui. Sono 4 anni che l’aspetto. Ma di una cosa ne sono sicura… Non è morto!
Kōya si volta verso di me e mi fa un cenno di affermazione col capo e mostrandomi un piccolo sorriso. Finiamo di mangiare  e ci dirigiamo nella mia tana. 
Ci buttiamo esausti sul letto. Il mio amico si addormenta subito. I capelli cremisi sono sparsi sulla nera pelliccia di visone venendo risaltati. Sembra stare molto comodo, non deve mai aver dormito su un letto o se ci ha dormito è da tanto che non lo fa. 
Ci metto un po’ prima di addormentarmi.
Kōya
Mi svegli per i raggi solari che mi sbattevano sulle palpebre.
Non trovo subito Inazuma e mi devo sedere per vederla a lucidare un coltello abbastanza strano.  Ha un’impugnatura centrale rivestita di cuoio chiaro con i bordi dorati le lame sono ricurve, ma non molto e sono d’argento e sul ambedue le lame  , vicino all’impugnatura, vi è inciso un simbolo,  il koru . Il koru o spirale rappresenta una foglia di felce che si arrotola su se stessa che va a rappresentare la vita e la rinascita. 
-E’ un coltello indiano a doppia lama. Me l’ha regalato una persona per me molto importante.-  
La voce della bionda è fredda e sta ad indicare che non vuole domande.
Mi alzo e raccatto il mio zaino. 
Dopo una breve conversazione esco e mi siedo sulla sponda del lago.
Mi guardo in torno, l’acqua è cristallina e calmissima mentre soffia un leggero venticello che scuote  delicatamente le chiome degli alberi. 
-Quando partiamo ?- Inazuma attira la mia attenzione.
Vestita come il giorno prima ha una sacca grigio scuro con i lacci bianchi, gli occhi sono carichi di adrenalina e ha un ghigno dipinto il volto.
Partiamo subito.
Con il passare delle ore il paesaggio cambia, e ben presto ci troviamo in una fitta pineta, gli alberi sono vertiginosamente alti .
Ci fermiamo vicino un torrente.
Con calma mi metto a pescare e seguo i vari consigli della mia accompagnatrice.
Poi il silenzio viene squarciato da un grido bambinesco.
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