N.B. I fatti
raccontati non sono accaduti realmente (e solo la rielaborazione di un
mio sogno), i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di
lucro.
Maybe it wasn't just a nightmare
Un urlo agghiacciante.
Uno sparo.
E poi il silenzio.
Frank venne svegliato da quel tacito rumore assordante, il
ronzio sinistro dell’aria lo perforava
dall’interno. Si voltò subito alla sua
destra per istinto e un brivido lo percosse, quando si
ritrovò a fissare un
cuscino stropicciato e lenzuola sgualcite.
Sospirò per cercare di calmarsi, di fermare le sue mani che
tremavano troppo nervosamente.
Non riuscendoci si alzò di scatto e infilò le
ciabatte che
aveva sistemato prima ai piedi del letto, pelose e a forma di coniglio,
per poi
scendere le scale e raggiungere il piano inferiore della sua abitazione.
“G-Gerard.” chiamò, spaventato nel buio
del suo corridoio, non
percependo nessun segnale
che l’avvertisse
della presenza del suo fidanzato.
Procedette a tentoni per qualche passo, prima di raggiungere
l’interruttore ed accendere la luce.
C’erano cocci disseminati per il pavimento e i mobili non
erano più al loro posto, addirittura alcuni erano per terra.
E la finestra del
soggiorno era spalancata, lasciando entrare un’aria gelida.
Ladri, non c’era altra spiegazione.
Delle macchioline scure sulla moquette verde però,
attirarono l’attenzione del ragazzo. Seguì il
breve percorso che tracciavano,
per poi posarsi una mano sul petto, rischiando di svenire.
“Gee!” urlò avvicinandosi subito a
quello che ormai era solo
il cadavere del suo ragazzo.
Era disteso a pancia in giù e Frank gli accarezzò
la schiena
scuotendolo dolcemente ma si ritrovò a toccare solo un pezzo
di carne, non era
più qualcosa di vivo.
Carne fredda e cruda.
Il viso dell’altro stava annegando nelle lacrime, annaspando
tra un singhiozzo e l’altro.
“Amore…”
La sua voce era solo un labile sussurro smorzato dal suo
respiro. “Gerard…”
Si decise ad afferrarlo per le spalle e, con un po’ di
fatica, lo girò dall’altra parte per poi fissare i
suoi due specchi verdi e
immobili, assenti. Frank si soffermò però su
quello che era il petto, ora
ridotto a una macchia rossastra, informe e appiccicaticcia. Non aveva
mai visto
così tanto sangue in vita sua e quell’abbagliante
rosso scuro lo affascinava in
modo sinistro.
Gli accarezzò una guancia, una delle poche parti del suo
corpo che aveva conservato il suo candore e poi scese, fino a
insanguinarsi le
mani. Si sporcò per bene, percependo una scossa elettrica
sempre più acuta
partire dalle terminazioni nervose dei polpastrelli e sentì
la voglia
impellente di ridere.
Si alzò in piedi, guardandosi intorno, per poi decidere di
andare in bagno e darsi una pulita. C’era odore di morte
ovunque, misto al
putrido.
Salì di nuovo le scale macchiando anch’esse con le
sue
ciabatte a forma di coniglio, che ormai erano inzuppate di sangue. Era
strano
vedere quell’ammasso divertente di pelo, rovinate da qualcosa
che era tutto,
tranne che innocente.
Arrivato nel corridoio del piano superiore lo percorse tutto,
fino a raggiungere il bagno. Aprì la porta lasciandoci
un’impronta e si lasciò
abbagliare dal lucentezza delle piastrelle bianche.
Voglio che il mio
bagno sia bianco.
Gerard aveva deciso che fosse così, e Frank
l’aveva
accontentato. Del resto aveva deciso tutto lui, toccava un
po’ anche al
maggiore dei due.
Raggiunse il lavandino con passo cadenzato, trattenendo un
ghigno.
Posò le mani sulla ceramica, anche questa bianca ovviamente,
e poi ci posò lo sguardo, prima di gettare un urlo. Le
portò davanti agli
occhi, per poi guardare il loro riflesso nello specchio, contorcendosi
dal
terrore.
Non aveva le dita.
Cristo non aveva più le dita!
Si erano sciolte, si erano raggrinzite fino a diventare
polvere e sparire. Ora aveva solo dei brandelli, consumati dal sangue.
Era il sangue di Gerard a consumarlo, a scioglierlo come
acido.
Continuò a guardarsi allo specchio, a fissare quella
superficie cristallina che rifletteva lo scempio che stava diventando.
Senza dita, con la pelle nera là dove c’era il
sangue, come
un enorme ematoma.
Gridò ancora una volta, sperando che solo questo bastasse a
far tornare tutto come prima. Non avrebbe mai dovuto toccarlo.
Si coprì il volto con quello che era rimasto delle sue mani
per poi sentire due sfere che cadevano pesantemente sui suoi palmi.
Erano
viscide, e questo fece sì che cadessero a terra.
Erano i suoi bulbi oculari.
Piccoli come due palline da golf roteavano sul pavimento
mentre la vista di Frank era del tutto oscurata. Del sangue colava
dalle due
cavità che prima occupavano i suoi occhi.
Urlò, un urlo che fece rabbrividire lui stesso.
Non era la sua voce, non aveva più nemmeno quella.
“Aaaaaaaah!”
Frank si svegliò di scatto, guardandosi intorno. Il sudore
freddo
della fronte gocciolava lungo le tempie, facendolo rabbrividire.
Si guardò le mani e poi si toccò il viso, per
assicurarsi
che fosse tutto apposto. Poi si voltò, per controllare che
Gerard dormisse
tranquillamente al suo fianco.
Fece un sospiro di sollievo, quando vide la sua massa di
folti capelli neri spuntare dalle lenzuola.
Un fruscio però lo fece voltare dall’altra parte,
e il
ragazzo notò un’ombra scura disegnata sulla porta.
Forse non era solo un sogno.
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