Arrogante.
Presuntuosa. Despota.
Sì, va bene, aveva commesso un
errore, ma non era per essere sgridata come una bambina che si era
unita alle Leggende! Sarebbe stata pronta ad ammettere di aver
sbagliato se non le avesse urlato contro per poi metterla in panchina
alla prima occasione.
«No, tu no», l'aveva guardata
con odio mentre la bloccava, «In questa missione non ci
sarai.
Resterai qui alla Waverider per assicurarti che non venga scoperta.
Considerala come un'occasione per meditare: pensare prima di
agire».
Le aveva fatto una smorfia compiaciuta e poi era uscita con il
gruppo, immergendosi nelle foreste cinesi degli anni '40. Chi mai
avrebbe potuto scoprire la Waverider laggiù, in mezzo ai
cespugli e
gli alberi?! Forse solo il loro anacronismo, ma a quel punto ci
avrebbe pensato lei e forse, ripeteva forse, il capitano l'avrebbe
smessa di essere così stronza.
Sapeva di essere in gamba, aveva
solo bisogno di un'occasione… Un'occasione come quella,
pensò
all'ultimo, aprendo il portellone. «Gideon, resta in allerta!
Mi
faccio un giro veloce qui intorno in cerca dell'anacronismo,
sarò di
ritorno a breve».
«È sicura di volerlo fare,
signorina Tomaz? Gli ordini del capitano Lance-».
«Beh, lei non è qui, adesso,
giusto? Cinque minuti, forse dieci». Uscì,
immergendosi nel verde.
Cosa poteva andare storto? Giusto
pochi minuti, quelli sufficienti per assicurarsi che il loro
anacronismo non fosse passato per di là appena in tempo per
essere
steso dall'ultimo acquisto della squadra in modo che possa dimostrare
il suo reale valore.
Girò intorno a qualche albero,
curiosò fra i cespugli, guardò verso il cielo,
udì il frusciare
del vento e il canto degli uccellini: del loro anacronismo non c'era
traccia. Maledizione.
#Zari! Zari, rispondi
immediatamente!
«Che… Che succede?». Le
mancava solo di sentire la sua voce irritata che la chiamava.
#Come va, nella Waverider?
«Oh, tutto bene…», fece una
smorfia con le labbra, incurvandole, osservando le foglie di una
pianta con poco interesse. «Mah, ci si annoia,
sai… Penso che
andrò a farmi uno spuntino, o un bagno caldo».
#Oh, meno male, allora hai già
sistemato! E io che stavo perdendo fiducia su di te.
«Sist- Certo, ho sistemato. Mh,
il… problemino al motore?!», chiuse un occhio,
tentando di
ricordarsi se, per caso, le avesse assegnato un compito prima di
uscire. Non le veniva in mente nulla.
#Al motore? Sì, doveva essere
quello oppure l'altro problemino, quello per cui mi ha chiamato
Gideon: l'anacronismo a bordo che ha iniziato a creare copie di se
stesso all'infinito, occupando tutta l'area disponibile. Torna qui,
adesso!
La voce sembrava piuttosto adirata
e Zari tornò indietro di corsa.
Appena mise piede all'interno,
notò che molte cose erano state buttate giù,
capovolte, altre
distrutte. Ray e Nate correvano da una parte all'altra rincorrendo
scimmie che, da un attimo all'altro, da una diventavano due, da due
diventavano quattro.
«Oh, sei tornata, finalmente!»,
le sorrise Ray, poco prima di essere messo k.o. dalle scimmie.
«Ti conviene darci una mano,
perché Sara è già abbastanza fuori di
sé», annuì invece Nate,
riuscendo a catturarne tre insieme diventando d'acciaio, impedendo
loro di moltiplicarsi.
«Hai-esagerato», le disse piano,
indicandola. Il suo sguardo si contraeva, le usciva fuori una piccola
vena sulla tempia e Zari la fissava, intenta a non cedere alla
rabbia.
Sì, aveva sbagliato,
probabilmente, ma era colpa sua che l'aveva relegata a un compito di
serie b. E poi avevano risolto. Avevano il loro anacronismo in cella
e Ray stava perfezionando un siero che gli avrebbe reso impossibile
lo sdoppiamento, se non altro finché non lo avrebbero
riportato al
futuro dal quale proveniva. Perché arrabbiarsi tanto se,
comunque,
avevano vinto?
«Come pretendi che possa fidarmi
di te se continui a mentirmi? Ti avevo dato un compito facile:
restare sulla Waverider. Cosa non ti era chiaro? Cosa ti è
saltato
in mente?». Restò in attesa di risposta ma appena
Zari si mosse per
dire qualcosa, lei la anticipò, parlandole sopra:
«Sai cosa? Non mi
interessa. Ognuno fa quel che pare qui dentro: vuoi fare quello che
vuoi? Fai quello che vuoi! Per il momento ho chiuso».
«Non mi ascolti», sbraitò,
bloccandola mentre se ne andava. «Ti avevo chiesto di non
lasciarmi
indietro, come posso fidarmi delle tue decisioni da capitano se non
mi ascolti neanche? Tu nemmeno ci provi. Guarda che non sono una
mocciosa da educare».
«Allora non comportarti da
mocciosa», si passò due dita in mezzo agli occhi,
per trattenere lo
stress. «Mocciosa»,
infierì, lasciandola sola.
Zari inveì braccia all'aria,
procedendo dalla parte opposta.
Quella situazione stava diventando
ingestibile. Per prima cosa, tutti erano capaci di sbagliare:
è la
stessa natura umana a farne legge. In secondo luogo: perfino la
perfetta Sara Lance aveva sbagliato in qualcosa in passato e, ne era
certa, continuava a sbagliare e sbaglierà in futuro. Chi si
credeva
di essere? E lei non c'era per saperlo, ma chi le aveva dato il ruolo
di capitano? Davvero non c'era nessuno meglio di lei?
«Io avrei fatto il capitano»,
sorrise entusiasta Ray, nel suo laboratorio. «Ma ho come la
sensazione che non avrei avuto l'appoggio di molti, qui
dentro».
Mosse un ampolla per caso, cadde a terra e, nell'esatto momento in
cui il vetro si infranse, il contenuto verdastro che conteneva prese
fuoco. «Adesso devi scusarmi». Prese l'estintore al
suo fianco,
praticamente già pronto, e Zari lo osservò
spegnere il possibile
incendio.
No. Lui no.
«Offrirsi volontari da capitano è
da idioti», ruggì Mick, quando lo
interpellò. Lo seguì mentre
raggiungeva il frigo e si prendeva una birra. Ruttò, prima
di
toccare labbra alla bottiglia. «Bisogna esser un po' matti
dentro
per volersi addossare tante responsabilità… Stupide
responsabilità», scosse la testa,
infine, borbottando per sé.
Lui no, ma non c'erano dubbi.
«Sara sa il fatto suo», concluse
Amaya, «Non saprei fare tutto ciò che fa
lei».
«Non pensi che sia un po'… un
po' stronza?».
«Lo fa per spronarci. Siamo
usciti fuori da un sacco di situazioni spiacevoli grazie a
lei», le
annuì, aprendo la porta di una camera. Sorrise, trovando
Nate che,
appoggiato contro un muro, la aspettava a gambe e braccia incrociate.
«No. Non mi sarebbe mai saltato
in testa di fare il capitano. Non avrei potuto, per esempio, fare
questo», rispose lui prendendo per mano Amaya, poi la
accompagnò a
fare una giravolta fra le sue braccia e la baciò con
passione. Lei
sorrise, compiaciuta.
Zari sospirò, pensando che loro
avevano decisamente altro per la testa.
Si rese solo in quel momento di
essersi unita a banda di matti e che
ormai era troppo tardi.
Scosse la testa, dirigendosi alla cella di contenimento: a quel
punto, l'unico con cui poteva parlare liberamente le sembrava
soltanto il loro anacronismo. Chissà che una scimmia avrebbe
potuto
capirla meglio di chiunque altro. O le scimmie, immaginando che
avrebbe riempito ormai la sua cella. Si affacciò e
guardò
attentamente, vedendo attraverso
i vetri che in realtà le scimmie presenti erano meno di
quanto si
aspettasse: addirittura sette,
otto, nove, borbottò
per sé, sedendo contro il muro davanti, guardando verso
l'interno
loro che si avvicinavano con espressione curiosa.
«Credo che ormai mi siate rimaste
solo voi. O meglio, tu
e le tue innumerevoli copie», si corresse, annuendo da sola
con
espressione sconfortata. «Sai, scimmietta, inizio a pensare
che sia
stato un errore per me venire fin qui. E non intendo davanti a te o
nella Cina degli anni '40, ma proprio qui, sulla Waverider, nel
senso… unita alle Leggende». Le scimmie, davanti
al vetro,
chinarono la testa da un lato come un
cane, tutte nello stesso
momento. «Non lo so cosa pensavo di ottenere e non so cosa
pensavano
di ottenere loro, ma è ovvio ormai che ci sia stato un
incredibile
errore», si fermò per sbuffare, passandosi una
mano sulla fronte.
Ricontò le scimmie: sei,
sette, otto. «Un
errore di valutazione… sì. C'è
l'ubriacone, lo scienziato pazzo,
i moderni Romeo e Giulietta e lei, l'arpia dei viaggi nel
tempo».
Contò ancora, gonfiando le guance: quattro,
cinque, sei. «E non
sarebbe neanche così male se non fosse proprio
il male», sottolineò, «incarnato donna.
E io cosa ci faccio con
loro? Sono solo… una persona rotta. Sono rotta da molto
tempo e-»,
si fermò di colpo, sentendo un rumore lontano.
«Che cos'era
quello?», strizzò gli occhi e contò di
nuovo le scimmie: tre,
due, uno, puff. Si alzò
di colpo, vedendo la cella vuota. Si affacciò da vicino,
scoprendo
che non orrore che non c'era davvero più una sola scimmia in
quella
cella. «Emh… ragazzi? Non per darvi brutte
notizie, ma-», provò
a mettersi in contatto con loro ma un altro rumore fortissimo la
interruppe e si sentì come una specie di terremoto,
così, guardando
a destra, verso un corridoio, notò una scimmia.
Spalancò
la bocca e-
«Scimmia!!», si levò l'urlo
stridulo di Ray.
«Sì, quello», annuì.
Un buco. In quella dannata cella,
non si sapeva esattamente come, la scimmia era riuscita a scavare un
buco. Sembrava che dalla disperazione fosse riuscita a scavarsi una
via d'uscita. Le copie all'interno si erano volatilizzate lentamente,
creando una sorta di distrazione intanto che l'originale e altre
copie prendevano possesso della nave: la sala motori era stata la
prima a riscontrare problemi. Sara andò su tutte le furie,
non
immaginando tanto movimento solo per via di una scimmia, e
incitò
Ray a sbrigarsi con quel siero se non fosse che, disgraziatamente, il
laboratorio fu il secondo luogo subdolamente colpito.
«Ray, tu e Nate andate e tornate
quando il siero sarà pronto». Li inviò
alla navetta.
«E io che faccio?», brontolò
Mick, «Mi sto annoiando a contare le scimmie».
«Vai con loro, potresti essere
d'aiuto», ordinò e dopo sbuffò,
guardando Amaya: «Vai anche tu,
ti prego, assicurati che tornino interi. Ricordatevi che è
Amaya al
comando».
Lei annuì e seguì i ragazzi,
intanto che Zari percepì un brivido lungo per tutto il
corpo: oh
no, sulla Waverider
sarebbero rimaste solo loro e la scimmia e le sue copie.
«Pensi che
potrei andare con loro? Una mano in
più…».
«Qui serve la mano in più», la
lapidò, guardandola di nuovo con il suo fare superiore:
«Pensa al
motore, io recupero la scimmia. O le scimmie. Ci siamo capite,
mocciosa».
Zari ingigantì gli occhi,
deglutendo. Mocciosa? «Sarà fatto, mammina».
Sara si bloccò, voltandosi.
«Come, scusa?».
«Sto lavorando, sono impegnata,
non ti sento». Aveva già percorso mezzo corridoio
e infine era
scesa nel vano motori, scoprendo che era pieno di scimmie.
«Scimmia!!», urlò, per poi tentare di
scacciarle usando il suo
totem e qualche raffica di vento. Le scimmie continuavano a
sdoppiarsi e a risdoppiarsi. «Sei un osso duro, amico, eh?
Non ti
vuoi proprio arrendere». Ne buttò giù
qualcuna e altre comparvero
al loro posto. Ma in realtà le scimmie erano tutto
fuorché
aggressive e Zari si specchiò nei suoi occhi, cercando di
comprendere un linguaggio nuovo. Amaya ci aveva provato ed era lei
quella che solitamente parlava agli animali, ma non c'era stato verso
di capirla, forse perché era un prodotto da laboratorio del
futuro e
non una reale scimmia.
«Zari, il tuo futuro su questa
nave dipende da una sola risposta: non hai chiamato me scimmia,
vero?».
Entrò con un passo pesante,
acchiappando due scimmie.
Si guardarono e iniziarono a
sgomberare l'area insieme: avevano cercato di tappare il buco con un
potente nastro adesivo grigio e Sara aveva già riempito la
cella di
scimmie che, una volta dentro, cominciavano a dissolversi
poiché
l'originale era ancora là fuori da qualche parte. Se solo
fossero
riuscite a distinguerla dalle copie…
«Sai, non penso che la scimmia
voglia farci del male», incalzò, tenendo d'occhio
Sara con la coda
dell'occhio.
«Sì? Dillo alla Waverider».
«Ha colpito la Waverider, è
vero, ma secondo me lo ha fatto perché è con lei
che la
riporteremmo nel suo tempo, al suo laboratorio».
«Di che cosa stai parlando?», si
fermò e, Zari trattenne una risata, una scimmia con lei,
alle sue
spalle, che imitava la sua stessa espressione.
«Ho-Ho solo pensato che», prese
fiato, commossa che finalmente riuscisse a farsi ascoltare,
«forse
la nostra amica vorrebbe restare… qui». Zari
sospirò vedendo
l'altra alzare gli occhi e il mento in rassegnazione, con la scimmia
che la imitava sbracciarsi e tornare indietro di un mezzo passo,
prima di riguardarla.
«Quindi dovremmo troncare la
nostra missione e lasciare qui l'anacronismo?».
«Sì. Ma non così, no?,
Ray riuscirà a sistemare quel siero e non dovrà
più sdoppiarsi, il
problema dell'anacronismo è questo, altrimenti non
sarà che quasi
una scimmia come le altre e Gideon sarà d'accordo con me:
non sarà
più un problema, non dovrà tornare nel suo tempo.
Giusto?».
Sara arricciò le labbra e sollevò
le spalle, subito imitata dalla scimmia. «È un po'
come barare,
Zari, perché devi sempre aggrapparti a queste scorciatoie?
Il nostro
compito è correggere gli anacronismi: individuarli e
riportare tutto
al loro tempo. È tanto difficile, per te? Forse allora hai
ragione a
pensare che essere qui sia un incredibile errore».
«Scusami?», spalancò occhi e
bocca, incredula. «Mi stavi ascoltando? Il capitano
perfettino
ascolta le conversazioni degli altri sulla sua nave?».
«Io non sono affatto perfetta, ma
tu avevi il microfono acceso», la indicò e la
scimmia con lei, con
sguardo duro.
«Oh», Zari abbassò il
tono, per poi guardarsi intorno: talmente prese dalla loro
discussione, da non essersi rese conto prima che le scimmie avevano
quasi riempito la sala motori.
A quel punto, era chiaro che
qualunque fosse il loro problema poteva aspettare al fine di unire le
forze e fermare la crescita numerica delle scimmie. Svuotavano la
sala motori e poi le camere, la sala comando e rincorsero le scimmie
per i corridoi. Si nascondevano e si arrampicavano sopra di loro, ma
infine non ne era rimasta nemmeno una ed entrambe, esauste, si
sedettero spalle contro un muro, davanti alla cella di contenimento,
tenendo d'occhio il numero delle scimmie che continuava a salire,
segno per loro che l'originale fosse ormai là dentro.
«Spero davvero che Ray ci
riesca», sbottò Sara, guardando le scimmie con
sguardo vacuo.
«Tutto questo sta diventando eccessivamente
ridicolo».
«Per i miei gusti: tutto qui è
eccessivamente ridicolo», esalò con un filo
d'aria, tenendo
d'occhio anche lei le scimmie.
«Sì, già, com'era quella
cosa…?
Ah, lo scienziato pazzo, l'ubriacone, Romeo e Giulietta e io chi ero?
Ah, l'arpia, il male incarnato donna… Pensi di poter dire
quello
che vuoi, ma facendo così ferisci dei sentimenti».
Zari deglutì, guardandola con la
coda dell'occhio. I suoi sentimenti? Il capitano aveva dei
sentimenti? Di certo non avrebbe detto quelle cose sapendo di avere
il microfono acceso, era da aggiungere alla lista dei suoi
innumerevoli sbagli da quando si era unita alle Leggende, ma avrebbe
scommesso qualsiasi cosa sul fatto che Sara Lance non fosse
così
fragile da prendersela per una sciocchezza. «T… Ti
chiedo scusa.
Non pensavo che-».
Sara la bloccò, parlando con la
propria voce sulla sua: «Intendevo Ray».
«… ah. Certo, ora ha senso. Gli
chiederò scusa appena rientra». Tirò un
sospiro di sollievo,
guardandola ancora una volta con la coda dell'occhio, afferrando la
piccola scimmia vicino e coccolandola.
Sara la guardò.
Zari la guardò.
Si guardarono.
Fortunatamente, appena i ragazzi
tornarono alla Waverider il siero era già pronto da
somministrare
alla scimmie originale. Riuscirono a stanarla rilasciando nella cella
di contenimento un gas per farla addormentare: tutte crollarono ma
infine, con le forze che le venivano meno, le copie svanirono e ne
restò una soltanto. Zari la guardò a lungo mentre
il siero cominciava
a circolarle in corpo.
«Così la smetterai di far danno,
piccolina», sussurrò e Amaya, al suo fianco, le
sorrise.
Intanto, in sala comando, Sara
stava a braccia a conserte, aspettando il resoconto di Gideon.
«Allora?».
Il computer mostrò varie immagini
e Sara strizzò gli occhi. «Missione completata,
capitano Lance.
Come suggerito dalla signorina Tomaz, anche se l'anacronismo non fa
ritorno al 2092, non crea alcun impatto sulla storia ora che non
può
più creare copie di se stesso».
Sara alzò gli occhi al cielo,
sbuffò quasi un po' seccata ma infine sorrise. «Va
bene, d'accordo,
avete vinto».
A Zari non sembrava vero quando le
disse che poteva lasciar andare la scimmia lì, alle sue
tanto amate
foreste cinesi degli anni '40. Tutti salutarono la piccoletta che,
ancora intontita per via del gas, faceva i primi incerti passi verso
un albero. Sara guardò Zari e, quando la seconda si accorse
del suo
sguardo su di lei, le annuì come se ne fosse orgogliosa,
estraendo
un sorriso. A Zari non sembrò vero.
«Hai pensato prima di agire», le
disse dopo aver lasciato la Cina e quando ognuno se n'era
già andato
per conto proprio, interrompendo i suoi passi.
«Era… uno specie di
complimento? Non credo di aver sentito bene, questa storia delle
scimmie non mi farà dormire per almeno una
settimana».
«Era un complimento», si
avvicinò a passo lento, dondolando. «Non ero per
niente convinta di
lasciarla andare verso una vita normale, invece di riportarla al suo
laboratorio dove l'hanno creata e avrebbero continuato a farci
esperimenti… Hai pensato al suo bene, oltre che al risolvere
l'anacronismo».
«Oh, quindi… quindi immagino
che mi sia guadagnata un posto qui sulla Waverider».
«Se non pensi ancora che sia il
male incarnato donna può darsi».
Ouch,
allora se l'aveva presa davvero. Zari si morse un labbro, guardandola
negli occhi e poi inarcando le spalle, pronta a difendersi.
«Va
bene, ho detto un-». Si zittì, aspettando le sue
labbra contro le
proprie. Ma cosa diavolo…? Non sapeva cosa stava succedendo,
le si
era gettata addosso all'improvviso ma, ehi, inaspettatamente, le
piaceva. Chiuse gli occhi, aprì la bocca e l'accolse,
così la tenne
stretta tra le braccia, mentre Sara la fermò con una mano
sulla nuca
e una sulla schiena. Appena si lasciarono, Zari la guardò
totalmente
sorpresa, mettendoci un po' a trovare le parole.
«Ma… io credevo
che un capitano non potesse fare cose di questo genere».
Lei fece una smorfia, incurvando
le labbra verso il basso. «Il capitano sono io e le regole
pure».
«Ah, mi sembra giusto», tornò a
baciarla.
Era ancora arrogante, presuntuosa
e despota, ma lo era da una prospettiva diversa. E di certo non era
perfettina, perché non solo sbagliava come tutti, ma aveva
la
presunzione e la faccia tosta di pretendere che i suoi errori fossero
meno tali perché era lei a commetterli: come avere una mezza
storia
con lei. Segreta, naturalmente. E doveva restare tale per il bene
della squadra.
«Bene», lasciò il comando e la
squadra si sganciò ognuno dal proprio sedile.
«Pensiamo a
rifocillarci e a riposare le membra». Si fermò,
adocchiando Zari.
«Ehi, ragazzina, avevi sistemato ciò che ti avevo
chiesto?».
Lei si bloccò, pensandoci per un
momento con gravosità. «Mh, non
ricordo…».
«Ehi, mocciosa, svegliati: cosa
ti avevo chiesto l'ultima volta?».
«Aaah,
quella volta», il suo sguardo si accese, guardando
velocemente
quello perplesso di tutti i presenti. «Sì, devo
ancora finire, già…
mammina», la fulminò e la seguì,
uscendo dalla sala. «Dovremmo
smetterla di chiamarci in questo modo», sussurrò
poi, in corridoio,
dopo essersi scambiata un bacio con lei. «Potrebbero
scoprirci: non
ha senso che tu mi chiami mocciosa.
E francamente è anche
un po' irritante».
«Ha senso: nel mio presente tu
ancora non sei nata, dolcezza».
«Ohu… anche questo è vero»,
rifletté, «Nonnina».
«Non ti azzardare».
Zari rise, superandola.
Mick trattenne una risata, Nate
sospirò guardando Amaya e lei lo ammonì con lo
sguardo di starsi
zitto. Intanto, Ray parve pensieroso.
«Non so se lo avete notato anche
voi o è una mia impressione, ma Sara sta facendo lavorare
molto
Zari, ultimamente. Non le lascia respiro».
Nate rise e stava per aprire bocca
quando Amaya gliela tappò con un finto schiaffo.
«È l'ultima arrivata e forse
deve ancora ambientarsi, ma pare che la tratti un po' male, non so se
mi spiego», concluse, annuendo per aver espresso un pensiero
secondo
lui importante. «Mi ha anche chiesto scusa per avermi dato
dello
scienziato pazzo».
A quel punto, Mick esplose: «La
tratta proprio male, Bellicapelli, ma sono sicuro che la novellina si
sia ambientata bene… specialmente nella sua
camera».
«Che intendi?».
«Che si trattano male a vicenda»,
non si trattenne Nate, «In camera da letto». Amaya
lo schiaffeggiò
sulla nuca.
Ray guardò l'uno e poi l'altro.
«Cosa? No, cosa state insinuando…? Ma dai, Sara
non lo farebbe
mai».
«Sono certo che lo fa», aggiunse
Nate prima di essere portato via. Infine si affacciò ancora:
«Più
volte al giorno». Amaya lo tirò via per il
colletto.
Mick scosse la testa e, ridendo,
lasciò Ray e i suoi pensieri da soli, così si
appoggiò su un
sedile. Era sconcertato. «Non può
essere… Sara non… e Zari…»,
alzò la testa, «Non mi sono accorto di
niente». Forse no, ma si
era accorto che di due tondi occhi marroni che lo osservavano, da
dietro il sedile davanti a lui. Alzò lo sguardo, scoprendo-
«Scimmia!!».
Maaaa io non lo so come mi
è
venuta in mente! Si chiaro, io nemmeno le shippo davvero 'ste due, e
infatti temo risulti un po' forzato, però non so, alla fine
nel
disperato tentativo di trovare una ship con cui si incastrasse il
prompt che mi era stato assegnato nell'iniziativa a cui la storia
partecipa, e che si incastrasse con un'idea di trama, seppur breve,
sono finita a pensare a loro. Anche se lo ammetto, erano la mia
seconda scelta: prima c'erano Kara e Lena dell'altra mia fan fiction
in corso, Our Home,
e non potevo usarle per una oneshot.
Il prompt era: Nicknames: A e B si
stuzzicano con soprannomi ridicoli.
Aemh, adesso che l'ho finita,
francamente non so nemmeno se il prompt è stato usato bene o
meno.
Meh. Non mi soddisfa granché da questo punto di vista :/
Se vi va fatemi sapere cosa ne
pensate in recensione :3 E non dico a
presto solo perché non
so se mai tornerò a scrivere nel fandom, quindi arrivederci
(?)!
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