Il
Tempio del drago 2
La
lava sotto di loro ribolliva furiosa. Sciolse altro pavimento e lo
inghiottì in un gorgoglio.
Il
drago sbuffò, chinandosi docilmente ai suoi piedi,
abbassando la
testa e chiudendo le sei, enormi, diafane, oscure ali lungo il suo
corpo color ossidiana.
Erewing
non si mosse, ancora spossata. Molte, troppe energie l'avevano
abbandonata in quell'evocazione e ora si sentiva più debole
di un
uomo dopo un combattimento. Tutto le appariva sfuocato e informe,
più
nero di quanto non le fosse mai apparso. Percepì chiaramente
che
sarebbe svenuta di lì a poco, ma si impose di rimanere
lucida. Non
poteva buttare tutto all'aria proprio ora.
Nail
la incalzò con un grugnito e lei si trascinò
verso la sua figura
prominente, ma che le appariva indistinta in mezzo a tutto quel buio.
Solo il calore distingueva alla perfezione. Oh, sì! Quello
lo
sentiva benissimo... purtroppo. Il silenzio invece, le riempiva le
orecchie con la sua essenza, rendendola inconscia dell'ambiente
intorno a lei. Altrimenti avrebbe dispiegato quelle ali fragili,
annerite e bruciacchiate se solo si fosse accorta che il pavimento
stava divenendo liquido e incandescente, sciolto dal ribollente
sangue del Mondo.
«Muoviti,
mio dolce angoletto.» le ordinò Nail con voce
ansiosa.
Erewing
si aggrappò a un corno dell'animale leggendario, e lui fece
leva con
un ala in modo che lei riuscisse a montare in groppa.
«Tienti
forte.»
Le
sei ali sferzarono l'aria satura del respiro del fuoco e gli occhi di
Antraxia del drago guardarono per l'ultima volta quello che era stato
il suo oscuro rifugio da tempo immemorabile. Provò un po' di
rimpianto a dover abbandonare quella tana, lugubre, nascosta, sicura.
Ma allo stesso tempo, desiderava ardentemente uscire, scoprire cosa
lo attendeva là fuori, vedere come il Mondo si fosse evoluto
nei
millenni trascorsi.
Colpì
l'aria con maggiore violenza e ne ottenne una spinta a dir poco
incredibile. In pochi attimi, saettò fuori dal cratere,
librandosi
nel cielo terso del mezzogiorno con una rapidità fuori dalla
concezione di ogni essere vivente. Attraversò l'azzurro,
fendendo le
nuvole come un lampo, spalancando le ali in modo da frenare la sua
folle risalita.
Il
sole brillava, più fulgido che mai.
Nail
sorrise.
«Ora
non hai alcun potere su di me.» mormorò
compiaciuto.
Si
lasciò andare in quel letto soffice e bianco che erano le
nuvole e
si gettò verso terra, appiattendo le sei ali sui fianchi e
avviluppando Erewing con la sua infinita magia, in modo che non
perdesse la presa.
Quando
quel manto soffice si fu finalmente dissipato, il Mondo gli apparve.
Vivo, attivo, rigoglioso e potente come mai avesse creduto. Com'era
bello... .
Si
fermò.
Il
vulcano dal quale erano emersi entrambi aveva ingurgitato l'intero
tempio all'interno del suo ventre bollente e ormai si stava
preparando a una devastante eruzione.
«No,
no. Per rendere omaggio al Messia reincarnato ci vuole molto di
più
che uno stupido rigurgito del Mondo.»
Inarcò
il collo possente, caricando le sue fauci della furia che aveva
albergato in lui per millenni, accumulatasi sempre più.
Percepì
Erewing avvinghiarsi a lui con tutte le sue forze e piangere come una
bambina, pregandolo con tutte le forze che le rimanevano di fermarsi,
di arrestare la sua ira devastatrice. Tutto fu vano. Dalle fauci del
drago sgorgò una fiammata color della malva, un rombo
assordante, il
ruggito del fuoco. L'incandescente raggio violetto centrò
perfettamente il cratere del vulcano. La lava venne spinta con
violenza verso il basso, ricacciata nei recessi più intimi
del
Mondo.
Una
folata di vento.
Un
a fenice transitò tranquilla sopra l'immensa voragine che
fino a
poco prima abbondava di fuoco. Un attimo dopo, con un verso stridulo,
divenne un tutt'uno con esso, investita da una colonna fiammeggiante.
Il fuoco salì, rapido verso l'empireo, disperdendosi poi
nell'aria,
inghiottito dalle correnti e diviso dai venti.
«Guarda,
angioletto, non è magnifico?» ruggì il
drago, civettuolo.
«Sei
un bastardo... aveva promesso di obbedirmi!»
abbaiò Erewing,
indignata.
«Avevo...
è passato, mia dolce creatura.»
«Va'
al diavolo!»
«Non
ci tengo, tesoro. Mio padre non è quel tipo di creatura con
la quale
socializzi allegramente.»
Erewing
digrignò i denti. Aveva dovuto prevederlo! Ora quel
maledetto la
stava prevaricando a tutti gli effetti. Avrebbe dovuto allenarsi di
più, far crescere il potere che albergava in lei prima di
affrontare
un simile incantesimo. E ora, pagava le conseguenze della sua
stoltezza.
Ancora
una volta si
disse, furiosa con
se stessa.
Pregò,
ancora, sperando che la forza tornasse a scorrere e a rinvigorire le
sue stanche membra, prima che fosse troppo tardi. Sapeva fin troppo
bene dov'erano diretti e se non si fosse ripresa in fretta,
esercitando un nuovo controllo su quell'abominio, non sarebbe rimasto
molto della sua terra. Avrebbe solamente condotto il male fino
là e,
se lui l'avesse risparmiata, ci avrebbe pensato Leandra a punirla.
Già contro di lei non poteva nulla.
Nail
tese le ali, dileguandosi verso i lontani celi di Leandra-nar, a
minare, forse, la pace che regnava ancora laggiù, portando
la guerra
dell'oltreoceano fino a lì.
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