Avviso:
nessuno scopo di lucro, fatti totalmente inventati. Non conosco i
personaggi e non intendo insinuare nulla.
Giustamente quando vidi la bottiglia di birra che Jimmy aveva tenuto in
mano per un’ora circa senza separarsene esser mollata succube di ogni
pericolo, sul tavolino al centro della sala capii che c’era qualcosa
che andava storto. Nella sua mente, probabilmente perché fino a
quel momento non mi ero reso conto di nulla che andasse particolarmente
storto, a parte Brian che faceva gare di rutti con sconosciuti e
pretendeva che gli si desse ancora da bere.
Osservai Jimmy andare spedito verso un qualcuno/qualcosa di molto
preciso -a lui, presumo-, ma per il momento non gli diedi importanza,
era ubriaco marcio, nessuna cosa che faceva, poteva avere un minimo
senso logico, che motivo c’era di stare a guardarlo?
Scrollai lievemente le spalle, e presi un sorso dalla mia povera
Guinness. La terza. Quella sera non avevo molta voglia di bere, oppure
non avevo ancora incrementato bene, dopotutto stare seduto su di un
divano a guardare gente che si ubriacava, non era il massimo per
spassarsela.
Deciso, mi misi in piedi sbattendo le palpebre per acquistare maggior
lucidità, addirittura l’euforia di tutta quella festa mi faceva
ubriacare.
Feci qualche passo convinto a dirigermi verso il bagno per pisciare, ma
fui travolto da Zacky, che con grande maestria mi portò con
sé a fare degli altri Mohito.
Perché dei Mohito, poi?
Non vedeva che la gente lì si faceva di canne e birra
orribilmente schifosa?
Scrollai le spalle, di nuovo, e mi misi a fianco di Vee a fare
cocktail. Evidentemente quella birra non era la terza, dovevo essermi
perso qualche pezzo per strada perché comincia a controllare
tempestivamente l’ora sull’orologio da parete che c’era in cucina,
quasi ossessivamente, senza il quasi.
“E’ brutto quando ti mangiano l’ultima caramella sotto il naso vero?”
Mi girai confuso, cazzo iniziava a dire ora?
“Tu non puoi dire -Ehi, scusa la voglio io-, no, perché lui
è un ospite e gliel’hai offerta… anche se la vorresti mangiare
tu.” ora aveva iniziato a strappare le foglie di menta con nervosismo.
Aggrottai la fronte, di cosa cacchio parlava?
Non gli diedi retta in quel momento, forse già troppo ubriaco
per stare ad ascoltarlo, e continuai a fare quel che stavo facendo.
“Johnny” mi chiamò, e mi voltai verso di lui “Come… come va con
le ragazze?”
Mi sorrideva, ma potevo capire alla perfezione -forse era una
sensazione che avevo- che c’era qualcosa cui stava pensando, e non
riguardava ciò che mi aveva appena chiesto.
Non so nemmeno perché non gli risposi, ricordo solamente che
dopo udii un forte rumore provenire dall’altra sala, e alcune grida
divertite fare casino. Io e Zacky ci ritrovammo un’ora dopo a terra,
con metà busto appoggiato al mobile della cucina e le gambe
distese sul pavimento in piastrelle. Stavo facendo delle piccole
palline di foglie di menta da lanciare in un bicchiere a poca distanza
dai miei piedi, inutile dire che non facevo mai canestro. Zacky… Zacky
non ricordo cosa stesse facendo, so solo che sentivo la pressione della
sua testa contro la spalla, e i suoi capelli solleticarmi il collo -mi
davano un leggero fastidio-, forse rideva, o forse già dormiva.
Fatto sta che all’interno dei miei ricordi quel che avvenne dopo non
c’è, il solito vuoto che precede un post-sbornia, e un risveglio
in un letto qualsiasi, o anche un pavimento se ti va peggio.
Quando mi svegliai, mi ritrovai -per fortuna- sdraiato a pancia in su,
su di un letto matrimoniale dalle lenzuola completamente disfatte, con
Zacky affianco con la faccia affondata in un cuscino che riusciva a
malapena a respirare.
Rimasi a fissare i giochi di luce che si creavano sul soffitto, era
mattina tardi? Scossi la testa, no, la luce era debole doveva esser
presto oppure c’era brutto tempo. Appena mi sarebbe passato il mal di
testa, mi sarei alzato, sì. Chiusi gli occhi in un tentativo di
dormire di nuovo, o rilassarmi, ma nulla, non ne volevo sapere. Decisi,
affranto, di alzarmi e andare a controllare se ci fosse qualcuno
giù, o per lo meno andare a bere qualcosa. Acqua e aspirina
magari.
Mi alzai e quando abbassai la maniglia, udii dei mugolii vari provenire
dal corpo inerme di Zacky, forse stava sognando o forse si sarebbe
svegliato. Aspettai qualche minuto, ma non diede altri segni,
così proseguii per la mia strada. Scesi le scale accompagnato da
delle voci e un sottofondo musicale che proveniva dalla cucina, mi
diressi dunque lì, e ancora prima di entrarci riconobbi la voce
di Brian.
Lui, che era uno di quelli che si sbronzava alla bell’è peggio,
era sempre quello più attivo e felice al risveglio, come
facesse, era oscuro a tutti, ma mi faceva venire voglia di tirargli un
pugno ogni volta che si presentava tutto bel lindo e sorridente, con
una tazza di caffè magari. O peggio un’altra birra.
Misi piede in cucina e quel che vidi fu Brian seduto su di uno
sgabello, Jimmy che beveva caffè e Matt che cambiava stazione
radio. Come sempre rimanevano solo loro fino a mattina tarda, gli altri
erano buttati tutti fuori.
Quando mi videro, tutti elargirono in un grosso sorriso, Jimmy un po’
più intenerito -spiegatemi come mai di mattino faceva
così e vi do una birra gratis-.
“Johnny!! Ben svegliato!”
Sorrisi a Matt che si era staccato per un attimo dalla radio e ora mi
stava sorridendo anche lui, spostai la mia attenzione sul caffè
di Jimmy, quasi con aria assatanata, ma lui mi porse una seconda tazza,
contenente acqua. Lo osservai, muto, e lui ci buttò all’interno
un’aspirina. La osservai frizzare e fare una schiuma che mi
lasciò qualche secondo incantato.
Bevvi tutto e mi versai del caffè.
“Zacky non si è ancora svegliato?” scossi la testa in direzione
di Matt che aveva appena posto la domanda.
“Vado a fargli il solletico!” esclamò alzandosi dal posto e
portandosi dietro la tazza verde, Synyster.
Sentii al mio fianco Jimmy ridere leggermente, e sussurrare “coglione”
nella sua direzione, ma Brian era già sparito oltre la porta su
per le scale.
Mentre nella stanza si diffondeva la leggera musica di “All Summer Long” di Kid Rock, o
meglio dei Lynyrd Skynyrd e Warren Zevon, per precisare*,
m’immaginai -non sapendo a cos’altro pensare- Brian che saliva
sul letto matrimoniale con un ghigno sulle labbra e Zacky, povero, che
subiva le sue torture.
Sorrisi, e bevvi ancora dalla tazza. Sospirai, il mal di testa si stava
attenuando, ma la stanchezza comunque la riuscivo a sentire, accostai
la schiena al mobile della cucina, e guardai Jimmy al mio fianco.
“Io scommetto che il pavimento lo laverà Matt… vero?”
esclamò indicando le piastrelle appiccicose di alcol, cocktail e
vari tipi di birre che la scorsa sera avevano impregnato anche questa
casa.
Matt gli rivolse un’occhiata sopra la sua tazza, “Sì ed io mi
chiamo Nicole” sputò ironicamente.
Jimmy rise, con la sua solita risata forte, per molti eccessiva, ma per
noi che gli stiamo sempre affianco adorabilmente divertente, “Nicole,
allora vai a prendere lo spazzolone”.
Risi anch’io. “E cambia sta cazzo di canzone!”.
Seduti sul divano in mezzo alle briciole, e a- cacchio, fra i cuscini
trovai anche un’oliva! Cazzo ci faceva un’oliva sul divano?- qualsiasi
altra cosa che non volli sapere, ci mettemmo a giocare ai videogiochi.
Jimmy ed io, perché Matt era rimasto in cucina a telefonare alla
sua domestica per chiederle se poteva venire un attimo a casa sua per
uno straordinario, e Brian e Zacky non erano ancora scesi.
“Jim… hai fatto a botte ieri?” esclamai vedendo un graffio rosso sul
suo collo, solo in quel momento. Era stato lui dunque a fare quel
casino, quando io e Zack eravamo a berci i Mohito in cucina come dei
coglioni.
Non mise nemmeno in pausa, fece solo un grugnito, e annuì.
“Ti ricordi almeno con chi?” chiesi, sospirando e preoccupandomi,
sapevo bene che fare a botte era come routine per lui, ma ogni volta,
non so perché, mi veniva una sorta di nodo allo stomaco… dalla
preoccupazione forse?
“Un coglione” e la finì così, continuando ad ammazzare
zombie o chissà cos’erano quei cosi mostruosi.
Vidi Matt entrare in sala con un’aria afflitta, “Ragazzi, la tipa
arriva fra un’ora…”.
Si rese conto che dire o avvisarci di quando sarebbe arrivata la donna
delle pulizie non avrebbe cambiato nulla, quindi scrollando le spalle,
si mise a guardarsi intorno.
“Ma dove…?”
“Di sopra. Ancora.” gli risposi, guardandolo, e lui diresse lo sguardo
verso le scale. Sorrise divertito, “Staranno scopando” esclamò,
ridendo.
“Cazzo! Shads! Che schifo!” urlò all’improvviso disgustato Jimmy
al mio fianco, risi sommessamente.
Salii in macchina di Zacky e lo vidi fare manovra ed entrare in strada,
per dirigersi verso qualche posto dove avremmo dovuto rilasciare
un’intervista verso le due del pomeriggio. Mi rilassai contro lo
schienale morbido e osservai Zacky, capii in poco tempo che stava
pensando a qualcosa.
“Zack? Tutto okay?” chiesi, perplesso.
Accelerò di poco, pigiando il piede sul pedale, e non mi
degnò di uno sguardo. “Non sono cazzi tuoi, Johnny.”
“Okay, okay, tranquillo.”
Rilasciare interviste non era mai divertente, più che altro per
il solito fatto che le domande fossero sempre ogni volta, riciclate,
giustamente si parlava del disco, del tour e di eventuali pettegolezzi.
Le domande più noiose erano soprattutto, “Come vi siete
conosciuti” “Che cosa volete esprimere con i vostri testi” e chi ne ha
più ne metta. Balle, balle e solamente balle.
Avrei voluto tanto urlare in quel microfono che ormai tutte le risposte
le sapevano già, che cazzo ce le chiedevano?
Zacky, come sempre fu disponibile, e accettò con gentilezza ogni
domanda che gli fu proposta, adoro quando partiva e non smetteva
più di parlare, e nello stesso tempo magari, gesticolava pure.
Tutto intento a spiegarsi al meglio. Mi rilassava che lui sapesse
farci, con le signorine delle interviste.
Uscimmo e potemmo tornarcene finalmente a casa nostra, Zacky mi
accompagnò a casa e mi salutò inforcando un paio di
occhiali. “A stasera”.
Stare nella stessa band, ci permetteva di vederci ogni giorno, lavorare
e divertirsi, ogni cosa.
Mi rilassai sul divano e quasi fui lì per schiantarmi dal sonno,
ma la suoneria del cellulare mi ridestò e mi fece
guardare intorno alla sua ricerca.
Scovato, risposi senza guardare il mittente.
“Johnny! Il fatto che qualcuno mi stesse urlando nell’orecchio mi fece
desiderare di non aver risposto alla chiamata e di essermi appisolato
beatamente. Staccai il telefono dall’orecchio e guardai chi mi
chiamava, Brian. E chi altro?
“Brian?? Ma dove cazzo sei? Non sento nulla!!”
“Eh? Oh!” sentii di un tratto il silenzio e potei rilassarmi.
“Mi senti ora?”
“Sì, sì Syn. Che vuoi?”
Alle 6 e un quarto mi feci trovare davanti a casa sua, con il piede che
tamburellava e i minuti che passavano. Brian, si sapeva, era uno schifo
a presentarsi all’ora giusta, pronto e scattante per partire. No, era
sempre in ritardo, mai una volta che ce la facesse a trovarsi
all’orario giusto, per far contenti noi poveri disgraziati che ogni
volta aspettiamo più di un quarto d’ora.
Trafelato, uscì dalla porta di casa, in mano un sacco nero della
spazzatura, mi guardò e lo guardai a mia volta.
Non lo vidi abbandonare il sacco nel punto di raccolta rifiuti,
così m’insospettii.
“Syn, cazzo hai lì dentro?”
Mi spinse verso la sua macchina e mi fece salire, di fretta,
buttò il sacco fra i sedili posteriori e partì sgommando.
Come suo solito.
“Che cosa hai combinato sta volta?”
“Hai ammazzato un gatto?” chiesi guardandolo accigliato.
“No! Ma va! Ho distrutto un lampadario che c’era in corridoio, hai
presente quello prima della stanza degli ospiti? E’ un regalo dei
genitori di Michelle, se lo scopre prima che abbia fatto in tempo a
comprarne uno nuovo… no…” iniziò a sparlare e a tirare fuori un
sacco di balle che non stavano né in cielo né in terra.
“Va bene, andiamo in un negozio di lampadari”
La cosa aveva alquanto dell’incredibile, non il fatto che Brian
avesse distrutto qualche mobile e/o lampada, bensì il fatto che
la sua ragazza lo facesse preoccupare a tal punto da doverne comprare
un altro precisamente uguale. Iniziai a credere che ogni donna che
incontravamo ci riducesse in bambolotti paurosi di sgarrare, mi
preoccupai. Ma non ne diedi così peso come faccio sembrare ora.
“Ma lo sai chi era il tizio che Jimmy ha picchiato?”
Syn mi guardò male, come incerto se dirmi o no
quell’informazione. Sbuffò.
“Un tipo che aveva detto qualcosa sul tuo conto”
Lì restai di sasso, tanto che quel che riuscii a rispondere fu
solamente “Oh”. Guardai avanti, e attesi che Brian raggiungesse il
negozio. Semplicemente decisi di non pensarci, perché, andiamo,
come mai Jimmy era sempre così protettivo ed orgoglioso nei miei
confronti? Non volevo saperlo. O almeno mi costrinsi a non volerne
essere informato.
Girare con Syn affianco, fra dei lampadari fu alquanto imbarazzante da
parte mia, forse Syn non ci pensava troppo occupato a struggersi per la
potenziale ramanzina da parte della sua ragazza. Fatto sta che alla
fine dopo circa un’ora di giri ai limiti dell’assurdo, Brian non
trovò nulla che facesse al caso suo, e mi riportò a casa
fin troppo depresso. Mi lasciò sul mio cortile, dicendo che
sarebbe andato a fare un altro giorno in qualche altro posto. Gli
augurai di avere buona fortuna e me ne rientrai in casa, quella sera ci
sarebbe stata l‘ennesima festa stile abbeveratoio**.
Osservai Zacky mangiucchiarsi le unghie, ancora ubriaco -perché
in quei tempi si ubriacava sempre?-, e mi chiesi come mai di quel
comportamento. Non era da lui, stare a fissare Michelle e Brian
scoparsi la bocca a vicenda, o far girare la birra nella bottiglia
fissandola.
Mi chiesi, con incredulità, se avesse qualche problema con Syn.
Ultimamente, non li vedevo insieme come all’inizio, quando scherzavano
e si tiravano i calci nel culo a vicenda. Ma Syn non sembrava
accorgersi di tutto ciò. O Zacky di fronte a lui faceva il
falso, e gli raccontava che tutto andava bene.
Toccai la sua gamba col mio ginocchio, “Zacky?”
“Li odio quando fanno così” mormorò quasi in un soffio,
ma fui capace di sentirlo, anche attraverso tutta la musica che
ci rincretiniva e le urla degli invitati.
“Chi?” mi maledii internamente quando glielo chiesi, avrei dovuto esser
più perspicacie. Michelle e Brian.
Erano loro il problema? Non gli andava giù che si baciassero di
fronte agli altri? Oppure non gli andava giù che stessero
insieme?
Spalancai gli occhi, da quando Zacky era geloso?
Non avrei mai, non ero capace di pensare a lui geloso di Brian, aveva
sempre appoggiato l’amico in tutto, dall’essere primo chitarrista, al
comprarsi la villa vicino alla spiaggia. Tutto, non gli aveva mai dato
fastidio, ma evidentemente eravamo noi a non accorgerci che qualcosa,
qualcosa lo turbava.
Non ebbi modo di starci fin troppo a pensare, un tipo sconosciuto
iniziò a parlarmi, era ubriaco, lo potevo vedere benissimo, ma
in quel momento non seppi dirgli “Ehi, amico, vattene” perché lo
trovavo stranamente piacevole al dialogo. Iniziai a prendere quel che
beveva lui, o perché mi metteva in mano i bicchieri o
perché glieli rubavo io, so solo che mi ritrovai a non avere
più la concezione di giusto o sbagliato.
Credo che la serata la passai con lui, non mi ricordo nemmeno il nome
accidenti all’alcol, fino a quando Jimmy si diresse all’improvviso
verso di me, senza bicchieri o qualsiasi sorta di contenitore d’alcol
fra le mani. Mi preoccupai, ma il mio amico lì non fece una
piega, forse non sapeva nemmeno chi era Jimmy, penso davvero che lo
ignorasse. Altrimenti si sarebbe messo a correre, correre velocemente
anche.
Chiusi gli occhi quando vidi Jimmy alzare un pugno e quando li riaprii,
vidi il setto nasale del tipo a fianco a me probabilmente rotto, e
sanguinante. Scossi la testa, troppo ubriaco per accigliarmi, e guardai
il Rev che in quel momento stava di fronte a me, in piedi, dai suoi 192
cm di altezza ai miei scarsi e addossati sul divano su cui ero seduto
-o meglio spalmato.
“Vieni”
Non seppi bene come fare, ma in qualche modo lo seguii, facendo a
zigzag tra le bottiglie sul pavimento, andammo fino in un corridoio,
dove il Rev si fermò. Ubriaco com’ero, gli andai a sbattere
contro e rovesciai il mio bicchiere con la birra a terra, risi
piuttosto forte.
Guarda la birra fare una pozza a terra e quando rialzai il viso, mi
trovai a pochi centimetri da Jimmy, mi sorrideva, con quel suo sorriso
che mostrava poche volte. Non strafottente… non saprei come
descriverlo, so solamente che mi piaceva un sacco in quel preciso
istante, tanto che gli sorrisi a trentadue denti.
Fu in quell’istante che fra l’alcol che mi rendeva particolarmente
felice, e i giramenti di testa che potei sentire qualcuno che mi stava
baciando. Non capivo al momento chi fosse, -anche se era palese, ma il
mio cervello era altrove-, ma sapevo per certo che baciava alla grande,
e che mi dava un senso di protezione che mai avevo provato.
Solo quando il bacio s’interruppe, mi accorsi che avevo gli occhi
chiusi, così li aprii e mi ritrovai seduto su di un mobile con
le gambe aperte e Jimmy che mi baciava lungo il collo. Spalancai la
bocca, comprendendo che mi stavo lasciando scopare da Jimmy e che era
una cosa talmente assurda da essere piacevole ed eccitante.
Mugolai all’improvviso, forse senza un vero senso logico, ma il rumore
che produssi fece staccare Jimmy dall’incavo del mio collo, come un
bambino mi arrabbiai con me stesso per aver anche solo fiatato e averlo
fatto interrompere. Poi lo sguardo fisso e liquido di Jim e
m’incantai nelle sue pupille, mi ci potevo specchiare.
“Johnny?” mi chiamò con voce bassa, mi vennero i brividi e credo
che lui fu capace di sentirli, poiché le sue mani circondavano
la mia vita.
Dovetti avere una faccia da imbecille patentato in quel momento,
perché in quell’istante faci una sorta di mugolio -l’ennesimo-,
per chiedergli che cosa voleva.
“Hai mai desiderato di farlo con un uomo?”
Non gli risposi, non me ne diede tempo, mi sollevò dal
mobile e mettendo entrambe le mani sotto il mio sedere mi portò
nella prima camera che riuscì a trovare. Si preoccupò di
chiuderla a chiave, cosa che non credetti davvero di aver visto: Jim
premuroso di non farsi vedere mentre scopa? No, ero ubriaco, non glielo
chiesi il motivo.
Avrei dovuto farlo, ma probabilmente avrei distrutto quell’atmosfera
che si era venuta a creare. Fatta di ansia, sapore e odore di birra e
stranamente, dolcezza.
Ricordo solo alcuni momenti di quel che avvenne dopo, una cosa che
però mi lasciò stranito e incredibilmente soddisfatto fu
la gentilezza di Jimmy nel baciarmi, spogliarmi che mi rimase impressa
fino alla mattina seguente.
Il fatto che se anche avevo bevuto piuttosto tanto il giorno dopo
grossomodo mi ricordavo quasi tutto mi rese particolarmente felice,
c’era qualcosa da ricordare che mi faceva sorridere, e non me ne
rimpiansi per niente.
Mi svegliai in quel letto enorme, la porta chiusa, e un’aria piuttosto
pesante attorno. Mi guardai intorno, al buio, Jimmy non era qui. Ma
sinceramente non avrei voluto la sua presenza, sapevo che non ci
sarebbe stato e il suo esserci avrebbe comportato sviluppi inaspettati,
cui non mi sentivo pronto. Non sarebbe stato da lui svegliarsi dopo di
me.
Mi alzai e mi resi conto di avere indosso un paio di boxer, davvero,
anche se in quel momento mi vergognai come nessun altro al mondo,
sorrisi proprio come una ragazzina, e ringraziai il cielo di essere al
buio, e da solo.
Mi vestii, raccogliendo i capi dal pavimento e m’infilai le scarpe al
volo. Quindi aprii la porta e fui investito da una luce fin troppo
forte, addirittura da coprirmi gli occhi col braccio.
“’Giorno”
Matt mi passò davanti, andando dritto per il corridoio e
-scommisi verso la cucina (posto dove mi diressi anch’io fra l’altro).
Trovai Zacky appoggiato al bordo del lavabo di schiena, Brian e un
altro ragazzo che guardavano la tv in sala, e Jimmy in piedi a bere un
caffè, dalla sua tazza blu. Ero troppo assonnato anche per
sorridere a tutti, quindi mi diressi verso la caffettiera e mi versai
una tazza intera di caffè. Incredibile come di mattino fosse
tutto assolutamente più calmo e razionale, come al rallentatore,
la luce chiara, il caffè caldo, e quello stato assonnato in cui
stai.
A volte il mattino era quasi meglio della sera. Ho detto quasi.
Zack mi si avvicinò e mi chiese di fumare una sigaretta assieme
a lui, accettai annuendo leggermente, e me ne porse una. Le accendemmo
sul fornello e prendemmo una bella boccata.
Jimmy stava leggendo un giornale dall’altro lato della stanza, ma
poteva benissimo sentire noi due che ci scambiavamo le chiacchiere.
Zack si confidava bene con me, non so nemmeno per quale motivo, forse
poiché ero piuttosto comprensivo di fronte alle sue confessioni
o forse, beh ero il primo con cui aveva tentato di parlare di Brian e
Michelle.
Avevo capito che lo infastidivano, ma non glielo facevo pesare per
nulla, solo mi dispiacevo per lui.
“Ho passato una nottata di merda, Johnny”
Sorseggiai il mio caffè e continuai a fumarmi la sigaretta.
“Spero che la tua sia stata migliore, davvero”
Mi voltai verso Jimmy e vidi che anche se non ricambiava il mio sguardo
e continuava a leggere, un sorriso sulle labbra c’era. E sapevo che
quello cui pensava, non riguardava ciò che c’era scritto sul
giornale.
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Note.
*[“All Summer Long” di Kid Rock, o
meglio dei Lynyrd Skynyrd e Warren Zevon, per precisare]: allora
in pratica Kid Rock per far sta song ha preso insieme Sweet Home
Alabama dei Lynyrd Skynyrd e Warewolves of London: Warren Zevon e ci
ha fatto il mix, scrivendoci sopra il testo. Per quello che Johnny cita
i rockers.
**[ Festa stile abbeveratoio]: ©
di Sory, thanks.
Sweetcurry’s Time.
Da non crederci che questa fiction sia finalmente ultimata, mi ci son
messa d’impegno, davvero, e credo sia abbastanza carina, come mia prima
JJ.
Il Rev, che dire del Rev (Lilla sai che stiamo parlando di te U_U)??
Assolutamente la cosa più adorabile di tutto lo scritto, mia
opinione personale. Ho adorato ogni momento in cui compariva, lui, con
la sua tazza blu.
E’ molto probabile che ne verrà fuori uno Spin Off, visto che la
mania da Synacky che è in me non ha potuto fermarsi nemmeno in
questa shot. Ho dovuto addirittura fermarmi per qualche ora,
perché rischiavo di mandare a puttane la JJ e di farla solo con
quel pairing, cosa che non volevo assolutamente. Che dire donne?
Aspettate, e nel frattempo commentate questa qui, che mi è
costata fatica, ed è bellina suvvia. Spero sia gradita, vi
saluto, me ne vo in Inghilterra per 15 giorni, a fare la bella vita in
mezzo alla pioggia *è per questo che ha comprato un paio di
Rayban ieri! Per ripararsi dalle gocce di pioggia che credevate
ù.ù?*, vado nella terra del Bellamy signori. Ci vedremo
quando torno.
Baci baci,
Curry
Ps: Ah, e se volete fare commenti negativi riguardo alla mia
capacità di fare grafica risparmiateveli, sono già
depressa così come sono, grazie tante.
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