Oh hold me in your arms
tonight
I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away
Would you swear that you'll always be mine
La mattina seguente Minaho si svegliò tutto dolorante. Aveva
i muscoli indolenziti, il collo irrigidito e gli facevano male le
braccia. I postumi dello scontro con Kitama si facevano
sentire… se non altro era contento di non avere il viso
tumefatto. Non l’avrebbe mai ammesso, ma si sarebbe
vergognato tanto a farsi vedere coperto di lividi. Ringraziò
il cielo che gli aveva regalato solo qualche graffio.
Fece per alzarsi, ma come inarcó la schiena una fitta di
dolore lo fece gemere. -Maledizione! –
Piano piano riuscì a mettersi seduto sul letto. Si
fissó le mani. Per loro non si poteva dire quello che aveva
detto per il viso… erano coperte di tagli chiusi da cerotti
colorati (Made in scorte mediche di Manabe).
L’arancione sospirò e si alzò in piedi
con esasperante lentezza. Le ginocchia erano come irrigidite e ad ogni
passo il piede gli mandava fitte di dolore.
-Ehm… Min? Perché ho come il sospetto che
qualcosa non vada? -Manabe sorrise all’amico mentre friggeva
due fette di pancetta per colazione. Minaho era appena entrato
trascinandosi fino alla sua sedia.
-Mh… -mugugnó,-mi fa male tutto…
Manabe sospirò. -Così impari a fare a botte!
-Disse con voce seria.
Minaho abbasso gli occhi. Il lilla pensò di essere stato
troppo duro… il suo amico si sentiva ancora in colpa per
aver agito d’impulso facendolo preoccupare. Provó
un moto di tenerezza nei confronti dell‘arancione…
in fondo era unico. Non aveva esitato un istante a mettersi in pericolo
per proteggere il lilla.
-Scusa Min… -Il lilla aveva addolcito la voce. -Non volevo
essere duro. Vuoi che chiami il dottore? Intanto sarà meglio
che ti prenda un antidolorifico e del ghiaccio per il piede…
-No… no Man, meglio lasciare da parte il dottore…
mi… mi vergogno, ecco! – Minaho era arrossito di
colpo. Manabe rise.
-E va bene… comunque non devi vergognarti, eroe! Vuol dire
che oggi staremo a casa a riposarci… tanto oramai non passa
settimana senza una nostra assenza! -I due ragazzi risero. Minaho
strinse i denti, il collo gli faceva male se rideva.
-Mh… possibile? -Il lilla sorrideva. Si era messo alle
spalle dell’amico e gli stava massaggiando dolcemente il
collo. – Da quando ci conosciamo abbiamo accumulato
più assenze da scuola che in tutto il resto della nostra
carriera… sarà un segno!
Minaho si sentiva pervaso da una strana gioia, come sempre quando era
con l’amico. Sospirò di sollievo mentre sentiva i
muscoli sciogliersi sotto il tocco di Manabe.
-Abbiamo diritto di prenderci il nostro pezzetto di
normalità, no? E poi in effetti hai ragione… non
voglio vedere Kitama nemmeno da lontano oggi. Stiamo a casa.
Fu deciso quindi di lasciare perdere la scuola. Sarebbero andati agli
allenamenti nel pomeriggio per parlare con il mister Endou, ma la
mattina si sarebbero riposati.
-Forza Min… a letto! Ti porto la colazione in camera. Hai
bisogno di riposo… -Il lilla si legò il grembiule
da cucina dietro alla schiena sorridendo. Minaho provó
debolmente a protestare.
-Ma… Ma non sono così…
-Sssst! A letto Min! -Il lilla sorrise sornione. -Dammi cinque minuti e
sono da te con la pappa e qualcosa di bello da fare!
Minaho sospirò e se ne tornó allegramente in
camera. In fondo era contento di avere le attenzioni di Manabe. Si
stese sul letto e rilassó tutti i muscoli.
-Eccellenza! È pronta la colazione! E…. pancetta
e uova! Vai di Stati Uniti! -Manabe fece irruzione in camera con un
bellissimo vassoio fumante tra le mani. Minaho si
tiró a sedere con l’acquolina in bocca.
-Vieni Man… sai che se parli di cibo mi commuovo! -I ragazzi
risero.
Manabe si sedette in fondo al letto e appoggió il vassoio in
precario equilibrio sulle coperte. La quantità di cibo era
davvero sorprendente. Il lilla si era superato! La pancetta
era gradevolmente dorata e si accompagnava a un bel piattone di uova
strapazzate.
Mangiarono chiacchierando allegramente di scuola e calcio,
soffermandosi appena sul discorso “rissa”.
-Min… comunque non ti facevo così abile a dar
pugni, sai? -Il lilla muoveva l’indice con la bocca piena di
pancetta.
-Bhe... Sono contro la violenza, preferisco il ragionamento e
la deduzione… ma diciamo che ho imparato a difendermi
presto… potenza dei corsi di autodifesa!
-L’arancione si ricordava che era stata una spesa
importante… aveva risparmiato mesi per iscriversi a quel
corso, due anni prima.
I due ragazzi risero fino alle lacrime quando Minaho
raccontò di come fosse caduto rovinosamente alla prima
lezione trascinando con sé l’istruttore. Diciamo
che ci era voluto un po’ per recuperare pienamente il
controllo del suo fisico!
Il ragazzo arancione però, nonostante
l’allegria, non riusciva a togliersi dalla mente
una preoccupazione. Doveva sbrigarsi a rimettersi pienamente in
piedi… Manabe si stava sforzando troppo e aveva paura che
questo potesse avere ripercussioni sulla sua gamba.
-Man… lascia stare il vassoio e i piatti… ci
penso io a portarli in cucina dopo… non pensi che dovresti
riposare anche tu? La tua gamba…
Il lilla sorrise. -Tranquillo Min… adesso mi siedo un
po’ qui con te. Piuttosto… come va il piede? Oggi
forse sarebbe il caso che tu non ti allenassi…
-No Man.. no ti preoccupare… va tutto molto meglio oggi!
-L’arancione fece l’occhiolino a Manabe.
In realtà non andava affatto bene, ma l’arancione
non aveva nessuna intenzione di ammetterlo. Il giorno dopo avevano la
semifinale del girone regionale e mai e poi mai ai sarebbe fatto
lasciare in panchina. Aveva promesso a sé stesso che avrebbe
vinto per Manabe, come buon auspicio per la sua guarigione in tempo per
giocare la finale. Non sarebbe stata qualche fitta al piede a fermarlo.
La mattinata passó tranquilla. I muscoli di Minaho andavano
molto meglio quando saltò giù dal letto per
andare a pranzare con l’ottima pastasciutta di Manabe. (-Come
diavolo fa ad essere un cuoco così bravo?
-L’arancione sospirò pensando al suo pollo arrosto
che riposava nel bidone della cucina dalla cena del giorno precedente.)
I due ragazzi sapevano che avrebbero dovuto spiegare
all’allenatore cosa fosse successo il giorno precedente, ma
non erano troppo preoccupati. Potevano giustificare tutto, ed Endou
sapeva capire quando qualcuno era sincero. Manabe era certo che Minaho
non avrebbe ricevuto punizioni.
Fu con questo spirito che si incamminarono verso la fermata del
l’autobus che li avrebbe condotti al campo al fiume. Quel
giorno la squadra si era data appuntamento direttamente li per una
grande partita di allenamento in vista della semifinale, organizzata in
collaborazione tra Endou e Tenma, che aveva messo tutto il suo impegno
nella divisione della squadra in due compagini equilibrate.
I ragazzi si cambiarono e si disposero in campo. Insieme a Minaho erano
Shindou, Kirino, Tenma stesso e Ryoma. In porta giocava Shinsuke. La
squadra avversaria contava tutti gli altri ragazzi.
La sfida si preannunciava difficile. Manabe però non capiva
perché Endou non li avesse ancora interrogati sui fatti di
ieri… era molto strano.
Il lilla trovò risposta alle sue domande quando il mister si
sedette alla sia sinistra, in panchina.
-Allora Manabe… dimmi tutto. Quello che è
successo ieri ha di sicuro una motivazione. Non può essere
altrimenti… vi conosco.
Manabe era sorpreso. Il mister chiedeva a lui… significava
che aveva capito che sotto la sua scorza di forza e coraggio Minaho
aveva delle fragilità nascoste, e non voleva
metterlo sotto stress. Quell’uomo era speciale.
Il lilla sospirò e iniziò a raccontare senza
omettere nulla. Le umiliazioni che aveva subito, la
violenza… la rabbia di Minaho. Il mister lo guardava con
dolcezza, ma in certi punti del racconto, in corrispondenza dei momenti
più umilianti, nei suoi occhi baluginava il fuoco
dell’indignazione.
-Sapevo… sapevo che doveva esserci una ragione per tutto
questo. Minaho! -L’allenatore chiamò
l’arancione in panchina, facendo continuare il gioco agli
altri. -Minaho… Manabe mi ha detto tutto.
-Mister… io…
-Minaho, non ti puniró, non avere paura.
L’arancione rimase a bocca aperta. Cosa significava tutto
quel discorso? Non... Non voleva punirlo?
-Ascoltami. -Endou continuò, -La violenza è
sempre la soluzione sbagliata, sempre! D’ora in poi
promettimi che parlerai con Manabe, e soprattutto con me, o con un tuo
insegnante prima di fare qualsiasi follia, ok?
-Sì… sí, lo prometto. .. perdonatemi
vi prego! -L’arancione abbassò gli occhi e
guardò a terra, chinando il capo.
-Tranquillo Minaho. Per questa volta è chiusa qui. Manabe mi
ha detto i motivi del fattaccio… ammetto che anche io alla
vostra età avrei rischiato di lasciarmi prendere la mano!
-Endou fece un sorriso simpatico all’indirizzo di Minaho, che
sembrò tranquillizzarsi. -Ora torna in campo…
domani abbiamo una partita da vincere!
La partita riprese. Minaho aveva il cuore più leggero e si
sentiva felice, ma forse fu proprio la minor preoccupazione a
fargli sentire di più i messaggi che il suo corpo gli
mandava. Il piede non sembrava reggere molto bene le sollecitazioni.
Ogni azione gli lanciava fitte più forti. Decise di non
farci caso.
Manabe aveva notato dalla panchina che qualcosa nei dati di Minaho non
tornava… la sua velocità era calata del
ventuno per cento, i riflessi del diciassette…
Chiamò Shindou.
-Dimmi Manabe… cosa devo fare?
-Lascia stare le tattiche Shin… È
un’altra la cosa che vorrei chiederti. -Il lilla sorrise al
castano. -Puoi tenere d’occhio Minaho per favore? Le sue
prestazioni sono calate… non vorrei che gli facesse male
qualcosa e il suo orgoglio gli impedisce di dircelo, ecco!
Shindou sorrise. Tipico di Minaho nascondere il dolore… da
quel punto di vista assomigliava a Tenma!
-Va bene Manabe, ci penso io… lasciami osservare qualche
azione e poi ti riferiró le mie conclusioni. -Il castano
fece l’occhiolino al lilla.
La partita riprese con più impegno da parte di entrambe le
squadre. La semifinale sarebbe stata difficile e tutti
volevano dare il massimo per prepararsi al meglio. Minaho stava
mettendo nel gioco un’energia incredibile!
Shindou, che lo osservava, iniziò a notare in effetti
qualcosa di strano. L’arancione teneva un piede sollevato e
sembrava soffrire molto in certe azioni dove doveva impiegarlo nel
dribbling o per fare perno.
Le azioni si susseguivano senza tregua. L’attacco avversario
non riusciva a farsi strada verso la porta, ma questo significava un
superlavoro per la difesa. Shindou iniziava ad essere sicuro che ci
fosse qualcosa che non andava con Minaho. Gli sembrava sempre
più sofferente.
-Manabe! Ascolta… -Il castano si accostò alla
panchina per riferire a Manabe le sue conclusioni riguardo
Minaho… ma proprio in quell’istante Tsurugi
riuscì a rubare palla a Tenma, e dribblato Kirino si
lanciò verso la porta difesa da Shinsuke. Il ragazzo era
atterrito. Sapeva che non era ancora abbastanza forte per parare la sua
Stoccata Invertita.
Minaho si trovò come unico ostacolo lungo il percorso del
moro, che gli sorrise determinato. Negli ultimi minuti le fitte si
erano acutizzate sempre più, ma Minaho ora sapeva di essere
L’unica speranza per salvare la porta. Era il momento di
provare quello a cui stava lavorando da giorni nei momenti di
solitudine… era il momento di mostrare a Manabe la sorpresa
che aveva preparato per lui!
-Imitazione istantanea!
Minaho venne avvolto da una sorta di bolla temporale e imitó
alla perfezione le mosse del moro, riuscendo ad anticiparlo e a rubare
palla!
La squadra era entusiasta.
-Vai Min! Una nuova supertecnica! -Manabe era scattato in piedi, gli
brillavano gli occhi.
-Grande!! -Tenma era commosso.
Minaho sorrise arrossendo… aveva funzionato!!
L’arancione guardò Tsurugi che lo fissava
soddisfatto, quindi si preparò per avanzare palla al piede
verso l’area avversaria.
-Arriv… ARGH!
Minaho aveva sentito un preoccupante scricchiolio a livello del piede e
subito dopo una terribile fitta lancinante. Cadde a terra seduto
tenendosi la gamba.
-Min! che è successo?? -Manabe corse in campo seguito
dall’allenatore e dal resto della squadra.
-Ecco… - La voce dell’arancione era incrinata dal
dolore. Gli lacrimavano gli occhi anche se si sforzava di
sorridere. -Temo… temo di essermi fatto male!
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