Door to Fastoon - L'Impero, i Ribelli e la Creatrice

di Iryael
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Riflessioni di un lombax sull’esistenza di un dio
Interludio
Siamo tutti figli della mente di qualcuno che risiede in un altro universo. Qualcuno che sicuramente non ha intenzione di farci del male, ma per il quale non siamo che passatempi; figli di un momento di noia.
Quel qualcuno che noi comunemente chiamiamo Creatore, colui o colei che chiamiamo divinità, ha a sua volta qualcuno da chiamare dio; perché il multiverso è un cerchio infinito di creatori e creature.
 
E noi che ci basiamo sulla scienza, noi che siamo un popolo di rinomati ingegneri e costruttori, più volte ci siamo chiesti: ma esiste davvero qualcuno da chiamare dio? Oppure è un’invenzione degli antichi per spiegare ciò che era loro ignoto? Vale la pena sperare in una sua esistenza o l’unica cosa su cui dobbiamo contare è il nostro genio?
Ce lo siamo chiesti perché – per quanto possiamo avanzare con la nostra tecnologia – non riusciamo a trovare una prova in favore dell’esistenza del Creatore.
 
Ma allora perché continuiamo a credere in un essere superiore, se non esiste alcuna prova tangibile della sua esistenza?
Ebbene, la risposta è tremendamente semplice: perché nessun Creatore è mai riuscito ad oltrepassare la barriera invalicabile che lo separa dalle sue creature.
 
E quand’anche la cosa diventasse possibile, quand’anche il dio arrivasse da noi, per preservare l’ordine non dovremmo mai venire a conoscenza del suo vero nome, poiché ciò lo renderebbe vulnerabile oltre ogni dire. Chi non vorrebbe avere il potere di un dio al proprio fianco?
 
Così, crogiolando nell’ignoranza, ci chiediamo: quali immensi segreti porta con sé l’anima del Creatore? Quali gioie? Quali dolori?
Non possiamo saperlo.
Forse è proprio per questo che siamo così irrazionalmente risoluti a trovarlo.
 
 
[ Anonimo, «Riflessioni di un lombax sull’esistenza di un dio» ]

 





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