Salve!
Di nuovo qui, con una shot nata in velocità… Ho fatto
una cosa diversa da ciò che faccio di solito. Sono partita da Blaise per
arrivare a Draco e ho “manipolato” un po’ la
personalità di Hermione ai fini della storia. Perdonatemi per aver tradito le Dramione... Spero vi piaccia.
Non
vi resta che leggere…
Era di notte che
lui usciva allo scoperto, quando poteva stare solo e fare ciò che voleva. Di
solito una sigaretta prendeva posto fra le sue labbra
nelle sere in cui si concedeva una libera uscita, ma questa sera nemmeno quella
era degna di un suo movimento.
I capelli neri gli
ricadevano sugli occhi e sulla fronte, bagnati e gocciolanti. Non si curava
della pioggia che cadeva, né si era preoccupato di calare il cappuccio sugli
occhi. Ormai la pioggia era diventata parte di lui, parte
di quel profumo che sentiva sulla pelle, quello di cui non riusciva a
liberarsi.
Non riusciva a
togliersi dalla testa quel sorriso, quei capelli, quegli occhi, quel color
miele, la sensazione delle di lei ciocche fra le mani.
Scosse la testa il giovane Serpeverde.
Odiava ridursi in
quello stato di debole consapevolezza, quella consapevolezza
che fa male e che nascondi, che distrugge e che ti nutre.
E nel suo lento
incedere Blaise Zabini formulava questi pensieri,
mentre la pioggia scivolava sul suo volto. Pensieri freddi, sentieri mai
percorsi, come una goccia che si insinua perversa,
oltre il viso, oltre il collo, percorrendogli il petto fino ad infrangersi da
qualche parte, assorbita forse dalla stoffa della camicia.
Forse una fuga
quella che sta facendo, un lancio nel vuoto senza speranza di essere salvato.
Non riusciva a sopportare il suo odore nella propria camera, nemmeno sa come
lei riesca ogni volta a giungere sino a quel luogo.
Ma Blaise Zabini ha imparato che non bisogna mai mettere limiti ad una Grifondoro.
Si, perché è una Grifondoro quella che
periodicamente si infila nel suo letto, lasciando quell’odore, ormai maledetto,
fra le lenzuola. Quell’odore dolce ma allo stesso tempo pungente. È come quando
bevi un alcolico, brucia ma è quello il piacere che vuoi da lui. Quel caldo
bruciante che scende dalla tua gola lasciandoti poi una sensazione di felicità,
di inebriata serenità, offuscando sempre più i tuoi
sensi mentre l’alcool continua a viaggiare, mentre aggiungi alcool su
alcool. Qualcuno gli disse che ci sono
due motivi per cui ubriacarsi, sebbene egli sapesse che non c’era niente di
nobile in esso. Ricorda ancora il tono che aveva quel qualcuno mentre gli
rivelava il suo dogma: “O sei molto felice, o molto, molto depresso”
Blaise Zabini non era mai stato così felice da esagerare, o forse
se ne era reso conto troppo tardi, a serata finita,
quando con Malfoy si ritrovavano fuori da stanze con lenzuola sconosciute, dopo
essere stati con donne sconosciute. Lo sguardo complice che si scambiavano mentre veniva sistemato il nodo della cravatta o
chiusi gli ultimi bottoni della camicia. No, non poteva essere felicità
quell’effimero momento di pace e complicità, attimo in cui si concludeva quello che con il tempo avrebbero considerato uno
sbaglio…No, non poteva essere quella la felicità…
Poi arrivò lei e
nessuno fu in grado di farlo ragionare, sebbene egli si fosse sempre distinto
per la sua razionalità. Ma neanche quella giovane
donna che lo aveva riempito di entusiasmo era riuscita a renderlo felice. Ogni
volta che la sfiorava assomigliava sempre di più ad un
orizzonte perduto. Ed era perduta ogni volta che con le guance ancora accaldate
si girava verso di lui. Quando con fragili mani richiudeva la sua camicetta
recuperando quell’aria da studentessa modello che sicuramente non era stata fino a quel momento. Quando prendeva la porta e se ne
andava.
Lo aveva portato
alla tristezza, ma Blaise non era depresso, non del
tutto, non ancora.
Ogni volta che lei
usciva dalla porta pensava che l’avrebbe potuta riavere
presto e spesso si ritrovava a contare i giorni che mancavano alla loro
prossima notte insieme. Abitualmente erano due le notti al mese in cui lei
entrava in quella camera e alcune ore dopo ne usciva portandosi via l’odore del
sesso e lasciando là dentro, sulla pelle del giovane uomo, il proprio.
Certo, feste e incontri
vari che potevano essere organizzati erano scuse buone per un nuovo incontro,
per una nuova ventata della sua fragranza, per avere
di nuovo il suo calore vicino, il suo profumo impresso nelle lenzuola.
Zabini si era ritrovato a volere di più. A
volerla, tutta colpa di quel profumo che portava con se,
che aveva la sua pelle. Ripensò al sapore che aveva quella chiara pelle e un brivido gli percorse la schiena. Freddo o eccitazione?
Forse entrambe,
sommate al dolore, a quel dolore sordo che aveva messo a
tacere da un pezzo. Era ormai un anno che si torturava in quel modo. Ma lei non ne voleva sapere.
Le aveva parlato,
in uno dei rari momenti in cui erano entrambi seri e soli. Le aveva detto che
la voleva solo per sé, le aveva detto che lei era speciale. Ma prima che egli
potesse dirle che l’amava l’aveva fermato, gli aveva
detto che non poteva permetterselo, non poteva avere ora una storia seria con
lui, un Serpeverde, un Mangiamorte.
Ricordava bene le
parole di quella ragazza “non posso, non posso” quasi lo stesse ripetendo al
fine di convincere anche se stessa “accontentati dell’odore del sesso”
Hermione Jane Granger ha un
modo tutto suo di sorprenderti, credetemi.
Certo non poteva
dire che non fosse appagante o travolgente.
Semplicemente avrebbe voluto poterla vedere fuori da
quella camera che ormai era satura del suo profumo, avrebbe voluto prenderla per un braccio in un corridoio e rifugiarsi a
baciarla in un’aula temporaneamente vuota, avrebbe voluto molte altre cose…
Ma non sarebbe mai stato possibile.
L’acqua era
diventata ormai un tutt’uno con quel corpo che si era seduto nella sua veste
nera sotto ad uno degli alberi nel giardino del
castello. Un altro dei posti in cui avrebbe voluto portarla un giorno.
Scosse la testa
cercando di cacciare via almeno quest’ultimo pensiero, ma ottenne solo
l’aggiungersi di qualche goccia proveniente dai suoi capelli a quelle che già
si trovavano al suolo.
Aveva ragione
Draco, stava diventando un inguaribile romantico, ma per lei… Per lei avrebbe
fatto di tutto.
Tirò su la manica
del braccio destro così che la poggia prendesse anche quel marchio che vi era impresso. Ma Blaise dubitava che sarebbe
stata capace anche solo di scalfirlo, figuriamoci, neanche aveva tolto
l’odore di quella donna. Blaise era uscito dalla camera che la grifona aveva abbandonato solo poche ora
prima per lasciarsi dietro quell’odore di cui erano irrimediabilmente
impregnate le lenzuola, ma la pioggia non aveva potuto molto contro quella
costante nei suoi pensieri.
Povera pioggia,
Blaise Zabini aveva preteso da lei molto più di
quanto ella potesse fare. L’acqua si limita a
purificare, ma come può farlo con qualcuno che in fondo non voleva essere
purificato?
Perché nel profondo
del suo animo il giovane Serpeverde non voleva realmente scordarlo, anzi l’avrebbe
voluta ancora fra le sue braccia, con il suo profumo.
Ciò che faceva più male era che non l’avrebbe mai potuta avere…
Fu perché era
immerso in tali pensieri che non si accorse che la pioggia gli aveva portato
una nuova folata del di lei profumo… non si accorse
che anche Hermione Jane Granger era lì quella notte, almeno finchè non se la
ritrovò davanti.
“Blaise” un
mormorio, che suona come un sibilo alle orecchie di colui che
risponde a quel nome. Troppo è il tempo che ha aspettato che lei lo
pronunciasse al di fuori di quelle
mura.
“se devi dirmi un’altra volta che mi devo accontentare, evitalo Granger” freddo
risponde chiamandola per cognome, ma è ancora troppo vivido il solco lasciato
dai pensieri fatti finora.
“No” risponde lei.
I capelli, ormai fradici come quelli del giovane, le ricadono ai lati del viso.
Blaise vorrebbe dirle che è bella anche così, ma non lo fa.
Con aria stanca
dice invece “Cosa vuoi Hermione?” esasperato da tutto
ciò che la implica, indebolito dalla tortura mentale che si è stupidamente auto
inflitto.
“Draco”
diretta, non aveva senso fingere ancora. Era lei che si stava
accontentando. Si stava accontentando del mare, dell’oceano degli occhi di Blaise quando voleva il ghiaccio, il freddo polare di
quelli di Draco.
Abbassa gli occhi colpevole. Quando il silenzio diventa
troppo pesante alza lo sguardo per scontrarsi con il mare in tempesta, “e che
tu smetta di piangere” gli sussurra dolcemente passandogli una mano sulla
guancia.
È vero, non se ne
accorto, ma piange. Forse è colpa della pioggia che si è audacemente mescolata
con le sue lacrime. Appena avverte il tocco di lei
vorrebbe abbandonarsi, ma non lo fa. L’orgoglio riemerge dalle profondità in
cui si era smarrito e con lui anche la razionalità sta tornando.
“Piantala
Granger” è un ordine quello pronunciato dalle labbra di Zabini, un ordine categorico a cui non si può disobbedire.
E la Granger
sposta la mano dal suo volto.
Lui si alza e si
scosta. Lei non ha il coraggio di reagire.
“sei una troia
Granger” gli sputa in faccia, ma dopo alcuni minuti passati immobili vi
aggiunge un sussurro “ma l’avrai” .
La Granger ebbe
Malfoy, e Draco ebbe la Granger. Blaise Zabini
realizzò il sogno proibito di entrambi.
Ma lui si accontentò dell’odore del sesso…
Elli
Vi
chiedo poco tempo. Solo lo spazio per chiedervi gentilmente di lasciare una
recensione.
Per
ringraziare tutti coloro che hanno messo le mie storie
tra i preferiti, recensito e letto quelle precedenti. E un
grazie grande grande a coloro che leggeranno e/o
recensiranno questa storia. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate,
perché ho inserito un Blaise molto introspettivo ed
una Herm un po’ inusuale.
Infine
vorrei ringraziare la persona, che sperò leggerà, che
mi ha detto una frase che ho inserito nella shot.
Grazie di esserci, di farmi ridere, di sostenermi e sopportarmi.
Un
abbraccio a tutti