Why feeling hurts so much?

di WibblyVale
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Sei mesi (circa) dopo…
 
Shiori e Kakashi sedevano al tavolo di un ristorante con Tenzo e Shizune. Il ninja dell’Arte del Legno raccontava come aveva passato i due mesi insieme ai cloni e a Orochimaru.
“E così Lu ha detto che gliel’avrebbe fatta pagare. Mi ci sono voluti giorni per calmarlo. Poi, alla fine ho deciso di nominarlo mio vice. È stato veramente bravo a gestire la situazione. Pare che sia tutto sotto controllo dopotutto.”
Shiori percepì come Shizune pendesse dalle sue labbra. La donna non era stata molto contenta inizialmente della decisione del partner, però alla fine aveva accettato. Il dolce arrivò in tavola e la kunoichi dal ciuffo rosso si leccò le labbra.
“È bello vedere che certe cose non cambiano mai,” ridacchiò Tenzo, poi aggiunse: “Perché i bambini non sono venuti con noi?”
“Naruto sta imparando a ballare e non se lo vogliono perdere,” si limitò a rispondere Kakashi con un sorriso divertito.
L’espressione dell’altro shinobi si fece confusa e Shiori alzò gli occhi al cielo.
“Diciamo che vuole impressionare Hiashi alla festa per la vittoria,” continuò Shiori.
“Sì, a Hiashi piace, ma diciamo che lo considera un po’… poco… fine?” spiegò l’Hokage.
“Capisco,” ridacchiò Tenzo. “Vuole fare colpo sul suocero.”
Durante il dolce Shiori percepì che la coppia di fronte a lei desiderava sempre più stare da sola. A uno sguardo più attento, notò la mano dell’amico appoggiarsi sul ginocchio della sua compagna che allungò la propria mano verso quella di lui.
“Ragazzi è stata una bella serata, ma noi dobbiamo tornare,” disse.
“Cosa? Io non ho fin…” Shiori fulminò Kakashi con lo sguardo. “Sì, è vero. I bambini e i preparativi… dobbiamo discutere…”
“Ten, è bello riaverti a casa!” esclamò Shiori, baciandolo sulla guancia.
“Sì, e finalmente anche Shizune sorriderà un po’ di più. Soprattutto da domani,” sussurrò non così a bassa voce il Copia-ninja.
“Sei un pervertito, lo sai?” lo rimbeccò la kunoichi, mentre uscivano.
Tenzo scosse la testa. “Mi sono mancati, ma sono veramente imbarazzanti.”
“Lo fanno perché ti vogliono molto bene,” disse Shizune, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“A che punto sono?” chiese.
“Nessuno lo riesce a capire.”
“Che testardi!” Poi, accarezzò dolcemente la guancia della sua compagna. “E noi? Noi dove siamo?”
Lei alzò la testa e gli sorrise. “Siamo come quando ci siamo separati due mesi fa.” Gli posò un bacio sulle labbra.
“Ti amo, lo sai?”
“E io amo te.”
 
Shiori e Kakashi camminavano fianco a fianco in silenzio. Entrambi pensavano a quanto sarebbe stato difficile tenere sotto controllo la festa che li aspettava, ma entrambi non vedevano l’ora. Ad un tratto però, l’Hokage ruppe il silenzio.
“Ti va se riprendiamo?” chiese.
La donna sospirò ma annuì. “È un po’ che non lo facevamo, spara!”
“Mi chiedevo… Perché hai sempre detto anche ad Amaya che io sarei stato il suo papà?”
Erano mesi che i due shinobi parlavano della loro relazione e di come sarebbe dovuta evolvere. Non stavano insieme, ma c’era qualcosa che li attirava l’uno all’altra. Avevano deciso però di non cedere alla passione, ma di vedere e di ragionare freddamente sulla cosa. E strano ma vero, c’erano riusciti.
Avevano parlato di tutto: di ciò che Shiori era diventata durante la sua missione sotto copertura, di ciò che Kakashi era diventato, in cosa credevano di essere migliorati, in cosa peggiorati. Parlarono dei bambini, del dolore di non averli avuti accanto, del dolore di non averli cresciuti insieme. Parlarono delle relazioni avute in quegli anni, molto poche per Shiori, qualcosina in più per Kakashi, anche se mai niente di serio. Parlarono dei loro sogni, parlarono delle loro paure, parlarono persino della passione che c’era tra loro. Litigarono, piansero e risero.
In un certo senso, non erano mai arrivati a conoscersi così bene. Era piacevole e anche se forse erano arrivati a un punto in cui desideravano mettere un punto fermo alla loro relazione, qualunque esso fosse, avevano paura di uscire da quello stato di grazia.
“Ero una ragazzina stupida! Quando pensavo alla famiglia, pensavo a te, a quella casa… te la ricordi?”
“Come potrei dimenticarla,” disse lui. “Quando vidi che era in vendita…”
“A chi l’hai rivenduta?” chiese Shiori.
“Una giovane coppia. So che hanno dei bambini ora.”
“È un bel posto per crescere dei bambini.”
“A cosa stai pensando?” chiese lui, vedendo che rimuginava su qualcosa.
“Mi leggi bene, eh? Pensavo a dove li potremmo crescere noi se mai… La residenza dell’Hokage non mi piace e l’appartamentino che dividi con Gai è un buco. Della riserva non se ne parla, perché Yoshino l’ha prenotata per quando Shikamaru si farà una famiglia.”
“C’è casa di mio padre…” disse senza pensarci Kakashi, poi bloccandosi. “Beh il lotto di terra… Non ho ricostruito nulla lì dopo l’attacco di Pain.”
“Credevo non volessi andare a vivere lì.”
“Anche io,” rispose lui sorpreso. “Ma… Forse sono scappato per troppo tempo.”
Shiori l’abbracciò. Un’altra cosa che facevano spesso: stavano interi minuti abbracciati senza parlare. Poteva sembrare strano, ma si scambiavano sensazioni di conforto, mentre erano in quella posizione. Era un gesto po’ impacciato e imbarazzante, ma era bello.
“A me piacerebbe vivere in una casa dove c’era tanto amore.”
Si separarono schiarendosi la voce, come al solito, e proseguirono fino a casa Nara. Quando entrarono videro i bambini addormentati sul divano, mentre Shikamaru e Naruto danzavano. Il biondo aveva una mano sul fianco del moro, mentre lui gli teneva la propria sulla spalla.
“Ahi! Il piede!” disse ad un tratto il capoclan. “Devi dire a Hinata di mettersi delle scarpe di cemento armato!”
“Scusa, Shika.”
“E dire che sei un bravo ninja. Dovrebbe essere facile coordinarsi,” affermò Kakashi entrando, seguito da Shiori.
“Io ci provo Kakashi-sensei, ma è impossibile!”
“È un caso disperato,” commentò il Nara.
“Magari sei tu che non lo ispiri. Hai provato a truccarti e a metterti qualcosa di carino?” chiese l’Hokage, facendo scoppiare a ridere Shiori.
Il moro scosse la testa esasperato.
“Forse è meglio se continuiamo domani. Naruto ce la devi fare per Hinata!” lo sostenne, in fondo gli dispiaceva che l’amico non riuscisse nell’impresa e un po’ si sentiva in colpa.
“Se mi aspetti torniamo insieme. Aiuto Shiori a portare su i bambini.”
I due genitori presero in braccio i figli e li portarono a letto.
“Sono meravigliosi,” disse Kakashi, mentre i due si rigiravano con un leggero sospiro.
“La parte migliore della mia vita,” gli fece eco Shiori.
L’Hokage le pose un bacio sulla guancia. “Buonanotte, Nara. Grazie per la serata.”
“’Notte.”
Quando se ne fu andato, Shiori scese al piano di sotto e si sedette sul divano con Shikamaru.
“Pronto per domani?”
“Sì, certo,” fece lui arrossendo. I Kage e le loro delegazioni sarebbero arrivati, questo significava che sarebbe arrivata anche Temari. I due erano usciti qualche volta, durante le rispettive trasferte nei due villaggi, e di sicuro stavano costruendo qualcosa, per quanto con la distanza non fosse facile.
“Senti, Shika… Tuo padre non è qui e Kakashi è un pervertito, quindi… Qualunque cosa tu abbia in programma per la serata…”
“Non ho bisogno che tu mi faccia nessun discorso!” la fermò lui, arrossendo ancora.
“Trattala bene e prendi precauzioni,” insistette lei. Shikamaru appoggiò la testa sul divano, arrendendosi. “Non avere fretta e assicurati che sia quello che vuole anche lei. Spero che ne abbiate parlato almeno un po’ o che ne parlerete. È un passo importante.”
“Si può sapere perché sai sempre tutto?” Shiori ridacchiò, ma non rispose. “Se non le… piacessi?” chiese poi un po’ in ansia.
“Non sarà così. Posso darti una mia opinione spassionata, però?”
“Se dico di no, cambia?”
“In effetti no. Dovete dirlo ai suoi fratelli, se non l’hanno già capito. Ormai qui a Konoha lo sanno tutti.”
“Lei ha paura che… Ci sono varie ragioni zia Shiori e io non voglio metterle fretta.”
“Lo so. Sei un tesoro. Ricordati però che tutti e due avete esigenze ed è giusto che entrambi abbiate voce in capitolo. Ora vado a letto. Buonanotte, piccolo mio.”
“Buonanotte. E grazie.”
 
La mattina successiva Kakashi fu svegliato da una serie di urli di incitamento.
“Vai, sensei! 1008… 1009…”
“Andatevene fuori!” gridò l’Hokage ai due ninja con la tutina verde che lo avrebbero mandato al manicomio. Si alzò dal letto, sospirando e si preparò.
Quando entrò nel piccolo salottino vide che i due avevano spostato i mobili e stavano facendo le flessioni.
“E voi trovate che questo sia normale?” chiese esasperato.
“Certo… allenarsi… è… importante,” spiegò Gai, accompagnando a ogni parola un affondo.
“Tu mi esasperi!” esclamò, uscendo di casa.
Alla porta già lo attendevano Shiori e i bambini.
“Papà, perché sei arrabbiato con lo zio Gai?”
La donna ridacchiò e porse il termos con il caffè all’Hatake.
“Gai è sempre troppo entusiasta,” borbottò.
“Ti ha svegliato? Nemmeno alla mamma piace essere svegliata,” commentò ad Amaya.
“Già, infatti quando dormivamo insieme nessuno mi disturbava,” ricordò l’Hokage, poi guardando Shiori.
I bambini si scambiarono un’occhiata complice e si misero a correre, lasciandoli un po’ indietro.
“Mi piaceva svegliarmi accanto a te,” disse sincero.
Shiori gli sorrise. “Anche a me.” La donna si schiarì la gola, cercando di rompere il silenzio che si era creato. “Credo che sia arrivato il nostro primo ospite! Vado a raggiungerlo. Ti occupi tu dei bambini?”
“Certo.”
La donna raggiunse i figli e li baciò, poi fece per allontanarsi, ma decise di tornare indietro e raggiunse Kakashi.
“Ci vediamo al lavoro,” sussurrò prima di dargli un bacio sulla guancia e correre verso l’ingresso di Konoha. Le cose stavano andando per il meglio, bastava la parola giusta e tutto si sarebbe risolto. Aveva però paura di sbagliare e finire per rovinare tutto come al solito.
Shiori arrivò alle porte, dove un ragazzo dai lunghi capelli biondi stava discutendo con Izumo e Kotetsu.
“Non puoi entrare senza un permesso!”
“Ehi, scusate,” urlò Shiori, grattandosi la testa imbarazzata. “Mi sono scordata di inviarglielo! Lui è un mio invitato!”
“Oh Shiori-san,” cominciò il ninja con le bende. “Non c’è problema.”
La donna prese il giovane ninja sotto braccio e lo portò verso il centro del villaggio.
“Non potevi aspettare di vedermi?” gli sussurrò all’orecchio, furiosa.
“Eri in ritardo,” commentò lui sprezzante.
“Sasuke, giuro che ti prendo a calci!” lo redarguì.
L’Uchiha era stato invitato alla festa in gran segreto, ed era bene che meno persone possibili sapessero del suo arrivo.
“Com’è andata l’ultima missione?”
“Bene, il problema è risolto. Anche se ho sentito cose strane riguardo questa festa…”
“Sì, abbiamo ricevuto qualche minaccia. Ce ne stiamo occupando,” spiegò sbrigativa Shiori. “Tu come stai?”
“Me la cavo… Mi… Vorrei essere qui, ogni tanto.”
“Anche tu ci manchi,” disse lei stringendo il braccio. Poi, percepì che il ragazzo aveva fretta. “Senti, se devi andare da qualche parte…”
“Io… no…” Il suo volto si fece rosso.
“Di solito a quest’ora è in ospedale. Spero che tu sia più sveglio di tuo fratello in questo, perché sennò è la fine,” ridacchiò.
Sasuke si fece pensieroso. “Shiori… Lui e Shisui… Da quanto? Perché non hanno mai detto nulla?”
“Tuo padre non approvava, il clan molto probabilmente non avrebbe approvato. Ma sai loro si amavano davvero. Nessuno si è fatto tanto male come se ne sono fatti tra loro. Si sono delusi in modi che… Non è stato facile far capire loro quanto si amassero ancora.”
“Ma tu non ti arrendi mai, vero?”
“Mai. Tuo fratello diceva che era il mio pregio e ciò che mi rendeva fastidiosa.”
Sasuke ci pensò un po’ su, poi rise. “Sai, non aveva tutti i torti.”
“Raramente si sbagliava,” ridacchiò Shiori.
 
Dopo essersi separata dall’Uchiha, Shiori andò al lavoro. Quando entrò nell’ufficio di Kakashi, rimase sorpresa. Yuri era piegata sulla scrivania accanto all’Hokage e insieme guardavano delle foto. Entrambi alzarono la testa, al suo arrivo. La donna le sorrise cordiale, l’uomo la guardò agitato.
“Yuri, che piacere vederti,” mentì Shiori. “Come mai qui?”
“Kakashi non te l’ha detto?” chiese lei con l’intento di sottolineare che lui le nascondeva cose. “Faccio il catering per la serata. Stavamo guardando la torta per Naruto. È un compleanno importante dopotutto.”
Fosse stata un’altra persona, la kunoichi l’avrebbe presa a pugni. Sentiva con tutto il suo essere che l’intento di lei era quello di farla ingelosire, ma capiva anche le sue motivazioni. In fondo, Kakashi l’aveva lasciata per lei, che lui lo volesse ammettere o meno. In ogni caso, il piano di Yuri stava funzionando. Shiori era gelosa.
“Oh sì, lo è. Ed è giusto che sia la migliore a fare la torta,” le fece eco Shiori con lo stesso tono di finta cordialità.
“Ho scelto questa!” esclamò Kakashi a disagio. “Credi di farcela per domani sera?”
“Ma certo!” Yuri raccolse le sue cose e gli posò un bacio sulla guancia, poi se ne andò.
Quando la porta si chiuse e Shiori percepì che era abbastanza lontano disse in tono piatto: “Vedo che avete fatto pace.”
“Sì, io… In fondo non l’ho trattata molto bene.”
“Giusto.”
“Shiori… Mi serviva un catering affidabile…” cercò di giustificarsi.
“Certo.”
“Sei arrabbiata.”
“No.”
“Non l’ho fatto perché voglio tornare insieme a lei.”
“Io non l’ho detto.”
Kakashi sospirò. “Sei gelosa, lo capisco, ma…”
“Non me l’hai detto!” sbraitò. “Non avevamo parlato di sincerità?”
“Io…”
Shizune bussò alla porta ed entrò sorridente.
“Vi annuncio che Lady Tsunade è tornata, e in compagnia!”
Questa affermazione fu seguita da una serie di grida e da tre giovani ragazzi che si fiondavano all’interno della stanza per abbracciare Shiori. Aya, Takeo e Hisoka erano tornati. Avevano passato i mesi precedenti nel paese della Pioggia, aiutando a ricostruirlo sotto gli ordini del consiglio dei Kage. Stavano facendo un ottimo lavoro.
“Ragazzi! Quanto mi siete mancati!”
“E tu a noi!” esclamarono.
Avevano tante cose da dirsi, ma presto furono interrotti dall’arrivo di altri ospiti. Così rimandarono le chiacchiere alla serata. Mano a mano arrivarono tutti i Kage e le loro delegazioni, arrivarono anche i Kage dei paesi più piccoli come quello della Cascata e arrivò anche Lady Akemi, che ben presto sparì accompagnata da Genma.
All’arrivo della delegazione del Raikage, Shiori decise di prendere la sua vendetta e si fiondò tra le braccia di Darui, salutandolo piuttosto calorosamente. La matita che stava tra le mani di Kakashi si ruppe in due e la donna in modo un po’ infantile sentì una parte di sé esultare.
Infine, arrivò il Kazekage con la sua delegazione e Shiori pensò bene di dare una mano all’amore.
“Oh Temari, ci sono in archivio alcuni documenti da firmare dall’ultima volta. Te li ho lasciati sul tavolo, puoi andare a dargli un’occhiata?”
La ragazza arrossì leggermente, ma se ne andò. Shiori osservò i suoi fratelli, il Kazekage aveva capito molto di più di quel che dava a vedere, mentre Kankuro era totalmente all’oscuro.
 
Temari camminava per i corridoi molto lentamente, poi la fretta si impadronì di lei e cominciò a correre. Erano passate settimane dall’ultima volta che l’aveva visto, era nervosa e allo stesso tempo estremamente desiderosa di vederlo.
Aprì la porta dell’archivio e Shikamaru alzò la testa dai documenti su cui stava lavorando.
“Seccatura,” disse quasi come se un respiro di sollievo uscisse dalle sue labbra. Poi, si alzò dalla sedia e la strinse tra le braccia. Senza dire altro, la baciò con passione. Non l’avrebbe mai detto ad alta voce ma gli era mancata terribilmente.
Lei gli lanciò le braccia al collo e intrecciò le mani tra i capelli che fuoriuscivano dalla coda, mentre lui le accarezzava dolcemente i fianchi. La spinse contro uno degli scaffali, facendolo leggermente tremare.
“Fa piano!” esclamò lei.
Le loro lingue cominciarono a giocare, attorcigliandosi, danzando, fino a che entrambi non si separarono, cercando di riprendere il respiro e di calmare i loro battiti accelerati. Sikamaru appoggiò la testa su quella della sua ragazza e le sorrise.
“Bentornata.”
“Scemo,” disse lei sorridendo.
“Strega,” ribatté lui mordicchiandole le labbra.
“Tua zia è piuttosto invadente,” commentò lei.
“Credi che non lo sappia? A proposito di persone invadenti… Ino vuole che tu faccia una prova vestiti con lei e le ragazze prima di domani sera.”
“Una prova vestiti?” ripeté Temari.
“Non chiedere… Però sarebbe gentile, lei vuole... conoscerti meglio…”
“Stai scherzando? Dimmi che stai scherzando?”
“Le ho detto che te ne avrei parlato, Seccatura. Non ho preso nessun impegno.” Le baciò dolcemente il collo. “Preferirei… che lo saltassi…” disse, nascondendo quell’affermazione tra i baci che risalivano il suo collo.
“E perché?” chiese lei, che non se l’era persa.
Lui sfregò il naso con quello di lei. “Lo sai…”
Lei assunse un’espressione confusa. Lui la baciò sulle labbra, evitando di risponderle.
“Andrò da Ino,” disse infine. “Dopotutto è la tua migliore amica, giusto?”
Temari era un po’ gelosa di quella bella ragazza che girava attorno al suo ragazzo. Sapeva che tra loro c’era solo amicizia, ma non poteva farne a meno.
“Grazie.”
“Sono piuttosto generosa. Domani sera potrei anche concederti un ballo.”
“Oh… Io… Non so ballare…” mentì.
“Ah… beh non importa,” fece, però un po’ delusa la ragazza. “E per dopo?” chiese, cambiando argomento e arrossendo un po’.
Shikamaru arrossì con lei. “Io… potresti… Ino dice che puoi dire che dormirai da lei…”
Lei gli mollò un pugno. “Glielo hai detto?”
“Ahio! Abbiamo una copertura, no?”
Temari mise il broncio, poi sorrise. “Ti ci stai proprio impegnando.”
“Non mi sto impegnando! Io non mi impegno!” replicò per non dargliela vinta. “Tem… Io voglio solo che sia una bella serata. Senza missioni, senza doverci ritagliare del tempo tra un lavoro e l’altro. Non importa come termina la serata.”
La ragazza gli diede un bacio sulla guancia, poi appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Mi sei mancato, Nara,” ammise lei infine.
“Anche tu, Seccatura. Non sai quanto.”
 
Shiori stava davanti alle tombe dei suoi cari amici. Un corvo stava su di esse, forse in ricordo di quel legame che c’era con loro. Ora lui badava a loro.
“Sapete, a parte le minacce, a parte un po’ di rabbia in questo momento… Le cose vanno piuttosto bene. Voi mi mancate, ogni singolo giorno.”
Accarezzò dolcemente il corvo, che si ritrasse appena, ma poi si lasciò toccare.
“A volte penso che avremmo potuto vivere questa gioia insieme, ma sapete cosa? Abbiamo avuto dei bei momenti insieme anche nei momenti difficili, dopotutto. Volevo solo dirvi che qui va tutto bene, insomma. Vi voglio bene.”
Si voltò e sentì un battito d’ali. Il corvo cominciò a volare attorno alle tombe. Lei sorrise e lasciò il cimitero.
Dopo un po’ che camminava incontrò Darui abbracciato a una bella ragazza dai capelli viola.
“Shiori!” la chiamò.
“Questa è Aiko. Ti ricordi? Te ne ho parlato. Aiko, lei è la donna che mi ha convinto a implorarti di tornare con me.”
La donna allungò la mano verso Shiori e sorrise. “Ti sono estremamente grata. Dovevi vedere la scena, è stato molto dolce.”
“Non riesco a immaginarmelo,” ridacchiò la kunoichi. “In ogni caso, sentivo che ti amava, non potevo non intromettermi.”
“Per ringraziarti te lo cedo per un ballo domani.”
“Lei non sa che te l’avevo già promesso,” rise Darui.
“Beh non avrei mai accettato un ballo senza il tuo permesso,” ribatté lei rivolta ad Aiko. “Ora devo andare, vi consiglio di risalire la collina è molto romantico.”
Fece per andarsene, ma lo shinobi la bloccò per un braccio.
“E tu?”
“Io sto bene. Finalmente siamo in pace,” gli sorrise.
 
Kakashi stava giocando con i bambini, quando Shiori raggiunse il Palazzo del Fuoco. L’Hokage alzò gli occhi dal gioco da tavola e la salutò.
“Ehi mamma! Papà sta perdendo!” esclamò Hikaru, ridendo.
“Solo perché si sono alleati contro di me!” borbottò il padre fingendosi offeso.
“Mmmm… dite che devo venirlo ad aiutare?” chiese Shiori, fingendo di rimuginarci su.
“Sarebbe meglio,” disse Amaya, lanciando un’occhiata al fratello.
La madre si sedette a terra e prese a mescolare le carte.
“Siamo a posto?” le sussurrò Kakashi all’orecchio.
“Ne riparleremo, ma sì.”
“Mi piace che tu sia ancora così gelosa…”
Lei gli lanciò un’occhiataccia, ma lo sguardo di lui la fece sciogliere. “Ha parlato il signor matita spezzata.”
Kakashi arrossì e distolse lo sguardo e finalmente Shiori sorrise.
 
Un poco più lontano dal villaggio, un uomo dal volto coperto da una maschera si preparava all’attacco. Credevano davvero di poter vivere in pace? No, lui non glielo avrebbe permesso. Quei villaggi pensavano di poter fare il bello e il brutto tempo con le vite dei piccoli shinobi, beh non era così. E lui, glielo avrebbe dimostrato.
 




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