E
se ti chiedessi...
<<
Piccola kimi >>
Masumi
sobbalzò voltando la testa di scatto.
<<
Cosa ci fai qui tutta sola? >>
Era
seduta sul prato al centro del parco di Haido, proprio di fronte al
campetto di calcio in quel momento vuoto.
Ultimamente
la sera aveva preso ad andare lì a godersi il silenzio ed il fresco
frizzantino ma anche, e soprattutto, perché avvertiva il bisogno di
stare da sola.
<<
Stavo... riflettendo >> disse indugiando forse un po' troppo.
Il
ragazzo si avvicinò di sue passi guardandola con un sorriso gentile.
Proprio
come durante il loro primo incontro.
<<
Posso farti un po' di compagnia? >>
Lei
annuì frettolosamente sentendosi stranamente inquieta.
<<
Ora che Akai-san è tornato pensavo avresti voluto passare più tempo
con lui >>
Masumi
abbassò il capo.
<<
Si certo... >>
Alzò
lo sguardo incrociando gli occhi dolci di Scotch.
Sapeva
quale fosse il suo nome ma preferiva continuare ad usare
quell'insolito soprannome, anche se Shuichi le aveva intimato più e
più volte di non farlo, soprattutto in pubblico.
<<
Tra poco torno a casa >>
C'era
stato parecchio trambusto dopo la sua apparizione, soprattutto suo
fratello era sbiancato come se avesse visto un fantasma, aveva
persino balbettato, e nei giorni successivi sembrava comportarsi in
modo diverso dal solito.
Anche
Amuro-san aveva reagito in modo insolito, sembrava addirittura
arrabbiato, ma adesso aveva ritrovato il sorriso allegro che lo
caratterizzava.
Il
che accentuava i suoi dubbi che il ragazzo col cappellino di parecchi
anni prima fosse proprio lui.
Scotch
aveva trovato lavoro come magazziniere e spesso faceva delle consegne
per il Poirot.
Si
era inserito bene nel gruppo di liceali e i bambini lo adoravano,
merito della sua spiccata simpatia.
Poi
non c'era una ragazza o una donna che fosse una che non se lo
mangiasse con gli occhi.
Sonoko
gli aveva chiesto di lavorare nella sua villa e da come lo aveva
guardato mentre gli proponeva quel lavoro sembrava volesse legarlo e
chiuderlo in cantina.
Scotch
aveva gentilmente declinato l'offerta, ovviamente.
Persino
la strana amica di suo fratello stava per inciampare dal marciapiede
distratta da quegli occhioni e quella barbetta.
Ma
il primato delle figuracce lo deteneva sicuramente lei
L'aveva
vista mentre, con volto isterico, colpiva un ragazzo che aveva osato
insultare Sonoko. Per quanto esuberante la ragazza era sua amica e
nessuno si doveva permettere.
L'aveva
vista mentre Shuichi le tirava contro una serie di insulti e
rimproveri per aver inseguito un malvivente a tutta velocità con la
moto.
L'aveva
vista mentre, durante un caso, aveva esposto con tono fiero la sua
teoria ma era stata platealmente smentita dal giovane detective.
E
tutte le volte Scotch si era comportato in modo impeccabile.
<<
Sei una buona amica >>
<<
La prossima volta cerca solo di non essere così avventata. Siamo
stati molto in pensiero per te >>
<<
Capita a tutti di sbagliare. Anche ai migliori detective >>
Era
convinta che sotto quei complimenti lui la considerasse una stupida,
infantile, violenta, pazza isterica.
Non
dava mai molto peso a quello che la gente pensava di lei, ma quel
ragazzo rappresentava un'eccezione.
Non
sapeva esattamente perché, forse perché era un amico di suo
fratello, o forse perché l'aveva confortata anni prima facendole
tornare il sorriso.
O
forse erano i suoi occhi e quella maledetta barbetta.
Era
veramente molto imbarazzata e per quanto ci provasse non riusciva a
migliorare la situazione. Anzi aveva come la sensazione che la sua
prossima mossa avrebbe definitivamente annientato la poca reputazione
positiva che era riuscita a mantenere con lui.
<<
Cosa c'è kimi? >>
Odiava
i soprannomi eppure sentirsi chiamare “kimi” da lui, col suo tono
di voce caldo, le faceva andare in pappa il cervello.
<<
Niente. Che dovrei avere? >> domandò cercando di mantenere la
calma.
<<
Negli ultimi giorni sembri aver perso il tuo sorriso così solare
>>
rispose lui col suo solito tono gentile.
E
Masumi sentì vacillare quell'autocontrollo che si era imposta di
mantenere.
Guardò
il cielo dove brillava la stella della sera, guardò gli alberi ed il
campetto vuoto poi guardò, con la coda dell'occhio, il ragazzo:
dietro la giacca di pelle scura sbucava la sagoma di una custodia
morbida che conosceva bene.
Decise
di fare la sua mossa sperando che lui non la considerasse una
deficiente.
<<
Se ti chiedessi di suonare nuovamente il basso insieme mi diresti di
si? >>
<<
Certamente >> rispose lui prontamente lasciandola di stucco.
Sembrava
quasi fosse quello il suo intento fin dall'inizio.
<<
Bene allora >>
Si
sedette tra le sue gambe lasciandosi avvolgere dalle sue braccia
forti ed iniziarono a suonare stuzzicando le corde e sfiorandosi con
la punta delle dita.
Le
sue mani erano grandi e calde e anche se presentavano qualche callo,
forse per via del suo lavoro, erano morbide.
Si
sentì così piccola in quel momento, così bambina.
Scotch
parlava, spiegava cosa doveva fare in modo paziente e dolce ma lei
riusciva solo a sentire il suo respiro solleticarle il collo e la sua
barba sfiorarle di tanto in tanto dietro l'orecchio procurandole
degli improvvisi brividi dietro la schiena.
<<
E se ti chiedessi di darmi un bacio? >> disse all'improvviso,
velocemente, interrompendo le sue spiegazioni.
Inspirò
sentendo il cuore esploderle << ...mi diresti di si? >>
Avvertì
il corpo del ragazzo irrigidirsi e venne attanagliata dallo
spaventoso dubbio di essere stata troppo, troppo, sfacciata.
Le
vennero in mente tutte le ipotesi peggiori: lui che le rideva in
faccia dandole della stupida o che la allontanava, che la guardava
male o magari deluso, suo fratello che lo veniva a sapere e minimo le
dava un ceffone in piena faccia.
Chiuse
gli occhi e serrò forte avvertendo le sue guance avvampare.
Pochi
secondi dopo sentì il tocco leggero del ragazzo sotto il suo mento
mentre la girava delicatamente verso di se.
Aprì
gli occhi incrociando quel castano particolare, quasi un viola e non
vide né scherno, né ribrezzo né delusione né disgusto.
Solo
tanta tanta dolcezza.
Si
avvicinò a lei unendo le loro labbra in un tocco leggero e delicato.
Masumi
spalancò gli occhi e subito dopo li chiuse per sentire maggiormente
la morbidezza di quelle labbra ed il calore che emanavano.
Poi
sentì il suo braccio cingerle la vita e la mano libera aperta
poggiata sulla sua schiena che faceva una leggera pressione per
avvicinarla delicatamente a se.
Schiuse
le labbra d'istinto concedendogli un permesso che lui non si prese,
bensì continuò a baciarla dolcemente soffermandosi sul labbro
inferiore.
Lei,
colta da l'ennesima sensazione di vergogna, tirò indietro la testa
certa di aver oltrepassato il limite.
<<
Io... ecco io … >>
E
Scotch riaprì lentamente gli occhi lanciandole un'occhiata di puro
miele.
<<
Preferirei non accelerare le cose >>
Lei
si protese in avanti poggiando le mani sul suo petto e parlando forse
con un po' troppa foga.
<<
È per mio fratello vero? Ti prometto che non lo saprà. Non lo dirò
a nessuno >>
<<
Sbaglieresti. Bisogna essere sinceri ed onesti con la propria
famiglia >>
Maturo.
Forse fin troppo maturo per una ragazzina come lei.
Una
mocciosa.
<<
È stato solo un atto di pietà? >> domandò abbassando il
capo.
<<
No >>
Masumì
sentì un'improvvisa sensazione di freddo e immediatamente dopo
caldo.
<<
E allora? Ti annoiavi? >>
Lui
chiuse gli occhi e scosse la testa.
<<
No no... >>
La
ragazza alzò la voce perdendo la poca pazienza che era riuscita a
mantenere.
<<
E allora? >>
<<
Penso solo che sia giusto darti il tempo di pensarci, e di guardarti
intorno magari. Col lavoro che faccio non potrò dedicarti tutto il
tempo che meriteresti e carina come sei non avresti problemi a
trovare qualcuno della tua età pronto a concederti tutte le
attenzioni >>
Col
lavoro che faceva? Non doveva certo andare in missione al fronte.
Era
un cordiale rifiuto? Una prova? Non riuscì ad afferrarlo.
Shuichi
aveva ragione, non aveva ancora l'intuito da detective.
Quindi
invece di usare la testa decise di parlare col cuore.
<<
So essere paziente quando voglio... e non ho interesse a guardarmi
intono >> disse con convinzione stringendo le dita nella stoffa
del suo maglioncino di lana.
Sotto
la morbidezza del tessuto sentì i muscoli del petto perfettamente
levigati e non riuscì a controllare il rossore sul suo viso.
Scotch
le scrutò il volto studiandone lo sguardo e sorrise.
<<
Suppongo che potremmo fare un tentativo allora >>
Lei
alzò lo sguardo perdendosi nei suoi occhi e sfoderando un sorriso
adorabile, lo stesso di tanti anni prima.
<<
Davvero pensi che io sia carina? >>
Lui
fece una piccola risata, allegra e sincera, e le circondò la schiena
con entrambe le braccia.
<<
Tu sei molto, molto carina >> disse poco prima di avvicinarla a
se e tornando a darle dei delicati baci a fior di labbra.
Angolo
dell'autrice.
Scritta
in tre ore, riletta e liberata sul sito. Spero di aver fatto un buon
lavoro.
Allora
io amo Scotch, e più di lui amo la sua barbetta che per me è
un'entità a parte.
Mi
piaceva l'idea di inserirlo in un contesto dove non è morto, ma si è
solo nascosto per riapparire dal nulla tornando ad indagare sotto
copertura.
Ce
lo vedo bene con Masumi sia perchè i due si sono già incontrati, ma
anche perché lui è puro miele, lei è solare. Lui la tiene a bada e
lei gli infonde tanta allegria.
Laix
questa la dedico a te perchè so che ami questo personaggio tanto
quanto me (poi chissà... magari ti faccio venir voglia di
scrivere...)
Molte
grazie a tutti i lettori. Ciao.
Violetta_
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