Run
beneath my Runes;
“To burn with desire and keep
quiet about it is the greatest punishment we can bring on ourselves.”
Federico
Garcia Lorca
PRECISION
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Le mani di Alec maneggiano l’arco con
sicurezza.
Si volta verso Jace, che sta giocando pigramente
con il suo stilo.
È a torso nudo e i neon della palestra
disegnano sulla sua pelle un intricato gioco di luci e ombre.
Alec distoglie lo sguardo, stranamente a
disagio.
La sua freccia manca il centro di
parecchi cerchi: è la prima volta che gli capita da mesi.
“Credo che ti ci voglia questa” ride
Jace, prendendogli una mano.
Alec sobbalza: fastidio e vergogna gli
scaldano le guance.
Non riesce a guardare Jace, mentre il suo
stilo gli accarezza la pelle, tracciando una runa di precisione.
La prossima volta dovrà stare più
attento.
CLARITY
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La runa della chiarezza è semplice da
riprodurre.
Alec se la disegna sull’avambraccio, sperando
di ottenere delle risposte.
C’è confusione, nella sua testa: allenarsi
con Jace sta diventando difficile; evitarlo è ancora più complicato.
La runa si attiva, irradiandolo di
comprensione.
La confusione si dirada e i pensieri si
districano: le sue emozioni si addensano, insediando ogni spazio libero del suo
corpo.
Il nome di Jace s’insinua con prepotenza
nella sua mente: è lui a occupare quegli spazi.
Lo stilo sembra scottare e Alec lo getta
a terra.
Il panico si dirama sottopelle: non può
più nascondersi.
La runa prima o poi scomparirà.
Le risposte che ha avuto, invece, no.
CALM ANGER
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“E dai, Alec!”
La
voce di Jace è scanzonata come sempre, ma insolitamente roca.
Alec
gli chiude la porta in faccia.
Non
basta a sbattere fuori quello a cui ha appena assistito: l’immagine di Jace
avvinghiato a una ragazza – il capo di lei inclinato all’indietro, il piacere
tratteggiato sul volto di entrambi.
“Lo
so, ho di nuovo saltato gli allenamenti, ma sono stato trattenuto…”
Alec
immagina facilmente il suo ghigno, le guance arrossate, l’euforia nel suo
sguardo.
La
collera s’insinua fra i suoi battiti, mentre si aggrappa allo stilo; la rabbia diminuisce,
assorbita dalla runa sul suo braccio, ma il dolore e la
vergogna resistono.
E
la porta rimane chiusa.
PARABATAI
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Alec
ha paura.
Lo
capisce mentre lo stilo di Jace gli segna la pelle, tracciando la runa che li legherà
in maniera irreversibile.
Ha
paura dell’intreccio di corde invisibili che li sta unendo, dell’intensità con
cui avverte la fiducia e l’affetto di Jace, dell’esitazione con cui la sua mano
ricambia, tremante, il marchio parabatai.
È
terrorizzato dall’idea che Jace lo avverta– che capisca – e che questo possa
ferirlo, allontanarlo.
Ma
quando lo vede sorridere, l’orgoglio a illuminargli gli occhi, si accorge che
in lui non c’è spazio per il dubbio: Jace l’ha scelto, ribellandosi agli
insegnamenti del padre pur di affidargli se stesso.
E
Alec non ha intenzione di deluderlo.
SOUNDLESS
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La disegna spesso, ormai.
Per attutire il rumore eccessivo dei
battiti.
Per mascherare i passi nervosi nella sua
stanza, i pugni sbattuti contro il muro.
La sta usando anche adesso.
Jace si è appena addormentato, sfinito
dalle sue stesse chiacchiere.
Nel suo letto, come se fosse la
cosa più naturale del mondo.
Alec si disegna la runa vicino al cuore.
Solo così, con quello scarabocchio sul
petto, trova il coraggio di avvicinarsi a lui.
Di accostare le labbra al suo orecchio.
Di ammettere qualcosa che ha soffocato per anni.
“Jace, credo di essere…”
Il resto della frase viene inghiottito
dalla notte: la runa del silenzio ha assolto il suo compito.