Andromeda
«Ora posso?»
«No».
«Andiamo,
è ridicolo».
«Sarà
anche ridicolo, ma in questo momento comando
io. Tieni gli occhi chiusi».
Sospiro
pesantemente, ma obbedisco. Mi viene in mente che, pochi giorni
fa, una delle mie mamme aveva osservato che io e il mio ragazzo
facevamo cose ben strane. Giocare a G-Force non era
l’esemplare di romantico passatempo. Chissà cosa
direbbe ora, se sapesse che Josh mi ha “rapita” e
sono costretta sulla sua auto con gli occhi serrati. Perché
non posso sbirciare, nossignore. Per nessuna ragione. Se non altro, il
suo ordine di non aprire le palpebre stuzzica la mia
curiosità: dove potrà portarmi? Giocherello con
la cintura di sicurezza.
«Josh,
è da un secolo che non vedo squarci di
questo mondo» osservo, sistemandomi – con le
palpebre rigorosamente serrate – più comoda sul
sedile. Mi piace quest’auto, sa tanto di Josh.
«Andromeda»
replica, «non fare troppo la
curiosa».
Sospiro
di nuovo. «Guarda che me ne sto qui a rimpiangere di
averti detto il mio nome per intero» gli faccio notare. Per
rendergli maggiormente noto che non sbircio, mi copro il viso con
entrambe le mani. «Non potresti darmi un indizio riguardo la
tenebrosa meta verso la quale mi stai portando?»
Lui ride
brevemente. «Guarda che te l’ho appena
dato».
«Se
lo dici tu».
Scuoto la
testa fra me e me. Abbasso le mani in grembo, ma continuo a
tenere gli occhi saldamente serrati. Mi mordo appena il labbro,
rilassando le gambe. Sì, mi piace questa macchina, ma non al
punto da volerci vivere.
E poi,
proprio quando comincio a sentirmi indolenzita, l’auto
si ferma. Dal movimento un poco faticoso capisco che non siamo sulla
strada asfaltata.
«Ora
posso guardare?» domando, mentre Josh spegne
il motore.
«Nah»
replica lui.
Lo sento
scendere e resto immobile sul mio sedile, chiedendomi cosa
diamine gli sia saltato in mente. Non vorrà farmi restare in
auto ad occhi chiusi per tutto l’appuntamento? No: apre la
mia portiera e mi aiuta a scendere, ricordandomi di non sbirciare.
«Non
vorrei inciampare, sai» gli faccio presente.
«Tranquilla»
sbuffa lui, con tono di
superiorità. «Ti guido io». Mi cinge i
fianchi in un modo che mi fa rabbrividire appena, piacevolmente.
«Ti fidi di me?»
Milioni e
miliardi di volte, Josh.
«Sì»
replico, con
un’espressione di sufficienza. Spero non venga rovinata dai
miei occhi chiusi.
E quindi
mi guida. Rischio più volte di scivolare sulla
ghiaia e sui sassi, ma riesco a non cadere grazie al mio ragazzo.
Mi
posiziona con attenzione, una volta fermi. Mi preme le mani sulle
palpebre. Sono calde, per nulla gelate dal vento come le mie, e
sull’orecchio sento il suo respiro tiepido. Niente male.
Poi Josh
toglie le mani, bisbigliando: «Ora guarda».
Io
guardo. E rimango senza fiato. Siamo lontani dalla città.
Solo ora noto quanto sia assoluto il silenzio, rotto solo dal lieve
fruscio del vento e da qualche frinire lieve di alcuni grilli. Mi ha
portata al centro del prato, ma vedo senza problemi la strada
disconnessa e un poco fangosa che abbiamo utilizzato per arrivare sin
qui.
«Mi
piace» affermo, voltandomi a guardare Josh in
faccia.
«E
ancora non hai visto il meglio» replica lui, con
soddisfazione. Alza il dito al cielo. «Da’ un
po’ una sbirciata sopra di te».
Scuoto
appena la testa e alzo gli occhi al cielo. Di nuovo, Josh ha
ragione. La volta celeste è uno spettacolo: di
un’oscurità pacifica, vivida della luce pulsante
di molte stelle. Moltissime stelle, non ne ho mai viste così
tante tutte insieme.
Trattengo
il fiato. «Accidenti, Josh, è
stupendo!» esclamo.
Lui
annuisce. «E guarda un po’
là» aggiunge, puntando il dito. «La
costellazione di Andromeda. Mi sono documentato, sai? Ed ecco qual era
il mio indizio: chiamarti con il tuo nome per intero, Andy».
Mi scappa
da ridere. Un po’ per il suo tono serio, ma anche
perché so che quella indicata da lui effettivamente non
è la costellazione di Andromeda. Ma non mi importa, e non
dico nulla.
Non ce
n’è bisogno: Josh riabbassa il dito e
avvicina il suo viso al mio. «No. Okay, la sai una cosa? Non
ho idea di quale sia la costellazione giusta. Sai
perché?»
«Perché
sei uno scansafatiche?» propongo.
Storce
appena il labbro. «No. Perché non mi
importa nulla dell’Andromeda della mitologia greca, o della
costellazione. L’unica Andromeda della quale mi importa...
Be’, ce l’ho davanti».
Sorrido,
perché è davvero dolce. Lo guardo e lo
vedo socchiudere gli occhi. Incantata, avvicino il mio viso al suo,
sino ad incontrare la sua bocca con le mie labbra.
Questo
prato è magnifico. L’atmosfera è
magnifica. Il cielo è magnifico. Eppure, il più
magnifico di tutti, resta sempre Josh.
Spazio Autrice:
Visto che ultimamente ho scritto solo sulla coppia Kyle/Jessi, la mia
preferita, ho deciso di variare un poco. Avevo in mente da un
po’ quest’idea, ma finora non avevo mai contemplato
la possibilità di scriverla come dovuto, probabilmente per
la troppa pigrizia.
Spero non sia un orrore, l’ho scritta un po’
velocemente.
Comunque che ne dite? Ne è valsa la pena di produrla?
Fatemi sapere. Pepe.
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