pairing:
llya/Gaby { gallya };
Napoleon/Illya { napollya }; Napoleon/Illya/Gaby { napogallya }
warning:
het; slash; threesome;
violence; mention of abuse; h/c; pre-movie & post-movie;
I personaggi appartengono agli
aventi diritto.
_____________________________
Nella neve camminano gli angeli
_____________________________
I.
La neve
non è mai stata neve nei suoi ricordi.
Ha il
colore del piscio e il sapore rancido di sangue marcio.
Odora
di vomito – come quello schifo che chiamano infanzia – e quando
l’intero gulag si riveste di quella merda, il Natale (e il giorno
dopo e quello dopo ancora…) lo si festeggia spalando sino alle luci
grigie dell’alba o finché tovarishch Morozov [1]
non sceglie tra loro la sua nuova puttana.
{
non urlare, non piangere, non muoverti, l’inferno sa sempre come
afferrarti }
Brucia
ogni cosa che tocca, perfino le lacrime.
Nei
ricordi di Illya, la neve non c’è.
II.
La neve è un cadavere deforme ammucchiato ai lati del campo. Non la
vede (guarda) da anni.
Marcia coi compagni intorno alla struttura.
Un giro. Dieci giri. Cento giri. Centonovantatre.
Centonovantaquattro. Centonovantacinque.
I piedi sono pezzi di legno tagliati dagli scarponi e le dita gonfi
mattoncini di pelle strappata, intorpidita intorno al fucile.
Centonovantasei.
Qualcuno crolla nelle retrovie. Lui avanza – centonovantasette,
centonovantotto… – rifiuta la resa; il disonore già scava tombe
nel giardino della sua famiglia.
Centonovantanove.
Continua a trascinarsi avanti; resiste, come neve sporca in estate
sul ciglio della strada.
Duecento.
Nell’addestramento di Illya, la neve seppellisce il suo passato.
III.
La neve dei suoi giorni a Mosca è immacolata.
Illya stringe i pugni e le ginocchia picchiano sull’asfalto. Ingoia
grumi di sangue da un labbro spaccato, ma la schiena è ancora
dritta. Incassa senza rispondere. Incassa senza spezzarsi.
Oleg lascia sfogare le reclute – non è la prima volta, il figlio
d’un traditore è un traditore a sua volta, finché non impara dov’è
il suo posto.
«Agenty, dostatochno. [2]»
A un suo cenno c’è silenzio.
Illya si rialza. La neve ancora bianca da far male agli occhi e lui,
invece, così sporco.
Nella carriera di Illya, la neve è la sua mèta.
IV.
La neve
cela la porta d’acciaio oltre cui hanno trascinato Gaby.
Nyet! [3]
Non
urla Illya, lo fa il resto – il sangue in ebollizione, i
muscoli contratti, la mascella serrata. Ogni cellula grida e si
scaglia contro quella porta.
I
capillari si spaccano, la pelle si lacera, ma l’acciaio si piega
sotto i suoi pugni. È una macchina da guerra di carne e ossa che
carbura odio e paure. Tante da non aver spazio per altro (paura
di fallire, dell’esilio, della Siberia) da non poterne accettare
ancora – Gaby ferita, imprigionata, spaventata.
Nyet!
Negl’incubi di Illya, la neve si tinge di rosso.
V.
La neve
è uno schiaffo gelido in cui annaspare dopo la sparatoria.
La
manciata schiacciata in faccia fa riaffiorare umiliazioni cucite
sotto vecchie cicatrici, ma quando occhi azzurri (mare in
tempesta e cielo iracondo) si spalancano, Napoleon non si pente
d’averlo colpito.
«Ne va
del tuo prezioso orgoglio, Peril. Resisti o non potrai restituirmi
il colpo.»
Illya
ringhia. L’orgoglio, sì, brucia, ma lui trema intorno a dita che
scavano nell’addome. Dentro. A fondo.
Una
frustata di dolore, una pallottola estratta e la voce di Napoleon
morbida come neve – resta con me.
Nelle
missioni di Illya, la neve lo tiene vigile.
+
La neve è un tappeto compatto in cui atterrare malamente.
Illya cade – un abete reciso, dritto, pesante. La sorpresa (per la
spinta di Napoleon) ha rimosso ogni lezione di judo.
«Fermo così, Peril!» Napoleon lo schiaccia a terra, lo tiene per i
polsi e fa cenno a Gaby che ride – ci sono campanelle argentate in
quella risata, c’è una dolce malignità nel farsi attendere.
«Solo perché questo voglio vederlo anch’io» chioccia lei e
raggiunge le caviglie del russo.
Illya potrebbe (facilmente) liberarsi: un pugno alla mascella
dell’americano, una calciata alle mani della tedesca; sarebbe sopra
di loro, feroce. In cima, lontano dal fondo in cui galleggia la
merda.
Le dita di Napoleon, però, cercano l’intimità dell’intreccio e, nel
trovarla, giocano con lui. Le braccia vanno su, giù, su...
Le mani di Gaby s’infilano moleste sotto i pantaloni, raggelando la
pelle. Le gambe s’allargano, si chiudono, larghe, chiuse…
La neve diviene tela e lui pennello.
Sbuffa quando l’aiutano ad alzarsi. Forza la presa; Gaby urla,
Napoleon protegge (stupido) la cravatta.
Atterrano al sicuro, sul petto d’Illya. Contro le loro bocche,
affonda il sorriso.
Sotto di loro un disegno deforme, tempestato d’impronte.
Durante gl’inverni con Gaby e Napoleon, nella neve camminano
gl’angeli.
[ 100w x 5 + 200w ] |
[1] tovarishch
Morozov = compagno Morozov
[2] Agenty,
dostatochno = Agenti (del KGB), basta così
[3] Nyet! = No!
La vedete quell'ultima
parte del prompt, in cui c'è scritto "fluff e cioccolata"? Ecco,
facciamo che ce ne dimenticheremo tutti, perché questa flashfic (che
poi è più una raccolta di drabble tutte collegate, ma tant'è) è ben
lontana dall'essere allegra, figurati fluff. Però c'è la
neve, c'è tanta, tanta neve!
Mi piacciono le 5fic+1 e tra prompt e Illya ero così ispirata che,
beh, ne è uscita una montagna di neve e angst di cui nemmeno mi
sorprendo così tanto. C'è Illya, suvvia, è l'angst vivente
quell'uomo (oltre ad essere molte altre cose, coff), l'h/c l'hanno
praticamente inventato per lui. E, a proposito di comfort: la
threesome. Nonostante la mia otp rimanga la napollya, quei tre
insieme sono un team, mi piacciono e funzionano - quindi perché
separarli?
Un ultimo appunto va alla prima drabble e ad un'infanzia passata in parte nei gulag (è un mio headcanon, che infatti viene accennato anche in un'altra fic e probabilmente lo manterrò ovunque io parli dell'infanzia di Illyabear XD) - esistevano infatti gulag dedicati alle famiglie dei prigionieri politici, generalmente ai ragazzi orfani, che non è il caso di Illya, ma voi accettatelo lo stesso perché nella mia testa c'è un bg più ampio.
Scritta per
Il Calendario dell'Avvento @Il
Giardino di EFP –
prompt:
1 dicembre, scrivi una flash in cui la neve è protagonista. Fluff e
cioccolata. |
|