“È
tutto un
sogno, non è veramente arrivato questo
giorno”.
Pitch si era
appena svegliato, eppure aveva già voglia di sparire dal
mondo nascondendosi
sotto un letto, che pure era la cosa che gli riusciva meglio; diede un
altro
sguardo distratto al calendario appeso al muro, ma non prima di
stropicciarsi
gli occhi pregando che fosse tutto un incubo: 31 ottobre, segnava il 31
ottobre.
Si mise
seduto e guardò meglio dopo essersi stropicciato gli occhi,
sorrise: si stava
sbagliando, molto probabilmente aveva sbadatamente strappato un
foglietto in
più o in meno ed era per quello che quell’infame
di calendario segnava il 31
ottobre come data odierna, non poteva e non doveva essere veramente quel giorno, no.
NO.
Senza cambiare
posizione, Pitch si tirò furiosamente le coperte fin sopra
la testa iniziando a
borbottare qualcosa fra sé e sé con fare seccato,
iniziò a dondolare a destra e
sinistra sul materasso emettendo gridolini e infine, per aggiungere
delirio al
delirio, iniziò pure a pestare per terra i piedi come un
bambino per esprimere
il proprio disappunto: no, no, NO! Non doveva essere veramente arrivato
Halloween! Non poteva essere già il fatidico giorno
dell’anno in cui il disagio
più profondo risorgeva dalle viscere della Terra per fargli
visita! NO!
Un ultimo
sguardo al calendario fu ciò che riportò Pitch
alla ragione: Halloween era
arrivato puntuale come l’Imu sulla stalla degli Incubi, era
arrivato portando
con sé quegli stupidi festoni di carta a tema, le zucche da
intagliare
rischiando di dare fuoco alla casa per colpa della candela al loro
interno, i
dolciumi che fruttavano fior di soldi ai dentisti, i costumi
più improbabili.
E
l’incontro
del gruppo di ascolto dei Malvagi Anonimi.
Che
quest’anno, ironia della sorte, si sarebbe svolto proprio a
casa sua: era già
un supplizio quando doveva andare nell’abitazione di un altro
di quei poveri
disgraziati -esattamente come lo era lui- a sentire e raccontare le
proprie
miserie, la maggior parte delle volte accompagnate da alcol di pessima
qualità,
ma ora che doveva essere lui ad ospitare qualcuno in casa era pure
peggio, era
la fine di tutti i suoi sforzi per fingersi malato di volta in volta.
Senza
perdere la speranza che la febbre l’avesse per davvero -e
anche nel caso in cui
non l’avesse avuta se la sarebbe fatta venire-, Pitch stava
giusto per alzarsi
a prendere il termometro quando vide il proprio riflesso nello
specchio: corpo
imbozzolato nelle coperte -rigorosamente nere, come si confà
al re degli incubi-
con solo la testa che usciva dalle stesse, occhi arrossati per colpa
del poco
sonno, voglia di vivere rasoterra.
Cristo,
sembrava Mothman.
Disturbato
quanto
impanicato dall’inquietante visione di assomigliare a
quell’anima dannata, e
probabilmente temendo che da un momento all’altro si sarebbe
trasformato nell’uomo
falena, Black sgusciò fuori dalle coperte prima che
potessero diventare un bozzolo
per davvero loro, ed un’adorabile larva strisciante lui; con
una classica botta
di sfiga alla Mothman, nel mentre che tentava di divincolarsi da
quell’abbraccio mortale inciampò in un lembo delle
lenzuola, finendo ovviamente
naso a terra come una fetta biscottata coperta di marmellata.
Guardò
fuori
dalla finestra: niente falene con fari dell’auto al posto
degli occhi in vista,
per fortuna, solo una manciata di palloncini rossi legati alla grata
sopra il
suo rifugio.
“Cosa?”.
Palloncini.
Palloncini
rossi.
Nel
mentre che si rimetteva in piedi e si dava una sistemata, Pitch
chiamò uno dei
suoi Incubi facendogli segno di portargli il curioso ninnolo che lo
aspettava
sull’uscio di casa, ordine che il cavallo seguì
immediatamente sparendo in una
nuvola di polvere nera.
Li
guardò da lontano nervoso: “Sono solo palloncini,
dannatissimi e gommosi
palloncini, è tutta una coincidenza, un’enorme
coincidenza”, si disse per
convincersi, ma una volta che li ebbe in mano ci credeva ancora meno di
quanto
non ci credesse già prima.
Restò
qualche istante ad osservarli, girandoseli e rigirandoseli fra le mani
tanto
perplesso quanto teso, poi decise di fare la cosa migliore in quel
caso, e cioè
fregarsene altamente: ora che ci pensava la loro riunione sarebbe stata
da lì a
poco, se proprio doveva ospitarla tanto valeva fare bella figura -e di
certo
l’aspetto decorativo di casa sua lasciava alquanto a
desiderare, fra buio e
polvere-, qualche palloncino appeso in giro certo non avrebbe guastato.
Cercando
di non pensare a tutte le bizzarrie che gli stavano capitando quella
mattina,
Pitch si limitò ad armarsi di nastro adesivo per attaccare
alle pareti quei
benedetti palloncini rossi, notando che effettivamente non stavano poi
così
male e ringraziando chiunque avesse avuto la premura di portarglieli
quel
giorno, una coincidenza proprio.
Nel
mentre che staccava con i denti un pezzo di scotch, però, la
sua attenzione
venne catturata da uno dei palloni che aveva fra le mani:
notò che aveva una
scritta sulla parte posteriore rispetto a dove lo stava guardando lui,
probabilmente era per quello che gli sembrava più scuro
degli altri che aveva
appeso fino a quel momento; sentì un brivido lungo la
schiena senza saperne il
motivo, prima di girarselo fra le mai, ma alla fine si fece coraggio e
lesse: “Apri la porta”.
Un
tonfo sordo alla porta d’entrata, seguito da altri tre: baba-ba, dook, dook, dook.
Pitch
si girò di scatto mollando il palloncino e facendo un cenno
concitato agli
Incubi, che di risposta gli si misero davanti per proteggerlo da
qualsiasi cosa
o persona lo attendesse dietro l’uscio di casa, lanciando
nitriti minacciosi
che contribuirono a far accapponare la pelle all’Uomo Nero:
non avrebbe potuto
accadergli niente di male finché c’erano loro a
vegliare su di lui, e comunque
avrebbe potuto tranquillamente affrontare chiunque in quanto signore
dell’oscurità, se non fosse stato paralizzato
dalla paura però.
E
dal freddo polare che si stava diffondendo in tutta la stanza, ma si
disse che
il motivo era semplicemente l’essersi scordato di pagare il
riscaldamento, era
sicuramente per quello; i nitriti proseguirono a oltranza per diversi
minuti,
minuti durante i quali Pitch si era gradualmente avvicinato alla porta
forte
della protezione degli Incubi, fino a quando non si era trovato con la
mano
sulla maniglia indeciso sul da farsi: avrebbe potuto aprire e trovarsi
davanti
i suoi ospiti, oppure un qualche mostro famelico pronto a divorarlo, o
i
Guardiani, oppure-
Un
ruggito gutturale riempì tutta la casa, investendolo in
pieno con violenza
immane e facendolo cadere per terra: quel suono pareva arrivare dagli
inferi, rimbalzava
sulle pareti, sui pavimenti, ovunque,
entrava nelle orecchie e scavava fin dentro l’anima alla
ricerca di chissà cosa
per nutrirsi, per diventare sempre più forte nel suo
prorompente crescendo di
intensità e di eco.
Gli
Incubi resistettero qualche istante appena, ma nemmeno loro vennero
risparmiati
dalla furia di quel rombo tonante che sembrava squarciare il tempo e lo
spazio:
i più fortunati di loro riuscirono a galoppare via
terrorizzati sparendo nel
buio, gli altri invece finirono per dissolversi in nuvole di polvere
nera che
venivano trasportate dal vento, o meglio dalla corrente che quel
ruggito aveva
creato nella stanza.
Black
-per fortuna o meno- non aveva visto l’impietosa fine fatta
dai suoi amati cavalli,
complice il fatto che il polverone sollevato da quella
mostruosità gli era
finito negli occhi accecandolo per qualche secondo, ma si
pentì amaramente di
esserseli puliti poco dopo: davanti a lui si stagliava una figura
immane che
pareva fatta di pura oscurità, una massa nera che -come
un’ombra davanti ad una
candela- si ingrandiva sempre di più fino a circondarlo su
tutti i fronti con
quelle che parevano braccia terminanti con lunghi artigli pronti a
strappargli
l’anima dal corpo.
Fu
questione di secondi perché Pitch si trovasse bloccato in un
angolo della
stanza, l’unico dove i flebili raggi del Sole prevenienti
dalla grata sopra la
sua testa riuscivano ad arrivare, rintanato come un coniglio mentre
intorno a
lui c’era solo nero ed una figura che gli stava puntando
addosso i propri occhi
bianchi perfettamente tondi quanto vuoti, bianchi come
l’infinita serie di
denti che gli si erano appena palesati davanti quando la creatura aveva
sorriso.
E
si era tolta la tuba -anch’essa nera- con un breve inchino.
Seguì un applauso
accompagnato
dall’inconfondibile rumore di passi verso di lui, segno
evidente che qualcuno
gli si stava avvicinando e pareva piuttosto divertito dalla situazione,
poi un
tonfo sordo ai suoi piedi; guardò: un libro aperto, un libro
con una frase
scritta su due pagine.
“If
it’s in a word,
or
it’s in a look,
you
can’t get rid
of the
Babadook!”
«A
meno che non gli prepari un sandwich ai cetrioli, maionese e
gamberetti, in
quel caso puoi liberartene e osservarlo mentre emette gridolini
entusiasti»
asserì la figura al suo fianco con fare da documentario
naturalistico; Pitch
sollevò appena lo sguardo, gli occhi che dovevano ancora
abituarsi al buio
della stanza:
«Pennywise»
pronunciò semplicemente con un velo di acidità
«Avrei dovuto immaginarlo, che
stupido che sono: chi altri poteva essere, eh?»
lasciò cadere la domanda.
Il
clown lo guardo divertito esibendo quel suo sorriso da far accapponare
la pelle
persino al re degli incubi, non si sapeva se più per i denti
affilati che si
intravedeva dietro il rossetto rosso, o per come corrugava la fronte
facendo
assumere agli occhi oro-ambrati un’aria ancora più
macabra:
«Infatti,
chi altri avrebbe potuto essere? Non tutti hanno il coraggio di entrare
nella
tana dell’Uomo Nero, persino le mie fognature sono
più presentabili: cioè,
renditene conto», passò un dito sul comodino
lì vicino, ricavandoci il guanto
che da bianco diventò grigiastro per la polvere
«mi sale l’ipocondria al solo
pensare a quali germi si annidino qui dentro, cristo. Se muoio
è colpa tua, e
poi dovrai vedertela con lui» concluse indicando
l’ombra nera.
La
figura sembrò fare un qualche gesto simile al girarsi
volgendo il volto -o
quello che era insomma- verso il pagliaccio, il quale frugò
nello sfarzoso
abito ottocentesco che indossava tirando fuori un pezzo di stagnola che
si mise
pazientemente al aprire rivelando un tramezzino; Black guardava la
scena con il
viso che pareva più un quadro di arte moderna:
«Cetrioli,
maionese e gamberetti, appunto: lo adora più di quanto adori
ammazzare la
gente, il che è tutto dire considerando il
soggetto», spiegò notando il
disappunto dell’altro.
Contro
ogni previsione più rosea di Pitch -che sperava al massimo
in una morte
veloce-, quando il panino atterrò nella bocca della creatura
questa iniziò ad emettere
curiosi suoni per davvero, proprio come aveva predetto Pennywise: erano
a metà
fra lo squittio di un topo e le fusa di un gatto, un qualcosa che univa
la
tenerezza e l’essere disturbante anche solo perché
proveniva dalla bocca del
male più puro, insomma.
Passò
qualche istante prima che accadesse qualcosa di diverso
dall’ascoltare
compiaciuti i versi di quella bestia, poi quest’ultima
iniziò a ritirarsi dai
muri come un’ombra che retrocedeva di fronte alla luce del
Sole, finendo per
concentrarsi in un solo punto all’angolo della stanza; una
massa nera informe
era tutto ciò che rimaneva del terrore provato da Pitch
qualche istante prima,
una sorta di fagotto sospeso a mezz’aria vicino al soffitto
dal quale non
proveniva più alcun suono, solo una sorta di ticchettio.
Improvvisamente
e senza preavviso alcuno, la massa sgattaiolò via talmente
veloce che Pitch la
perse subito di vista, persino i suoi incubi si guardavano intorno
confusi:
riapparve qualche secondo dopo per poi scomparire ancora, e ancora, e
poi
ancora, la vedeva schizzare da una parte all’altra della
stanza viaggiando su
muri e pareti come una macchia d’inchiostro, se la vide
addirittura passare in
mezzo alle gambe.
“Eh
no, questa volta ti prendo!”, pensò
l’Uomo Nero con fare concitato per poi,
appena rivide riapparire la macchia sotto di lui, gettarvisi sopra
nemmeno
stesse pescando delle trote a mani nude.
Quella
capriola improvvisata gli costò un brutto bernoccolo in
fronte, lo sentiva
pulsare molto chiaramente mentre gli occhi gli giravano per il tonfo:
«Buongiorno
a te, Pitch-Pitch», gli parve di udire; no, stava decisamente
sognando, era
talmente rincoglionito dalla caduta che sentiva pure le voci, adesso,
oltre a
qualcuno che bussava sulla sua testa:
«Baba-ba!
Dook!», sentì l’eco di un
primo colpo.
«Dook!»,
poi un secondo.
«DOOK!».
Il
terzo le fece finalmente svegliare per bene, scattare in piedi e
sfoderare le
proprie conoscenze di kung fu assumendo la posizione della gru, pronto
per
affrontare qualsiasi nemico gli si sarebbe posto davanti:
«Non
ho paura di te!» tuonò minaccioso aprendo le
braccia «Io sono Pitch Black! Re
degli incubi! L’Uomo nero! Il terrore della notte! Io
sono-»
«Pitch
della casa Black, “nato dalla malsana idea di qualche
Fearlings”, primo e
ultimo del suo nome, re degli incubi e
dell’autocommiserazione, signore delle
tenebre tanto che dorme con la lucina accesa, protettore del nulla
perché è un incapace,
principe della notte insieme ai pipistrelli, khal del grande mare di
vomito
dopo la tequila che regge a malapena, “l’eterno
sconfitto”, “padre dei
cavalli”, re del bingo al centro anziani, distruttore di
certezze. Ho
dimenticato qualcosa?», annunciò una voce tanto
rauca quanto profonda dietro le
sue spalle.
Si
girò tempestivamente, trovandosi una mano nera dalle dita
spaventosamente
lunghe ed artigliate a salutarlo calorosamente:
«Babadook?
Con… lui?»
domandò perplesso
indicando Pennywise, che nel frattempo si era avvicinato ad entrambi ed
era
stato preso sottobraccio dall’altro.
«Io,
qui, con lui, proprio così: vedo che hai una vista acuta,
vecchio volpe che
riempie le proprie giornate di rasponi in solitaria!»
«Sempre
meglio dei tuoi, Dooky, che con quelle mani», il clown ne
prese una fra le sue
spostando leggermente la manica del cappotto nero, esattamente come
tutto il
completo ed il corpo «mi riduci l’uccello ad un
colabrodo ogni dannatissima
volta».
«Parli
tu, ah! Vogliamo parlare del fatto che non ricevo un pompino da tempi
immemori,
eh?», si girò verso Black «Dimmelo tu se
è normale, Pitch-Pitch, che un uomo
non possa nemmeno farsi fare un pompino in pace! Nemmeno
uno!» si lamentò
mentre quel sorriso che gli riempiva -letteralmente- mezza faccia non
mutava,
ma assumeva un’aria alquanto grottesca nel tentativo di farlo.
Pitch
era fisicamente presente e forse avrebbe pure tentato di rispondere se
avesse
potuto, ma con la testa era partito da un pezzo: iddio, si era
completamente
scordato che Pennywise e Babadook avessero una relazione seria da un
pezzo, lo
aveva completamente cancellato dalla sua mente, non era pronto ad
aggiungere i
drammi di due gay assassini che discutevano su seghe e pompini, per
chiuderla
in rima.
«Allora?
Vuoi degnarci della tua risposta o no, signorina color
cenere?»
«Eh?
Oh, sì, sì…», Pitch non
ricordava nemmeno più di cosa si stesse parlando, ma
tentò ugualmente di dire qualcosa.
«Come
sarebbe a dire “sì”? Secondo te
è normale che io non possa godermi un bel
pompino? Ma scherzi?!!» lo incalzò sorpreso e
infastidito, avvicinandoglisi al
viso e puntandogli addosso quei suoi occhi bianchi.
Seguirono
attimi concitati, durante i quali l’Uomo Nero faticava ad
evitare di sudare
freddo mentre lo sguardo dell’altro non gli si staccava di
dosso: Babadook era
un mostro ben più temibile di lui, Black ne era fin troppo
consapevole, e anche
se si nutrivano entrambi di paura quel demone avrebbe potuto piegarlo
ed usarlo
come spuntino in qualsiasi momento, al contrario dei poteri di Pitch
che su di
lui erano del tutto inefficaci.
«Guarda
che non è colpa mia se ho i denti così, non
possiamo permetterci il dentista e
lo sai bene! E poi devo mangiare i bambini: come faccio senza questi,
secondo
te?» intervenne Pennywise salvandolo involontariamente; il
pagliaccio si indico
gli innumerevoli canini dalle forme e dimensioni più
variegate all’interno
della bocca fin giù per la gola «E comunque fai
poco lo spiritoso, Dooky, che
tanto hai ben altro per compensare la mancanza di pompini, diciamo le
cose come
stanno».
«Tipo
quei tuoi capelli dall’improbabile color carota, che sono
proprio comodi da
afferrare quando te lo metto nel-»
«NON
MI INTERESSANO I DETTAGLI DELLE VOSTRE SCOPATE SELVAGGE!»
sbottò Pitch pestando
un piede per terra.
Calò
il silenzio.
Si
guardò a sinistra e destra, sotto i piedi e sopra la testa:
niente, non c’erano
via d’uscita che il Babadook non potesse raggiungere, e
nemmeno anfratti nei
quali Pennywise non si sarebbe infilato per cavargli gli occhi ed
usarli al
posto delle olive in due Martini.
Cristo,
le olive non le aveva nemmeno comprate, quindi l’ipotesi che
i suoi bulbi
oculari potessero fare quella triste fine era sempre più
probabile! E del resto
del corpo cosa ci avrebbero fatto? Non c’erano nemmeno dei
festoni o dei
segnaposto, per la riunione dei Malvagi Anonimi, forse avrebbero usato
il suo
intestino per ricavare i primi e le unghie per i secondi! E con la sua
pelle
avrebbero rattoppato le sedie sgualcite che aveva messo loro a
disposizione!
Pitch
era troppo preso a maledire il suo poco senso di interior designer per
preoccuparsi del fatto che Pennywise stesse accuratamente scegliendo un
coltello dal ceppo sul tavolo, come anche non stava notando la figura
di Dooky
che si ingrandiva sempre più esattamente come era accaduto
prima:
«Che
cos’è che hai detto, Pitch-Pitch? Che non ti
interessa ciò che dico?»
“Precisamente”,
pensò «Io non volevo dire questo, intendevo
che… che… che non mi interessano i
dettagli…» prese fiato, nemmeno riusciva ad
immaginare quei due intenti ad
inchiappettarsi in mezzo ai palloncini «sessuali,
ecco, quelli non mi interessano. No. NO».
«Perché,
tu hai qualcosa di meglio da raccontare, forse? Guarda che io
ti-»
«Ooooooh,
let it shiiiiiine, c’mon! Now
eeeeeverybody just sing alooooong, let theee sunshineee iiiiiiiiin!»
stonò
un individuo basso e grassoccio che entrò dalla porta
«Opeeeenyour heaaaart and leeeeet it
shiiiiiiiiine on in! Wheeeeen you
aaare loneeeeely, leeeeet it shineeeeeee ooooon!»
«Eccolo
signori! Eccolo!» urlò Pennywise lanciando in aria
il ceppo di coltelli dal
troppo entusiasmo, che ovviamente andarono a conficcarsi
nell’abito di Pitch
strappandone un lembo.
«Ecco
chi, Penny, eh?» Babadook sembrava sospettoso «Ne
riconosci la voce? Lo
conosci? Ci sei andato a letto insieme? Hai
un amante? HAI UN-»
«Osteria
numero ottanta, la mattina il gallo
canta! La mattina su più bello s’alza pure il mio
uccello!» intonò questa
volta una curiosa figura dalle fattezze femminili ma dalla voce
vagamente
mascolina, con corpo di donna e testa e zampe caprine
«Dammela a me biooondina!», afferrò
quella che doveva essere una
demonessa dai capelli color grano che le camminava vicino,
trascinandosela a
fianco e ficcandogli letteralmente la lingua in gola in qualcosa di
grottescamente simile ad un bacio
«Dammela a me moraaa!» e fece lo stesso
con un’altra succube, questa volta
dai capelli castano scuro.
La
scena non era abbastanza disagiata, no di certo, mancava giusto il
più basso
dei due -una sorta di grosso bulldog inglese dalla pelle liscia e
glabra color tortora
che schiariva verso la pancia rosa, con lunghe spine nerastre che
andavano dalla
fronte alla schiena fino alla massiccia coda da rettile- che si
avvicinava a
Pitch trotterellando e fischiettando nel mentre che spargeva petali
profumati
ai suoi piedi:
«Namastè,
fratello Pitch, pace e serenità a te e alla tua casa, pace
e…» lanciò in aria
una miriade di quei petali dando vita ad una cascata
«ammmore! Tanto amore!
Tantissimo!».
«Sì,
namastè pure a te, Nezahualcòyotl,
è un piac-»
«Ciucciacapre!
Si chiama ciucciacapre lui! Altro che Nezaqualcosa!»
intervenne la donna.
Pitch
scosse la testa dando mostra di uno dei tanti facepalm che prevedeva
avrebbero
riempito quella giornata: non bastavano Pennywise e Babadook che lo
mettevano
al corrente della loro difficoltosa quanto intensa vita sessuale, non
bastava
nemmeno il Chupacabras versione saggio indiano che spargeva fiori
-anche se per
quello sarebbe andato bene come damigella all’eventuale
matrimonio dei primi
due-, no, mancava pure Baphomet alias “Il Pappone
Infernale”.
Sì,
un lui, non una lei, anche se l’aspetto era quello di una
donna decisamente
prosperosa alla cui richieste indecenti difficilmente si sarebbe potuto
resistere, persino la testa di capra non stonava con il suo aspetto!
Nell’immaginario
popolare, Baphomet -uno dei tanti nomi con i quali era conosciuto- era
uomo e
donna al contempo, ed era finito per approfittarsi della situazione
dando
mostra delle sua abilità da mutaforma proprio in quel modo,
col suo seno al
vento e due chiappe da far invidia a Kim Kardashian, incorniciate da
due grandi
ali piumate che lasciavano intravedere la membrana sottostante:
blu-nerasta
una, rosata l’altra, esattamente come era striata degli
stessi colori pure la
pelliccia caprina che aveva su spalle e poi dai fianchi in
giù.
Pitch
si sentiva particolarmente potente in casa sua, o forse era solo troppo
deficiente per pensare a ciò che diceva:
«Baphomet
transessuale, ci delizi con la tua presenza, quale onore! Ti sei
davvero
scomodato dal caldo dell’inferno per venire nella mia topaia,
eh?»
«Certo
che sì, volevo vedere se avevi ancora il cazzo attaccato o
se si era consumato
per le troppe seghe, Black, lo sai che mi preoccupo per te»
lo spense senza
troppi giri di parole «anche perché non dimostri
interesse per nessuna delle
mie ragazze, il che è curioso considerando da quanto tempo
non vedi una vag-»
«Fiore
di loto! Si chiama fiore di loto!» intervenne il ciucciacapre.
«Io
ci sborro, nei fiori di loto, che si tratti di fiori o di vagine: come
si dice,
“in tempo di carestia ogni buco è
galleria”, per cui facciamo poco i delicatini
ed iniziamo a comportarci come dei bravi maestrini sofisticatini
laureati al
classico!»
«Con
la borsa LiVorno!» fece presente Babadook ridendo.
«Che
lo mettono dietro, ma non dietro dietro, dietro davanti!»,
convenne Pennywise.
«E
l’austriaco felice di sottofondo, puttanelle mie che non
siete altro!», concluse
il demone.
Nezahualcóyotl
stava ancora apparecchiando il tavolo con stuzzichini, bibite e alcol
quando
Baphomet ci conficcò dentro una delle sbarre metalliche che
costituivano una
delle gambe del letto di Pitch, prese i veli del baldacchino e se li
mise
attorno al corpo come se fosse una danzatrice del ventre.
Solo
che si stava dando alla lap dance.
Sul
tavolo col loro cibo.
“In
tempo di carestia ogni palo è un palco in cui
esibirsi”, probabilmente aveva
pensato quello.
Pitch
credeva di aver visto tutto, dopo l’austriaco felice di
sottofondo ed il
diavolo che stava strusciando il proprio corpo su un pezzo del proprio
letto
ormai collassato a terra, ma il peggio era iniziato quando aveva
afferrato una
baguette e -con l’aiuto di un Pennywise e di un Babadook incredibilmente
entusiasti-, ci aveva
sbattuto dentro le peggio cose disponibili: cetriolini, gamberetti,
salame,
crema alle nocciole, cipolline sottaceto, salsa burger e ketchup, e
infine
maionese, tanta maionese.
Tantissima.
Talmente
tanta che il Chupacabras -forse preso dall’entusiasmo, forse
strafatto di
cannabis, forse dopo aver sniffato un gelsomino- aveva afferrato due
tubetti
insieme e gliela stava versando addosso schizzando ovunque; Baphomet
non si
fece attendere: si strappò i veli di dosso e prese a
spalmarsi la maionese in
ogni posto disponibile, probabilmente pure dove altri demoni non
avevano posti
a dirla tutta, il tutto dando mostra delle proprie capacità
di deep throat
infilandosi per intero la baguette in gola e mimando un rapporto orale.
Con
una baguette che schizzava maionese e saliva e chissà
cos’altro ovunque.
Compreso
il viso di Pitch.
«No
eh, NO! Questo è troppo! TROPPO!»
scoppiò Pitch furibondo quando uno schizzo lo
colpì sulle labbra, avvicinandosi
al tavolo con i pugni stretti e un’espressione contratta in
volto «Questo non è
il tuo bordello, Baphomet, fai le tue porcherie altrove, che i bambini
in
Africa muoiono di fame e tu balli sugli antipasti! Non- ALLONTANA
IL TUO VIGOROSO MEMBRO DAI TACOS, IDDIO!».
L’altro
era perfettamente calmo, troppo impegnato a stringersi il seno fra le
mani unte
e bisunte perché potesse importargli qualcosa:
«Il
mio vigoroso quanto enorme membro demoniaco te lo consegno dritto nel
culo, se
non ti sbrighi a darmi la salsa al formaggio per i tacos»
rispose con
espressione severa puntandogli addosso quegli occhi che parevano
illuminati dal
fuoco degli inferi «te lo schiaffo dentro con posta
raccomandata e ti impalo
come un albero della cuccagna: così, guarda!»
afferrò una delle succubi, e con
tutta la nonchalance che solo il diavolo poteva avere, la fece piegare
in
avanti e la penetrò senza tante riserve o complimenti.
“Non
sta succedendo veramente, non stanno scopando sul tavolo dove ho vinto
la mia
prima partita a Risiko, NO”,
la
rassegnazione mentale di Pitch andava curiosamente a ritmo con gli
orgasmi fin
troppo rumorosi dell’altra.
Ormai
sull’orlo di una crisi di nervi, sperava che qualcuno notasse
il suo disagio
nell’assistere ad un rapporto sessuale sul tavolo dove da
lì a poco avrebbero
mangiato, eppure niente: erano davvero tutti troppo occupati ad
incitare
Baphomet e leccare via la maionese dalle sue corna di stambecco per
notarlo,
tutti troppo presi dalle perversioni di Halloween per fare caso al
padrone di
casa rassegnato e sconsolato.
“Questo
non è precisamente ciò che avevo
in mente per riunione del gruppo di supporto”,
pensò amaramente il re degli
incubi, e non poteva avere più ragione.
«Ehi,
Black!» lo chiamò Baphomet vedendo che si stava
allontanando «Vieni, avanti!
Unisciti anche tu, anziché nasconderti per smanettarti
l’uccello! Tanto c’è posto
per entrambi, vero, tesoro?».
«Oh,
sì, certamente mio signore! Non potrei essere più
felice di servirvi!» confermò
la succube bionda fra un gemito e l’altro «E
volendo c’è anche la mia collega, saremmo
liete di-» non fece in tempo a finire che il demone la
sollevò portandosela al
petto e ripetendo la scena dell’ambiguo bacio di poco prima,
ovviamente senza
interrompere l’intenso rapporto che stavano avendo.
«Allora?
Vieni o no? E non dentro un fazzoletto, ti prego, che magari finiamo
per usarlo
come tovagliolo senza volerlo!» inorridì Baphomet
mentre l’altra succube,
incitata dai cori da stadio di Babadook e Pennywise che gonfiavano
preservativi
nemmeno fossero palloncini, si unì a lui ed alla collega
iniziando a suggere il
seno del primo.
Per
quanto Pitch si considerasse un uomo decisamente più di
retto senso di quel
pappone infernale, per qualche istante pensò seriamente di
potersi concedere il
lusso di una sveltina: nessuno lo sarebbe venuto a sapere, i guardiani
no di
certo, sua figlia nemmeno, lui si sarebbe divertito come non faceva da
secoli,
e forse uscire dall’astinenza alla quale lo condannava quel
suo improbabile
naso gli avrebbe fatto bene ai nervi.
“Quello
che accade durante una notte di transessuali e mignotte, rimane nel
luogo dove
avviene la notte a transessuali e mignotte”, si disse
ingoiando la saliva:
nessuno sarebbe venuto a saperlo, nessuno in tutto il cosmo, solo lui,
quei
quattro disgraziati e le due succubi, nessun altro, doveva convincersi
di
questo!
Ed
a giudicare dal fatto che stesse malamente salendo sul tavolo per
accettare di
buon grado l’invito del demone, pareva essere riuscito a
convincersi per
davvero; Baphomet lo guardò compiaciuto:
«Ma
guarda un po’! Hai accettato per davvero di unirti a me per
una sana scopata,
nemmeno ci speravo!» esultò tutto contento con
espressione di seria sorpresa
mentre l’altro si accingeva a spogliarsi
«Aspetta-aspetta-aspetta! Qui ci vuole
il meglio del meglio!», disse congedando la succube mora, la
quale sparì in un
pentagramma comparso dal nulla sul pavimento come marchiato a fuoco
«Per la
prima ripassata dopo secoli che non vedevi nulla se non la tua mano
destra, una
vergine è il minimo che io possa offrirti in quanto tuo
vecchio amico! Non fare
complimenti, mi raccomando, che io ho solo merce
di prima qualità!».
Pitch
non sapeva bene cosa dire o fare, non sapeva se prendere lo
sverginamento di
una succube di Baphomet come un onore o un modo per dire “Ci
sai fare talmente
poco che giusto le vergini possono accontentarsi”, fatto
stava che dallo stesso
pentagramma di prima fece capolino l’ennesima signorina della
giornata. Notò
fin da subito che era nuova nel giro di Baphomet: si guardava intorno
impaurita
stringendosi nelle ali piumate -una vera e propria rarità
fra le succubi, che
solitamente le avevano membranose- dal tenue color rosa pastello
bordato
d’azzurro, gli occhi cerulei scuri nascosti da una cascata di
capelli magenta
spento dal quale facevano capolino due corna da cervo.
Gli
si avvicinò a piccoli passi su quei minuti zoccoli azzurri
che si ritrovava,
tremante e con la coda arrotolata intorno ad una delle gambe o zampe
che
fossero; Baphomet la saluto con un vigoroso schiaffo sulle natiche, dal
quale
la succube parve non essersi ritirata a stento:
«Tu
sei Farah, vero?»
«È
il mio nome, sì» rispose con un filo di voce quasi
impalpabile «sono la succube
vergine che avete richiesto, mio signore… l’unica,
a dirla tutta».
«Ah
sì? E com’è che non ti ho ancora
inaugurata, eh? Avresti dovuto dirmelo,
accidenti, ora dovrò lasciare tutto il divertimento a
Black!» si lamentò
scrutandone ogni centimetro, toccandola e strizzandola a destra e
sinistra
nemmeno stesse controllando una forma di formaggio a stagionare, un
formaggio
piuttosto a disagio dalla situazione però; le
levò gli abiti e la fece chinare
sul tavolo nonostante i tremori di protesta «Sentì
dolcezza, poche storie: sei
una succube, sei nata per essere lo svuotapalle di chicchessia, prima
volta o
millesima ora apri le gambe, stai buona e- TU
COSA STAI FACENDO ESATTAMENTE?!!».
Domanda
interessante: avrebbe voluto saperlo pure Pitch cosa stava facendo, e
invece se
ne stava lì in piedi con gli ormoni a mille, la voglia di
montare degna di uno
stallone ed il pene incastrato nella zip dei pantaloni.
Eh.
Nessuno
dei presenti osò proferire parola, persino Babadook e
Pennywise che stavano
tornando dalla cucina con in mano il bottino restarono impietriti
vedendo
quella scena al limite dell’assurdo: una succube nuda che
aspettava di perdere
la verginità, un demone transessuale col membro al vento ed
il re degli incubi
che armeggiava col in proprio, di membro.
Pitch
armeggiava, e armeggiava, e armeggiava ancora, armeggiava talmente
tanto che
alla fine l’happy ending era venuto da solo, letteralmente.
Risate
generali.
Baphomet
scosse la testa rassegnato, facendo ricomparire gli abiti addosso alla
succube
con uno schiocco di dita:
«A
quanto pare il tuo servizio non è stato necessario, Farah,
torna dalle tue
colleghe che oggi a quanto pare non è la tua giornata
fortunata, o sfortunata a
seconda dei punti di vista».
«Come
volete, mio signore» si congedò con un inchino
sparendo nel solito portale, e
se il demone fosse stato sufficiente vicino a lei mentre si allontanava
avrebbe
chiaramente sentito il suo sospiro di sollievo; l’altra la
seguì a ruota dietro
l’ordine del demone, che ormai riteneva l’atmosfera
fin troppo spenta per
continuare a profanare qualsiasi cosa che non fosse la
dignità di Pitch.
La
quale era andata a farsi sotterrare nel momento in cui Neza gli si era
avvicinato e gli aveva dato una mano a disincastrarsi
l’uccello: cristo, di
figure di ne aveva fatte anche troppe fino ad ora, per non parlare
della sfiga
assurda nell’essersi fatto sfuggire un’occasione
irripetibile come quella di
poter smettere di essere lo zimbello di tutti sul fronte sessuale! Era
come se
la sfortuna lo stesse perseguitando dall’inizio della
giornata, lo aveva
sentito chiaramente fin dal primo istante in cui aveva aperto gli occhi
che
sarebbe andato tutto di male in peggio, e infatti quella sensazione si
era poi
rivelata più che corretta.
Suonò
il campanello, di nuovo.
«Avanti:
è aperto, Babadook ha rotto la serratura», si
lamentò Black guardando in
cagnesco l’altro.
«Non
è mai
stata funzionante, quella serratura, altrimenti non sarei riuscito a
venire a
disegnarti i baffi ogni notte qualche mese fa».
«Eri
tu?» esclamò sorpreso chinando la testa
«Brutto figlio di-»
«Buongiorno
a tutti, scusate il ritardo ma stavo preparando i biscotti»
l’ingombrante figura
che entrò mostrò un cestino di vimini
«al cioccolato, alla cannella, ai cereali,
alla frutta candita, ci sono anche quelli vegani per
Nezahualcóyotl. Avrebbe
dovuto venire anche Moloch, ma aveva l’annuale apparizione
all’Owl Shrine del
Bohemian Grove e non poteva mancare, comunque vi manda i suoi
saluti».
I
presenti rimasero tutti un attimo interdetti a vedere il nuovo ospite
lì fermo
sull’uscio di casa, imbozzolato com’era nelle sue
immense ali nere avvolto
intorno al corpo a mo’ di mantello che lasciavano scoperta
giusto la testa, con
una delle quattro robuste braccia coperte da esoscheletro e pelliccia
che
reggeva un cesto pieno di dolci per quella benedetta riunione.
Non
che non si aspettassero il suo arrivo, quello era dato per scontato, ma
Pitch
in particolare trovava tanto strano quanto inquietante che non fossero
ancora
volate frecciatine come solito, specie da Baphomet! Iniziava seriamente
a
preoccuparsi della situaz-
«Osteria
della falena, c’è chi è stronzo e
chi fa pena! Ma chi poi porta la torta non ci passa dalla porta! Devi
mangiaaare di meeeno, o chiamo Nowzaradaaaaan!».
Come
non detto, appunto.
Mothman
si strinse ancora di più nelle ali, rintanando ulteriormente
la testa nella
voluminosa criniera -rigorosamente nera come tutto il corpo- che gli
poggiava
sulle spalle:
«Non
è carino fare battute sul mio peso…»
fece presente con un filo di voce mentre,
per la vergogna, tiro fuori altre due delle quattro braccia che aveva
per tirarsi
il pelo a coprire il volto «… io ero venuto qui
pensando di parlare dei miei
problemi e invece mi trovo davanti voi che…
che…», l’uomo falena a stento
tratteneva le lacrime «che mi prendente in giro
perché sono un po’
tondeggiante, ecco, ed io-»
«Tondeggiante?
Ci credo che il Silver
Bridge è crollato dopo che ti ci sei posato sopra, sei una
fottuta palla di
lardo e disperazione!».
«WOOOOOOOO!
Bruuuuuciaaa! 1 a 0 palla al centro, signori, Pitch Black spietato!
Spietatissimo!» commentò Baphomet tenendosi la
pancia dal ridere.
«Ai
tempi ero ancora magro» puntualizzò il povero
Mothman mentre evitava lo sguardo
altrui posando i biscotti sul tavolo «ero magro, lo ero anche
più di te a dirla
tutta, non è colpa mia se poi sono caduto in
depressione…», abbassò gli occhi
rossi che parevano brillare di luce propria sul suo stesso ventre
«questa è la
pancia di un bevitore di ansiolitici, mica di birra, lo sapete che sono
pure
astemio. Potreste evitare di ridere dei problemi altrui solo
perché voi non ne
avete, soprattutto se-»
«Noi
non ne abbiamo? Come no!» Baphomet prese a braccetto
Pennywise «Guardalo! Lui
non può farsi fare una sega in pace che si trova il cazzo
scarnificato! E lui,
ah!» toccò a Babadook «Lui ha lo stesso
problema, però con i pompini, anche se non
so se tu abbia idea di cosa siano perché avanti, chi ti
vuole? E non parliamo
di Black che qualche minuto fa è venuto mentre aveva la
minchia incastrata
nella zip dei pantaloni! Roba da non crederci!» concluse
sbracciandosi in modo
alquanto scenografico.
Si
mise davanti a Mothman con un’aria a metà fra il
perculìo e la sfida, si
avvicinò fino a quando non tocco col proprio petto la grossa
pancia dell’uomo
falena reggendo senza problemi il suo sguardo:
«Abbiamo
tutti dei problemi, Motty, altrimenti non saremmo qui oggi, non credi?» domandò
senza aspettarsi una
risposta «Siamo tutti dei miseri falliti, degli schifosi e
miseri falliti,
eppure non ci lamentiamo: affoghiamo i nostri dispiaceri
nell’alcol, nel sesso,
nei panini con cibi improbabili dentro, ma nessuno, nessuno,
si lamenta. Solo tu lo fai, e sai perché?» gli
girò
intorno, alzandosi sugli zoccoli per avvicinarsi
all’orecchio, o comunque dove
avrebbe dovuto esserci un orecchio «Perché
più che una falena sei rimasto allo
stadio di verme, ecco perché»
concluse Baphomet sorridendogli.
Fu
questione di attimi: le ali aperte e gonfie sulla schiena, la criniera
rizzata
come il pelo di un gatto ed una sottile fessura in mezzo al volto del
Mothman che
Pitch pregava non si allargasse ulteriormente, sapendo fin troppo bene
cosa ne
sarebbe seguito.
Di
storie su Mothman ce n’erano a bizzeffe, e la maggior parte
di esse
raccontavano tutte la stessa cosa: l’uomo falena che appariva
prima di un
disastro per preannunciarlo e poi spariva, una sorta di emissario
dell’apocalisse che agiva silenziosamente e non interveniva
mai, semplicemente
perché quello non era il suo ruolo; nessuno sapeva quanti
anni avesse
precisamente, ma alcuni sostenevano che fosse presente sin
dall’alba dei tempi,
persino all’estinzione dei dinosauri ed alla fine delle varie
civiltà che si
erano susseguite sulla Terra, svariate incisioni primitive raccontavano
di
quella che ai tempi passò per una divinità
portatrice di sventura.
E
purtroppo per Motty quella fama era sopravvissuta fino
all’attualità, ed
avrebbe continuato a farlo nei secoli dei secoli: c’era stato
un periodo oscuro
nella sua storia, un periodo in cui le raffigurazioni erano passate da
una
falena antropomorfa all’incarnazione del male più
assoluto dalla forma meno
umanoide e più da insetto, un mostro dalla spessa armatura e
dalle ali
traslucide formate da una miriade di grosse e affilate ali da libellula
a loro
volta, una creatura abominevole la cui bocca si apriva in mezzo al
cranio per
divorare solo gli dei sapevano cosa.
Tipo
Baphomet, il che non sarebbe affatto stato male.
Il
demone aveva un’espressione indecifrabile, non si capiva se
avesse paura di
Mothman o se invece si divertisse a provocarlo e vedere fin dove poteva
arrivare, fatto stava che Nezahualcóyotl era comparso fra i
due e stava tirando
nervosamente ed insistentemente lo strascico dell’ala
dell’uomo falena ed il
pelo dell’altro:
«State
spargendo energia negativa per tutta la casa di Black, voi due,
smettetela
immediatamente di battibeccare prima che il suo ch’i venga
irrimediabilmente
compromesso! Guardate che poi vi trascino a lezione di feng shui per
risistemare tutto eh!».
La
minaccia funzionò eccome, per fortuna, Pitch tirò
un sospiro di sollievo
vedendo che erano riusciti a posticipare l’apocalisse;
Baphomet e Mothman si
diedero un ulteriore sguardo:
«Sei
grasso, comunque».
«Come
se non lo sapessi…» rispose amaramente
l’altro infossando la testa nella
criniera di nuovo, ormai sull’orlo di una crisi di pianto.
Il
diavolo gli diede una pacca sulla spalla «Però
almeno tu puoi dimagrire, mentre
Pitch quella faccia da stronzo se la tiene tutta la vita, se qualcuno
non gli
paga una rinoplastica. Eh, Pitchy?».
«Una
rinoplastica e pure una falloplastica, che con quel mozzicone di
sigaretta che
ha in mezzo alle gambe ci combina ben poco!», intervenne
Pennywise ridendo
nemmeno fosse un intenditore di membri, il che non era così
improbabile data la
frequentazione con Babadook.
«Per
l’amor dell’anticristo, una falloplastica! UNA
FALLOPLASTICA!» Baphomet non
riusciva a trattenersi dal ridere, era stato come se avesse avuto
un’illuminazione
che gli impediva di smettere «E da dove prendono la pelle per
fargli un cazzo
nuovo, dal buco del culo? In questo bisognerà allargarglielo
in qualche modo,
bisogna pur dargli una mano!», si girò verso
Mothman, evidentemente imbarazzato
dai discorsi «Eh, tu puoi andar bene, sei il candidato
perfetto guarda!».
«C-candidato
p-pe-perfetto?...».
«Ma
sì, ma sì!», prese la mano
dell’uomo falena e quella di Pitch «Forza, morra
cinese».
Pitch
lo fissò confuso e indiNNNiato, per dirla alla cinquantenni
su Facebook: non
voleva nemmeno sapere cosa avesse in mente, non voleva assolutamente
saperlo,
specie perché quando si trattava di Baphomet
c’entrava sempre qualcosa di
sconcio. Sempre.
«Carta…»,
iniziò Mothman.
«Forbice…»,
continuò l’uomo nero.
«Sasso!»,
dissero infine insieme.
Il
demone osservò il risultato compiaciuto ridacchiando:
«Forbice
contro carta, ha vinto Motty!» esultò tutto
contento schiarendosi la voce «Osteria
numero cinque, c’è chi perde e
c’è
chi vince! Ma chi perde caso strano se lo trova dentro l’ano!
Dammel-»
«MA
VAFFANCULO!», gridò Pitch dandogli
un pugno sulla spalla, più sconvolto e rassegnato di quanto
fosse stato fino a
quel momento.
«Culo?
Qualcuno ha parlato di culo?»
«No,
Penny, non per te, hai già il tuo fidanzato che ci pensa
quando non uccidete
bambini per bere un Bloody Mary nel loro cranio: io cercavo di
convincere Pitch
a verificare se la mia teoria su Mothman fosse corretta, e
cioè se in chissà
quanto tempo di solitudine avesse accumulato abbastanza
sbor-»
Il
campanello suonò una terza volta, segno che a quanto
sembrava erano tutti molto
desiderati; da una parte Black si sentiva sollevato, almeno quel penoso
teatrino a sfondo sessuale di Baphomet era stato interrotto, ma
dall’altra
aveva paura a scoprire chi fosse adesso.
Per
Baphomet quella fu un’occasione d’oro per sfoggiare
le proprie doti canore:
«Con
quest’acqua e con il vento chi è che
bussa al mio conveeentooooo?».
«Ciulala
là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al
pra’!», ci fu il coro di tutti gli altri.
«State
zitti un attimo, che se qualcuno parla non lo riesco a sentirlo a causa
del
vostro continuo gracchiare!», gli intimò
l’uomo nero mentre si avviava ad
aprire «State buoni un-»
«È
una povera vecchierella che si vuole
confessare!».
«Ciulala
là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al
pra’!».
«Non
lo so, non ho ancora aperto la porta, ma vi farò sapere
appena lo faccio: ora,
se voi gentili signori volete scusarmi, dovrei-»
«Tentazione
dell’anima mia mandatela via,
mandatel-»
«Osteria
del gallo d’oro, il più stronzo è
chi fa il coro! Ma il più stronzo della lista è
colui che fa il solista! Stai
zitto Baphomet o ti spacco il culo, stai zitto Baphomet
ollalàààà!»
rispose
Pitch di tutto tono battendo il demone sul tempo, ed a giudicare da
come si zittirono
tutti aveva funzionato eccome quella sua improvvisa presa di posizione.
Quando
finalmente riuscì ad aprire la porta, si trovò
davanti una donna alta e dai
capelli di un rosso arancio acceso, esattamente come gli occhi, il
corpo
stretto in una divisa da corriere che nulla aveva da invidiare
all’abbigliamento
delle succubi del re degli inferi: avrebbe dovuto informarsi su quale
impresa
mandasse le proprie dipendenti a consegnare pacchi in reggicalze,
qualcosa di
ancora più mini di una minigonna e crop top che sembrava un
corsetto, il tutto
rigorosamente di pelle nera.
Aveva
fra le mani un pacco, ma da quel che ricordava non aspettava proprio
nulla da
Amazon:
«Ehilà!»
lo salutò entusiasta lei esibendo un sorriso come pochi
altri ne aveva visti
fino ad ora, accompagnando il saluto alzando la mano e agitandola.
Non
si sapeva se Pitch fosse più occupato a guardare nella
scollatura, a decifrare
quell’espressione dietro al suo
“Ehilà” che aveva un qualcosa di
perverso o a
trattenersi dal non venire di nuovo come l’ultima volta,
fatto stava che finì
per apparire spaventosamente goffo:
«Ehm,
buong-»
«Ehilà!»
Baphomet lo scansò di violenza prendendo il suo posto,
squadrando la nuova
arrivata da capo a piedi lisciandosi il pelo «Visto? E tu che
non volevi aprire!
È una giovane peccatrice che si
vuole
confessare!», l’illuminazione canora non
poteva essere più azzeccata «E
cosa diciamo noi alle giovani peccatrici?».
«Ciulala
là! Ciulala là! Ciulala in mezzo al
pra’!».
Avrebbe
voluto sprofondare sottoterra, se non ci fosse già stato: i
loro cori andavano
bene finché erano fra di loro, per quanto squallidi ed
estremamente disagiati
potevano pure avere un senso intanto che rimanevano confinati in quelle
riunioni che avvenivano solo una volta l’anno, ma andare da
una donna e dirle
che si ha intenzione di ciularla in mezzo a un prato avrebbe potuto
costargli
una denuncia per molestie sessuali!
Cercò
di ristabilire l’ordine come poteva, il che non era affatto
semplice
considerando che il povero Pitch combatteva da solo la propria
battaglia:
«Sono
mortificato, non era mia intenzione permettere che quegli individui
fossero
così sfacciati, mi permetta di scusarmi per il loro
comportamento: sono anziani
e soli, la sanità mentale li ha abbandonati da un pezzo, e
purtroppo sono pure
fin troppo arrapati» disse Black mentre, cercando di fingere
un clima di
normalità, si accingeva a prendere il pacco, firmare e
mettere fine a quella
patetica sceneggiata «senta, ma sa per caso a chi
è intestato? Non ricordo di-»
«Stringi
forte il mio cordone che ti do
l’assoluzione!» convenne Baphomet
indicandosi le parti intime e, per dirla
alla sua schietta quanto squallida maniera, “uscendo la sua
possente minchia
castigatrice di demoni”.
«Uh-uh!
Volentieri!» rispose la donna di tutto punto afferrandogli per davvero il membro e stringendolo
come se stesse stringendo una
mano per presentarsi.
Gelo.
Tutti
avevano un’espressione a metà fra il sorpreso e lo
sconvolto in volto, Pitch in
particolare che credeva di trovarsi in un qualche brutto incubo dove la
gente
dava corda a Baphomet anziché denunciarlo, era tutto troppo surreale per essere vero: si
sarebbe svegliato da un momento
all’altro, ne era assolutamente certo, si sarebbe svegliato e
trovato alla
mattina seguente, anche all’inizio della giornata gli sarebbe
andato bene,
almeno si sarebbe finto malato come solito e non avrebbe aperto a
nessuno.
Si
strofinò gli occhi una volta, due, poi una terza: erano
ancora tutti lì.
Ci
provò di nuovo, questa volta dandosi pure dei pizzicotti in
volto: niente, non
era cambiato assolutamente nulla.
Passò
alle maniere forti ed iniziò a darsi schiaffi in faccia:
finalmente! Si guardò
intorno incredulo: erano tutti spariti, persino la tipa delle consegne
non
c’era più: era un sogno, era stato tutto un
bruttissimo sogno, alla buon’ora
che fosse finalmente finito!
Tutto
contento e con la serenità in volto, Pitch
rientrò in casa fischiettando ed una
sensazione di essere libero addosso come non la provava
dall’inizio di
quell’assurda giornata; tutto gli sembrava più
bello, adesso: il suo antro buio
sotterraneo finalmente libero da ospiti indesiderati, il campanello
silenzioso
com’era sempre, i suoi incubi che trottavano per la stanza
con ghirlande
intorno al collo, il resto dei colleghi ormai riunito nelle sedie
disposte a
cerchio del gruppo d’ascolto, la nuova arrivata seduta in
braccio a Baphomet
che pareva avere un autocontrollo delle erezioni maggiore del suo.
No.
No,
dai.
NO.
Era
tutto inutile, non se ne sarebbe mai liberato, MAI.
Decise
di rassegnarsi e avviarsi dagli altri, che nel mentre sembrava stesso
amabilmente conversando del più e del meno come se fosse un
vecchio gruppo di
amici: sconosciuti, mai visti prima e sessualmente depravati, almeno la
maggior
parte, più amici di così si moriva! E intanto
tutti se ne fregavano di lui, che
aveva anonimamente preso posto su una delle sedie e si limitava ad
osservare e
ascoltare le altrui conversazioni:
«Ma
no, non mi dire, sei davvero tu? Il Mothman delle foto del Silver
Brige? Non ci
credo che sei sul serio qui davanti a me, sono una tua grande
fan!»
«Una
f-fan… m-mia?», l’uomo falena pareva
sorpreso.
«Sicuro!
A dirla tutto dal vivo sei un po’ più cicciottoso
di quanto ricordassi in foto»
notò la rossa inclinando la testa, poi fece spallucce
«ma è tanto meglio così,
in effetti: sembri morbido da usare come materasso ad acqua, ed hai
pure le ali
come copertina!» si alzò nonostante le proteste di
Baphomet che, porello, si
era abbassato ad invidiare quel caso umano -o mostruoso insomma- di
Mothman,
verso il quale l’altra si era avviata.
«Eccallà!
Comoda comoda proprio come immaginavo!» constatò
soddisfatta una volta sedutasi
sulle ginocchia di Mothman, poggiando la testa sul suo petto morbido e
abbracciandolo nemmeno fosse un pupazzo gigante.
Per
l’imbarazzo e la gioia di vedere qualcuno che non lo
insultava, Motty infossò
la testa nella criniera strizzando gli occhi e coprendosi il volto con
le
antenne piumate, persino le ali avevano emesso un lieve fruscio mentre
gli
tremavano dalla felicità; ovviamente, la donna non
poté non notare una scena
tanto adorabile, specie perché essendoci seduta sopra
riusciva a sentire i
gorgoglii entusiasti dell’altro:
«MA
AAAWWWWW! Ma sei tenerissimo! Sembri un raviolo ripieno di
ammmore!» osservò
con vocina stridula, tirando fuori un’espressione simile ai
proprietari di cani
quando ne incontrano uno per strada e perdono ogni dignità
«Senti, me lo fai un
autografo, eh?» chiese la rossa prendendo una penna dalla
tasca della sua
divisa e dandola alla sua nuova poltrona.
«Oh,
ehm, va b-bene, se ci tieni tanto …»
accettò lui di buon grado, del resto non
era qualcosa che gli capitava tutti i giorni; fece per scrivere, ma
notò che
non aveva nulla su cui farlo «Hai per caso un foglio o
qualcosa sul quale io
possa-»
«Fai
pure qui senza problemi, figurati!» lo rassicurò
slacciandosi parte del
corsetto come se fosse la cosa più naturale del mondo,
invitando l’uomo falena
ad autografarle direttamente il seno.
Questa
volta non fu Pitch a scuotere la testa basito, ma Baphomet che non
poteva e non
voleva credere a quella scena: Mothman era sfigato per principio, non
potevano
capitargli gioie di quel calibro, proprio a lui poi che probabilmente
una donna
nemmeno sapeva come fosse fatta! Era lui il pappone, il signore delle
succubi
che gestiva bordelli come si gestiscono le poste: era un vero e proprio
spreco
mettere davanti a quella farfalla troppo cresciuta tanta carne senza
che
sapesse cosa farsene, sarebbe stato capace di prenderci il
tè insieme e basta!
E BASTA!
Sarebbe
pure intervenuto volentieri, se ne avesse avuto l’occasione,
ma non ebbe
nemmeno il tempo di protestare che vide la penna posarsi inesorabile
sul seno
della donna senza troppi indugi:
«A
chi devo dedicarlo?».
«Sam
Hain, ma un batuffolino piumoso, caldo e morbidoso come te
può chiamarmi Eve
Hallows se preferisce: piacere mio!» gli offrì la
mano per poi stringerla
energicamente «E mi raccomando, firma come Motty il
Raviolino: suona taaaaanto
bene, sì, il raviolino ripieno dell’apocalisse
è assolutamente perfetto!».
«E-ehm,
temo che però così la scritta sarà
piuttosto lunga» le fece notare lui esitando
qualche istante «non so se mi sta solo qui, nel senso
che-»
«Datti
una mossa a firmare, che la signorina dovrà pur tornare al
proprio lavoro, non
ha mica tutto il giorno per stare qui a disquisire su che punto delle
tette
devi firmargli» si mise in mezzo Baphomet, evidentemente
seccato perché l’altro
gli aveva rubato il ruolo di poltrona «Sai
com’è: qui c’è gente che ha
un
lavoro vero, anziché
starsene
appollaiato sui ponti col proprio peso piuma, per cui non ha certo
tempo da
perdere, lei!»
«Oh,
in realtà ce l’ho eccome: mi sono licenziata
qualche minuto fa, nessun problema
quindi! E direi che possiamo risolvere velocemente pure per dove
firmare!» rassicurò
tutti togliendosi direttamente il corsetto e restando bellamente col
senso al
vento, data la mancanza di un reggiseno «Ora lo spazio basta,
vero?».
«S-s-suppongo
di s-sì… sì…»,
Mothman si sbrigò a fare quel benedetto autografo e
sparì prima
di subito nel suo bozzolo nero di ali e pelo, non si sapeva se per
l’imbarazzo
o per masturbarsi, ma Baphomet era ampiamente convinto della seconda
opzione.
Specie
perché la stava già mettendo in pratica lui nei
bicchieri altrui.
Tutta
contenta ed emettendo urletti entusiasti, Eve si rivestì-
per modo di dire,
considerando quello che aveva addosso!-, si alzò e
prese a girovagare fra una
sedia e l’altra, scrutando i presenti come se per fosse tutto
parte di un
curioso gioco delle cui regole solo lei era a conoscenza:
«Ehi!
Una domanda! Cosa state facendo esattamente? Queste sedie messe a
cerchio
sembrano il circolo degli alcolisti anonimi, e considerando!»
ridacchiò
ballettando e saltellando come una bambina il giorno di Natale
«Scoooommetto
che l’ubriacone
èèèèèè…
lui!», indicò Pitch che sospirò
annoiato.
Lo
guardò pensierosa qualche istante per schiarirsi le idee
«… No, mi sa di no,
con quel naso potrebbe piuttosto essere uno sniffatore seriale, anche
se come
imbuto potrebbe essere comodo!».
«Sì,
per travasare le damigiane di vino, però!»,
Baphomet ne approfittò per lanciare
una delle sue solite frecciatine.
«Sicuro!»
convenne lei «Magari però potrebbe avere una
qualche utilità a letto, dicono
che gli uomini col naso grosso siano particolarmente dotati!».
«No,
guarda, con lui» indicò Pitch con una delle ali
«fai proprio un buco
nell’acqua: è perché sei arrivata da
poco, ma prima stavo giusto offrendo al
gentile signore una delle mie succubi -vergine, fra l’altro,
renditene conto!-
con la quale passare una piacevole giornata ma niente, gli si
è-»
«NON
DIRLO!» gli intimò Black minaccioso
scattando in piedi, le mani serrate a pugno.
«“Gli
si è" cosa, eh? Dai dai dai, non tenermi sulle
spine!» insistette invece
la donna.
«E
invece gli è incastrato il cazzo nella zip dei pantaloni, e
questo non è il
peggio! Il peggio è stato quando è venuto in
tempo record mentre se lo smanettava per
disincastrarsi!»
«Hai
presente il mozzicone di una sigaretta quando rimane solo il filtro?
Ecco, ora
immaginalo che va a fuoco: quelle erano le condizioni del pene di
Black!»
spiegò diligentemente Pennywise versandosi del rum nel
bicchiere, ignaro della
presenza dell’altrui seme.
Hallows
iniziò a ridere a crepapelle trattenendo a stento le lacrime
nell’immaginare la
scena, faceva ancora più sbellicare la sua risata che il
disagio del pene del
re degli incubi, e giustamente ora che ne stavano parlando tanto valeva
approfondire:
«Spero
almeno che non siate messi tutti come lui, che altrimenti la vedo dura
combinare qualcosa di soddisfacente per entrambe le parti!»
finse di disperarsi
ridendo lei, anche se buona parte dei presenti non aveva dato troppo
peso a
quel “combinare qualcosa”;
Baphomet,
invece, aveva inteso fin troppo bene il punto in cui
quell’allusione stava
andando a parare, e non poté fare nulla se non cavalcare
l’onda che gli si era
appena presentata:
«Ovvio
che no, solo Pitch è quello mozziconedotato! Persino il
ciucciacapre è messo
meglio di lui, ed è indicativo della situazione!»
rise di gusto indicando Nezahualcóyotl.
Al
vederlo, ad Eve si illuminò il volto nuovamente:
«Ma
avete pure un cagnolino! Ma quanto è tenerello puuuureee
luuuuuui!» squittì
prendendolo in braccio come se non pesasse nulla, dato che le
dimensioni simil
bulldog lo permettevano «Ma ciao! Ma sei bellissimo! Le tue
pieghette sono così
moooooorbideee!» constatò con gli occhi luccicanti
mentre lo strizzava
incurante degli spuntoni che aveva sulla schiena.
«Grazie,
gentilissima!», il chupacabras fece un breve inchino con la
testa lasciando che
Eve lo riempisse di carezze e bacini proprio come si fa con i cani,
sempre
perdendo la propria dignità si intende, lasciando che la
donna lo portasse in
giro con sé lanciandolo in aria e facendogli le pernacchie
sulla pancia
ricavando risate per entrambi.
Leggende
narravano che quella dovesse essere una riunione più o meno
seria dove tutti
avrebbero dovuto discutere dei propri problemi e disagi mentali, ma i
fatti
erano davanti agli occhi di tutti: assassini psicopatici che si
sfregavano
addosso i palloncini per dare la scossa agli altri, gente che sborrava
nell’alcol, corrieri che si facevano autografare le tette,
pseudo canidi che
giocavano all’aeroplanino e Pitch che era l’unico
rimasto vagamente sano di
mente, motivo per cui decise di prendere in mano la situazione.
Si
alzò mettendosi al centro del cerchio di sedie nemmeno
stesse per fare un
qualche rituale per evocare Baphomet, poi si schiarì la voce
per attirare
l’attenzione degli altri; ci volle un po’ per
riuscirci ma alla fine ce la fece
per davvero, anche se ormai sentiva la gola bruciargli per lo sforzo:
«Credo
che ci siamo tutti divertiti a sufficienza, quindi passerei al motivo
per cui
siamo tutti qui oggi» enunciò senza venire
interrotto, il che era talmente raro
che ne approfitto subito «A turno, ognuno dica il proprio
nome e descriva come
si sente, poi-»
«Di
merda come sempre, Black, come vuoi che ci sentiamo se stiamo passando
del
tempo in questa topaia buia anziché essere a scopare,
eh?», intervenne Baphomet
accavallando le gambe annoiato mentre contemplava un gamberetto
impanato «Siamo
tutti dei falliti, i fatti sono questi, per cui faremmo bene a
rassegnarci e
ciao, puttane e droga per tutti!».
L’uomo
nero mantenne la calma «Bene, vedo che vuoi iniziare tu a
parlare, ti
ringraziamo tutti per il tuo coraggio nell’esporti!»
«Cosa?
Io non ho intenzione di-»
«Grazie,
inizia pure».
«Questa
me la paghi, mozziconedotato, o non sono il diavolo in
persona!» giurò vendetta
con gli occhi che fiammeggiavano, rassegnandosi subito dopo al dove
mettere in
scena quello stupido teatrino «… Sia maledetto
l’anticristo, perché accidenti
sono venuto qui lo so solo io…» si chiese a bassa
voce, poi si decise «Ciao, mi
chiamo Baphomet».
«Ciao,
Baphomet», risposero tutti in coro.
«Sono
qui solo perché sapevo che ci sarebbe stato cibo e alcol
gratuito, per nessun
altro motivo: non me ne fotte assolutamente nulla di voi minchioni
dalla miccia
corta, ma nemmeno per sbaglio proprio, per quanto mi riguarda potete
anche
continuare a piangere nella miseria ed io resterò qui col
cazzo in mano a smanettarmelo
e sborrare sul vostro cadavere. Ah, una cosa: Mothman, sei un pezzo di
stronzo,
non si fotte la donna degli amici, vattene a fare in culo!».
«Hai
finito?», domandò Pitch; l’altro
annuì: «Molto bene, Baphomet, ti ringraziamo
per la tua testimonianza: è stata molto, ehm…
colorita, ecco».
«Grazie,
Baphomet», si alzò di nuovo il coro.
«Ma
andate a
fare in culo, nessuno escluso!» concluse il demone preferendo
spostare la
propria attenzione ad una bottiglia di scotch invecchiato che
iniziò a bere
direttamente a canna.
Il
re degli incubi finse di non vederlo, tutto ciò a cui era
interessato ora era
mettere fine a quella tortura il prima possibile e senza ulteriori
entrate
sceniche o comiche al limite della sua soglia di sopportazione del
disagio;
questa volta si girò verso l’uomo falena:
«Visto
che il nostro amico Baphomet ti ha tirato in mezzo vuoi essere tu il
prossimo a
parlare, Mothman?»
«I-io?
Oh, se proprio devo…» l’uomo falena
venne colto di sorpresa, ma sapeva la
procedura da seguire e si limitò a fare quello
«Ciao, mi chiamo Mothman… o
meglio, mi hanno sempre chiamato così, pero non so se i miei
genitori mi
abbiano dato un nome, un nome vero intendo… non so nemmeno
se ho dei genitori o
se ne ho avuti, a dirla tutta… accidenti, non conosco manco
me stesso, sono un
completo disastro, sono un-»
«Ciao,
Mothman», si affrettarono tutti a dire prima che iniziasse un
qualche noioso
monologo.
L’altro
sembrò rimanerci piuttosto male, ma ormai era talmente
abituato ad essere preso
in giro che nemmeno ci faceva più troppo caso:
«Sto
ancora cercando un inquilino per l’appartamento che ho a
Point Pleasant, nella
Virginia occidentale, ma nonostante i tentativi nessuno vuole vivere
insieme a
me e dividere le spese: ha due camere, è un bilocale non
molto grande, però è
un posto carino e accogliente, davvero» raccontò
sconsolato girandosi i pollici
«pulisco casa, cucino, lavo i piatti, stiro e conosco
svariati giochi di carte,
non penso di essere un cattivo compagno
d’appartamento… e invece nessuno mi
vuole, nessuno, credono tutti quanti che io porti solo sfortuna, ma non
è così!
Io mi limito ad apparire prima di un disastro, non sono io che li
provoco! Io-»
«Certo,
come no, ti crediamo guarda.»
«Baphomet,
ti prego: abbiamo ascoltato in silenzio la tua testimonianza, quindi
sei
pregato di fare lo stesso con quelle altrui, grazie», lo
rimproverò Pitch
zittendolo «Hai altro da aggiungere, Mothman?»
«No,
nulla, ho detto tutto, grazie per avermi ascoltato… e
sopportato, soprattutto
quello, non sono molti quelli che lo fanno volentieri, specie ora che a
causa
della depressione sono diventato…» si
guardò la pancia in lacrime senza
continuare la frase «… comunque grazie,
davvero».
«Grazie
a te per la tua disponibilità, Mothman, vero
signori?»
«Grazie,
Mothman», convennero tutti, tranne Baphomet che rispose con
un meno pacato
“Grazie al cazzo” come di suo consueto: proprio non
si capiva da dove
provenisse tutto quell’astio verso quella povera creatura, ma
probabilmente era
solo frutto della considerazione che il demone aveva
dell’uomo falena, e cioè
di un insetto sia in senso figurato che letterale.
Per
quanto, a ciò che si vedeva dai disegni degli antichi sui
muri, c’era ben poco
da prenderlo per il culo, a Motty, ma il signore degli inferi pareva
non
volerci fare troppo caso.
Venne
il turno di Pennywise, il quale era impegnato a preparare
l’ennesimo panino
della giornata a Babadook per tenerlo buono, il quale osservava il
complesso
procedimento appollaiato sullo schienale della propria sedia:
«Ciao,
mi chiamo Pennywise».
«Ciao,
Pennywise».
«Il
mio problema principale sono i bambini, lo sono sempre stati ma
attualmente le
cose stanno precipitando… letteralmente, dato che viviamo
nelle fogne, ma
questi sono dettagli» dichiarò spremendo il
tubetto di maionese sul pane,
l’altro che applaudiva impaziente di mangiare
«vedete, il punto è questo:
c’è
stato un tempo in cui i bambini erano prede facilmente avvicinabili da
un
mostro pieno di risorse come lo sono -o meglio ero- io, erano talmente
abituati
ad accontentarsi di poco che bastava una barchetta per convincerli ad
avvicinarsi a sufficienza per divorarli, bei tempi quelli. Ma
oggi…».
Fece
una pausa durante la quale si rabbuiò in volto:
«Ah,
oggi! Delle barchette non gliene frega più niente di niente,
nemmeno dei
videogiochi, e non parliamo delle caramelle che fra
un’allergia e una corrente
alimentare che va di moda e l’altra non se ne esce
più! Ho dovuto ripiegare su
cose ben più costose, smartphone soprattutto, e questo mi ha
ridotto sul lastrico!»
la sua voce apparve incrinata dalla frustrazione «Ogni giorno
esce un modello
nuovo ed io cerco di stare al passo, ma mi trovo sempre e comunque con
cellulari inutilizzati e invendibili perché fuori moda, e
questo va avanti
ormai da più di un drammatico anno!»
tuonò tremante tenendo la mano al
compagno, che nel mentre si preoccupava di consolarlo come poteva
«È umiliante
per un serial killer doversi limitare ad essere un cereal killer
davanti a
Netflix…»
«Che
comunque non abbiamo nemmeno più, dato che non possiamo
permettercelo»,
puntualizzò Babadook con la delicatezza di un elefante in un
negozio di
porcellane.
Improvvisamente,
l’ideona del secolo venne ad Eve:
«Abbonamenti
ai siti porno!» gridò alzando un pugno al cielo,
gesto che pure il chupacabras
imitò entusiasta.
Il
clown la guardò con l’eyeliner che colava
«C-come?».
«Ma
sì! I porno piacciono a tutti, figurati i ragazzini arrapati
di oggi che lo
infilano nell’aspirapolvere: alzi un attimo la fascia
d’età che ti interessa
mangiare -ma nemmeno troppo, che questi giovani sono sempre
più prematuri!-,
offri loro un abbonamento Premium a siti porno dove ci passano giornate
a
segarsi e bingo!» lanciò in aria petali colorati
aiutata da Nezahualcóyotl «Ti
costerebbe meno di comprare loro un cellulare nuovo ogni giorno,
avresti una
clientela più varia e, soprattutto, poi potresti pure
goderti il loro
abbonamento con tuo fidanzato!» enunciò la sua
teoria con convinzione.
E
il problema era che aveva pure senso, nel suo essere estremamente
disagiata.
Commosso,
Pennywise lasciò che fosse Babadook a parlare al posto suo,
o meglio ad offrire
ad Eve metà del suo panino come ringraziamento.
Per
l’ennesima volta in quella giornata, Pitch Black era rimasto
interdetto davanti
a quella scena al limite dell’assurdo: quella donna non si
era solo presentata
alla sua porta nonostante lui non l’avesse mai vista, non
solo aveva
conquistato la simpatia di tutti i suoi compagni di sventura in una
manciata di
minuti -alla faccia di lui che ci aveva impiegato tempo immemore-, no,
ora
risolveva pur i problemi quasi involontariamente! Era qualcosa di
curioso,
incredibile e inquietante allo stesso tempo!
«Uh-uh!
Io! Io! Vorrei provarci pure io!» iniziò a
sbracciarsi Hallows facendo
ballonzolare Neza nel mentre, troppo impegnato a bere succo di
barbabietola -la
sua alternativa vegana al sangue- per lamentarsi «Daaaaaai,
posso parlare pure
io al circolo degli alcolisti anonimi? Per favoooreeeee!»
chiese a Pitch
prendendo posto sulla sedia vuota del chupacabras; inizialmente Black
era
decisamente contrario al farla parlare, considerando le boiate che
aveva tirato
fuori, ma si sentì particolarmente magnanimo vedendo
l’effetto positivo che
aveva avuto su Pennywise, così le fece cenno di proseguire.
La
rossa si schiarì la voce:
«Ehilà!
Mi chiamo Sam, o Eve se volete!»
«Ciao,
Sam o Eve che tu sia».
«Vediamo,
cosa posso dire… ah, sì! Non ho idea di come sia
finita in mezzo a questo covo
di uomini e creature con gli ormoni a mille ai quali servirebbe una
bella
seduta da uno psicologo, oltre che un’urgente scopata,
però ragazzi miei siete
maledettamente divertenti! E pesare che io non sono nemmeno un
corriere!»
«Ah
no?», Pitch pareva sorpreso.
«No!
No! Ho la faccia e l’abbigliamento da corriere, secondo
te?» domandò ridendo «È
che mi serviva un passaggio a casa, Halloween è un giorno
mooooolto impegnativo
sul fronte lavorativo per me e l’ultima cosa che volevo fare
era arrivare
tardi, per cui ho preso una piccola scorciatoia… finendo
qui, a quanto pare».
Baphomet
le passò la cesta con le sfogliatine di gambero
«Non dirlo a me, guarda: sono
qui ad ascoltare le lagne di questi disgraziati quando a casa mia,
quaggiù»
batté un piede sul terreno «mi aspettano i
più grandi festeggiamenti dell’anno:
fiumi -letteralmente- di alcolici sconosciuti ai mortali, le
più variegate
sostanze esistenti per dare un aiutino a
chi ne ha bisogno e sesso, tanto
sesso, una cosa che questa gentaglia nemmeno conosce!».
Prese
la ciotola con la salsa al formaggio e ci intinse un intero tacos,
sbrodolando
ovunque:
«Succubi,
incubus, ancelle, schiave e creature varie, tutte alla mia corte per
soddisfare
me e di miei ospiti: si va avanti a scopare per giorni, e giorni, e
giorni, a
volte settimane, forse mesi, non ho mai conosciuto nessuno che si sia
messo con
un calendario in mano a farci caso. Il tempo è relativo
dalle mie parti, per
cui non c’è una durata fissa ai festeggiamenti
della notte di Ognissanti, ci
importa solo e soltanto di divertirci nemmeno fossimo alle feste dei
college
umani» raccontò con sguardo sognante, che
però si spense poco dopo «E invece
eccomi qui: patetico, vero?».
Il
modo in cui Hallows si infilava in bocca una manciata di sfogliatine
alla volta
senza ritegno alcuno disturbava Pitch, che a furia di sentirgliele
scrocchiare
sotto i denti avrebbe avuto una crisi di nervi di lì a poco:
«Eccome! Poveretto te che sei obbligato a stare qui, fossi in
te me ne sarei
già fuggita alla scena del pene nella zip!», ci
pensò sopra qualche minuto
«Aspetta-aspetta-aspetta: ma tu sei obbligato a stare qui
oppure no? È come la
libertà vigilata per possesso di droga dove devi frequentare
per forza di cose
le riunioni dei tossicodipendenti anonimi, oppure potresti andartene
quando
vuoi?» domandò incuriosita.
Baphomet
venne preso alla sprovvista dall’osservazione della rossa:
appunto, chi glielo
faceva fare di stare lì a sorbirsi quella lagna infernale?
Per quale diavolo di
motivo non era ancora andato via? Nessuno lo obbligava a restare, era
da prima
che voleva levare le tende ma era rimasto non si sa a fare cosa:
interesse
verso uno di quei casi umani? No, non gliene fregava assolutamente
nulla.
Voglia
di avere degli amici? Figurarsi, avrebbero pure potuto morire tutti e
lui li
avrebbe spediti a pulire le latrine dopo i festeggiamenti del giorno di
samhain, a quegli individui senza speranza!
Era
seriamente preoccupato per loro? Affatto. Anzi, tanto meglio se
qualcuno
l’avesse fatta finita, ci avrebbe guadagnato un servo in
più.
Come
poteva non averci pensato prima?!!
Il
signore dei demoni balzò in piedi dalla sedia come preso da
un’illuminazione,
si avviò verso Eve gettando malamente
Nezahualcóyotl a terra e, per dirla
esattamente come l’avevano vista i presenti, le
ficcò la lingua demoniaca in
gola fino alle viscere in un bacio appassionato pieno di riconoscenza;
la donna
non si era tirata indietro, tutt’altro, pareva esserselo
goduto pure più di
quanto facessero le succubi normalmente!
«Tu
sei un fottuto genio, un genio!» le disse entusiasta
staccandosi, poi si girò
verso il resto del gruppo alzando il medio su entrambe le mani
«Andate a
fanculo tutti, disperati casi umani che non siete altro, fottetevi voi
e la
vostra riunione del cazzo: me ne vado, ho di meglio da fare che stare
qui ad
ascoltare le vostre misere e disastrate vite! I salatini infilatevi su
per il
culo, che io ora su per il culo altrui devo andare ad infilarci il mio
vigoroso
membro!»
Pitch
era allibito «Tu non-»
«VAI
A FARE IN CULO PURE TU! SOPRATTUTTO TU!» gli urlò
contro Baphomet per poi, con
un gesto plateale delle ali che si schiusero in tutta la loro
grandezza, evocare
sotto il tavolo un pentacolo fiammeggiante dal quale provenivano versi
ed urla
strazianti.
Inutile
dire che venne tutto inghiottito da quella mostruosità, era
come se si fossero
improvvisamente aperte in mezzo alla stanza delle sabbia mobili e
queste
avessero trascinato all’inferno -letteralmente, considerando
il soggetto- tutto
il lavoro di una giornata insieme all’entusiasmo che aveva
portato: nulla di
quel tavolo era stato risparmiato, nemmeno i panini di Babadook che
infatti lo
guardava ancora sconvolto, sembrava che persino quel minimo clima di
tranquillità fosse stato disfatto insieme a tutto il resto.
Compresa
la misteriosa scatola, poggiata anch’essa sul tavolo: nessuno
avrebbe mai
saputo cosa contenesse, nessuno nei secoli dei secoli, sarebbe stato un
segreto
che il mondo si sarebbe portato nella tomba.
Baphomet,
finalmente entusiasta come non mai, si incamminò sculettando
verso il portale
per la sua dimensione nella quale fare ritorno dopo tanto fastidiose
lagne
altrui, poteva già sentire il calore degli inferi scaldargli
quella tremenda
giornata; arrivato sull’orlo della voragine che vorticava su
se stessa
lanciando fiamme e grida, si voltò guardando Eve Hallows e
allungando una mano
verso di lei sorridendogli:
«Posso
averti come ospite alla mia umile festa, bellezza?», propose
senza indugiare.
“Non
accetterà mica l’invito di uno sconosciuto, ma va,
non sembra il tipo di
persona da fare una cosa del genere”, si disse Black: che il
sovrano dei demoni
si sarebbe messo a fare casini a destra e sinistra lo aveva
già messo in conto
fin dall’inizio, sebbene non credesse potesse arrivare a
tanto, ma di sicuro
non avrebbe trovato una complice con tanta facilità, si
trattava per sempre di
uno sconosciuto! Non avrebbe mai-
«Volentieri,
deahman! Grazie per
l’invito!»
rispose lei tutta contenta accettando la sua mano senza indugiare
nemmeno un
attimo.
“Promemoria:
smettere di riflettere e parlare da solo, che tanto non ci azzecco
nemmeno così
e succede tutto il contrario”, Black lo aveva almeno ammesso
a se stesso.
Ormai
i due stavano per varcare la soglia fra il mondo terreno e quello
governato da
Baphomet, ma non prima che si rivolgesse un’ultima volta
verso i colleghi, o
meglio gli sconosciuti che mal aveva sopportato per troppo tempo:
«Oh,
comunque ho sborrato negli shots e pure nella maionese: è
Halloween, per cui… scherzetto!»,
poi sparì in compagnia di Hallows inghiottito dal pentacolo,
che svanì subito
dopo lasciando i segni del marchio del diavolo incisi a fuoco sul
pavimento ed
un acre odore di zolfo.
Conati
di vomito e gente che rimetteva l’anima sul pavimento furono
i suoni che
accompagnarono la riunione per tutto il resto della sua durata: nessuno
aveva
voglia di dire nulla, probabilmente non esistevano nemmeno parole
adatte a
commentare l’accaduto o il modo in cui si sentivano i
presenti rimasti, pieni
solo di un profondo senso di amarezza: Pitch Black chinò la
testa scuotendola
mollemente: se quelli erano i risultati dell’ospitare le
riunioni del gruppo di
supporto dei Malvagi Anonimi, allora mai più avrebbe messo a
disposizione la
sua abitazione in futuro. Mai più.
Mothman
improvvisamente ebbe un fremito alle antenne, come se avesse appena
avuto
un’idea assolutamente necessaria a vedere il bicchiere mezzo
pieno alla fine di
quella giornata:
«Guardiamo
il lato positivo: recenti studi sullo sperma hanno evidenziato tracce
di molti
nutrienti come magnesio, sodio, zinco, calcio, potassio e vitamina B12,
forse Baphomet
voleva solo darci una mano per stare in form-»
Pitch
gli lanciò una scarpa prendendolo in fronte: mai
più riunioni.
Mai
più.
_________________________________________________________
Angolino
dell’autrice
Buon
Halloween a tutti! :D
È
un po’ che non mi faccio sentire ma ehi, una one shot per
questo giorno DOVEVO
tirarla fuori: incredibilmente lunga e disagiatissima, ma è
pur sempre qualcosa
e spero proprio che possa paicervi, se vi va di farmelo sapere
è tutto ben
accetto :)
Oh,
ringrazio anche Eve Hallows per la presenza e l’aiuto col
titolo (capitemi, è
gaelico scozzese quello) che si è trasferita per
l’occasione qui da me anche se
appartiene a _Dracarys_,
senza che lei
lo sapesse ovviamente :’D
Vi
lasciò un’immagine che rende l’idea
dell’aspetto di Baphomet e della succube
Farah, che pure se qui non fa niente di che è uno dei miei
personaggi preferiti
perché è tanto carina <3
Alla
prossima!
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