Nei giorni immediatamente successivi al suo arrivo nel regno
sottomarino, per combattere lo smarrimento e la solitudine di quelle
terre sconosciute, si era ripetuto che lassù, oltre
quell'opprimente cielo d'acqua, non c'era più nulla
–
nessuno – che lo legava al suo passato.
Eppure, i suoi occhi invano cercavano di scorgere quegli scogli e
quelle sbarre dietro i quali suo fratello lo aveva lasciato ad
attendere il giudizio degli dèi. Dove i suoi sensi non
arrivavano, la sua mente rendeva di nuovo reale la voce severa e
sdegnata di Saga che gli diceva addio. E gli schizzi di quell'acqua
salata, mista alla puzza di marcio, gli ricordava che una parte della
sua anima lo aveva tradito.
Quando, molti anni dopo, gli echi delle battaglie al Santuario
arrivarono sino a lui tramite le sue spie, quella specie di mantra che
in molte occasioni lo aveva confortato riempì di nuovo le
sue
orecchie, ricordandogli che non erano rimasti legami con la superficie,
né con quel fratello che alla fine aveva ottenuto
ciò per
cui lui invece era stato punito.
Eppure, nei momenti nei quali non era visto dai suoi subalterni, i suoi
occhi tornavano a rivolgersi verso l'alto e fissare un punto lontano
che guardava a est.
E una strana sensazione si rimescolava nello stomaco: un vuoto che
credeva ripianato dalla sua smisurata ambizione, ma che probabilmente
non avrebbe mai colmato.
Quando poi, con una mossa ardita, aveva invitato i suoi nemici
già stremati per le battaglie ad abbattere le colonne dei
mari
per salvare la loro dèa bambina, sicuro che i loro sforzi
sarebbero stati vani, un ghigno di scherno gli si era formato sulle
labbra, perché la sua rivalsa era a un passo.
Eppure, un pensiero persistente gli occupava la mente e si chiedeva
cosa ne avrebbe pensato Saga se avesse potuto guardarlo in quel
momento, ora che stava realizzando ciò che un tempo gli
aveva
proposto di fare assieme. E, stringendo i pugni, cercava di scacciare
quel vuoto doloroso che faceva capolino nella sua coscianza e rovinava
la giusta soddisfazione che sentiva di meritare.
Persino nella resa dei conti, di fronte a colui che per anni aveva
ingannato, con il tridente destinato alla dèa bambina
conficcato
nel petto, le gambe che non lo reggevano più e la voce di
Atena
che gli chiedeva il perché del suo gesto, i suoi pensieri
erano
segretamente rivolti a Saga e a come lo avrebbe giudicato.
«Forse... vedendomi ora così, semi sommerso da
quella
stessa acqua a cui ero sfuggito in passato, stai ridendo di me e della
mia ambizione», sussurrò con voce amara, mentre
con i suoi
ultimi sprazzi di vita seguiva l'ascesa della dèa bambina e
dei
suoi guardiani verso la superficie del mare.
La sua consolazione, dopo una vita spesa a odiare il suo destino e a
invidiare suo fratello che veniva riempito di lodi, era sapere che
presto lo avrebbe raggiunto e avrebbe condiviso con lui ciò
che
gli dèi avevano in serbo per il suo tradimento.