Gerard Rencliff sorrise ancora una volta volta all’elfo dai
vestiti costosi che si ostinava a parlare di fronte a lui e che pareva
non essere intenzionato a lasciarlo tornare ai suoi compiti.
La stanza si inclinò di qualche grado verso babordo, facendo
tintinnare i calici in vetro accuratamente riposti
all’interno della vetrinetta presente in quella cabina.
- Signor Herren, perdoni la mia scortesia, ma sarà il caso
che vada a controllare la rotta. Non vorrei che si stesse avvicinando
un’altra tempesta come quella di questa notte. Potremo
continuare questa conversazione durante il pranzo, non manca molto,
pertanto colgo anche l’occasione per lasciare a lei e alla
sua signora tempo per prepararsi. –
- Oh, per Terra, spero proprio che il tempo non ci riservi
un’altra tempesta come quella. A dopo, capitano Rencliff, nel
mentre cercherò nelle valige uno dei ciondoli di cui le
parlavo. –
- Aspetto di poterlo ammirare con ansia. A dopo. –
L’uomo dalla giacca bianca e azzurra si chiuse alle spalle la
porta, cercando di non sbatterla troppo forte. Alzò il viso
abbronzato verso il cielo, socchiudendo gli occhi quando questi
arrivano a vedere il sole giunto al suo zenit. In lontananza, verso
sud, un banco di nubi scure occupavano una buona porzione della volta
celeste.
Il capitano della Ala di Albatros si incamminò con passo
tranquillo verso il timone, posto sulla torretta rialzata che svettava
in poppa alla nave. La sua mano sinistra salì quasi
meccanicamente al mento per lisciare la barba che cresceva rigogliosa
sul suo viso.
In cima alla scala, Saraga teneva saldamente tra le mani incallite i
pioli in legno piantanti nella ruota del timone, gli occhi segnati
dalle molte stagioni che aveva passato sul ponte delle numerose navi su
cui aveva servito come timoniere restavano fissi verso la prua, come se
l’esperienza che avevano accumulato negli anni fosse
sufficiente per sostituire la guida sicura della bussola in avorio
incastonata nelle travi di legno lì a fianco.
- Come va la navigazione, vecchio mio? – chiese il capitano,
dando una sonora pacca sulla spalla ossuta dell’uomo dai
capelli grigi che gli stava accanto.
- Fa schifo come al solito, Gerard. Come se non fosse bastata la
merdosa tempesta di questa notte, con la scomparsa di Michael mi
ritrovo circondato da mozzi incompetenti. Ho dovuto mollare
più volte il timone per fissare una fune mal legata. Quando
ti deciderai a prendere un equipaggio come si deve e non i primi
disperati di passaggio? –
- Quando il governo si deciderà ad alzarmi la paga. Ho
spedito un piccione diretto verso Gerala appena mi hai detto che
Michael non si riusciva più a trovare, dovrebbero mandarci
un loro agente appena possibile. –
La gola di Saraga gorgogliò un attimo, nel tentativo di
liberarla dal catarro che la infestava.
- Quello schifoso tabacco che ho preso Jidan mi sta facendo sputare
l’anima. Sai, vero, che non ci sono molte imbarcazioni
più veloci di questa, vero? E nessuna di quelle
toccherà Derout per diversi mesi, la più vicina
dovrebbe essere la Freccia di Rame del capitano Darren, ma era in rotta
per Sarnasj, l’ultima volta che ho sentito di loro. Come
pensi che riescano a spedirci anche un solo uomo sull’Ala?
–
- Non lo so, Saraga. Ma conosci anche tu gli ordini. Il nostro
l’abbiamo fatto, che il Giudice Maggiore ora si risolva i
suoi problemi. –
- Gerard, comunque, anche ci comparisse sul ponte un inviato di quella
strega della Fenter, noi abbiamo sempre un uomo con
dell’esperienza in meno. Dovessimo incontrare
un’altra tempesta o quei dannati pirati da qui a Jidan
potremmo avere dei problemi a portare l’Ala fino a
destinazione. –
- Sono davvero così incapaci? –
- Togliendone un paio, gli altri non sanno nemmeno fare un buon nodo.
–
- Abbiamo visto di peggio. –
- Abbiamo visto anche di meglio. Ora vai a fare quello che dovrebbe
fare il capitano e lasciami a timonare in santa pace. –
- A quando le nozze con quel timone? – chiese sorridendo il
capitano dagli abiti chiari, mentre tornava a scendere la scala che lo
aveva portato fino al timone.
- Me lo sposerò il giorno che riuscirai a contare tutte le
onde del mare. A dopo Gerard e che Acqua ce la mandi buona, almeno per
oggi. –
- Che ce la mandino buona pure tutti gli altri. – fu la
risposta dell’uomo dalla barba castana, poco prima che questi
raggiungesse il ponte principale.
Sulla sua testa, un paio dei marinai che aveva assoldato per quel
viaggio stavano risalendo rapidi le sartie che tenevano fisso
l’albero centrale.
Non gli parvero così male quei due, per non avere nessuna
esperienza di come ci si dovesse comportare su di una nave di quella
portata.
La mano del capitano si fermò sulla maniglia della porta che
lo avrebbe condotto alla sua cabina.
Doveva verificare che la tempesta di quella notte non li avesse
condotti su una rotta errata.
La porta si aprì verso l’interno con il solito
cigolio sommesso dei cardini.
Gerard Rencliff entrò distrattamente nella sua stanza,
appoggiando il proprio cappello con un gesto meccanico
sull’attaccapanni accanto all’ingresso. I suoi
pensieri, intanto, erano tutti direzionati al cassetto destro della sua
scrivania, dentro al quale riposavano due bicchieri di vetro e una
bottiglia quasi intonsa dell’ottimo liquore che aveva
comprato a Derout.
Si sarebbe permesso un goccio per darsi forza in vista del pranzo in
compagnia della famiglia Herren.
L’uomo richiuse la porta alle proprie spalle, alzando lo
sguardo sulla propria stanza.
Il capitano si immobilizzò, come paralizzato.
Un uomo in abiti eleganti gli dava le spalle. Non lo aveva mai visto a
bordo di quella nave, non faceva parte né
dell’equipaggio che aveva scelto né dei passeggeri.
I capelli biondi si mossero appena quando il volto di
quell’uomo si voltò in direzione della porta e,
sul suo viso, comparve un sorriso che sembrava più adatto
alla bocca di un serpente.
- Il capitano Rencliff, suppongo. – disse con voce allegra
l’uomo ben vestito, perdendo interesse nella piccionaia che
aveva scoperto dal drappo scuro e voltandosi completamente in direzione
della porta.
- Si… sono io. Posso sapere il vostro nome? E il motivo per
cui siete sulla mia nave? –
- Certamente che potete chiedermelo, anzi vi risparmierò
questa fatica. – l’uomo biondo si fece avanti, con
la mano distesa di fronte a sé.
Gerard Rencliff titubò un attimo davanti a quella mano in
attesa di una risposta, mano che sembrava più terribile
delle decine di enormi creature che avevano già provato ad
attaccare l’Ala di Albatros. Alla fine strinse il palmo che
gli stava venendo porto.
Il sorriso serpentino dell’uomo biondo si allargò
ulteriormente a quel contatto.
- Sono l’ispettore Vander. L’ufficio del Giudice
Maggiore Fenter mi ha mandato sulla sua nave per indagare sulla
sparizione del suo marinaio. Era un drago, se le informazioni che mi
hanno dato non sono errate, vero? –
- Si… Michael era, è un drago. Come ha fatto lei
ad arrivare qui con così poco tempo a disposizione? Ho
mandato il piccione con il messaggio a Gerala solamente questa
mattina… -
- Troppe domande! – esclamò l’ispettore
spostandosi la ciocca di capelli nera che gli deturpava la chioma
chiara – Ho i miei modi. Ti deve bastare questo. –
- Non sarà anche lei uno di quelli che hanno la magia?
–
L’uomo dagli abiti eleganti sbuffò infastidito,
oltrepassando il corpo del capitano per raggiungere la porta.
- Il drago scomparso, da quanto lo conosceva? Era una persona
affidabile? Potrebbe essere volato via di notte? –
- No… non credo abbia lasciato la nave volontariamente.
Michael naviga con me da tre anni, oramai, e non mi ha mai dato modo di
pensare male di lui. –
- E gli altri uomini sulla nave? Cosa mi sa dire di loro? –
- Il timoniere è un mio vecchio collega, lo conosco da una
vita, oramai. Gli altri sei sono tutti nuovi, di questa nave e del
mestiere. –
- Dovrò parlare con ognuno di loro, ma dopo. Cosa mi sa dire
sui passeggeri? –
- Non è questa la stagione migliore per i turisti. A bordo
ho solamente una coppia facoltosa di Gerala e una famigliola di tre
persone con il suo carico di farine. –
- Non c’è nessuno altro su questa nave?
– il sorriso dell’ispettore si fece spaventoso,
come quello di un cacciatore pronto ad azzannare la sua preda
– Ci sono solo tredici persone a bordo? –
- Si, è corretto. –
La nave si inclinò pericolosamente di lato, mentre, poco a
poco, il picchiettio della pioggia si fece sempre più
intenso.
- Maledizione! – imprecò il comandante tornando
sui suoi passi, per tornare sul ponte, con lo sguardo volto alle vele
ancora spiegate che si gonfiavano sotto il vento che si era alzato.
- Saraga, tieni il timone! – urlò il capitato
verso la torretta sopra la sua testa.
Una voce coperta dal rumore della pioggia ritornò al ponte
principale ovattata. – Devo ancora sposarmelo, non posso
già lasciarmelo scappare! –
- Dove sono suoi uomini? – chiese
l’ispettore, ora senza la giacca a coprire la camicia chiara
che gli copriva il petto.
Gerard Rencliff non si preoccupò di chiedere dove
quell’indumento fosse finito.
- Due sottocoperta con i cannoni, due in cima di vedetta e gli ultimi
due avevano il compito di pulire il ponte. –
- Vada a chiamare quelli di sotto. Io salgo a issare le vele.
–
- Non lascerò che uno che non è del mestiere vada
là sopra. –
Lo sguardo dell’ispettore si fece di pietra, mentre ogni
traccia del suo sorriso inquietante scompariva. – Non
è la mia prima volta su di una nave. Ne ho condotte di
più grandi in tempeste peggiori. Ho sicuramente visto
più ponti io di quelli che lei possa mai sperare di vedere
in tutta la sua vita. Ora, capitano, vada immediatamente a chiamare i
suoi marinai. –
L’ispettore biondo si andò ad arrampicare
velocemente su una sartia lì vicina, venendo sballottato dal
vento ad ogni raffica, raggiungendo la traversa a cui era saldamente
assicurata la vela principale in poco più di un minuto.
Là, due marinai già stavano lottando con i nodi
per liberare la tela dalla loro stretta e poterla così
ritirare.
Il capitano dell’Ala di Albatros scomparve sottocoperta poco
prima che la vela cominciasse a ripiegarsi verso l’altro.
Il rumore del vento e dell’acqua, fuori dalla cabina, copriva
qualunque rumore potesse essere prodotto.
L’ispettore Vander, con i capelli biondi lievemente bagnati,
scrutava i volti dei sei marinai che gli stavano di fronte.
Accanto alla parete lì di fianco, il capitano e il suo
secondo se ne stavano in disparte, con gli occhi bassi, come se lo
sguardo accusatore del nuovo arrivato fosse puntato su di loro.
L’uomo dagli abiti eleganti annusò
l’aria per un paio di secondi come se fosse un segugio, per
poi rompere il silenzio con la sua voce melodica. - Devo parlare con
ognuno di voi, ma separatamente. Ora, voglio un volontario che mi segua
da solo nella mensa. Pretendo che la verità su quello che
è successo al drago venga a galla. -
Angolo dell'Autore:
Ultimamente mi sono ritrovato a riflettere su EFP e sul tempo che ci ho
trascorso sopra.
Nonostante mi sembri ieri quel primo giorno in cui incerto creavo
questo account, sono passati tre anni, da allora.
Sembra pazzesco, a pensarci.
Posso dire di essere uno dei più "vecchi" attivi che
pubblica in questa sezione, ogni tanto do uno sguardo alle storie che
vengono caricate e sono ben pochi i nomi che ricordo esserci stati
anche quando incominciai.
Ma non è di questo che voglio parlarvi oggi.
Posso dire di essermi fatto un minimo di esperienza su questo sito,
dopo tutto questo tempo, ma molte cose ancora le ignoro.
Ho oramai inquadrato e accettato il fatto che le originali siano molto
meno seguite delle fanfiction, che il fantasy (come i principali
generi) sia una battle royale di storie in cui si cerca di rimanere a
galla per più tempo possibile per cercare
visibilità, come, per finire, il fatto che le storie scelte
siano oramai un meraviglioso mausoleo dedicato, probabilmente, ai primi
coloni di questa piattaforma.
Tutto questo non mi stupisce più come faceva un tempo.
C'è una cosa, però, che ancora non comprendo,
probabilmente perchè sono troppo esterno al mondo delle
fanfiction per capirci qualcosa, d'altronde non ho mai imparato e mai
imparerò cosa stiano a significare tutte quelle sigle che
vengono utilizzate.
Le ff sono probabilmente un mondo a parte, ma spesso, girando senza
meta tra le sezioni, mi sale l'amaro in bocca.
Io sono fermamente convinto che una storia debba raccontare qualcosa
per essere definita tale, originale e non. Non capisco quindi come ff
di qualsiasi genere e sorta, nate con il solo intento di far vedere
avverata la ship desiderata dall'autore, possano riscuotere un successo
enorme in termini di recensioni e visualizzazioni.
Con questo non voglio criticare i gusti altrui, assolutamente,
così come non voglio far trasparire il concetto che gli
originali sono migliori delle ff, men che meno le mie storie, che so
essere... non così perfette. Sto cercando di capire, invece,
come mai i lettori di questo sito sembrino attirati dalle coppie
proposte, piuttosto che dalle trame.
In ogni caso, ora me ne torno nel mio angolino buio a scrivere.
Grazie a Oldkey, la ragazza imperfetta e whitesky che finora mi hanno
sempre sopportato e recensito.
Grazie a tutti voi, lettori, per darmi, ognuno di voi, un motivo per
continuare.
Alla prossima.
Vago |