Squilli, echeggi la tromba
guerriera,
chiami all'armi,
alle pugne, all'assalto:
fia domani la nostra bandiera
di quei merli piantata sull'alto.
No, giammai non sorrise vittoria
di più liete speranze finor!
Ivi l'util ci aspetta e la gloria,
ivi opimi la preda e l'onore,
Ivi opimi la preda e l'onor!
La mattina seguente Minaho avrebbe voluto che Manabe rimanesse a casa,
ma il lilla si oppose con tutte le sue forze.
-Min…se pensa che abbia paura se la prenderà
ancora di più con me… non posso non venire!
L’arancione aveva sospirato, ma in fondo condivideva il
parere di Manabe. Sarebbe stato come darla vinta a Kitama…
però era preoccupato al pensiero che quell’essere
potesse azzardarsi a toccare di nuovo l’amico.
Si incamminarono verso la scuola come ogni giorno, stando
però attenti a prendere l’autobus precedente a
quello che prendevano di solito, così da arrivare prima in
classe e non rischiare di fare brutti incontri nel corridoio. Classe
significava professore, e per quanto vagabondo e ipocrita fosse,
professore significava protezione. Se fosse scoppiata una rissa in
mezzo ai banchi non poteva di certo chiudere gli occhi no?
Manabe ora stava meglio. L’ustione non gli faceva
più tanto male, e un comodo cerotto aveva sostituito la
benda bianca che Minaho gli aveva fatto tenere la sera precedente. Non
aveva nemmeno lividi evidenti… mentre lo picchiavano era
riuscito a proteggere le parti delicate.
Al loro arrivo in classe non c’era quasi nessuno. Le lezioni
iniziarono in orario e precedettero stancamente, mentre Minaho
scagliava sguardi di fuoco a destra e a manca come un animale che
protegge i suoi cuccioli. Non si allontanò dal lilla un
istante per tutta la prima metà della mattinata, scontandolo
fino al campo per gli allenamenti pomeridiani. Una volta arrivati li
sarebbero stati al sicuro, lontani dagli sguardi di Kitama e dei suoi
“amici” che li avevano fissati ridacchiando per
tutta la mattina.
Il pomeriggio si prometteva tiepido, e l’allenatore propose
quindi di andare ad allenarsi al fiume. Tutti accettarono entusiasti.
-Meglio… saremo ancora più lontani da qui e da
quei bifolchi! -Minaho fece l’occhiolino a Manabe, che
sorrise.
-Bene ragazzi, attacco contro difesa! -Tenma organizzava la squadra con
voce squillante. Era solo l’ennesima partitella di
allenamento ma tutti gioirono.
-Finalmente un po’ d’azione! -Rise Kirino.
Il gioco procedeva fluido, interrotto solo occasionalmente da qualche
ordine dell’allenatore o dai consigli di Manabe, che in
panchina poteva dare il massimo nella gestione della difesa.
-Presa! -Ryoma aveva rubato la palla ad uno sconvolto Shindou.-Adesso
segno!
Minaho rise. L’azione del ragazzo era bella ma prevedibile.
Si sarebbe mosso a destra… facile da bloccare. Si
preparò a scattare.
Fu in quell’istante che qualcosa di interessante attrasse il
suo sguardo. Sul grande ponte che attraversava il fiume poco oltre il
campo passava, solo e con le mani in tasca, Kitama.
Minaho elaborò subito l’informazione. Stava
andando a casa? Di certo non era una casualità…
sapeva che abitava poco lontano. Gliel’aveva detto un
professore al quale aveva rifilato una bufala a base di compiti da fare
insieme. Figuriamoci! Ma tanto i professori non avevano idea di chi
frequentasse… solo la prof di lingua aveva una certa
simpatia per lui e Manabe, dunque nessun problema.
-Attento Minaho! Ti sei fatto superare! – Shindou riprese
l’arancione.
Minaho si riscosse dai suoi pensieri accorgendosi di essere stato
dribblato da Ryoma. Facile… non si era neanche mosso!
-Scusa Shindou, ero distratto. Non succederà più!
-Minaho alzò la mano in segno di scusa e riprese a correre.
Aveva un sacco di pensieri che gli frullavano in testa… e
qualche idea che aspettava di uscire.
-Bravi ragazzi! Bella sfida! Domani lavoreremo a qualche nuova tattica
ok? -Endou sorrise alla squadra. Anche Tenma sembrava fiero dei
risultati e l’incontentabile Shindou aveva uno sguardo
splendidamente soddisfatto.
Minaho e Manabe si incamminarono verso casa con
tranquillità. Avevano tutto il tempo di prenderla lunga e
farsi una bella passeggiata lungo il fiume prima che fosse ora di
andare a casa per decidere cosa mangiare a cena.
-Min… qualcosa non va? Mi sembri pensieroso… -Il
lilla sorrise all’indirizzo dell’amico. Lo vedeva
strano… come se stesse riflettendo su qualcosa.
-Eh?... ehm… no Man, sono solo stanco! -Minaho sorrise. -Non
preoccuparti… vedrai che con un bicchiere di latte e una
bella doccia tornerò quello di sempre!
Manabe lo guardò dubbioso. -Mh.. oook…
Il fiume scorreva placido attraverso la città. Era
abbastanza grande a tratti, fino ad un’ampiezza di 15/20
metri, ma le sue acque erano sempre tranquillissime e tiepide, poco
profonde e adatte al nuoto.
Seguendo le anse di quel serpente argentato si poteva godere delle
bellezze della città come da nessun’altra
prospettiva. Il fiume costeggiava infatti il quartiere dei negozi, con
le sue botteghe tradizionali e i ristoranti, finendo per accarezzare il
cuore finanziario della cittadina con i suoi pochi grattacieli.
Corteggiando poi dolcemente il parco, si spingeva fino al campo e al
complesso scolastico nei quartieri residenziali.
Minaho e Manabe lo avevano costeggiato fino a dove possibile, poi si
erano allontanati lungo un piccolo viale alberato che conduceva alla
strada principale. Da lì erano bastati quindici minuti per
arrivare a casa del lilla.
I due ragazzi erano entrati, quindi immediatamente Minaho si era
precipitato a fare la doccia lasciando Manabe con i suoi dubbi a
preparare qualcosa da mangiare. Il lilla si stupì che non
gli avesse imposto di andarsi a riposare sul divano come faceva
sempre… qualcosa doveva davvero bollire in pentola.
Quando andarono a letto però Manabe si era rappresentata
ormai calmato, e il giorno dopo non aveva più dubbi che
tutto si fosse sistemato da solo. Minaho fu normale tutto il giorno, a
parte qualche insolito momento di stasi durante gli allenamenti. In
serata era comunque tutto passato, a giudicare da come si divertirono
insieme giocando a carte.
-Man, domani non penso di venire agli allenamenti. Devo andare in un
posto.
Minaho aveva interrotto il gioco con la faccia di chi avesse ragionato
a lungo sulle sue parole. Manabe alzò la testa dalle carte.
-Come mai Min? È successo qualcosa per caso?
-No, tranquillo… -Minaho sorrise. -Solo che devo
assolutamente… devo assolutamente andare a
comprare… a comprare i calzini, ecco! Sono a corto di
biancheria…
Il lilla contrasse le sopracciglia. Non ci credeva minimamente.
L’arancione era un fanatico dell’igiene e il suo
cassetto straripava di biancheria pulita pronta all’uso. Non
gliela contava giusta, ne era certo.
-Mh… ma scusa Min, se hai bisogno urgentissimo di biancheria
puoi servirti dal mio cassetto… e poi proprio
nell’ora dell’allenamento?
L’arancione era evidentemente in difficoltà.
-Ecco… ehm… vedi… è
che… devo assolutamente andare! Ci sono i saldi, dobbiamo
economizzare … sai che ora come ora non abbiamo entrate!
Manabe non capiva più nulla. Le argomentazioni di Minaho
erano evidentemente assurde, ma odiava l’idea di metterlo in
difficoltà. In fondo se aveva qualcosa da
nascondere chi era lui per intromettersi ? Erano così poche
le cose che non condividevano, che pensò dovesse essere
senza dubbio qualcosa di importante. Era certo che poi gliene avrebbe
parlato.
-Va bene Min… qualunque cosa sia però…
mi raccomando, attento!
L’arancione sapeva che il lilla non gli aveva creduto, ma era
certo che appena avesse fatto quello che doveva fare avrebbe capito.
-Tranquillo Man. Io sto sempre attento.
Molte cose quella sera avevano fatto aumentare i dubbi del lilla.
Minaho aveva passato la serata stranamente pensieroso, e strani lampi
gli attraversavano lo sguardo. A Manabe preoccupava soprattutto un
gesto inconsueto che gli aveva visto fare più volte,
sovrappensiero. Si accarezzava in maniera inquietante il pugno destro.
La mattinata scolastica, tutto sommato, andò benone. Minaho
era stranamente eccitato, anche più del solito, e rispondeva
agli sguardi di Kitama con sorrisi pieni di sicurezza. Manabe era
pervaso da una strana sensazione. La presenza dell’amico al
suo fianco lo rassicurava ma percepiva che qualcosa sarebbe successo da
lì a poco.
Dopo le lezioni la squadra tutta unita si mosse verso il campo al
fiume. Solo Minaho faceva eccezione. Alla fine della mattinata aveva
infatti salutato il lilla dandogli appuntamento per dopo gli
allenamenti.
Manabe continuava a sentirsi agitato mentre osservava il gioco dalla
panchina. Qualcosa gli diceva che l’arancione si stava
mettendo nei guai. Cercò di concentrarsi sulla partitella
che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi e pregó di non
avere brutte sorprese.
Minaho camminava con le mani in tasca lungo una strada tappezzata di
piccole botteghe. Davanti a lui il ponte. Si sedette su una panchina
incrociando le gambe.
-Sta arrivando. Manabe… per te.
Si fasció la mano con un fazzoletto di stoffa.
Manabe era davvero preso dall’azione in corso. Quando pensava
alla matematica, e specialmente al binomio matematica –
calcio, il cervello gli si accendeva di un’energia nuova.
Aveva già dato indicazioni a Kirino ed ora si accingeva ad
osservare il risultato.
Il rosa scattò fulmineo prendendo la palla dai piedi di
Tenma, che rimase con un palmo di naso. -Ottimo!- urlarono quasi
all’unisono Endou e Manabe.
Fu Kariya a notare qualcosa di strano.
-Ehi ragazzi! Guardate! Qualcuno se le sta dando sul ponte!!
Il gioco si fermò. Tutti guardarono in alto. Effettivamente
era vero, qualcuno si stava picchiando sul ponte. Apparentemente si
trattava di due ragazzi. Uno di loro era particolarmente alto e
sembrava il più rabbioso. Colpiva dovunque senza nessuna
strategia, come un animale feroce. L’altro, invece,
nonostante tutti i colpi che incassava in tutto il corpo aveva tattica
e precisione. Ogni volta che colpiva faceva barcollare il suo
avversario.
Manabe fissava la scena con occhi stralunati. Sul ponte non
c’era nessuno che potesse separarli. I ragazzi della squadra
parlottavano tra loro chiedendosi cosa stesse succedendo.
Ora il ragazzo più massiccio sembrava davvero furioso. Una
scarica dei suoi pugni raggiunse l’altro in pieno viso.
Manabe pensò che gli dovesse aver rotto il naso o uno zigomo
a giudicare da come il ragazzo si era accasciato. L’altro,
approfittando del momento, iniziò a coprirlo di calci. Tutti
si agitarono. Chissà perché ma parteggiavano per
il ragazzo di media statura.
In un secondo il grande cadde a terra. Manabe immaginó che
l’altro dovesse essere riuscito ad afferrargli la gamba e a
farlo sbilanciare. Tutti esultarono. Dopo mezzo minuto eccoli di nuovo
in piedi. La furia del grande era scatenata e totale.
-Dio, lo sta ammazzando!! -Kirino si sentiva mancare. Il ragazzo
più piccolo cercava di coprirsi il volto ma
l’altro lo stava massacrando di botte. Calci, pugni, non
c’era una parte del corpo che non venisse letteralmente
sommersa di colpi.
Fu un lampo.
Il piccolo scattò come un fulmine. Furono solo tre colpi, di
precisione assoluta. Il primo pugno colpì il grande alla
spalla, facendolo sbilanciare e aprendo uno spiraglio. Il secondo,
diretto alle parti basse, lo fece piegare in due. Il terzo non fu un
pugno, bensì un potente e precisissimo schiaffo. Qualcosa di
meno doloroso, ma molto più umiliante. La testa del grande
si girò di novanta gradi a causa del colpo preso in pieno
volto. Il ragazzo cadde, quindi si rialzó tenendosi il viso
e fuggì a gambe levate.
Non seppero mai perché, ma tutti i ragazzi della squadra di
ritrovarono ad esultare. Qualcosa nel modo di battersi del grande
glielo aveva fatto percepire come malvagio, feroce.
Solo Manabe era rimasto impassibile, nonostante avesse osservato tutto
con apprensione. Qualcosa lo preoccupava.
Il ragazzo vincitore barcolló fino al bordo del ponte. Si
era accorto del suo “pubblico”? Alzò una
mano in segno di vittoria… sembrava fissare qualcosa o
qualcuno in particolare… vicino alle panchine.
Rimase qualche secondo così, le braccia aperte come in
croce, ad abbracciare un cielo che sembrava così vicino,
quindi si accasció, cadendo all’indietro come un
petalo di ciliegio.
I ragazzi urlarono preoccupati. Kirino abbracció Shindou e
Tenma si rifugiò tra le braccia di Tsurugi.
Manabe era come paralizzato. Aveva notato una cosa che lo aveva
sconvolto.
Quando il ragazzo si era avvicinato al parapetto, qualcosa aveva
brillato sotto la luce calda del primo pomeriggio.
Un ciuffo arancione.
-Minaho!!
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