La fine non è che l'inizio

di Anwyn
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Il potere non basta. Lily ne era la dimostrazione. Lei, tanto potente, lei, tanto lontana da quella normalità che vivevano i giovani maghi. Suo fratello Theodore viveva un'adolescenza spensierata, nel castello di magia dove anche lei sentiva di meritare un posto. Eppure quel posto non c'era, non per lei, mai. Lily viveva a casa, studiava a casa, si esercitava a casa. Tanta solitudine non le aveva permesso di farsi degli amici e i suoi genitori con il tempo si abituarono ai suoi silenzi. Aveva poteri straordinari. Compiuti i dodici anni era riuscita ad ottenere un Patronus a forma di cobra. Era riuscita a compiere una magia di cui non conosceva nemmeno la formula. Il suo maestro privato di magia non gliel'aveva mai insegnata. Eppure lei sapeva fare cose straordinarie. Raramente pronunciava le parole degli incanti. Era come se riuscisse a emanare le magie utilizzando solo le mani, senza dire una parola. La bacchetta di melo era riposta all'interno del suo cappotto da tempo. Ormai era lei a dominare la magia, a controllarla, era come fosse fatta lei stessa di magia. E, più si rafforzavano i suoi poteri, e più diventava bella. Occhi azzurri, glaciali, una pelle candida e capelli corvini. Labbra rosse e sottili. Aveva tratti così delicati da sembrare una sirena del Lago Nero. Questi i suoi tratti normali, ma lei era in grado di cambiare. Lei era in grado di fare ogni cosa, di cambiare ogni cosa. Era famosa quanto il Prescelto, anche se in pochi la conoscevano. La sua grandezza ne alimentava la fama, ogni giorno, da quindici anni.




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