Perfect.
Prendo per mano il mio senpai e lo trascino per
le strade affollate di Tokyo.
Mi giro rimirandolo in tutta la sua bellezza –semplice e
particolare- rivolgendogli un largo sorriso.
Lui mi guarda assente avanzando a passo –calcolatamente-
lento facendomi quasi fermare.
Lo guardo non capendo il perché del suo comportamento, ma
lui mi sorpassa, ignorandomi, e, senza che me ne renda conto, mi
ritrovo indietro.
Corro e mi affianco al demone.
Lo osservo nuovamente.
Altero, bellissimo.
Incute sicuramente molta soggezione, ma non a me, infatti non ebbi
problemi quando gli chiesi di uscire, o per meglio dire, non li ebbi
perché non lo guardai mai in viso mentre parlavo.
Ricordo quanto ci ero rimasta male al suo “no”
secco, ma poi ho continuato a stargli dietro: lo osservavo durante gli
allenamenti di atletica dei ragazzi del terzo anno di liceo quando noi
del primo anno, non avevamo lezione. Lo cercavo in biblioteca per
vederlo e fingere che sia stata una coincidenza incontrarlo
lì ed andavo-addirittura- a spiarlo nelle sue lezioni di
pianoforte…
Oramai posso dire con certezza di sapere ogni cosa che facesse, ogni
sua abitudine.
Arrossisco al pensiero di quel dì, quando accettò
il mio invito: lo abbracciai senza pudore sotto gli occhi di tutta la
scuola e, soprattutto, davanti a quelle solite ochette che urlavano
appena passava sotto i loro occhi.
Anche ora ho una certa soddisfazione nel ripensare a quei volti
contorti dall’invidia.
Rido leggermente e lui si volta verso di me.
Arrossisco.
-Stavo pensando: lei a scuola è molto popolare e ci sono
molte ragazze che le “sbavano” dietro - di cui la
maggior parte bellissime- eppure ha preferito uscire con me, come mai?
Cos’ho di speciale?-
Silenzio.
Non dice nulla, si limita a guardarmi come se avessi detto qualcosa di
tremendamente stupido, come se la risposta fosse ovvia, sebbene non
capisco quale possa essere.
-Perché tu non “sbavi”
per me.-
Pronuncia il predicato verbale con una nota strana nella voce, come se
non è proprio quella la parola che avrebbe voluto dire, ma
l’unica che avrei potuto intendere.
Riprende a camminare in avanti ed io lo seguo.
-Posso darle del “tu”?- Chiedo subito, in fondo non
c’è motivo ch’io continui a dargli del
lei, ha solo due anni più di me –anche se
sembra più un venticinquenne che un diciottenne per quanto
è maturo.
Non dice nulla, ovviamente, e continua dritto per la sua strada.
-Chi tace acconsente, quindi lo prendo per un sì.-
Sbuffo mentalmente: il silenzio è un optional per quella
ragazza.
Mi chiedi se puoi darmi del tu… altra domanda stupida dato
che nessuno ti ha chiesto di darmi del lei. Scorgo la nostra prima
tappa: il cinema.
-Ho due biglietti, cosa si vede?-
Osservo le varie offerte con indifferenza: nessuna delle proposte mi
attira.
-Scegli tu. –
La osservo poggiare il mento al pugno destro assumendo
un’aria seria – che stonava tremendamente con i
lineamenti troppo dolci del viso- restando finalmente in silenzio.
-Deciso.-
Due secondi sono pur sempre un traguardo per te.
-Vedremo Twilight.-
I suoi occhi nocciola si illuminano appena pronunciato il titolo del
film.
Twilight… Ah! Giusto, quel film che causa alle ragazzine
umane una strana voglia di urlare quanto sia bello l’attore
protagonista…
Già non mi piace.
-Non vedo l’ora di vederlo!-
Guardiamo il film insieme.
Per tutto il tempo non fai altro che dire “Questa scena non
era così” oppure “Fra quei due pezzi
manca questa scena…” e cose simili, ignara che io
non ti stia minimamente ascoltando, limitandomi ad annuire appena sento
la tua vocina dire qual cosa, conscio dell’argomento della
conversazione.
Guardo distrattamente il film, beandomi di un lieve istante di pace
dove mi regali un po’ di silenzio: merito della scena
d’azione?
Siamo al finale.
Finalmente ho visto questo film e posso dire che è bello,
anche se poteva uscire di meglio.
-Ti è piaciuto?-
-Carino.- Dici atono, senza entusiasmo.
-Adesso accontentiamo anche te ed andiamo in biblioteca, ok?-
Socchiudi gli occhi e ti alzi.
Per un attimo mi è sembrato che tu stessi sospirando di
sollievo, ma forse mi sto sbagliando: sembra un gesto troppo umano per
la Perfezione sospirare sollevato.
Ci dirigiamo verso la nostra seconda tappa, poco lontana da qui.
Sull’insegna c’è scritto semplicemente
“Bibliothèque” e sotto la grande scritta
a caratteri e cubitali v’è la seguente frase:
"Più di pagine
bianche con su scritte lettere,parole, frasi. Un libro è
anima, un libro è vita, pensiero, magia, semplice arte.
Assaporare ogni capitolo, diventare i personaggi, ridere e piangere con
loro… Questa è la sua bellezza …”*
Vedo il mio accompagnatore entrare ed io lo seguo
a ruota.
Libri, scaffali, studenti universitari o giovani maturandi…
Ecco cosa e chi c’è dentro: un mondo diverso dal
mio, un mondo fatto ti studio e serietà e non di frivolezze.
Per un attimo mi sento un pesce fuor d’acqua.
Indietreggio, appena, ma subito riprendo il controllo di me stessa
vedendo il demone andare non so dove.
Lo seguo.
Si avvicina ad uno scaffale e subito i miei occhi iniziano a brillare.
Avrei voluto leggere quel libro. Ma tutti dicevano:
“Non è adatto alla tua età,
è troppo spinto.”
Prende altri due libri che, come il primo aveva, già in
passato, catturato la mia attenzione, ma, che a differenza di
quest’ultimo, non avrei potuto mai leggere proprio
perché sono sicura delle scene piccanti ed assai spinte..
“Memorie di una Geisha” e “Il petalo
cremisi e il bianco” : titoli interessanti e che sinceramente
mai mi sarei aspettata di vedere tra le sue mani in quanto tutti e due
trattavano di storie d’amore.
No, non possono essere per lui, non lo vedo un tipo da quel genere di
libri…Ma allora…?
-Per chi sono?- Chiedi indicando i due oggetti.
-Le Memorie per una mia cugina,l’altro per mio zio, a lui
piacciono i libri scabrosi e spinti.-
Atono, come sempre, spiego il motivo di quelle compere, perfettamente
conscio che non erano titoli per me.
-Hai intenzione di comprare qual cosa?-
-Mmmh… Vediamo cosa c’è qui.-
Giri tra gli scaffali pieni di libri che osservi con occhi leggermente
intimoriti: non ti piace il posto, vero?
Sempre spaesata ti giri alla tua destra ed immediatamente i tuoi occhi
s’illuminano.
-NO! Non ci credo! E’ impossibile!-
Un ampio sorriso si dipinge sul tuo viso d’angelo.
-Vieni a vedere!-
Mi muovo verso di te, come un marinaio attirato dal canto di una
sirena: incosciente delle sue azioni, cosciente solo del proprio
istinto.
Eccoti saltellare- ovviamente- felice di ciò che hai
davanti: Kyoukai no Rinne, l’ultima fatica della principessa
dei manga.
Stringi tra le braccia il volume assieme alla Gothic & Lolita
Bibble sorridente e felice: come sei infantile!
-Guarda! Non è fantastico?-
-Possiamo andare ora?-
-Sì, andiamo a prendere i gelati adesso!-
Osservo i miei acquisti davanti a me: chi l’avrebbe detto che
oltre ad una Biblioteca fosse anche un’edicola?
Sorrido.
E’ tutto così bello!
Lui, io, oggi… Non c’è una pecca in
questa giornata.
Prendiamo un gelato e chiacchieriamo di fronte al bar, o per meglio
dire, io chiacchiero dato che tu asserisci o dissenti solamente.
Sei un uomo di poche parole, vero?
-Tuo fratello è un tipo veramente strano, sai?
Però è simpatico, anche se è un
pochino imbranato in quanto ci ha messo cinque mesi per dichiararsi a
mia cugina ed il doppio per capire che provava qualcosa per lei. Devo
dire che non vi somigliate per niente.-
Ti vedo sgranare gli occhi stupito.
Forse non immaginai che tuo fratello fosse così stupido.
I tuoi occhi mi fissano, sempre spalancati, con un' espressione tra
l’ovvio e l’infastidito.
Ok, non ho capito niente, che vuoi dirmi?
Il tuo volto si contrae in una smorfia, porti un pugno alla fronte come
per reggerla - o nasconderti- e la tua gola emette un suono gutturale.
Quel suono che chiunque avrebbe potuto emettere tranne te, sempre
composto, calmo.
No, mi sto immaginando tutto, tu non lo stai facendo: tu non puoi sogghignare!
Ti ricomponi in un lasso di tempo troppo breve per rendermi conto di
ciò che sembrava
esser successo.
-Ovvio, io e lui non possiamo assolutamente somigliarci: sarebbe una
blasfemia dire il contrario.-
Finisci il tuo caffè nello stesso momento in cui termino il
mio gelato alla fragola e ci alziamo in contemporanea.
-Ora dobbiamo andare, devo tornare a casa presto.-
Mi volto verso di te cha hai appena parlato e ti sorrido- il sorriso
più falso che abbia mai fatto- annuendo.
-Però mi accompagni a casa, vero?-
Ti prendo per mano e ti porto via, senza darti il tempo di una risposta.
Ci avviamo verso casa mia velocemente per non farti perdere tempo,
ciò nonostante mi sento felice: ho trascorso una splendida
giornata, una delle più belle della mia vita, rasenta la
perfezione oserei dire.
Stiamo dinnanzi casa mia.
Ti guardo, stavolta senza celare l’afflizione.
-Ordunque dobbiamo salutarci.-
-Già. Ti ringrazio per la splendida giornata, mi sono
divertita tantissimo.-
-Sì.-
-Inoltre… volevo sapere…-
-Sbrigati, non ho tempo da perdere.-
Non puoi minimamente sapere quanto mi faccia male quel tuo tono duro:
perché non capisci che sto temporeggiando, che voglio
passare anche un altro secondo soltanto in tua compagnia?
-Niente.-
-Tra due settimane i Nightmare danno un concerto. Ci andiamo?-
Sgrano gli occhi sbalordita e, senza trattenere l’entusiasmo,
mi getto tra le tue braccia spiccando un salto di chissà
quanti metri per arrivare al tuo collo.
-Non vedo l’ora!-
Mi metti giù infastidito, sicuramente, dal mio improvviso
abbraccio.
Mi guardi come se ti facessi tenerezza.
-Sei ridicola, sai?-
Mi sposti qualche ciocca della frangetta scoprendo una piccola porzione
della mia fronte.
Ti avvicini e posi le tue labbra sulla mia pelle.
Non vedo più niente.
Non sento più niente.
-Comportati bene, bambolina.-
-Emh, sì.-
Rispondo più per un riflesso incondizionato che per
intenzione di farlo.
Ho la testa d’altra parte, fra le nuvole, cento metri sopra
il cielo.
-Stammi bene Rin.-
Te ne vai lasciandomi qui, sola, in balia di emozioni troppo forti,
troppo travolgenti.
Porto una mano al cuore per calmarlo e prendo a respirare leggermente.
Sorrido pensando a quel bacetto innocuo.
Le mie gotte s’infiammano ed il fuoco dentro me divampa.
L’altra mano si posa sulla guancia.
Eseguo una piroetta ridendo al massimo
dell’ilarità:
ora è tutto perfetto.
*Questa frase è una stupidaggine, lo so, ma l'ho messa in
evidenza perché questo è ciò che penso
di un libro ù.ù
Ringrazio chi leggerà e chi
commenterà questa stupida one-shot e colgo l'occasione per
chiedere scusa a tutte le fan Di Sesshomaru poiché
è indubbiamente OOC.
Gomen nasai! ç.ç
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