Red
Eyes
La
prima volta che aveva visto i suoi occhi, non li aveva guardati. Se
il mondo agiva in un modo, avrebbe preso la direzione opposta. Lei
non era come gli altri: non lo avrebbe guardato con paura, odio o
disprezzo per il colore delle sue iridi. Il fatto che fossero rosse
non la toccava minimamente. Così, mentre gli altri si stupivano di
lei (e lui, lui la guardava con
un'espressione in quegli occhi che rendeva secondario il loro
colore), lei era andata avanti per la sua
strada parlando di onore e di valore, della vita militare,
dell'abnegazione e del servizio: tutte cose che non avevano nulla a
che fare con la sua pelle abbronzata, con i suoi capelli chiarissimi,
quasi bianchi, e con quelle iridi rossi che continuavano a
seguirla.
La seconda volta volta che aveva incontrato il suo
sguardo era stato durante un suo discorso alle truppe: centinaia
di occhi a guardarla e solo un paio che la vedevano.
Aveva quasi rischiato di perdere il filo del discorso nel vedere
quell'intensità: tra i soldati che la stimavano come generale, come
un superiore valoroso che li avrebbe guidati alla vittoria, uno solo
la apprezzava come persona. Semplicemente perché lei lo aveva
rispettato per prima: come soldato, come un uomo in grado di
combattere per difendere la patria che lui aveva scelto.
Indifferentemente dalla sua nazionalità, dal suo sangue misto e dal
suo aspetto. Indifferentemente dai suoi occhi rossi.
Era stato
complesso riuscire a vederli altre volte: nascosti perennemente da
occhiali scuri che lo proteggessero dal giudizio dei commilitoni. Lei
aveva pensato inizialmente che fosse un gesto inutile e sciocco: se
la gente non riusciva ad intendere la ragione, o gliela si imponeva o
la si ignorava. Eppure, col passare del tempo, dentro di sé, in una
parte profonda e dimenticata, si era sentita al sicuro: al riparo da
quello sguardo.
Aveva
iniziato a temere di poter incrociare altre volte il suo volto: in
fondo a sé stessa, senza capirne il motivo, aveva paura. Negava a sé
stessa di averne timore, così come negava di desiderare di
incontrare nuovamente il suo sguardo. Negava di volerne sentire lo
sguardo su di lei. Negava di bruciare dentro ogni volta che la
osservava. Negava, perché negare era sempre stata la sua arma.
Avrebbe negato sé stessa per ottenere ciò che voleva: perché non
avrebbe dovuto negare la sua vergognosa debolezza?
Erano
proibiti. Non perché rossi come il sangue che ogni giorno versava,
non perché rossi come un peccato del passato, come una colpa da
dimenticare. E forse, neanche perché erano di un'altra donna (ed
il pensiero era un coltello che affondava sempre più profondamente).
Semplicemente, se li era proibiti. Perché era un generale, prima
ancora che una donna.
Erano
lontani. Occhi rossi troppo lontani per poterli incontrare.
Dov'erano? Dove stavano combattendo? Dove
stavano rischiando la vita? Non aveva più
importanza la carriera, Amestris, la difesa della patria, della
famiglia; non avevano importanza gli homunculi, i segreti ed i
pericoli nascosti nell'ombra. Non aveva neanche importanza il suo
scontro, in quel momento,
con Sloth, al fianco di suo fratello. Non aveva valore il fatto di
vincere o morire.
All'improvviso, l'unica cosa che avesse veramente
importanza era rivedere quegli occhi. Fosse solo per proibirseli
nuovamente.
Voleva rivederli, rincontrarli, sentire di nuovo il suo
sguardo sulla pelle. Vederne la sfumatura del sangue bruciare per
l'orgoglio e la determinazione.
Per quanto
nessuno lo ritenesse rilevante e lei stessa lo dimenticasse, Oliver
Milla Armstrong era una donna. E come tale amava.
Amava due
occhi rossi.
Piccola OneShot dedicata alla coppia Milla/Miles.
So che non sono Canon e che probabilmente non lo saranno mai. Ma io
credo che Milla provi qualcosa per lui in fondo... E che lui la stimi
più di chiunque altro.
Che volete farci: mi piace il MaiOri!
Questa FF partecipa al Rainbow Challenge col prompt Rosso.
Un grazie infinito a Lely che l'ha betata e che l'ha resa
pubblicabile.
Un grazie a chi legge ma soprattutto a chi recensisce ^_^
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