Capitolo
6°
“A new beginning”
L’enorme barca era ferma al porto da pochi minuti. Era
apparsa da un cumulo di nebbia di dimensioni gigantesche.
Aveva un aspetto spettrale, come i vecchi velieri pirateschi che si
vedono nei film.
Lì al porto dei simpatici demonietti vestiti con luridi
stracci sgualciti e sporchi e con le teste completamente fasciate,
lasciando lo spazio solo per gli occhi, prendevano le valigie e le
mettevano all’interno dell’imbarcazione. Non
capendo molto di quel che dicevano, sembrava farfugliassero continue
imprecazioni al signore e ai passeggeri.
Arrivate al porto, Alex e Hikaru si sentirono in imbarazzo nel notare
che le loro valigie erano il doppio più grosse di quelle
degli altri.
“Forse ci siamo portate troppi vestiti. E la roba per farmi i
capelli in effetti potevo risparmiarmela” disse Alex.
“Parla per te, io mi sono portata molti dvd.”
Rispose petulante Hikaru, quasi sgridandola.
“Eccerto! Tu vieni costretta a partecipare ad un torneo
sanguinario e ti porti i film da vedere!”
“Beh, se si tratta di mortal kombat, street fighter, fight
club e kill bill, aiutano a fomentarsi.”
“Evvai… proprio adatti, sangue e budella che
schizzano, non sia mai che ci scordiamo quello che ci attende. A
proposito, riesci a credere che potremmo non tornare vive?”
“EDDAI! Stavo cercando di pensare ad
altro…”
“Beh, allora pensa a questo: nella nostra immensa sciagura
saremo sventurate assieme a degli sconosciuti molto
carini…” aggiunse Alex inarcando le sopracciglia.
A quella parola Hikaru arrossì tutta d’un botto.
“Ma sempre lì vai a parare tu?”
gridò imbarazzata la rossa, diventata dello stesso colore
dei capelli.
“beh io almeno un po’ di senso femminile ce
l’ho ancora. Da quanto tempo è che non guardi un
uomo, Hikaru?”
Un improvviso tic all’occhio sinistro di Hikaru era segno che
non aveva una risposta a quella domanda: avrebbe preferito qualsiasi
altro tipo di argomento, ma NON quello.
Prima che potesse risponderle a tono dalla foresta uscirono fuori Hiei,
Kurama e Yusuke.
“’sera ragazze! Quanto tempo” disse
quest’ultimo con un sorriso largo da un orecchio
all’altro.
Appena misero piede sulla banchina del porto, tutti gli altri ospiti
del torneo si voltarono.
I loro nomi e la loro fama li avevano preceduti, e un chiacchiericcio
continuo si espanse in tutto il porto.
“Non credo che riusciremo a passare inosservati”
notò Kurama, facendo finta di non ascoltare il brusio.
“eeeeh già” sospirò Yusuke
“ la nostra fama ci precede”
Un lungo suono di tromba.
“passeggeri, un momento di attenzione, prego: fra qualche
minuto la nave sarà pronta a salpare.”
“CHE COSA?!?! DI GIA?!?” Hikaru, improvvisamente
agitata, corse verso uno dei diavoletti trascinandosi dietro la valigia
enorme e quello, che non la degnava di attenzioni, si prese da
quest’ultima un calcio nel didietro tanto da farlo volare
nell’acqua.
“Non pare molto tranquilla, la signorina Torue.”
Disse Kurama, rivolto ad Alex.
“Sarebbe meglio che la chiamassi Hikaru d’ora in
poi, lei non… ehm… sopporta essere chiamata per
cognome.” Rispose lei.
“Perché?” chiese Kurama.
“Aah boh”
“Dannati vermetti schifosi” Digrignò
Hikaru, dopo aver convinto con la forza un altro dei diavoletti a
mettere la propria valigia nella nave.
“In tutto ciò il –capelli-a-cannolo- non
si è ancora fatto vivo.” Bofonchiò
Hiei, scocciato, stringendo i nodi della sua sacca da viaggio.
All’improvviso il gruppo si zittì: si percepiva
un’aura maligna così potente da dare il
voltastomaco. Tutti scattarono in posizione di combattimento,quando
sentirono la voce di Kuwabara alle loro spalle.
“Bella ragazzi, che vi prende?”
“sei tu? Ma quella energia maligna di chi poteva
essere…”sbiascicò Hiei.
“uh? Non ti seguo, di che cosa state parlando?”
Kuwabara iniziava a sentirsi confuso.
“Abbiamo percepito un’aura malvagia potentissima e
poi sei apparso tu…” spiegò Kurama
controllando che Kuwabara non portasse con sé qualcosa di
nuovo.
“Io? Naaah, vi starete sbagliando, ragazzi. Ho potenziato la
mia energia, questo è vero, ma ho dedicato le mie attenzioni
in questi mesi ad utilizzare i miei poteri più per curare,
creare kekkai, creare spade animate e beh sì quella roba
lì, intendo.”
“Sintetizzando quello che hai detto: roba inutile.”
“SEMPRE TU, TAPPETTO!!!”
“Comunicazione di servizio a tutti i passeggeri: direzionarsi
verso la banchina. La nave è pronta a salpare.”
Dopo aver sentito il messaggio i sei corsero verso la banchina,
mettendosi in coda per entrare.
Arrivati al tetto della nave, poterono godere di un attimo di
tranquillità per guardare il mare, scambiandosi qualche
chiacchierata tranquilla, riprendendo le forze dormendo sopra una delle
sdraio sistemate qua e là oppure occupare il tempo con un
attività non poco piacevole, che faceva Hikaru.
“BLUUUUUUUUUURGH!”
E vomitò fuori dalla balaustra.
“Carote…perché carote? Non ho mangiato
carote.”
Secondo conato.
…
Alex si riavviò i capelli con insistenza per
l’ennesima volta. Era sporta sul mare, osservava incantata le
onde infrangersi contro la linea di galleggiamento del traghetto.
Ascoltava il silenzio, e si godeva quella pace sul suo viso, dove il
segno scuro le dava tregua e aveva smesso di bruciare.
Qualcuno le si avvicinò con discrezione, vicino ma non
troppo, e si mise con lei a contemplare la bellezza delle acque.
Rimasero in silenzio, senza dire nulla, senza nemmeno muoversi, ma la
zazzera rossa che sbatteva nel vento tradiva
l’identità dell’uomo misterioso al suo
fianco. Alex si fece scappare un sorriso.
“Non stavi dall’altra parte del
traghetto?”
“Do fastidio?” rispose lui.
“No, mi domandavo solo perché fossi venuto
qui”
“Hikaru vomita. Non è uno spettacolo che mi
interessi”
Alex scoppiò a ridere. Aveva una bella risata, forse un
po’ sguaiata, ma spontanea.
“Sì, soffre il mal di mare”
Calò di nuovo il silenzio. Kurama distolse lo sguardo dalle
onde e lo portò sul viso di Alex, nascosto dai capelli.
“Perché avete cominciato a rubare?”
Lei ricambiò il suo sguardo con un sorriso beffardo.
“Ognuna di noi ha i suoi buoni motivi”
“E quali sono i tuoi?”
“Perché ti interessa?”
“Sono curioso”
“Curioso?”
“Detesto non sapere le cose”
Alex sorrise, ma non era amichevole.
“Mi teneva la testa occupata”
“Ti distraeva?”
“Sì”
“Da cosa?”
“Sei noioso”
“E’ solo una domanda”
“Sono fatti miei”
Kurama fu preso alla sprovvista dall’improvvisa, ostentata
ostilità della ragazza, ma subito le rispose con un sorriso
delicato.
“Un giorno mi risponderai”
“Non credo proprio”
“Non c’è nessuna
possibilità?”
“No. Posso fare una domanda io?”
“Prego”
“Perché sei così gentile? Tu a me non
stai simpatico”
“Ti trovo interessante”
Alex sollevò gli occhi al cielo. “Insopportabile.
E che cosa c’è di interessante?”
“In una ragazza che ruba grandi tesori e vive in una
monocamera con le pareti scalcinate? È tutto molto
intrigante”
“Quella è casa mia, lo è sempre stata.
Mi piace così com’è”
“E perché?”
“Perché è il mio posto”
“Ci sono possibilità che tu diventi meno
enigmatica?”
“Nemmeno una”
Risero entrambi.
“Ok” continuò Kurama. “Ultima
domanda”
“E che palle!”
“Ultima, giuro”
“Ok, ma poi basta”
“Perché hai risposto alle mie domande?”
Alex lo fissò, sorpresa, con i suoi occhi celesti. Il
ragazzo proseguì.
“Non mi conosci, siamo stati avversari, rappresentiamo una
minaccia l’uno per l’altra. Perché mi
hai risposto?”
“Magari ho mentito”
“O magari no”
Alex si imbronciò. “Parlare con te è
faticoso, lo sai? Vado a vedere come sta Hikaru”
La ragazza si voltò, frustando con i capelli il viso di
Kurama, che le rispose ridendo.
Quando lei gli si allontanò, quel senso di freddo allo
stomaco si dissolse. Il ragazzo si domandò se quella
sensazione fosse comune anche agli altri, quando le si avvicinavano, o
se accadesse solo a lui. Continuò a guardare Alex camminare
di schiena sul legno sporco del traghetto, con i capelli lunghi e neri
che volavano nel vento, poi lei si girò di nuovo verso di
lui e gridò con le mani chiuse a coppa attorno alla bocca,
per farsi sentire.
“Anche io odio non sapere le cose! Ecco perché ti
ho risposto! Adesso sei obbligato a rispondere sinceramente a tutte le
domande che ti farò!”
…
Nell’arco di un ora e mezza i nostri protagonisti arrivarono
a destinazione. Li aspettava Koenma al porto, esultante. Lì
con lui c’era anche Botan che sorrideva e lanciava urla di
gaudio.
Appena scesi Koenma ordinò a uno dei suoi tanti servitori di
caricarsi le valigie dei ragazzi e di portarle nella camera a loro
designata, poi, con grandi sorrisi, mostrò loro la strada
per l’hotel, incamminandosi.
“Andato bene il viaggio? Qualche intoppo?”
“Diciamo che uno di noi se ne è liberato, degli
intoppi.” Scherzò Yusuke, riferendosi a Hikaru che
aveva ancora il volto di un anomalo color grigio topo bagnato.
“Ah beh, mi dispiace. Comunque vi farà piacere
sapere che sono stati invitati anche Enki, Yomi, il figlio e Mukuro
come partecipanti al torneo.”
A quel nome Hiei sobbalzò. Perché tanta
agitazione? Del resto era il suo capo fino a poco tempo fa.
“Si vede che Rainov non scherzava affatto a proposito di
partecipanti validi, ha davvero intenzione di eliminare
tutti” disse Kurama preoccupato.
“Veramente temo” aggiunse Alex. “Che non
scherzasse su nulla, quello stronzo”
“pare proprio di sì ragazzi, la situazione
è più delicata di quanto pensassimo. MA BASTA
PENSARCI ORA!! GODIAMOCI LA LUSSURIA DEL NUOVO HOTEL!!!”
Esultò Koenma.
E in effetti ce n’era da rimanere sorpresi: era grande,
immenso, altissimo e tutto completamente illuminato da lucette.
Sembrava ricoperto di pagliette. Il nuovo hotel aveva oltre 300 stanze,
30 sale da pranzo, sale da divertimento, piste da ballo, discoteche,
piscine, palestre, campi. Tutto ciò che si poteva desiderare
era concentrato in un unico grandissimo hotel.
Appena entrati dalle porte scorrevoli tutti i camerieri, rigorosamente
diavoletti vestiti da pinguino, si inchinarono per dare il benvenuto,
riprendendo poi i propri lavori.
Senza nemmeno un po’ d’attesa, un piccolo
sgorbietto alla reception diede a koenma due chiavi completamente
rivestite d’oro con due piccoli zaffiri incastonati.
Sopra quelle chiavi, incise verticalmente, si notavano le parole
“Urameshi team”.
Tutto era stato studiato nei minimi particolari affinché la
perfezione stessa non fosse poi così perfetta. (?!)
Preso l’ascensore, uno dei tanti, salirono al quinto piano.
Aperte le porte davanti ai loro occhi si propagavano tre corridoi
ampissimi: uno a destra, uno a sinistra e uno dritto per dritto.
Il pavimento di un parquet lussuoso, i quadri appesi su ogni muro, le
pareti dipinte a mano: tutto era così splendido da lasciarti
a bocca asciutta.
Arrivati alla prima delle camere, la 38 A, Koenma infilò la
chiave e girò tre volte.
“Spero che vi piaccia!” sorrise il principe degli
spiriti.
Aprì la porta.
Solo poche parole: era enorme.
Aveva una stanza da ritrovo con un tavolo rotondo al centro di cinque
sedie, lì vicino all’entrata, invece, due lunghi
divani dall’aspetto molto comodo di color rosso erano posti
l’uno di fronte l’altro, divisi da un tavolino
basso in mezzo. Incastonato nel muro c’era un enorme
televisore con dvd incorporato e lì vicino grandi librerie
di fumetti, riviste di moda e sport,libri su libri e una collezione
invidiabile di film.
Da quell’enorme salotto/sala di ritrovo, al lato, si poteva
andare direttamente alla terrazza, che dava sulla foresta, che
collegava due delle stanze.
Tutte e tre le camere da letto erano munite di un bagno iper
accessoriato e molto spazioso.
E in una stanza leggermente più piccola una cucina con tutto
il necessario e una dispensa e un frigorifero pieni da scoppiare.
Gli schiavetti portarono le valigie dentro e chiusero la porta alle
loro spalle.
“OH MIO DIO!” esultarono all’unisono
Alex, Yusuke e Hikaru sorprendendosi di ogni cosa della stanza.
Più che una camera pareva una casa vera e propria. Erano
ANCORA più felici e scioccati.
“Felice che vi sia piaciuta! Vado un attimo di sotto a
sistemare alcune faccende: kuwabara e Botan seguitemi. Vi
mostrerò la stanza in cui starete!” fece Koenma ri
aprendo la porta salutando gli altri, come fecero anche Kuwabara e
Botan poco dopo.
Quando la porta si chiuse Hikaru e Yusuke si sbragarono sul divano,
mormorando: “la vita ora è bella” mentre
Alex e Kurama visitarono velocemente le camere da letto.
“BENE!” esclamò Alex, dopo essere uscita
da una delle stanze.
“ci sono due letti matrimoniali ed un singolo. Io e Hikaru ne
prenotiamo uno…”
“Io prenoto il letto singolo.” Interruppe Hiei,
andando con la sua borsa verso la stanza.
“Non puoi decidere tu per noi!” esclamò
Kurama, terrorizzato all’idea di dormire con Yusuke nello
stesso letto.
“Oh invece sì che posso: vedete ho ancora un
minimo di dignità, non sono mica un pervertito. E poi non mi
viene e verrà MAI in mente nemmeno per
l’anticamera del cervello di dormire con uno di
voi.”
E detto questo chiuse la porta della camera singola alle sue spalle,
chiudendocisi dentro.
“Si direbbe” fece Yusuke “ che io e te
dormiremo insieme eh Kurama? Tutti belli
abbracciati…”
Kurama a momenti rigurgitò.
“…PENSA ALLE COCCOLE!!” (oh
gesù)
“D…devo…” balbettò
kurama diventato di un altro colore “ a…andare in
bagno”
…
Dopo che Kurama si riprese dai brutti pensieri i cinque iniziarono a
sistemare le proprie cose negli armadi.
Yusuke, dopo aver finito, si accomodò su uno dei divani,
accendendo la televisione.
Kurama e Alex notarono sul tavolo rotondo che c’era un foglio
con tutte le squadre e i partecipanti del torneo, con tanto di date e
orari dei futuri combattimenti.
Nell’osservarlo notarono che le squadre erano davvero tante,
e in molte di esse c’erano dei nomi che già
conoscevano: enki, jin, touya, mukuro, shigure…
“Noi combatteremo domani.” Fece Kurama dopo aver
trovato il nome della loro squadra.
“Contro il team della scuola di Cao Pi…non li
conosco per niente.” Disse Alex, che in effetti non sapeva
praticamente nulla sulla maggior parte di quei combattenti.
Al che Kurama, con un dolce sorriso sulla faccia, si arrese e le
spiegò la provenienza e i membri di molti di questi.
Nel frattempo Hikaru guardava il panorama fuori sul terrazzo,
pensierosa.
“SONO TORNATOOOO!” Koenma spalancò la
porta con uno sbam, tutto contento, con il volto illuminato da un
grande sorriso.
“Ho appena lasciato botan e Kuwabara a sistemarsi e sono
stato informato che la vostra battaglia si terrà domani alle
dieci del mattino in punto. Sarete tra i primi a scendere in
campo.”
Nessuno se lo stava cagando di pezza: recepirono il messaggio
mugugnando e poi tornarono a fare le loro cose.
Quasi rattristato del completo menefreghismo nei suoi confronti
uscì sul terrazzo.
Magari potrò parlare un po’ con questa ragazza.
“Tu dovresti essere Hikaru torue giusto?” fece
Koenma, sorridendole.
“E tu dovresti essere il piccolo enma. La prima volta che ti
ho visto eri un ammasso di pelle morta.”
“Eh…ehm…mi dispiace che il nostro primo
incontro sia stato così “tremendo”, ma
quello lì non ero io.”
“Questo lo vedo”
Koenma si sentiva come imbarazzato davanti a quella ragazza dagli occhi
così grandi ma così affilati.
Doveva riprendere la conversazione, doveva parlarle. Faceva pur parte
della squadra e aveva il bisogno di informarsi.
“beh ti piace qui? Quanti anni hai? Da dove vieni? Che tipo
di poteri adoperi?”
Hikaru ridacchiò
“sei così agitato che non ti accorgi di fare
domande tutte differenti una dietro l’altra. Stia tranquillo,
non mordo mica.”
E su quel volto si accese il sorriso, accompagnato da una risata.
Koenma si sentì più calmo ora che quella demone
era contenta, e rise anche lui.
“a parte ciò posso rispondere solo alla prima
delle vostre domande. Questo posto è magnifico, ha un vento
così…” una piccola folata di vento le
spostò i capelli dalla fronte, lasciando intravedere uno
strano segno. “…romantico e poetico.”
In quella frazione di tempo koenma notò sotto quella
frangetta qualcosa che aveva già visto.
Ma non era sicuro della sua supposizione.
“Posso chiederti cos’hai lì sotto la
frangetta?”
“Cosa? Questa?” Hikaru prese la frangetta con la
mano e la alzò. Là sotto c’era una
lunga cicatrice verticale molto evidente. Accostatosi a Hikaru, la
osservò: là, sotto la pelle della cicatrice,
c’era uno strano bozzo che si muoveva leggermente appena si
spostava un minimo.
Non aveva più dubbi.
“Hikaru…” Koenma aveva un leggero tono
spaventato, che però mascherava alla perfezione.
“sai che cos’è quella cosa che hai sulla
fronte?”
“cos’altro può essere se non una
cicatrice? Me la fecero tanti anni fa. Per la precisione fu un dottore
a farmela. Aveva una strana spada ora che ricordo.”
“Hikaru quella non è una semplice cicatrice. Prova
a toccarla.”
Per la prima volta nella sua vita diede importanza a quel brutto segno
che da sempre aveva tentato di nascondere con i capelli. Per la prima
volta provò a toccarla e lì, sotto la pelle,
c’era qualcosa di simil molliccio che si muoveva.
Un bozzo.
“OH MIO DIO!!! CHE COS’E’?!?!?!”
“hikaru…quello è uno jagan.”
“Un….CHEEEE?!?!?!”
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