Dopo
dieci ore di viaggio e altre tre e mezzo per raggiungere il mio hotel,
finalmente potevo affermare con gioia di essere giunta in Transylvania.
L'unica soluzione economica che ero riuscita a trovare era un
bed and breakfast a Predeluț, un piccolo paesino a sei minuti di
macchina da Bran. Guardai con circospezione la stanza appena mi ci
addentrai: non era niente male a parte i mobili in legno che potevano
risalire all'epoca dell'Illuminismo e le abat jour di dubbio
gusto. Scaricai i bagagli e, posto il pc su quella che doveva essere
una scrivania, inviai una mail veloce a Michael per riferirgli del mio
arrivo. Ricontrollai tutto il materiale riguardante il mio
"intervistato"; Dimitrie di Valacchia sosteneva di essere il diretto
discendente di Vlad III di Valacchia, meglio noto come il conte Vlad
Dracula. La sua vita era da sempre stata come quella di qualsiasi
discendente di una casata nobile: gioventù in piena
ricchezza ed agi, viaggi e filantropia in eccesso. Questo era quello
che si definiva un vero e proprio "bravo ragazzo" eppure come rividi la
sua foto mi si gelò il sangue nelle vene proprio come la
prima volta che la vidi. Quella sera stessa ero stata invitata al
castello di Bran appunto per intervistarlo riguardo al progetto
finanziato da lui medesimo che prevedeva un ausilio economico per i
bambini dell'orfanotrofio del paese.
Arrivata l'ora della serata, stretta nel mio bellissimo abito lungo
bordeaux mi accinsi a salire sulla limousine che mi avrebbe scortata
sul posto. Come arrivai all'interno del borgo, rimasi incantata dalla
magnificenza e imponenza di quella struttura. Sebbene incutesse un
certo terrore al contempo mi lasciava anche un senso di ...
curiosità, un po' come il suo proprietario. Non vedevo l'ora
di scoprire gli altarini di questo giovane misterioso. Un uomo dalla
carnagione spettrale ma di una bellezza disarmante, vestito in un
gessato scuro mi si avvicinò: "Mi perdoni, è lei
ms. Wayne?" "Sì certamente" "Prego mi segua, il conte la
stà aspettando nella biblioteca" . Lo
seguì su per le scale e dopo qualche minuto di camminata
arrivammo nella fatidica sala. Lui era lì, seduto su una
poltrona di velluto porpora in tutta la sua maestosità.
Vestito in un completo totalmente nero, i corti capelli corvini
svettano a contrasto con il candore della carnagione mentre due pietre
di ossidiana mi scrutavano dalla testa ai piedi. Accennò un
lieve sorriso:"Benvenuta nella mia umile dimore, ms. Wayne" il tono
della sua voce e il suo forte accento mi fecero scendere un brivido
lungo la schiena; incuteva timore ma al tempo stesso ne ero fortemente
attratta. Fece cenno all'uomo in gessato di andare e poi
ritornò a parlare
"Non dovevamo fare un'intervista?" mi ripresi dallo stato di trance in
cui ero caduta
"Ah, sì certo" tirai fuori il registratore, un taccuino e
una penna "Bene, incomincerei col chiederle che cosa l'ha spinta ad
interessarsi così tanto della causa degli orfani?"
-Sei arrivata- un sussurro mi arrivò all'orecchio
"Come?"
"Oh, dicevo che mi sono interessato alla causa perché, vede,
anche io sono un orfano. I miei genitori morirono in circostanze a dir
poco spiacevoli. Ero molto attaccato a mio padre, davvero molto"per un
instante, il suo viso assunse un'aria crucciata.
"Se preferisce possiamo terminare qui l'intervista" tornò a
fissarmi e questa volta mi colpì con un sorriso splendente
"Mi perdoni, è che quando si parla del mio passato mi
intristisco sempre. Sono davvero patetico, vero?"
"Assolutamente no" non mi ero accorta di essere scattata
così velocemente
"Sono lieto di averla incontrata. In questi giorni
provvederò a farmi perdonare concedendole un'intervista."mi
accompagnò alla porta e in un secondo mi sussurrò
all'orecchio un semplice "Buonanotte ms. Wayne"
Una vampata di calore mi avvolse in tutto il corpo, mi dovetti reggere
allo stipite della porta per non crollare. Mi girai e annuì
con il capo cercando di camuffare il rossore del viso.
Tornata al bed and breakfast, continuai a rimuginare su quella voce che
avevo sentito. Sembrava proprio quella di Dimitrie. Cercai su internet
qualche informazione in più su di lui ma non trovai niente.
Sembrava come ... come se non fosse mai esistito. Un forte vento
spalancò le finestre della camera, il cielo
cominciò ad oscurarsi e a tuonare. Partì un
blackout generale. Cercai nel vano tentativo nei cassetti della
scrivania di trovare una torcia o una candela per illuminare
l'abitacolo ma non c'era niente. Il vento spalancò la porta
del bagno; mi avvicinai lentamente e quello che vedi all'interno mi
paralizzò letteralmente: sullo specchio c'era scritto il mio
nome col sangue. Feci un passo indietro e mi scontrai con qualcosa di
massiccio,sembrava roccia. Avevo paura a girarmi ma la
curiosità era troppo forte. Il buio era così
fitto che l'unica cosa che riuscì a vedere furono due rubini
che mi fissavano intensamente. Non so come fosse possibile ma in poco
tempo ero sul letto con questo "essere" sopra di me "Cosa vuoi da me?"
non ebbi risposta e subito dopo vidi di nuovo il buio.
Ore sette del mattino. La polizia di Bucarest era arrivata sul posto in
cui è avvenuto il crimine. I coroner stavano esaminando il
cadavere per stabilire le cause e l'ora del decesso. Mi diressi verso
una macchina nera e appena tirai fuori il cellulare, contattai Michael
"Ehi ciao Julie. Come è andata ieri sera? Stai
già lavorando all'articolo?"
"Guarda Michael, sarò sincera ho deciso di prolungare il
soggiorno. Questo luogo è così ... interessante"
spensi l'apparecchio prima che il mio capo potesse rispondere.
Entrai in auto. Dio, quanta sete che ho in questo momento,
spero che questo bruciore di cui mi aveva accennato si attenui al
più presto.
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