-Dio… Shindou,
chi avrebbe pensato una cosa del genere… ieri. Come ci siamo
ridotti, maledizione.
Kirino, le mani nelle tasche di una felpa strappata in più
punti, si puntellò sui gomiti alzandosi dal tavolo dove fino
a poco prima aveva riposato. Si guardò intorno. -Dannata
cantina puzzolente! Odio questo posto…
Shindou scosse la testa, sistemandosi i capelli con la mano. Anche lui
era sporco e la sua camicia era strappata e macchiata.
-Kirino… nessuno poteva pensare a una cosa del genere.
Nessuno. Io non credo che ne usciremo, ma se lo facessimo niente
sarà più come prima. Gli altri… gli
altri dove saranno?
-Non ne ho idea… spero… spero siano…
siano vivi. Matatagi… Matatagi come sta?
-Non bene, credo… non… non l’hanno
morso,però. Ora dorme ancora… da ieri sera
è molto.
-Già… -Il rosa sospirò. -Speriamo
bene. Non… non mi sento al sicuro qui, e non abbiamo cibo.
Dobbiamo muoverci.
Shindou si mise le mani nei capelli. -Chissà se esiste
ancora un mondo, la fuori.
Era successo tutto in poco tempo.
Nemmeno il tempo di tornare alla vita di tutti i giorni, dopo aver
vinto il torneo galattico. Nemmeno il tempo di tornare a giocare a
calcio tutti insieme… di presentare la nuova Earth Eleven ai
loro vecchi amici per andare verso il futuro tutti uniti. Erano stati
solo pochi i giorni a loro disposizione, ma così
belli… Shindou e Kirino si erano fidanzati, dopo
così tanto tempo, ed avevano fatto un picnic tutti insieme.
Minaho e Manabe si erano baciati e ora stavano insieme pure
loro… Tenma era stato confermato capitano. Tutto era avviato
per il meglio, allora.
Chi avrebbe mai detto che avrebbero portato qualcos’altro
sulla terra, oltre alla coppa, oltre ai loro amori. Qualcosa di
cattivo… o forse no, semplicemente qualcosa di diverso.
Qualcosa di nuovo. Un virus, forse, un’entità
biologica. A dire il vero non sapevano nemmeno se fosse stata colpa
loro… quando era iniziato il Risveglio, loro erano
già a casa da più di una settimana.
Magari… magari era stato qualcos’altro,
però…
No, sapevano bene che era colpa loro. Lo sapevano mentre quella cosa
iniziava a diffondersi. Sparizioni, all’inizio, poi i primi
avvistamenti. Uomini e donne che barcollavano, come in una lenta danza
strana, le mani contratte, il collo allungato. E quel
rumore… le mascelle che sbattevano l’una contro
l’altra con rumore buffo di nacchere, il gorgoglio dal fondo
della gola…
Era stato tutto così veloce.
L’incredulità era diventata paura, la paura
terrore. In pochi giorni i giornali non avevano più potuto
nascondere che qualcosa stesse succedendo. Non erano drogati, non erano
pazzi o casi isolati. Era qualcosa di diverso. Sembrava trasmettersi
col morso… la saliva e le mucose erano la chiave. Girava
voce che alcuni l’avessero presa dalle prostitute, ma non era
affatto chiaro se fosse vero.
In due giorni dalla segnalazione dei primi casi, quando ancora quasi
nessuno in città credeva alle voci e quando tutto sembrava
essere assolutamente normale, era successo. Il Risveglio…
mostruoso e improvviso insieme, la quarantena… poi il
crollo. La cosa si era diffusa nella regione… forse in tutto
il paese. Sapevano… o almeno credevano che il resto del
mondo stesse ancora bene. Vedevano gli aerei volare… a volte
prendevano anche Internet, nonostante i disagi e la mancanza di energia
elettrica. Il mondo aveva isolato il Giappone. Nessuno poteva aiutarli,
forse. Maledizione e benedizione di essere
un’isola, e quelle cose non sapevano nuotare.
La loro verità ora era diversa. Niente più
calcio… solo denti, solo paura, solo sangue. Era
più di un giorno, dall’inizio di tutto, che non
vedevano più i loro amici. Pregavano il cielo che stessero
bene.
La notte era calata sul paese, sui loro cuori.
La notte del Risveglio.
Due
giorni prima, Inazuma-cho, quartiere scolastico, nei pressi del parco.
-Ehi! Tenma! Tenma!
Tsurugi corse verso il gruppetto di ragazzi dal fondo della strada.
Sembrava trafelato e per poco non travolse alcuni studenti universitari
che cercavano di attraversare la strada.
-Tsu! Finalmente sei arrivato! -Il castano, entusiasta,
gettò le braccia al collo del suo ragazzo. -Pensavo non
volessi più venire…
Il moro scosse la testa. -Figurati…
è..è che qualcosa di strano sta succedendo, in
ospedale. I miei vogliono portare via mio fratello…
ultimamente è tutto molto incasinato.
Tenma sospirò, ma poi tornò a sorridere.
-Vedrai… andrà tutto a posto! Non saluti Shinsuke?
Il piccoletto saltò fuori da dietro una panchina.
-Ehm… ciao Tsurugi!
Il moro scoppiò a ridere. -Ciao Shinsuke! È un
piacere vederti dopo… ehm… mezza giornata che non
ci vedevamo? Sai… dalla cena di ieri sera a questa mattina
ne è passato, di tempo…
Il ragazzo più basso ridacchiò. -Guarda che
è stato Tenma a insistere per portarmi con voi! Se avessi
saputo che era un doppio appuntamento tra piccioncini…
-Ma va… tranquillo! Sei il suo migliore amico! E poi non ci
sono segreti fra noi… piuttosto, Minaho e Manabe dovrebbero
stare per arrivare. Peccato che Shindou e Kirino avessero
già prenotato un pranzetto intimo per conto loro…
In quel momento esatto, un fulmine arancione apparve
all’incrocio, inseguito da un ragazzo dai capelli lilla
barcollante e furioso.
-Minaho!! Ridammi immediatamente i miei occhiali!!
La scena aveva del comico. L’arancione aveva rubato gli
occhiali dal naso del fidanzato e ora glieli faceva pendere davanti
alla faccia, mentre il povero genio della matematica cercava di
afferrarli impacciato a causa della camicia stretta e della miopia.
Finalmente Minaho si decise a rendere il maltolto al suo migliore amico
nonché ragazzo. Appena il lilla ritornò in
possesso degli occhiali, lì inforcò con un
sospiro di soddisfazione. -Grazie a Dio… me la pagherai,
gufetto!
-Io non ne sarei così sicuro… vieni qui. -Detto
fatto. Minaho aveva sfiorato le labbra del lilla con le sue, facendolo
avvampare di rossore.
-M…Min…
-Ooook! -Tsurugi ridacchiò mentre Tenma e Shinsuke erano
letteralmente senza parole. -Che ne dite di seppellire
l’ascia di guerra e di incamminarci verso il ristorante?
Sapete come sono i proprietari di quei localini
tradizionali… hanno poco spazio, e se non rispetti gli orari
il tuo tavolo diventa preda immediata di altri affamati clienti!
Tutti furono d’accordo, e si incamminarono chiacchierando
felici. Tenma sfiorò la mano del moro. -Tsu… sei
così deciso!
Il locale era carino, nonostante fosse molto stretto e incassato sotto
il livello stradale. Il pranzo era stato abbondante, e ora stavano
aspettando il dolce. Avevano parlato di molte cose, tra cui le voci che
giravano riguardo alle stranezze che stavano avvenendo in
città in quei giorni, ridendone. Sembrano tutte cose
così idiote… bastava camminare per strada per
rendersi conto che andava tutto bene! Tutto come sempre...
-Ragazzi… che facciamo dopo pranzo?-Tenma sospirò
soddisfatto.
-Beh… io ho promesso a Man di portarlo a visitare il nuovo
museo delle scienze che hanno inaugurato la settimana
scorsa… -Minaho guardò sornione il suo ragazzo
che si puliva gli occhiali freneticamente. Era una sua piccola mania!
-Se volete potete venire con noi…
-Perché no? Ci saranno delle sale sui dinosauri, vero? -Gli
occhi di Shinsuke si illuminarono.
-Certo! -Tsurugi sorrise. -Ho visto delle foto… è
bellissimo! Tutto interattivo… se Tenma ci sta, per me va
bene.
Il castano chiuse gli occhi felice. -Ma certo che ci sto!
Ascoltate… appena abbiamo pagato il conto, usciamo e andiamo
all’incrocio… alla fermata del bus prendiamo il 15
e…
Un rumore assordante. Tutti i clienti si voltarono verso il centro
della sala, dove una giovane cameriera aveva lasciato cadere un intero
vassoio, che aveva sparso cibo e brodo per metà pavimento.
La ragazza fissava la vetrina che dava sulla strada, balbettando
terrorizzata.
-Ma che…
-Che diavolo…
Un brusio confuso percorse i tavoli. Che diavolo stava accadendo?
Fu allora che lo videro. Un uomo sulla quarantina, probabilmente un
impiegato a giudicare dai vestiti. Appoggiato con la fronte contro la
vetrata, con la mano destra picchiava ripetutamente contro il vetro in
maniera ottusa, quasi meccanica. Ad ogni colpo lasciava una scia di
sangue scuro sul vetro.
Non era questa, però, la cosa che aveva scatenato
la confusione.
A quell’uomo mancava metà del volto.
L’intera parte sinistra del viso era deturpato, come
strappata a morsi, ma lui non sembrava nemmeno rendersene conto.
L’occhio superstite era bianco e opaco nella sua orbita, i
denti sbattevano ritmicamente.
Alcune persone si alzarono dai tavoli. Ora ricordavano… le
voci, le notizie su facebook che tutti prendevano per bufale,
nell’epoca della post-verità. Che diavolo stava
succedendo? Shinsuke si strinse contro Tenma e Tsurugi, mentre Minaho
istintivamente prendeva la mano di Manabe. -Stiamo indietro…
Poi avvenne tutto molto in fretta.
Ne arrivò un secondo, poi un terzo e un quarto mentre dalla
strada si alzavano urla selvagge. Rumori come di automobili che si
scontrano, sirene. La vetrata si crepò sotto il peso di
quelle persone… ed infine collassò in un
fiorilegio di cristallo.
La gente urla, cade a terra. Quelle cose inizialmente sembrano
immobili… come fisse. Poi… poi iniziano a
mordere. Uno di loro è subito sulla cameriera e la azzanna
al collo. Lei rimane per un istante come sospesa in quello strano bacio
di passione, quindi cade a terra gorgogliando. Altri clienti sono
già stati attaccati. È il caos.
-Via di qua, dannazione! -Tsurugi afferra la mano di Tenma e scatta in
piedi. -Via!!
I ragazzi sono nel panico. La gente urla, cade, inciampa mentre alcune
sedie si ribaltano. Grazie a Dio i tavoli sono incassati nei muri e non
possono cadere, ma i divanetti che fungono da sedute bloccano i
movimenti delle vittime. Tutti e cinque i ragazzi scattano in piedi
terrorizzati.
-Che… che facciamo! Che facciamo! -Shinsuke è
terrorizzato, Tenma incredulo… non poteva credere ai suoi
occhi.
-Con me!! Nelle cucine!! Seguitemi!
Tsurugi si lanciò nella sala scavalcando un corpo ancora in
preda alle convulsioni. La porta che conduceva alle cucine era
socchiusa, e solo una decina di metri li separavano da lei. Era
robusta… avevano solo quella possibilità.
Percorsero il breve tratto in pochi istanti, favoriti dal fatto che
quelle… cose stavano accalcandosi su un gruppo di ragazze
dalla parte opposta. Tenma scoppiò a piangere…
avevano l’età di sua zia.
La porta era ad un passo. Tsurugi la spalancò con una
spallata ed entrò seguito da Tenma e da Shinsuke. Fu allora
che sentirono un grido.
-D…d…dannazione!
Uno di quegli esseri aveva afferrato Manabe per un braccio. Il lilla si
divincolava disperatamente, cercando di tenersi lontano dalle sue
fauci, ma quello che fino a poco prima doveva essere un operaio
impegnato a sistemare un’aiuola fuori dal locale era, pur in
quelle condizioni, molto più forte di lui…
Di colpo la presa si allentò. L’uomo, se si poteva
ancora chiamarlo così, lascio il braccio di Manabe e cadde a
terra contorcendosi in maniera innaturale. Aveva un lungo coltello da
pranzo infilato nella nuca.
-Figlio di puttana, giù le mani dal mio ragazzo!
Minaho era in piedi, furibondo. Manabe, sotto shock, riuscì
comunque a rendersi conto che il suo ragazzo non solo aveva appena
piantato un coltello nella testa di un uomo, ma aveva pure imprecato
per la prima volta da quando la conosceva!
Un’altra mano afferrò il lilla, questa volta calda
e buona. Minaho lo trascinò in cucina e Tsurugi chiuse la
porta alle loro spalle, spingendoci subito davanti un grosso carrello
da servizio per bloccare la maniglia.
-Man… Man non ti ha morso vero?
Ora Minaho era completamente cambiato. Si era precipitato a lavarsi le
mani dal sangue non suo, dal sangue di quella cosa, e sembrava sul
punto di piangere.
Il lilla, che su era appena ripreso, sorrise cercando di sembrare
rassicurante. -No… non mi ha morso. Mi… mi hai
salvato la vita, Min.
L’arancione tremava, ma sorrise. -Lo farei altre mille volte.
Su una sedia Tenma si stava ancora riprendendo. Shinsuke lo aiutava
come poteva, mentre Tsurugi si era assicurato che fosse tutto sprangato.
-Ok… per ora siamo al sicuro. La porta è chiusa,
e ho barricato quella che dà sul vicolo sul retro. Grazie a
Dio siamo sotto il livello della strada, e niente può
infilarsi qui da quelle finestrelle lassù, che oltre a
essere troppo piccole sono anche ben chiuse. Ora… ora
dobbiamo cercare di capire. Che diavolo sono quelle… quelle
cose?
Tenma, ancora sconvolto, non rispose. Minaho era crollato su una sedia
e aveva iniziato a piangere, lui che era sempre così allegro
e sfrontato, Manabe si era ripreso e stava provando a consolarlo.
-Ehi… Min… stai tranquillo, ok?
-Ma… io… io ho ucciso… ho ucciso un
uomo!
Il lilla scosse la testa. I suoi compagni non lo avevano mai sentito
parlare con una voce così dolce. -No… non era
più un uomo. Tu mi hai salvato la vita! Sei un eroe.
-Un… un eroe? -L’arancione smise per un secondo di
piangere. -Io… io senza di te non… non…
Manabe sospirò e lo strinse forte. -Tranquillo…
siamo ancora tutti qua.
La cucina era stranamente silenziosa.
I rumori di lotta, le urla terrorizzate e i versi gutturali che
provenivano dalla sala si erano fermati da qualche minuto. Ora si
sentivano solo rumori ovattati, simili a qualcosa che si trascinava e
sbatteva lentamente contro gli oggetti al suolo.
-Cosa… cosa diavolo sta succedendo… -Tsurugi si
passò le mani tra i capelli.
-Penso… penso che sia quella… quella malattia di
cui parlavano le voci. Io… io non lo so!
È… è l’unica spiegazione
coerente, no? -Shinsuke era seduto a terra di fianco ad un congelatore.
-S…Shinsuke… -Tenma aveva gli occhi lucidi, ma si
era ripreso. -Credevo… credevo fossero solo voci
senza… senza senso… è…
è qualcosa che potremmo avere portato noi dallo spazio?
Tsurugi sospirò. -Temo di sì. -Lentamente si
affacciò dall’oblò della porta che dava
sulla sala. Scrutò per qualche istante, quindi fece un salto
indietro. Tremava… non era da lui.
-Tsu!! Tsu che hai visto? -Tenma era scattato in piedi.
-No…non può essere…
-Cosa non può essere? -Minaho aveva ripreso il controllo di
sé. -Parla!
Tsurugi si sedette pesantemente su una sedia, si mise le mani sul viso
ed iniziò a parlare. -Avete… avete presente
quella povera ragazza che era vicino alla vetrata? La cameriera.
-Sì… -Manabe sospirò.
-Poveretta… l’hanno uccisa.
Tsurugi si morse le labbra. -Lei… lei è qui
fuori, in piedi, ed è come loro.
Per un attimo era scoppiato il caos.
-Cosa?
-Non è possibile!
-Tsu che stai dicendo? È assurdo!
Nessuno voleva crederci, nessuno poteva crederci. Il moro li
invitò a guardare con i loro occhi… lo fecero, e
dovettero credere.
-No… che… che cosa sta succedendo…
Minaho, la mano al mento, prese fiato e parlò. -Sembra
proprio che questa situazione non sia poi tanto diversa da quei banali
film horror con gli zombie mangiacarne…
-Che cosa?? Ma è assurdo! -Shinsuke si alzò in
piedi spaventato.
-Eppure è così. Pensateci… infezione,
contagio tramite morso… non saranno veri morti viventi, ma
di sicuro non sono più in grado di intendere e di volere, e
poi… avete visto quelle ferite. Non possono essere ancora
vivi. No… sono solo contenitori per il virus, o
l’entità biologica, o quello che è.
-Minaho concluse alzando le spalle.
-Ma… come diavolo hanno fatto a riprodursi così
in fretta? Un’ora fa le strade erano perfettamente normali!
-Tsurugi strinse i denti. Non voleva alzare la voce.
-Questo lo so io! -Manabe si alzò in piedi, sorridendo e
alzando il dito indice come faceva sempre quando stava per dare una
spiegazione scientifica. -Equazioni di Lotka-Volterra! Ill
differenziale del tasso di crescita di prede e predatori…
-Insomma! Ti sembra il momento di parlare di numeri? -Tsurugi
sbattè il pugno sul coperchio del congelatore. Manabe smise
immediatamente di parlare e iniziò a tremare leggermente.
-Ehi! Man voleva solo darci una mano! Non dovete trattarlo
così! -Minaho si era messo immediatamente di fronte al suo
ragazzo, come per proteggerlo. Tutti sapevano che, oltre la patina di
scherzi e prese in giro che li portava a litigare in continuazione, si
volevano profondamente bene.
-Tsu… hanno ragione. Ascoltiamo! -Tenma mise la
mano sulla spalla del fidanzato.
-Ok… ok, scusate. Man, non volevo… sono solo
nervoso. Dicci tutto.
Il lilla sorrise debolmente. -Tranquillo… ti capisco.
Nulla… dicevo solo che, per quella legge, quando le prede
sono molte di più dei predatori, si assiste ad una
rapidissima crescita di questi… nel giro di una sola
generazione.
-Ciò… ciò significa…
Il lilla tremava vistosamente. -Già…
noi… noi siamo le prede.
-Ragazzi… non possiamo rimanere qui.
Tenma era preoccupato. Da qualche minuto i rumori fuori erano
aumentati, e avevano anche sentito alcuni di quegli esseri sbattere
contro la porta. Erano convinti che non li avessero individuati,
però…
-Tenma ha ragione. La porta non può essere chiusa a chiave,
e se il sostegno che blocca la maniglia cedesse di colpo.. -Minaho
rabbrividì. -Non possiamo rimanere qui. I nostri amici sono
là fuori…
Da tempo tutti e cinque provavano ripetutamente a contattare gli altri
membri della squadra e le loro famiglie, ma senza successo. Le linee
telefoniche funzionavano poco e male, ed erano intasate.
-Io… io devo andare a prendere mio fratello!! Mio fratello
non può camminare!
Tsurugi aveva avuto l’immagine del fratello davanti agli
occhi in un istante. Doveva assolutamente correre ad aiutarlo.
Assolutamente!
-E… e zia Aki è a casa da sola! -Tenma
realizzò a sua volta la situazione.
-I… i miei genitori sono in viaggio di lavoro
all’estero, grazie a Dio. In Corea… spero solo che
questa cosa non sia arrivata anche là! In questi giorni
dormo a casa di Min…
-Manabe! -L’arancione si morse un labbro. -Mia…
mia madre! Quando siamo usciti era a fare la spesa! Era… era
a fare la… spesa… -Gli occhi di Minaho si
riempirono di lacrime. Manabe lo strinse forte.
-Vedrai… starà bene. Starà benissimo.
-Ragazzi… se volgliamo aiutare i nostri amici e i nostri
parenti dobbiamo uscire di qui. -Tsurugi sospirò.
-Ascoltatemi bene. Credo… credo che non sentano gli
odori… questo non è un film. Altrimenti ci
avrebbero già trovato. Penso che si orientino con la vista e
i rumori… questo ci aiuta. Dobbiamo essere silenziosi e
nascosti. Ho guardato dalla finestrella… il vicolo sul retro
è sgombro. Usciremo e ci dirigeremo al parco in fondo alla
strada. Lo spazio lì è grande…
potremmo controllare tutte le direzioni, e decidere come muoverci.
Gli altri ragazzi erano terrorizzati, ma annuirono.
-Va… va bene Tsurugi. Comunque credo che… che
dovremmo armarci tutti. Quelle bestie non sono molto veloci,
e… e quello di prima non si è più
rialzato dopo che gli ho infilato un coltello in testa. Penso che il
virus si annidi nel cervello. Distrutto quello… -Minaho
aveva recuperato la sua aria riflessiva e volitiva.
-Fa paura, ma è una buona idea. -Tenma sospirò.
-Guardiamoci intorno…
Ci vollero solo cinque minuti. Una cucina era il posto perfetto per
armarsi.
Tsurugi e Minaho, i più forti del gruppo, rimediarono una
grossa mannaia da pesce ciascuno, e si infilarono nella cintura un
coltello lungo a testa. Tenma si limitò ad un coltello da
cucina, Shinsuke, che era troppo basso per combattere efficacemente,
prese a sua volta un coltello e così fece anche Manabe.
-Ok. -Tsurugi prese la spalla di Minaho con un sorriso incoraggiante.
-Stiamo tutti uniti, guardiamoci intorno e non perdiamoci mai di vista
l’uno con l’altro. Siete i miei migliori amici, e
vi voglio tutti al mio matrimonio con Tenma!
Nonostante la situazione tutti scoppiarono a ridere. Tsurugi era
ombroso, ma sapeva sempre dare forza a tutti.
Si prepararono davanti alla porta mentre il moro rimuoveva lentamente
il fermo alla maniglia. Minaho strinse la mano di Manabe e Shinsuke
guardò Tenma con affetto e un po’ di paura. La
porta si aprì silenziosamente, mentre Tsurugi guardava fuori.
-Ok… via libera! Mi raccomando ragazzi… stiamo
attenti e andrà tutto bene!
Angolino
horror:
Eeeeeccoci
qua! Come promesso... faccio questo esperimento (sperando non sia
troppo penoso!). Non ho mai scritto nulla di horror, ma avevo voglia di
provare qualcosa di nuovo, con tanti personaggi da usare... speriamo
bene!
Grazie
a tutti, ragazzi e ragazze che volete cimentarvi nella lettura di
questo sbobbone di roba e... a presto! :)
ROW99
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