Dolce Malinconia

di Jyushi
(/viewuser.php?uid=929951)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ciao a tutti! Mi presento, sono Jyushi e nonostante sia qui su EFP da due anni è la prima volta che pubblico qualcosa. O meglio è la prima volta che scrivo qualcosa! Questa sera guardavo le lucine alla finestra e sono stata ispirata. Ho scritto i primi due capitoli e ho più o meno una visione generale della storia. Di Sasunaru ne ho lette tantissime, spero di essere all'altezza di tutto, di non aver commesso troppi errori e di incuriosirvi un po'. Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete consigli da darmi. Buona lettura :)      

"Tutti possono essere tristi, ma la malinconia resta l'appannaggio delle anime superiori"                                                                                                                

Sulla finestra le lucine danzavano festanti creando giochi di luce, aldilà solo il buio della strada con qualche raro lampione ad illuminare la via. Sasuke fissava le luci che gli trasmettevano una sensazione di dolce malinconia. Sì, per Sasuke la malinconia era dolce. Non era tristezza vera e propria, piuttosto il potersi crogiolare in una tristezza senza causa. Anche nei suoi sentimenti era pigro.  Da qualche parte aveva letto questa frase “Tutti possono essere tristi, ma la malinconia resta l’appannaggio delle anime superiori” e ovviamente si era ritrovato d’accordo. Sasuke non era pieno di sé, non era arrogante o borioso semplicemente aveva contezza che le sue capacità intellettive erano superiori alla media. Ciò comportava una bella dose di noia. Era spesso annoiato dalla gente che lo circondava, non lo stimolava in alcun modo il rapporto con i suoi coetanei, anzi più tempo passava e più diventava insofferente alle dinamiche sociali in cui si trovava coinvolto. Quando era al massimo dell’esasperazione spesso si rinchiudeva in casa rifiutando qualsiasi contatto. Dopo un po’ capiva che anche una mente come la sua sarebbe impazzita lasciata a se stessa. L’uomo è un animale sociale, del resto. Possibile che tra 7,5 miliardi di persone non ce ne fosse una che non lo annoiasse? Con questi pensieri il giovane rampollo degli Uchiha si rotolò (neanche fosse un gatto) sotto le coperte e si addormentò quasi ipnotizzato dalla danza delle lucine.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3727098