When
the Darkness
comes
La
notte era arrivata
inesorabile come sempre dopo che il sole poche
ore prima aveva dato vita ad un tramonto carico di bagliori rossastri e
aranciati che si erano riflessi sul mare.
I corridoi erano vuoti e la
maggior parte delle candele erano state spente, solo qualche lumino
continuava a bruciare in solitaria spargendo il riflesso di ombre
talvolta inquietanti sulle mura di legno.
Alcuni pirati erano svegli
per fare il turno di guardia, ma sapevano bene che raramente ci
sarebbero stati problemi, dal momento che quella su cui si trovavano si
trattava della nave di un Imperatore – e pochi osavano
sfidare Barbabianca.
C'era un'aria tranquilla e rilassata a bordo,
nonostante ci fossero sempre degli occhi vigili a scrutare l'orizzonte
in cerca di possibili pericoli – dopotutto, la previdenza non
era mai troppa, in mare.
Satch si appoggiò al parapetto
della Moby Dick, osservando il mare scuro e lasciandosi cullare dal
leggero dondolio delle onde che muovevano la nave, e
sospirò, prima che dal suo viso trapelasse un leggero
sorriso.
Un sorriso rilassato, di chi si ritrova a casa protetto dal
male del mondo esterno.
Era tornato da pochi giorni da una missione in
cui aveva scovato anche un Frutto del Diavolo, ma non l'aveva ancora
mangiato, nonostante fosse suo diritto avendolo trovato e
l'incoraggiamento dei suoi compagni a farlo.
Marco ed Ace soprattutto
erano curiosi e il secondo non si faceva problemi a canzonarlo.
“Non capisco
cosa aspetti, Satch!”
Il comandante
della quarta divisione sorrise maggiormente nel rendersi conto che Ace,
talvolta, non pensava alle conseguenze.
Voleva in qualche modo godersi
gli ultimi momenti da persona normale, prima di dare quella svolta
permanente alla propria vita e – probabilmente – al
proprio modo di essere.
Sapeva bene che coloro che avevano mangiato un
Frutto del Diavolo acquistavano poteri particolari e potenti.
Un colpo
di fortuna per poter affrontare tutti i pericoli che la vita da pirati
si portava appresso.
Ma Satch era in mare da molti anni e non aveva
mai avuto bisogno di poteri soprannaturali per poter affrontare i
nemici e difendersi, quindi forse era per questo, e per i cambiamenti
che il suo corpo avrebbe potuto subire, che il Frutto si trovava ancora
nella sua cabina.
Puntò lo sguardo sull'orizzonte, mentre la
brezza marina si muoveva tra le vele.
Si convinse che l'indomani
avrebbe fatto l'ultima nuotata in mare della sua vita.
Barbanera
assottigliò lo sguardo, grugnendo e lasciando
andare la maniglia.
Si allontanò dalla porta per dirigersi
verso la propria camera nascosto dal buio, accompagnato da un
fremito che le sue mani non riuscivano più a nascondere.
Si
trattenne dal tirare un pugno contro il muro che sicuramente avrebbe
allarmato i suoi compagni e attirato delle attenzioni non volute e che
in quel momento non gli servivano – meno facevano caso a lui,
per il suo piano, meglio era.
Si chiuse la porta della propria cabina
alle spalle e si sdraiò a letto, l'espressione corrucciata.
Quello stupido Satch aveva chiuso a chiave!
Il comandante di quarta
non aveva mai avuto l'abitudine di chiudere a chiave – in
realtà, quasi nessuno l'aveva, perché su quella
nave si era tutti
fratelli e ci si fidava gli uni degli altri.
Aveva
aspettato apposta che si allontanasse come faceva quasi ogni sera per
poter entrare indisturbato e rubare il Frutto del Diavolo che, non si
spiegava bene perché, non aveva ancora mangiato.
L'avrebbe rubato e sarebbe scappato con il favore delle tenebre e il
silenzio della notte, nessuno si sarebbe accorto di niente.
Facile,
veloce e indolore.
Invece il comandante della Quarta divisione aveva
chiuso a chiave e lui si ritrovava a dover cambiare il proprio piano.
Digrignò i denti e strinse i pugni fino a farsi venire le
nocche bianche, poi improvvisamente si rilassò, sorridendo
in modo inquietante.
Aveva aspettato per anni, qualche giorno in
più non avrebbe cambiato niente, ma doveva agire in fretta
perché il tempo stringeva.
Ripensando
a quel
pomeriggio Satch sorrise, osservando le stelle
puntinare il cielo di luci: era stata una bella giornata e, come si era
promesso, aveva passato la maggior parte del tempo in acqua.
Barbabianca e gli altri comandanti sembravano aver capito senza bisogno
che spiegasse niente e l'avevano lasciato fare, mentre Ace aveva
rischiato di annegare, dal momento che un attacco di narcolessia
l'aveva colpito mentre si stava sporgendo dal parapetto per chiedergli
cosa stesse facendo in mare aperto.
Rise tra sé di gusto, mentre con
una mano tirava fuori il Frutto del Diavolo da una tasca.
Satch lo
osservò a lungo, non capendo nemmeno lui perché
fosse tanto titubante a riguardo, mentre un silenzio quasi surreale si
sparse intorno a lui.
Quel Frutto sarebbe
diventato parte di
sé.
Constatando di essere solo, quando una sensazione
sinistra gli scese lungo la schiena, fece per portarselo alla bocca e
dare il primo morso.
Poi sentì solo dolore.
Barbanera
rise,
osservando la lama che aveva in mano gocciolare sangue
e il corpo del compagno steso a terra.
Si passò la fronte
sudata con un braccio, respirando affannosamente.
-Credevi di farmela,
eh? Lo stavi per mangiare- disse, rivolto più a se stesso
che a Satch che, agonizzante, alzò il viso verso il suo
aggressore.
Nel buio della notte e preso dalle sue elucubrazioni
Barbanera non vide l'uomo sbiancare nel constatare che un suo compagno,
un suo fratello,
l'aveva pugnalato alle spalle.
Perché?
Satch si mise in ginocchio a fatica, accorgendosi che il Frutto del
Diavolo era rotolato a qualche metro da loro.
-P-Perché?-
chiese, portandosi una mano alla schiena. Respirare faceva malissimo,
come se l'aria fosse diventata improvvisamente di vetro. Vetro
graffiante che gli scorticava la pelle – che gli dilaniava la
mente, non capendo quel gesto e il suo motivo.
Satch provò
a parlare, ma invece tossì e sputò sangue, e fu
costretto a poggiare le mani a terra per sorreggersi; era come se
tantissimi spilli gli si conficcassero nella carne ogni volta che
inspirava o provava a muoversi.
Barbanera gli si avvicinò,
ghignando maligno, gli occhi lucidi di follia e cattiveria. Gli
tirò un calcio che lo fece rotolare a qualche metro di
distanza.
-Sai quanto ho aspettato per quel frutto?- domandò
retorico, occhieggiando dove fosse finito l'oggetto dei suoi desideri.
Quando lo vide la bocca si aprì in un sorriso che mise in
mostra la sua dentatura imperfetta.
Il frutto della sua adorazione.
Era
suo, doveva essere suo, a qualsiasi costo.
Aveva aspettato troppo tempo
perché se lo lasciasse sfuggire via.
Tornò a
fissare Satch che, a causa di quell'attacco a sorpresa alla schiena e
con la mente bloccata nel capire che Teach lo aveva tradito - li aveva
traditi tutti - si ritrovava inerme in terra, nonostante i
tentativi di
alzarsi e reagire.
Stava perdendo troppo sangue e sentiva le forze
venirgli meno. Nonostante tutto, cercò di reagire e si
fiondò contro il compagno, che schivò quel
tentativo di attacco senza troppi problemi.
-Tu non ne hai idea, Satch! E'
mio!- Gli gridò, continuando il suo discorso, il viso
deformato dalla rabbia.
Barbanera gli tirò un pugno, un
colpo che racchiudeva una rabbia e una potenza che fino a quel momento
aveva celato a chiunque su quella nave, dimostrando una cattiveria che
nessuno si sarebbe immaginato.
Nel momento in cui aveva visto il
comandante di quarta fare il gesto di mangiare il frutto del diavolo il
pirata non aveva capito più niente.
Aveva solo visto il suo
sogno andare in frantumi, anni e anni passati nell'ombra di quella nave
sprecati.
Satch sputò sangue e saliva, alzando le braccia
per provare a ribellarsi, ma i suoi colpi andarono a vuoto e si
ritrovò solo più spossato.
Le forze lo stavano
abbandonando e non sapeva se vedeva buio perché era notte
fonda o perché era sempre più debole dato che
Barbanera stava provando anche a strozzarlo.
Avrebbe dovuto mangiare
quel dannato frutto appena ne aveva avuto l'occasione.
O forse, sarebbe
stato ancora meglio non trovarlo affatto.
-Teach!-
Satch si
sentì improvvisamente libero dalla morsa
al collo e cadde a terra, tossendo e boccheggiando per cercare di
inspirare più aria possibile. Toccare il suolo gli
procurò un dolore lancinante che in condizioni fisiche
normali non lo avrebbe scalfito minimamente.
I suoi occhi stanchi
videro una figura che a fatica riconobbe come Marco inginocchiarsi da
parte a lui e osservarlo preoccupato. Era messo male, se Marco si
lasciava trasportare dalle emozioni.
Sentì dei rumori di
lotta ma non ne individuò la fonte, troppo confuso per la
serie di eventi che lo aveva travolto e troppo debole per cercare di
resistere a restare sveglio.
Barbanera aveva cercato
di ucciderlo.
-Cerca di resistere!-
-Si sta dissanguando! Cosa stai facendo con
quello?-
Riconobbe a stento la voce di Ace, e la risata maligna di
Teach lo accompagnò mentre l'oblio prese il sopravvento su
tutto.
E forse ci era riuscito.
Si
svegliò
con una terribile emicrania e un bruciore
costante alla schiena.
La luce del giorno filtrava dall'oblò
parzialmente chiuso da una tenda, illuminando la stanza in cui si
trovava e che Satch riconobbe come l'infermeria della Moby Dick.
Non
era morto, allora?
Provò ad alzarsi per riflesso nonostante
non lo avesse pienamente ordinato al suo corpo, constatando che si
trovava a torso nudo e una serie di fasciature gli percorrevano
l'addome.
Si portò una mano allo zigomo, sentendo una fitta
di dolore quando provò a tastare per realizzare se fosse
ancora integro. Era probabile che gli avesse procurato un grosso livido
– se non di più.
Gli eventi della notte prima
– sempre che non avesse dormito molti più giorni,
ed era un'opzione che non considerava così improbabile
– gli tornarono alla mente confusi, immagini distorte che gli
si palesavano davanti agli occhi come piccoli lampi.
E non capiva come
potesse essere vivo, perché era sicuro che dal modo in cui
velocemente aveva perso conoscenza la ferita che Teach gli aveva
inferto fosse davvero seria.
Colpito alle spalle da
un fratello.
Satch
sentì il suo orgoglio di uomo bruciare ferito, non
spiegandosi come mai, dopo tutto quel tempo insieme, Barbanera fosse
stato capace di un gesto simile.
Mentre si alzava dal letto con le
gambe leggermente tremolanti per lo sforzo di non cadere, ancora
faticava a crederci.
-Ha
provato a uccidere
un Comandante! Un suo compagno!-
Ace
sbatté le mani su una botte di legno che si trovava di
fronte a lui. La rabbia gli induriva i muscoli del corpo e la tensione
gli irrigidiva la mascella.
Digrignò i denti, osservando
come Barbabianca scrutasse quel suo sfogo in un silenzio ermetico
– era impossibile sapere davvero cosa gli passasse per la
testa.
-Tu non dici niente, padre?- gli domandò il
comandante in seconda, allontanandosi da dei compagni che provarono ad
avvicinarsi per calmarlo.
Li fulminò con un'occhiataccia,
gelandoli sul posto e bloccando un ennesimo loro tentativo di braccarlo
per non farlo andare verso la scialuppa che voleva usare per prendere
il mare.
Ace era furioso, e se qualcuno avesse potuto scrutarlo
all'interno, avrebbe sicuramente visto il sangue ribollirgli nelle
vene.
Era arrabbiato con Barbanera perché li aveva traditi,
li aveva traditi tutti, infangando il nome dell'Imperatore e cercando
di uccidere uno dei suoi più cari amici.
Era arrabbiato con
se stesso per non essersi accorto di niente finché non era
stato troppo tardi e non aver fatto niente per impedirlo.
-Capisco le
tue motivazioni, Ace, ma ti chiedo di non andare. Ho una brutta
sensazione- Quella del Babbo gli arrivò alle orecchie quasi
come un'implicita supplica, nonostante la sua voce fosse pacata come
sempre.
Non avrebbe sopportato l'eventualità di rischiare di
perdere un altro figlio – Satch era vivo per miracolo solo
perché gli avevano fatto mangiare il Frutto del Diavolo a
forza e Barbanera l'aveva perso, probabilmente
si era perso molto tempo
prima e non aveva potuto farci niente.
Ace abbassò lo
sguardo, colpevole di non poter eseguire quell'ordine richiestogli e
sapendo di dare un'ennesima delusione al padre in quel poco arco di
tempo.
-Non posso- esalò, fissando il Capitano con decisione
-è una mia responsabilità. Devo trovarlo- disse,
stringendo i pugni.
Se solo non se lo fosse
lasciato sfuggire... quel
vigliacco aveva aspettato che si distraesse ed era scappato con la
scialuppa che si era preparato, perché soccorrere l'amico
pugnalato per Marco ed Ace era stato più importante.
Bastardo.
Dal gruppetto di persone intorno a lui si alzarono delle voci
di dissenso per la sua testardaggine, ma nessuno osò
intromettersi nella conversazione; anche i comandanti scrutavano quel
dialogo in silenzio, nonostante capissero le motivazioni del
più giovane, ma conoscevano abbastanza il loro padre per
sapere che, se diceva una cosa, aveva le sue buone ragioni.
Ma neppure
Barbabianca, in fondo, forse voleva fermarlo davvero, perché
non disse altro per provare a convincerlo a restare.
Quello che Teach
aveva fatto era imperdonabile. Se i due comandanti non fossero
intervenuti perché insospettiti dai rumori Thatch non
sarebbe più stato li con loro.
-Mi dispiace, Babbo- disse
Pugno di Fuoco, calcandosi il cappello in testa e voltandosi senza
aspettarsi una risposta o un aiuto.
Sapeva di stare dando probabilmente
una delusione, ma non poteva convivere con se stesso ed i suoi principi
consapevole che, se non fosse andato, Barbanera sarebbe restato
impunito.
Iniziò a far calare una scialuppa, ignorando i
mormorii dei compagni e i loro sguardi preoccupati per quella faccenda
in cui si stava cacciando.
Sentì una mano posarsi sulla sua
spalla e si voltò, trovandosi a fronteggiare l'espressione
indecifrabile di Marco.
-Se vuoi convincermi a restare è
inutile- tagliò corto il moro, cercando di scrollarsi di
dosso quella presa e continuando il suo operato.
Marco lo
guardò, aprendosi in un sorriso sghembo che per una frazione
di secondo gli illuminò lo sguardo perennemente
inespressivo.
-Affatto. Vengo con te-.
-
Fanfiction
partecipante al 1° Contest indetto dal GDR One
Piece Caffè - Cambia la scena. // Ho preso spunto dai prompt
suggeriti: "Teach non riesce a rubare il frutto Dark Dark che viene
ingerito da Thatch" e "Marco parte con Ace alla ricerca di Teach".
Che dire? Mi
sono divertita a scrivere questa breve shot, è stata la
prima che mi è venuta in mente perchè penso che
se uno di questi frangenti nell'opera originale fosse cambiato
alla cattura di Ace e la sua morte a Marineford forse non ci si sarebbe
arrivati - è
una cosa che a me non va proprio giù.
Ringrazio
per l'invito e la possibilità di partecipare a questo
contest - come
sempre mi sveglio all'ultimo a fare le cose -,
spero di non aver
reso i personaggi OOC dal momento che non vengono mostrati spesso.
L'idea di far mangiare il frutto del diavolo in questo modo a Thatch
per salvarlo mi è venuta ricordando che Law guarisce
mangiando il frutto Ope Ope.
L'idea "originale" era una shot un pochino più lunga con una mia idea di continuo, chissà, magari più avanti farò una sorta di sequel :)
Sperando che la lettura sia stata di
vostro gradimento e
di non aver scritto cavolate vi
ringrazio per
essere passati di qui.
Alla prossima,
D.
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