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-
Se me lo
avessero raccontato non gli avrei creduto, ma vederla con i miei occhi
è ancora più strano – il commento di
Prompto si disperse nell’aria immobile.
I cinque
amici avevano
varcato il confine della città, percorrendo con il pick up
la
periferia fino ad arrivare in centro. Lì, avevano dovuto
abbandonare il mezzo a qualche chilometro di distanza dal palazzo
reale; la battaglia in quella zona era stata piuttosto violenta e le
strade piene di aereonavi precipitate e palazzi crollati le
avevano rese impraticabili.
Ora, erano
fermi in mezzo
alla via principale, quella che conduceva direttamente a palazzo e che
solitamente era il cuore pulsante della città, piena di
macchina in transito e di gente. Adesso invece era deserta, illuminata
dalla luce malata dei lampioni e ingombra di macerie e polvere.
-
Casa dolce casa
– disse Gladio.
-
Finalmente siamo
tornati – assentì il pistolero.
-
Ce ne abbiamo messo
di tempo – sospirò Ignis.
-
È
così pazzesco e normale al tempo stesso –
commentò Selenis camminando a fianco dei suoi compagni.
-
Già…
e tra
l’altro la strada è interrotta – disse
Noctis,
guardando quello che restava di un condominio crollato che invadeva la
via per tutta la sua larghezza.
-
Che si fa? Lo
scaliamo? – domandò Prompto.
-
Forse
c’è
una via più semplice.. – replicò Ignis
– Se
non sbaglio c’è una fermata della metro
più avanti,
se non è andata distrutta possiamo usare il tunnel per
passare
dall’altra parte – spiegò.
-
Sì, hai
ragione
– confermò il Re ricordandosi anche lui della
stazione
– dovrebbe essere in fondo alla strada –
-
Oh, aspettate!
–
Selenis si
bloccò all’imbocco di una delle tante traverse che
intersecavano il corso principale.
-
Cosa succede?
– chiese Gladio.
-
Venite! –
rispose semplicemente lei, svoltandovi.
-
Ma dove vai?
–
I ragazzi la
seguirono
fin quando non si fermò in quella che, vista la presenza di
innumerevoli insegne, sembrava una zona commerciale.
-
Ma qui..?
– mormorò Prompto osservando bene la via.
-
Poco più
giù c’è il locale dove lavoravo
– disse Noctis riconoscendo il luogo.
-
Già.. e
la sala
giochi dove venivo sempre a pescarti quando bighellonavi con Prompto
invece di fare allenamento – aggiunse Gladio.
-
Questo era il
caffè dove ci trovavamo – affermò
Selenis.
-
Facevano dei dolci
incredibili – confermò Ignis.
La ragazza
si vedeva con
chiarezza, quasi fosse stata una delle sue visioni, mentre si
avvicinava al bar e sbirciava dalle grandi finestre per vedere i suoi
amici già seduti al tavolo ad aspettarla. Riusciva anche a
sentire ancora il profumo
di caffè che si mescolava all’aria tiepida della
sera
quando le porte automatiche si aprivano, lasciando uscire il
chiacchiericcio della gente
e gli schiamazzi dei ragazzini dalla sala giochi. Ora non
c’era più nulla di tutto quello…
un’areonave
imperiale si era schiantata sulle case, mandando in frantumi vetri e
vecchi ricordi. L’insegna del locale pendeva inerme annerita
dal
fuoco.
-
Proseguiamo
– disse Noctis a quel punto tornando indietro.
Selenis
accolse con gioia
quell’ordine, perché se si fermava a pensare che
non
sarebbe mai più stato così, che non si sarebbero
mai
più ritrovati tutti assieme in quel caffè, non
avrebbe
retto.
Trovarono il
tunnel della
metropolitana incredibilmente ancora integro, il che permise loro di
aggirare l’ostacolo della strada interrotta e di ritrovarsi a
qualche decina di metri dal palazzo reale. Il gruppo si
avvicinò ai cancelli d’ingresso, che si aprirono
docilmente
e senza il minimo rumore sotto la spinta di Noctis. Le postazioni delle
guardie erano vuote e il viale lastricato che conduceva alla piazzetta
antistante l’entrata dell’edificio, era illuminato
dai
lampioni.
sembrava che
fosse tutto
rimasto congelato nel tempo. L’acqua delle vasche che
decoravano
i quattro angoli del piazzale, era fresca e immobile e le finestre del
palazzo risultavano tutte accese, dalla prima all’ultima.
-
Dite che ci
sta…?
– esordì Prompto – Ma perché
me lo domando?
– sospirò un secondo dopo, guardando verso la
scalinata che
potava all’ingresso.
Ardyn era
lì, in attesa. Il suo viso non era ovviamente stato
intaccato
dal tempo trascorso, e prima di iniziare a parlare, rivolse loro un
sorriso, come se fossero dei vecchi amici che non vedeva da tempo.
-
Ifrit, l’ardente
– esordì – A differenza della Glaciale
non è
molto benevolo con l’umanità, ma vi
riserverà
comunque un benvenuto caloroso – disse – Io vi
aspetto, di
sopra – concluse voltandosi.
La sua
figura venne ben presto nascosta dal fumo. Alte fiamme,
infatti,
scaturirono dal nulla, portando assieme a loro un gigantesco trono
fatto di pietra intrecciata. Sopra lo scranno sedeva, con espressione
annoiata, Ifrit. Il Sidereo come Ramuh e Shiva aveva fattezze umanoidi;
la sua figura imponente veniva percorsa da lingue di fuoco, che
creavano
giochi di luce sul volto senza barba e piuttosto giovane. Dalla
fronte partiva poi un palco di corna ramificate, che sembravano formare
una
sorta di corona sul suo capo.
-
Al riparo, subito! - gridò Selenis quando la prima
vampata si diresse verso di loro.
Si
lanciarono tutti verso
un basamento in pietra lì vicino, alto abbastanza da offrire
loro un
riparo dal fuoco. Rannicchiati gli uni vicini agli altri, i cinque
ragazzi tennero testa all’assalto come poterono. Il caldo era
opprimenti, schiacciante, il rumore delle fiamme era spaventoso,
tanto da riuscire a soverchiare qualsiasi cosa.
-
E adesso cosa facciamo?
- domandò Prompto, dando una rapida occhiata oltre il loro
riparo
una volta che la vampata scemò – Quello
lì sembra
aver capito che non ha neppure bisogno di scomodarsi dal suo trono per
annientarci… Occhio ne arriva un’altra!! - li
avvisò.
-
Dobbiamo comunque proseguire – rispose Noctis alla
fine del secondo assalto.
-
Hai un piano? - gli chiese Gladio.
-
Al momento no, improvviseremo – replicò
il Re.
-
Per una volta sono
d’accordo con questa linea d’azione –
rispose Ignis
al passaggio di un’altra ondata di fiamme.
-
Selis, sei con noi? -
Noctis si
voltò
verso la cugina, ma la ragazza, con un vacuo sorriso sulle labbra,
stava guardando un punto appena sopra di sé.
- Credo sia
di nuovo il nostro turno – disse la principessa.
-
Sì -
Con sommo
stupore del Re,
la risposta era arrivata da una donna, la cui sagoma evanescente
sembrava non risentire minimamente del calore attorno a lei.
Aveva un
viso delicato e
lunghi capelli lisci bianchi come la neve ad adornarle le spalle. Era
qualcuno che Noctis aveva già visto, o almeno in foto.
- Zia
– disse incredulo.
La donna
posò gli occhi su di lui e sorrise.
- Come sei
cresciuto
Noctis, assomigli in modo impressionante a Regis – rispose
Magnolia – Purtroppo il tempo è tiranno e non mi
dà
l’opportunità di discorrere con te come vorrei
–
aggiunse – Selis, dobbiamo andare -
- Ehi,
aspetta! Andare dove?! - esclamò Gladio, afferrando il polso
della fidanzata.
- Stai
tranquillo, non mi sto immolando per la causa – rispose lei
con delicatezza.
- Non le
accadrà
nulla – intervenne Magnolia – Nessun sacrificio le
verrà richiesto questa volta, abbiamo avuto dieci anni per
prepararci, ma Ifrit va fermato – spiegò la
Siderea.
Gladio, a
quel punto, seppur ancora leggermente reticente, annuì
lasciando il polso della ragazza.
- Coraggio
– disse la donna porgendo una mano alla figlia.
La giovane
guardò brevemente la madre, ben consapevole che non si
sarebbero più riviste, e la
afferrò.
Un lampo di luce blu costrinse per qualche istanti i
quattro amici a chiudere gli occhi. Quando riuscirono ad aprirli
nuovamente, davanti a loro Selenis sostava immobile nello stesso punto
in cui fino a pochi istanti prima c’era Magnolia. La ragazza
aveva i capelli più lunghi, contornati da un alone luminoso
al
pari della pelle. Il braccio mancante era stato rimpiazzato da un arto
fatto di luce solida, percorsa da iscrizione sconosciute.
- Vado
avanti io, fra poco dovreste essere in grado di poter uscire anche voi
– disse rivolgendosi ai suoi amici.
La ragazza a
quel punto
aggirò il riparo, dirigendosi tranquillamente in direzione
del
trono. Ifrit, finalmente si degnò di alzare il capo che
teneva
pigramente reclinato sul pugno chiuso a sostenerlo. Un sorriso ferino
gli dipinse il volto e un muro di fuoco si levò alto nel
cielo,
così rovente da poter fondere il ferro e chiunque ci si
avvicinasse incautamente.
- Come ti ha
ridotto? - disse Selenis portando una mano dietro la spalla.
Tra le sue
dita comparve
l'asta di una freccia, mentre nella mano sinistra un arco. Sempre
mantenendo il passo, la ragazza la incoccò, tirando al
massimo
la corda per poi lasciarla andare. La freccia
partì sibilando per andare ad infrangersi contro il muro di
fiamme, che sparì all’istante.
L’espressione
sul
viso di Ifrit cambiò di nuovo, il ghigno sardonico
sparì,
mentre si alzava dal trono impugnando una gigantesca sciabola.
- Hai deciso
di fare sul serio a quanto pare – si limitò a
commentare Selenis.
Il Sidereo,
con un paio di passi la raggiunse e calò il primo colpo.
La
principessa
alzò la spada che ora teneva in mano, bloccandolo senza
sforzo.
In successione, roteò sul posto mirando al fianco
dell’avversario, che però si scansò con
sorprendente agilità per le sue dimensioni.
Le due spade
si
incrociarono di nuovo. Questa volta però, l’arma
di Ifrit
venne avvolta dalle fiamme che, correndo lungo la lama, avvolsero
Selenis. Una barriera di cristallo si erse a protezione della ragazza, che
impugnato nuovamente il suo arco, scoccò una freccia
all’indirizzo del capo di Ifrit. Il Sidereo però,
con un
balzo all’indietro evitò il colpo, portandosi a
distanza di
sicurezza.
Il Dio del
fuoco si
piegò sulle gambe, spiccando un saldo in alto e lanciandosi
verso la principessa, ma prima che potesse raggiungerla, una raffica di
proiettili lo costrinse a ripararsi il capo, infastidito.
- Che fate?!
- esclamò la ragazza vedendo i suoi amici raggiungerla.
- Non ho
intenzione di
lasciare che la madre dei miei figli combatta da sola –
rispose
Gladio con lo spadone di traverso sulle spalle.
- Non avremo
il potere di un Sidereo, ma siamo ancora in grado di sostenerti
– aggiunse Ignis.
- Non lo
mettevo in dubbio – replicò Selenis con un sorriso.
- Allora?
Come lo sconfiggerai? - domandò Prompto al fianco di Noctis.
- Non posso
sconfiggerlo,
Ifrit era, ed è fra i più forti tra i Siderei.
Non ho il
potere di abbatterlo – replicò la principessa.
- Ah -
- Ma hai un
piano almeno? - chiese il Re osservando il nemico puntare nuovamente su
di loro.
- Certo! -
rispose la ragazza – Noi lo terremo occupato
finché non sarai pronto ad invocarla -
- Invocare
chi? - esclamò Prompto confuso.
- Pensi di
farcela? - proseguì Selenis rivolta al cugino.
- Certo
– replicò con sicurezza Noctis.
- Allora
sbrighiamoci
– asserì la ragazza estraendo una nuova freccia
dalla
faretra – diamogli il tempo necessario – aggiunse.
I quattro
amici si fecero incontro ad Ifrit, mentre il loro Re restò
da parte come pianificato.
Noctis
passò
distrattamente le dita sulle superficie elaborata del suo anello. Da
quando si era svegliato ad Angelgard sembrava pulsare di energia
trattenuta, pareva quasi chiedergli di essere liberata. La sentiva
premere contro la pietra lucente incastonata al centro ed irradiarsi
lungo il suo braccio.
Fu quindi semplice trovare la via per
l’invocazione. Il suo corpo e la sua mente sapevano
già
come comportarsi, non era più difficile di richiamare le sue
armi.
Mentre
l’aria
iniziava già a farsi più fredda, Noctis
osservò i
suoi amici combattere.
Sembrava impossibile, ma erano migliori ancora
di più. Prompto in particolare, aveva perso quella
goffaggine
dovuta al suo breve addestramento prima di lasciare la capitale, e
nonostante Talcott gli avesse detto che ormai era raro vederli tutti
assieme, questo non aveva pregiudicato la loro sintonia.
Accerchiavano
il nemico, lo attaccavano, si proteggevano a vicenda come se fossero
passati dieci giorni, e non dieci anni.
Il Re chiuse
brevemente
gli occhi e quando gli riaprì, le iridi brillavano del color
pervinca. Al suo fianco, Gentiana procedeva con calma.
- Ragazzi,
è ora! Via di qui! - gridò Gladio agli altri.
Il gruppo
arretrò, mettendosi al riparo mentre il pavimento si
ricopriva di ghiaccio.
Ifrit perse
immediatamente l’attenzione che aveva per loro, richiamato da
una
ben nota presenza. Shiva, nella sua reale forma al fianco di Noctis,
richiamò le sue doppelgänger che si misero a
danzare in cerchio
sopra di loro. Il Dio del fuoco
avanzò verso di loro, accecato dall’ira che Ardyn
gli
aveva installato nel cuore; ma più avanzava e più
le sue
membra venivano intaccate dal ghiaccio, finchè la tormenta
creata da Shiva, non lo
mutò in una gigantesca ed immobile statua.
La Siderea a
quel punto
lasciò il fianco di Noctis, avvicinandosi all'Ardente e
con delicatezza gli posò un bacio sulle labbra. Un secondo
più tardi, del Dio del fuoco non c’era
più alcuna
traccia.
- Strano
modo per disfarsi del nemico – commentò Gladio
mentre il ghiaccio si ritirava nella notte assieme a Shiva.
- Se dovessi
uccidermi come lo faresti allora? - replicò Selenis con
un’ombra di tristezza nello sguardo.
L’Amicitia
rimase
interdetto per le parole della ragazza, ma non potè
esternare la
sua confusione perché la voce della Glaciale
risuonò
nell’aria.
- O
otlecserp alled arcas arteip. Anodir al ecul la odnom -
-
Cos’è che ha detto? - domandò Prompto
aggrottando le sopracciglia.
- Di
riportare la luce nel mondo – tradusse per lui Noctis.
-
E’ il prossimo passo – commentò Gladio.
- Andiamo
allora – disse Ignis mentre si indirizzavano alla volta
dell'ingresso.
- Selis, per
quanto puoi tenere quella forma? - chiese Prompto mentre si
avvicinavano.
- Per un po'
di tempo, ho ancora energie per poter supportare Noctis –
replicò la ragazza.
- Iggy,
riesci a vederla
anche questa volta? - domandò Gladio, ricordandosi di come
l'amico fosse riuscito a vedere Magnolia dieci anni prima.
- Solo un
vago alone luminoso, ma è comunque rassicurante –
rispose il giovane.
Se il
ritorno ad Insomnia era stato ricco di emozioni, varcare la porta di
palazzo lo fu ancora di più.
-
E’ tutto acceso – commentò Prompto
guardandosi intorno.
- Si vede
che aspetta compagnia – replicò Gladio.
- Aspetta
questo momento quanto noi – disse Noctis riferendosi ad Ardyn.
Selenis,
rimasta indietro
rispetto ai suoi amici, procedeva con calma. I suoi occhi non sapevano
dove soffermarsi tanta era l’emozione di rivedere quel luogo.
Si
avvicinò alla
reception, osservando come fosse rimasto tutto immutato. Sulla
superficie del bancone non c’era traccia di polvere,
così
come non ce n’era sugli altri mobili presenti. Le carte erano
ordinatamente sistemate e sopra la copertina scura del registro degli
ingressi, c’era ancora una biro, appoggiata lì
senza
cappuccio. Selenis era sicura che se l’avesse presa in mano
per
scrivere, quella avrebbe funzionato senza problemi.
Il marmo,
che rifletteva
la luce delle molteplici lampade, era tirato a lucido e non una
lampadina sembrava essersi bruciata. Quel luogo sembrava sospeso nel
tempo, come se un incantesimo lo avesse preservato da tutti quegli anni
di abbandono. L’unica nota stonata era la totale assenza di
qualsivoglia rumore. Il palazzo era da sempre un luogo affollato e
pieno di vita; vederlo in quello stato creava una sorta di angoscia,
che
solo chi lo aveva vissuto dieci anni prima poteva sentire.
Selenis
chiuse gli occhi sopraffatta dai ricordi.
-
E’ davvero tutto come allora? -
La
principessa riaprì le palpebre, voltandosi verso Ignis
comparso al suo fianco.
-
Sì… ma è molto meglio
l’immagine di cui conservi il ricordo – rispose lei.
- Capisco -
- Iggy? -
- Mh? -
-
E’ dura.. più di quanto avessi immaginato
– disse la ragazza.
- Lo
so… è lo stesso per me –
replicò il ragazzo in un sussurro.
- Allora?
Proseguiamo? L’ascensore funziona a quanto pare! -
Entrambi i
ragazzi si voltarono verso i loro amici, fermi all’imbocco
del corridoio che portava all’elevatore.
- Certo
– rispose Selenis.
La salita
fino
all’ultimo piano del palazzo fu incredibilmente rapida, molto
più di come si ricordassero. Percorsi infine un paio di
corridoi, il gruppo arrivò nella stanza antecedente la sala
del
trono, dove solitamente gli ospiti erano invitati ad aspettare in
attesa di avere udienza dal Re.
- Vi
ricordare com’eravamo nervosi davanti a Re Regis il giorno
della partenza? - domandò Gladio con nostalgia.
-
Già.. è stata l’ultima volta che
entrammo qui – assentì Ignis.
- Permisero
perfino a me di entrare – disse Prompto.
- Sembra una
vita fa – commentò Noctis.
- Questa
stanza ti fa lo stesso effetto di quanto eri bambino? -
domandò Selenis al cugino.
- Da bambino
la odiavo – rispose il Re.
- Davvero? E
perché? - chiese curioso Prompto.
- Quando
venivamo qui, mio padre si faceva sempre serio -
-
Probabilmente si ricordava del destino che attendeva suo figlio
– disse Ignis.
- E ora
eccoci qui, come annunciato dalla profezia -
Selenis
allungò
una mano verso la porta della sala del trono. Le dita affusolate e rese
opalescenti dal potere di Magnolia, sfiorarono il legno scuro.
- Andiamo? -
chiese infine, facendosi da parte.
-
Sì – affermò Noctis, afferrando i
battenti della porta ed aprendola.
La scena che
li accolse
all’interno era raccapricciante. Il lato sinistro della sala
del
trono era crollato, lasciando intravedere
l’oscurità della
notte, ma non era quello ad attirare l’attenzione...
bensì
i grotteschi manichini appesi al soffitto da spesse catene di ferro.
- Ma quelli
sono… - mormorò Prompto scioccato.
In fila
c’erano le figure appartenute inequivocabilmente
all’Imperatore Adolas, Re
Regis, Luna e.. Nyx. I loro corpi penzolavano inerti gli uni vicini
agli altri.
Selenis si portò una mano alla bocca, mentre lacrime
di rabbia e sdegno le facevano bruciare gli occhi.
Alle spalle
del pessimo teatrino, Ardyn sedeva comodamente sul trono,
all’ombra del Cristallo che lo sovrastava.
- Temo che
la fortuna non
vi arrida – esordì l’uomo –
Sei qui per il
trono? Ma è uno solo... – ridacchiò
rivolgendosi a
Noctis.
-
Giù dal mio trono buffone, il Re si siede lì
– replicò.
Ardyn a quel
punto si alzò, appoggiando la suola della scarpa sulla
seduta in broccato del trono.
- Oh Noct..
quando ho
atteso questo momento.. più a lungo di quanto tu possa
immaginare – asserì – Finalmente questa
notte
segnerà la fine della tua stirpe – sorrise.
- Quanto
odio.. - commentò Prompto a denti stretti
- Ardyn
è sul trono? - domandò Ignis.
- Non per
molto – replicò Noctis – presto
sarà mio -
Alla frase
del Re, Ardyn
fece la sua prima mossa. Protese una mano verso di loro, dalla quale
scaturirono tre fiammelle nere. Queste si diressero a tutta
velocità verso il gruppo, che non ebbe il tempo di reagire.
Prompto, Gladio ed Ignis crollarono a terra con un lamento soffocato.
- Ragazzi! -
gridò Selenis, inginocchiandosi vicino a loro.
- Cosa gli
hai fatto? - esclamò furente Noctis.
- Loro non
c’entrano nella battaglia dei Re – si
limitò a replicare Ardyn prima di scomparire.
- Stanno
bene..-
sospirò sollevata la principessa dopo aver controllato che
respirassero ancora – Li ha solo messi Ko -
- Ora
basta.. -
mormorò Noctis – è ora di finirla per
davvero.
Prenditi cura di loro Selis – aggiunse, dirigendosi verso la
scalinata che portava al trono.
- Appena
saranno al sicuro ti raggiungerò – rispose la
ragazza osservando sparire i corpi appesi.
- A dopo
allora – il Re le rivolse un breve sorriso per poi sparire in
una scia di cristalli iridescenti.
Selenis
tornò ad
occuparsi dei suoi amici. Dovevano aspettarselo che Ardyn non gli
avrebbe permesso di combattere assieme a Noctis. Per lui era una
questione privata e da risolvere fra Lucis, ma non appena si fosse
sincerata che i tre ragazzi svenuti non corressero pericoli, lo avrebbe
raggiunto.. che ad Ardyn piacesse o meno. Mentre era china su
Gladio, un’ombra catturò però la sua
attenzione. La
principessa sollevò la testa di scatto e lo vide, appena in
tempo prima che sparisse nella sala d’attesa.
Le erano
bastati quei pochi secondi per riconoscerlo, mai avrebbe potuto
dimenticarlo…
La ragazza
abbassò di nuovo lo sguardo sul suo compagno e gli
accarezzò delicatamente la fronte.
-
Tornerò – mormorò prima di alzarsi ed
uscire dalla stanza.
Noctis se la
sarebbe dovuto cavare da solo.
Campeggio dell'autrice:
Buon sabato bella gente!
E' davvero giunta la resa dei conti e ormai mancano solo un paio di
capitoli alla conclusione di questa storia (sigh).
Il ritorno ad Insomnia è stato sicuramente scioccante per i
ragazzi; avevano lasciato una città piena di vita per
ritrovarla distrutta e spoglia. I ricordi dei momenti passati in
allegria alla capitale fanno i conti con la dura realtà e
per ognuno di loro è dura da accettare.
Selenis si avvale per l'ultima volta del potere di sua madre per dare
battaglia ad Ifrit; non me ne voglia Bahamuth se non l'ho fatto
scendere in campo, ma sarebbe stata troppa carne al fuoco ^^" La frase
che la principessa rivolge a Gladio quando gli dice "se dovvessi
uccidermi, come lo faresti allora?", si riferisce ovviamente al legame
sentimentale che unisce Ifrit a Shiva e di cui lei a conoscenza
perchè condivide i ricordi della madre.
Ora tocca a Noctis fronteggiare il nemico mentre Selenis.... chi
avrà visto? Sono aperte le scommesse!!
Il prossimo capitolo (come vi avevo già detto la volta
scorsa) potrebbe non uscire con la consueta regolarità, in
quanto devo scriverlo dall'inizio visto che ho solo pronta la traccia e
basta; vi chiedo di portare pazienza!
Grazie a tutti i Lettori
giunti a questo rush finale e alle mie Comrades con le loro
recensioni!
A presto,
Marta
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