Il sacrificio di Giulia

di Hetty
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Giulia sospirò e storse le labbra con disappunto. Non voleva, ma doveva farlo.
Guardò l’enorme mucchio di panni da stirare, uno dei piaceri migliori che la vita potesse offrirle.
Tutte camicie del marito, così bianche che potevano abbagliare.

Sorrise.

Beh, con la lavatrice, nessuno meglio di lei. Sapeva di essere l’invidia delle vicine, come la guardava storto la vicina del piano di sotto! Eh sì, tutta invidia! Per fortuna aveva messo attorno alla porta un nastro di raso rosso, altrimenti sarebbe già stata colpita da una qualche sciagura.

Sfiorò con l’indice la punta del ferro da stiro, freddo.
Come scivolava bene sul tessuto, come faceva sparire nel nulla ogni piega, dissolvendo ogni cosa in una nuvola di vapore caldo.
Rinunciare a tutto questo, perché?

La risposta già la sapeva.

Aveva dei doveri nei confronti del marito.
D’altra parte, il matrimonio era anche questo e in fondo, chi le aveva regalato quel ferro a caldaia, per San Valentino?
Dare, per avere. Tutto ha un prezzo, a volte anche molto salato.
I debiti vanno saldati, gli obblighi rispettati.
Lasciò cadere le braccia e fece quello che doveva fare: lasciare i doveri di mamma per quelli di moglie.
Sbuffando, si trascinò nell’altra stanza.





 





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