Ringrazio
anche solo chi legge.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
The Avengers.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura
di Fanwriter.it!
★ Numero
Parole: 723.
★ Prompt
parole: 6. A e B sono
coinquilini e quando uno dei due si ammala l’altro
è pronto a prendere misure
drastiche.
Una
fatina premurosa
Attraverso
le assi filtrava della luce rosata, che
illuminava la stanza, tingendo i mobili di legno, le pareti candide, il
grande
lampadario dorato e le tazzine di ceramica adagiate sul tavolo.
Steve
tossì rumorosamente, prendendo posto in una
sedia di legno. Si massaggiò la testa, sentiva le tempie
pulsare, i suoi occhi
erano arrossati, la spalla gli doleva e deglutì
rumorosamente. Recuperò un
fazzoletto dal taschino e vi soffiò all’interno,
era finemente ricamato con un
merletto candido.
“Non
mi sento tanto bene. Penso di avere un po’ di
febbre. Ti dispiace se oggi, invece di farti compagnia, mi metto a
letto?”
domandò.
Tony
era seduto sopra una ciambella, fece fremere le
ali da fata e prese un pezzettino del suo sedile con la manina
piccolina, se la
portò alla bocca e masticò rumorosamente.
Socchiuse gli occhi sentendo l’altro
tossire e spiccò il volo, facendo cadere della polverina
formata da un
arcobaleno di colori freddi.
“Qui
bisogna prendere misure drastiche” disse. Si
spostò evitando uno starnuto di Steve, le sue orecchie
aguzze vibrarono e
raggiunse il naso di Rogers, posandoci un bacio delicato sulla punta.
Steven
arrossì e socchiuse gli occhi, le sue iridi
azzurro cielo erano liquide.
“Non
penserai di farmi qualche magia” biascicò.
Tony
negò con il capo e incrociò le braccia al petto,
dimenando i piedi.
“No.
Utilizzerò dei dati certi. Ovviamente, potrei
anche semplicemente creare una tecnologia
adatta…”. Iniziò a dire.
“Lo
sai. Finché non ci saremo trasferiti…”.
Steve
starnutì ripetutamente e si soffiò nuovamente il
naso. “… in campagna, è meglio
evitare. I vicini ci hanno già scoperto un paio di
volte” biascicò.
Tony
gli volò intorno alla testa e si allontanò,
sbattendo furiosamente le ali.
“Sì,
di matti una gran gabbia” canticchiò. Accese il
gas e ci fu una fiammata che rischiò di colpirlo in pieno.
“Attento!”
strillò Steve, lo raggiunse e abbassò la
fiamma.
“Tranquillo”
lo rassicurò Tony, afferrò il pomello del
mobiletto e lo aprì di scatto, un piatto rischiò
di cadergli addosso. Steve lo
prese al volo, rabbrividendo.
Tony
avvolse braccia e gambe intorno al manico di una
tazza e la trascinò fuori, il peso lo fece precipitare.
Rogers
afferrò anche la tazza, Tony cercò inutilmente
di tirargliela via, perse la presa e volò
all’indietro. Rimbalzò su un quadro,
bucando la faccia di un omino dipinto, si dimenò riuscendo a
liberarsi.
Steve
tossì rumorosamente, mentre metteva al suo posto
il piatto e poggiò la tazza sul bordo del lavandino, vedeva
sfocato.
Tony
riuscì a recuperare un coltello, brandendolo a
fatica e lo conficcò nel limone che stava in cima a una pila.
“Nell’infiammata
mente…” canticchiò, riuscendo a
tagliarle una fetta. Le braccia gli dolevano e il sudore gli solcava il
viso
minuto.
Rogers
mise bollitore sull’acqua.
“Posso
fare da solo, sul serio” disse.
Tony
conficcò nuovamente il coltello nel limone e
portò la fetta fino alla tazza, lasciandocela cadere dentro.
“…
s’affollano le idee”. Cantò a pieni
polmoni.
Lo
starnuto di Steve risuonò per tutta la casa.
Tony
si appoggiò su un vaso e si alzò sulle punte dei
piedi, si raddrizzò la cintura fatta di fili
d’erba e cercò di raggiungere la
maniglia di un altro stipetto.
“Lotta
falcata luna” sussurrò. Il vaso cadde, e lui
rimase
attaccato alla maniglia, rotolò oltre il bordo di legno e
cadde a terra con un
forte fragore, i cocci si disseminarono da tutte le parti.
<
Non posso neanche prendermela, è nella natura
delle fate fare disastri > pensò Steve, premendosi le
mani sulle orecchie.
Il mal di testa incipiente gli era di gran lunga peggiorato.
Steve
lo afferrò con una mano.
“Ti
prego, basta” gemette.
Tony
inarcò un sopracciglio castano.
“Siamo
coinquilini. Devo pur fare qualcosa per
aiutarti a stare meglio, Cap. Non limitare il mio genio”
gemette. Abbassò il
capo e lo incassò tra le spalle, i ciuffetti castani ritti
sul suo capo si
afflosciarono.
“C’è
un modo più semplice per farmi stare meglio”
disse Steve, posandolo delicatamente sulla sua ciambella.
Stark
giocherellò con una delle sue orecchie a punta.
“Sicuro
non sia il the caldo che stavo preparando?”
domandò. I suoi occhi erano liquidi e le sue iridi color
nocciola erano due
volte più grandi.
“La
tua presenza. Vieni a coricarti con me” propose
Steve. Chiuse il fuoco sotto il pentolino d’acqua.
La
fatina sorrise e volò sulla sua spalla.
“Ottima
scelta, Cap.” sussurrò.
|