Questa
fanfiction partecipa al San Valentine's
Secret Lover di Voltron LD IT (iniziativa dell’omonimo gruppo
Facebook).
Dedicato
alla mia Secret Lover che mi aveva chiesto,
tra le varie opzioni, una Shance con AU disneyana. My lover, spero ti
piaccia
<3
WRECK
IT KURO
Kuro
affondò le dita
della mano umana tra i bianchi capelli del giovane che giaceva sotto di
lui e
ne aspirò il profumo mentre posava un bacio sulla sua
tempia.
Profumo
di vaniglia e
zucchero filato.
Odori
che non avrebbe
mai più associato all’innocenza o
all’infanzia, non quando il suono dei gemiti
di Lance si stava fissando nella sua mente, per rimanerci per sempre.
Le dita
di Kuro
scivolarono dalla testa alla sua tempia prima e allo zigomo poi,
indugiando sui
segni color carta da zucchero – il colore più
appropriato, per il Principe del
videogioco Sugar Rush. Kuro non riusciva a
trovare nulla di
altrettanto erotico con cui paragonare il modo appassionato con il
quale Lance
Von Schweetz lo stava guardando: gli occhi erano lucidi, intenti a
scavare
dentro quelli dell’amante, la bocca
era
socchiusa ad esalare sospiri, le guance arrossate come ciliegie mature.
Le
labbra, gonfie di baci già ricevuti, si avvicinarono
nuovamente a quelle di
Kuro in un muto reclamo. Il
moro non si
tirò indietro ed entrambi si ritrovarono di lì a
poco a corto d’aria. Le mani
del principe accarezzavano il corpo di Kuro ovunque, con una smania
contrapposta al languore nella sua espressione.
“Mio…
eroe…” esalò
Lance passando le dita sul petto del giovane sopra di lui, un dolce
sorriso a
ricordare il significato celato in quelle parole. Sapeva che per Kuro
erano
importanti: lui non era mai stato visto come un buono da nessuno.
Kuro non
aveva mai
pensato, nemmeno nei suoi sogni più folli, che un giorno
sarebbe stato tanto
felice: in fondo, tutto ciò che aveva desiderato era solo
essere maggiormente
considerato dai suoi colleghi di gioco.
Kuro era
stato
programmato per essere il cattivo del videogioco Coran
Aggiustatutto. I codici installatigli dai suoi creatori
narravano un backgraund ben preciso: clone del buon custode Shiro, Kuro
era
stato programmato per distruggere il condominio Galaxy con la forza del
suo
braccio bionico. Ogni mattina, il clone Kuro doveva provocare danni
all’abitazione con i suoi colpi. Coran, protagonista del
videogioco omonimo,
aggiustava tutto grazie al martello magico donatogli dal capo villaggio
Alfor.
Ma più Kuro passava il tempo a fare il cattivo, meno si
sentiva a suo agio: non
voleva più fare quella vita e, dopo essere stato sfidato dal
più ostile dei
condomini, si era persuaso ad abbandonare tutto per ottenere una
medaglia al
valore.
Sembrava
una cosa
facile! Era entrato nel videogioco Altea
Duty, aveva evitato schifosi galrafoidi
viola, scansato una generalessa autoritaria dai lunghi capelli bianchi,
arraffato la medaglia premio dell’ultimo livello e poi era
fuggito a bordo di
una navicella. Una serie di sfortunati incidenti tuttavia lo avevano
trascinato
nel videogioco Sugar Rush,
costretto
ad aiutare nientemeno che un fastidioso e petulante glitch,
un errore di programmazione chiamato Lance McClain. Ne
avrebbe fatto volentieri a meno, ma quella piaga con i capelli color
cioccolato
e la pelle ancor più cioccolatosa
(e
lui odiava il cioccolato!), vestito
con felpa azzurrognola e jeans sbiaditi, gli aveva sottratto la
sudatissima
medaglia e l’aveva usata per pagarsi l’iscrizione a
una gara automobilistica.
Quella gara dava ai primi 9 vincitori il diritto di gareggiare nelle
partite
della sala giochi, ma a Lance, in quanto glitch,
non era permesso partecipare!
A Kuro
non sarebbe
importato di meno, se non fosse stato per la scena a cui aveva
assistito
successivamente, un vero e proprio atto di bullismo da parte degli
altri
piloti.
“Non
sarai mai un
pilota, sei un glitch e sarai un glitch per sempre!” aveva
esclamato
perentorio uno dei piloti con un lecca lecca in bocca, un certo Keith
Kogane,
mentre le sue compari sfasciavano il catorcio del cioccolatino.
Kuro
aveva provato per
la prima volta pena per il giovane, ma quest’ultimo si era ripreso subito.
“Tu
mi aiuti a vincere
la gara e io ti restituisco la medaglia che comparirà
assieme alla coppa del
vincitore!”.
Era uno
scambio equo,
ma già allora Kuro aveva iniziato a collaborare per
qualcos’altro oltre che per
se stesso.
Aveva
visto il sorriso
del glitch davanti
all’auto-biscotto
nuova che Kuro aveva contribuito a rubare dal forno; aveva visto la
luce
brillare nei suoi occhi mentre faceva le prove in vista della gara.
“Io
sento di essere un
pilota! Lo sento nei miei codici!” aveva esclamato Lance
entusiasta e Kuro si
era sorpreso a rivolgere un sorriso sincero.
“Sei
un vincente. Sei
adorabile. A tutti
piacciono i vincenti
adorabili”.
Ma era
stato a un passo
dal rovinare tutto. Aveva creduto alle parole della Regina Hira, colei
che si
era dichiarata sovrana di Sugar Rush.
“Se
venisse scelto come
pilota e durante il gioco iniziasse a manifestare il suo essere glitch, i giocatori potrebbero pensare a
un malfunzionamento. Sai bene che i glitch
esistono soltanto all’interno del loro videogioco. Se
staccano la spina lui…
morirà. ”
“TU
MI HAI
VENDUTO!” gli
aveva urlato contro Lance
quando aveva cercato di convincerlo a non partecipare alla gara.
“Posso vincere
anche senza di te” aveva mormorato con voce tremula per un
principio di pianto,
ma Kuro non aveva alcuna intenzione di vederlo morire.
Anche a
costo di farsi
odiare.
Lance
aveva gridato
come se gli stessero facendo a pezzi il cuore mentre guardava Kuro
distruggere
l’automobile con il suo braccio meccanico. In
realtà il moro si era sentito come
fosse stato il suo cuore ad essere ridotto in frantumi.
L’aveva lasciato in
lacrime, aveva fatto ritorno al suo videogioco, solo per scoprire che,
col suo
abbandono, e con il successivo allontanamento di Coran per venire a
cercarlo,
aveva decretato lo spegnimento del videogioco, che sarebbe avvenuto
l’indomani
mattina. Sembrava tutto perduto, si sentiva così
cattivo… e sconfitto.
“Ehi,
musone…” lo
richiamò alla realtà Lance. “Sembri
sofferente. Va tutto bene?” il suo tono
trapelava preoccupazione, le mani esitavano ad esplorare gli ampi
pettorali di
Kuro, quasi a temere di essere lui a fargli del male, per quanto il
pensiero
fosse sciocco.
“Non
ti preoccupare”
replicò l’uomo “un po’ troppi
straordinari sul lavoro” e sorrise per
rassicurarlo.
“Uhmm…
potrebbero
mettere un elastico di protezione quando ti fanno volare giù
dal condominio”
mormorò il giovane con un’espressione pensierosa
al limite del ridicolo, vista
la posizione in cui si trovava, nudo.
“Nessun
problema”
sbuffò il moro, prendendogli le mani e intrecciandole dietro
al proprio collo.
Riprese da dove si erano interrotti: lo baciò di nuovo
mentre le sue mani
scivolavano lungo i fianchi longilinei dell’amato, fino a
raggiungere il membro
dell’altro, semieretto. Lo sentì rabbrividire
appena lo toccò.
No, non
doveva più
pensare alle lacrime di Lance, ormai appartenevano al passato.
Quando
aveva gettato
contro la schermata del box di Coran
Aggiustatutto la medaglia che la Regina Hira gli aveva
restituito, aveva
visto il box del videogioco Sugar Rush…
con il disegno di Lance che sorrideva con aria di sfida a bordo di un
bolide! I
campanelli d’allarme erano suonati nella sua testa, e fu
così che con mezzi non
proprio legali Kuro aveva ottenuto informazioni dal valletto della
regina, una
caramella alla menta: anche Lance era un personaggio del gioco ma i
suoi codici
erano stati manomessi dalla regina che aveva fatto in modo di mettere
sottochiave le memorie degli abitanti di Sugar
Rush. Se Lance avesse tagliato il traguardo della pista, il
programma si
sarebbe riavviato.
Lance
aveva ancora una
speranza, Kuro avrebbe fatto tutto quanto era in suo potere per
mantenerla viva.
Coran
era a Sugar Rush, nelle prigioni.
Lo aveva
liberato e pregato di aggiustare l’auto da corsa di Lance.
Era la prima volta
che protagonista e antagonista si trovavano a parlare col cuore in mano
e a
collaborare per salvare i personaggi di un altro videogioco.
Kuro
aveva pensato che
il grosso del lavoro fosse semplicemente riuscire a far gareggiare
Lance e
fargli raggiungere il traguardo, e invece… la regina Hira,
che si era rivelata
essere un impostore proveniente da un altro videogioco, aveva tentato
di
uccidere Lance durante la gara pur di non fargli tagliare la linea di
arrivo,
ma il ragazzo era ben determinato a vincere la sua battaglia, riuscendo
finalmente a controllare i suoi momentanei teletrasporti che
caratterizzavano
la sua natura di glitch.
Il
ragazzo era quasi
riuscito a tagliare il traguardo, ma non avevamo fatto i conti con il
galrafoide che, nascosto nella navicella con cui Kuro era finito a Sugar Rush, aveva precedentemente deposto
migliaia di uova. Proprio in quel momento il mostruoso esercito di
mostri
volanti viola era uscito allo scoperto, devastando tutto. Gli abitanti
erano
stati fatti evacuare, tranne la falsa regina, divorata da un
galrafoide… e
tranne Lance. In quanto glitch era
prigioniero del suo videogioco.
Sarebbe stato attaccato e ucciso dai galrafoidi. Kuro non poteva
permetterlo.
Sarebbe morto, piuttosto che perdere Lance. Aveva appreso dalla
dispotica
generalessa Allura, protagonista di Altea
Duty, che solo un faro di luce avrebbe attirato i galrafoidi
verso la loro
morte.
Kuro
sapeva dove procurarsi
il fascio di luce. Aveva deciso di sacrificare se stesso distruggendo
le
stalattiti di mentos dentro al lago di coca-cola. Sarebbe precipitato
nel
geyser incandescente che si sarebbe generato dalla reazione chimica ma
in
questo modo avrebbe salvato Sugar Rush
dopo averlo irresponsabilmente messo in pericolo… e avrebbe
salvato Lance. Ma
come per tutte le sue decisioni prese fino in quel momento, anche
quella aveva
dovuto subire delle piccole modifiche, stavolta per fortuna: Lance,
ormai padrone
del teletrasporto, aveva recuperato Kuro proprio mentre il fascio di
luce
incandescente faceva il suo lavoro attirando e distruggendo i
galrafoidi.
Erano
tutti salvi, ma
era rimasta un’ultima cosa da fare: dopo aver aggiustato la
linea del traguardo
con l’aiuto di Coran, Kuro aveva spinto l’auto
ormai danneggiata di Lance
attraverso di essa. Era stato allora, col riavvio del gioco, che Lance
aveva
subito una sorprendente trasformazione. Circondato da fasci di luce, il
giovane
aveva cambiato aspetto: i capelli si erano tinti di bianco, segni
azzurri
simili a quelli di altri abitanti del gioco erano comparsi sugli zigomi
e gli
abiti avevano acquisito fattura più elegante, con tessuti
raffinati color
bianco e celeste. Una prima espressione di sorpresa, sua e degli altri
abitanti
testimoni della trasformazione, era stata presto sostituita dalla
consapevolezza data dalla liberazione delle memorie degli abitanti
(anche se
l’espressione di Keith era più vicina allo shock
che alla sorpresa genuina).
“Ora
ricordo” aveva
esclamato monocorde la caramella alla menta, avvicinandosi a Lance.
“Vi
presento il legittimo Sovrano di Sugar
Rush, Lance Von Schweetz”.
“Dunque,
sei un
principe” aveva constatato Kuro appena passato il momento di
sorpresa.
“Oh
andiamo! I miei
codici diranno pure che sono un principe ma questo” aveva fatto ricomparire gli
abiti modesti che
aveva indossato fino a quel momento “Questo sono
io!”. Lance, tornando serio,
si era avvicinato a Kuro “Potresti restare con me. Potrei
farti preparare
un’ala del castello e nessuno ti tratterebbe più
male. Saresti felice”.
Kuro gli
aveva preso le
mani “Io sono già felice. Ho l’amico
più straordinario del mondo. E poi devo
fare il mio lavoro, certo non sarà bello come fare il
principe o il presidente
ma è il mio lavoro”. Non gli erano sfuggiti Coran
e Allura (chissà perché così
stranamente vicini) che lo aspettavano sulla navicella della
generalessa per
tornare ciascuno nel proprio videogioco prima dell’apertura
della sala giochi.
“Allora
alla prossima
avventura!”
Da quel
giorno le cose
andarono meglio per Kuro: anzitutto il videogioco, col ritorno di
protagonista
e antagonista, aveva ripreso a funzionare a meraviglia e il pericolo di
essere
scollegato era così stato definitivamente scongiurato. I
rapporti con gli abitanti
del condominio erano migliorati enormemente. Grazie alla mediazione di
Coran e,
a sorpresa, della sua matrice Shiro, si
era finalmente giunti alla conclusione che tutti i personaggi erano
necessari
gli uni agli altri.
Il
momento della
giornata che Kuro preferiva era quando veniva buttato giù
dal condominio perché
in quel momento gli abitanti lo sollevavano e lui poteva vedere Lance
che correva
con la sua auto da corsa. Quel ragazzo aveva un talento naturale e i
giocatori
erano pazzi di lui, come aveva previsto. In fondo a Kuro non serviva
una
medaglia per sentirsi buono perché se Lance lo amava, tanto
cattivo non poteva
essere, no?
In
realtà, vi era anche
un altro momento che preferiva, ma quello avveniva fuori
dall’orario di lavoro,
nella famosa ala del castello che avrebbe potuto essere la sua nuova
dimora ma
che invece era diventata la… stanza
dei
giochi.
“Kuro,
sei di nuovo con
la testa da un’altra parte” esclamò
infastidito Lance e, in un batter d’occhio,
glitchò via dalla sua
posizione per
ricomparire subito dietro a Kuro.
“Avanti
mutandone, tira fuori il cannolo che
voglio farti vedere quanto sono bravo a pilotare!”
mormorò con voce affamata,
levandogli le mutande e rovesciandolo sulla schiena.
…
Beh, se un buono era
capace di far morire di imbarazzo un cattivo, allora tanto buono non
doveva
essere, pensò rassegnato Kuro osservando il giovane principe
afferrare la sua
virilità eretta in modo spaventosamente
simile a un joystick.
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