Sussurri e sospiri d'amore
“ Secondo te, devo mettere questo…”
Dissi, sollevando la stampella che sorreggeva un vestitino
azzurro con fantasie bianche e brillantinate, con stras a contornare i disegni
e gli arabeschi.
“ …o questo?”
Dissi sollevando un’altra stampella con una camicia a
maniche corte a sbuffo color acqua marina con abbinata una gonna verde spaghettata con chiusura laterale a bottoni a
forma di farfalla, un modello di Chanel che zia Alice mi aveva regalato la sera
prima, di ritorno ad un pomeriggio di shopping sfrenato con zio Jasper.
Il lupo con il pelo ramato che sedeva comodamente sul mio
letto a baldacchino, mi guardò scodinzolante come un cagnolino che aspetta che
il suo padrone gli lanci il suo osso da un momento all’altro, inclinando la
testa da un lato, con la lingua penzoloni e sbattendo gli occhi neri e
profondi.
Poi, con un balzo agile e veloce, scese dal materasso
ricoperto da un leggero lenzuolo rosa carne, facendo cigolare di poco le molle
per il suo peso, e si avvicinò silenziosamente verso di me, tendendo il muso
verso il completino camicia-gonna di Chanel.
Alzai un sopracciglio scettica, storcendo le labbra in una
smorfia poco convinta, guardando prima il completo e poi il lupo sorridente
dagli occhi dolci ai miei piedi.
“ Ti piace questo?”
Dissi, alzando di poco la sua stampella e osservando il
grosso lupo annuire convinto, ancora sorridente.
Scrollai le spalle, ricambiando il sorriso:
“ Se lo dici tu, allora mi fido.”
Ululò contento della mia affermazione, stiracchiandosi la
schiena sul pavimento.
Risi a quella scena, mentre rimettevo il completo prescelto
nella cabina armadio, per poi correre sul letto e gettarmi contenta su di esso,
chiudendo gli occhi sospirando, godendomi pienamente quel dolce momento di puro
rilassamento della mente e dei sensi.
Nonostante il piacevole intorpidimento, avvertii le zampe
del lupo arrampicarsi sul materasso con un altro balzo deciso, per poi girare
su se stesso e distendersi accanto a me, a pancia in giù e con la testa a pochi
centimetri dalla mia, tanto che potevo sentire il suo respiro caldo
accarezzarmi i capelli come una folata di vento estivo, trascinata dal mare.
Sorrisi a fior di labbra e aprii gli occhi, rigirandomi
verso di lui, sostenendo la mia testa con un braccio puntellato sul morbido
materasso.
“ Vedrai, sarà una festa bellissima. Inviterò tutti i miei
compagni di scuola, gli amici di La
Push e, ovviamente, ci saranno anche tutti i membri della
famiglia Cullen, nessun escluso.”
Lui alzò un angolo della larga bocca, in segno di
comprensione e compiacimento, ma anche di una certa malinconia.
Sollevai una mano e gli accarezzai il pelo ispido del capo,
grattandogli le orecchie appuntite e sempre vigili e contornandogli la lunga
linea del muso gentile con le dita. Chiuse gli occhi in un moto di adorazione,
mugugnando soddisfatto ad ogni mio più piccolo sfioramento.
“ Ci sarai anche tu, vero, Jacob?”
Lui aprì di scatto gli occhi scuri, facendo scivolare la mia
mano davanti al suo naso, cominciando a leccarne il palmo frettoloso e
contento, come dimostrava anche il movimento involontario della sua lunga coda.
Risi, presa da un formicolio improvviso alla mano.
Solletico.
“ è un si?”
Gli chiesi, mentre mi saltava addosso, senza schiacciarmi, e
mi leccava il viso e le mani con cui cercavo di allontanarlo o per lo meno difendermi,
mentre le risate continuavano a fuoriuscire incontrollate dalla mia gola.
“ è un si?”
Ripetei ancora più forte, mentre lui continuavano a
leccarmi, ora anche sulle orecchie. Lì decisi di scostarlo. Lo guardai mentre
sorrideva con la lingua penzoloni. Si, era decisamente un si.
“ D’accordo…d’accordo, Jake, ora basta.”
Dissi, poco convinta e ancora ridente. Ma lui si distaccò,
ululando felice e pretendendo le mie carezze, che subito gli concessi,
facendogli il solletico sulla pancia e accarezzandogli il collo e la testa,
riprendendomi la mia rivincita.
“ Però dovrai ballare con me, tutta la sera.”
Dissi perentoria, accarezzandogli il petto, il suo punto
debole. Infatti socchiuse gli occhi e mugolò deliziato, alzando la testa e
leccandomi la spalla in segno di gratitudine.
“ Oh, basta leccate, Jake!”
Gli intimai, riportandolo a distendersi sul letto.
Ma lui, quasi di mala voglia, decise di alzarsi e
raggiungendo la porta socchiusa con tre balzi, mi guardò con uno sguardo
luccicante e divertito, prima di ammiccare, scostare la porta con un gesto
secco della zampa e correre giù per le scale.
Sorrisi. Mi aveva lanciato una sfida e ricambiando inconsciamente
il suo sorriso, avevo deciso di accoglierla. Lo avrei preso, pensai mentre mi
mettevo in una posizione simile ad un leone prima di scattare sulla preda,
dimentica di indossare una gonnellina di seta rossa che mi ricopriva a mala
pena metà coscia. Avrebbe ballato con me tutta la sera, era una promessa.
Così scattai decisa e mi ritrovai subito al piano di sotto,
dove mia madre era abbracciata a mio padre, mentre lui leggeva un libro e,
contemporaneamente, le accarezzava i capelli e le spalle scoperte da un leggero
top blu elettrico, il colore che mio padre preferiva indosso a mia madre.
Alla mia vista, si voltarono a guardarmi: mia madre
sorridente, mio padre imperturbabile.
“ Se cerchi Jake, è uscito di là.”
Mi informò lei, indicando una finestra spalancata con le
tende dorate fluttuanti per il vento.
Tipico di Jacob uscire dalla finestra anziché usare la porta
principale.
“ Grazie mamma.”
Le dissi, baciandole una guancia, mentre lei storceva il
naso, disgustata.
“ Ah, Jacob e io abbiamo giocato un po’, di sopra.”
Spiegai, giustificandolo per le leccate che mi aveva
lasciato un po’dappertutto.
“ Tranquilla. Vi abbiamo sentito.”
Disse mio padre, rigirando una pagina del libro che di
sicuro sapeva a memoria.
Sorrisi incontrando lo sguardo divertito di mia madre, che
gli accarezzò il viso, con l’intento di deconcentrarlo. Ci riuscì, visto che
gliela catturò con la sua e gliela baciò, sorridendole amorevole.
Sbuffai. Ma perché Jacob non era come lui? Avrei preferito
volentieri una carezza anziché morsi e leccate ovunque.
A proposito, nel contemplare le manifestazioni di affetto
dei miei genitori, mi ero dimenticata della mia sfida con il mio licantropo
preferito. Osservai assorta la finestra, calcolando la distanza che mi divideva
da lui e in quanto tempo sarei riuscita a raggiungerlo. Se fossi partita in
quel momento, lo avrei potuto benissimo raggiungere in circa dieci, quindici
secondi massimo. Ne sentivo ancora la scia. Che volesse farmi vincere? Sorrisi.
Ancora meglio.
Guardai i miei genitori che, immobili, mi osservavano tra il
divertito e l’incredulo.
“ Vai. Ma non tornare tardi. Questa sera c’è la tua festa.”
“ Non me la perderei mai, tranquilla. Diciassette anni non
si compiono tutti i giorni.”
Entrambi sghignazzarono. Mi avvicinai al davanzale della
finestra, ma prima di andare, tornai indietro e baciai la guancia di mio padre,
che si girò veloce per ricambiare. Lo adoravo quando mi regalava quel sorriso
sghembo priorità di mia madre, che mi accarezzò i boccoli ramati dolcemente.
“ Torno presto.”
Gli dissi per poi rivolgermi a mia madre.
“ Promesso.”
Lei annuii e entrambi mi seguirono con lo sguardo correre
verso il mio Jacob, mentre l’eco delle loro risate e dei loro sussurri
divertiti per i nostri giochi mi accompagnò fino al confine fra i Cullen e il
branco, ormai quasi del tutto inesistente e privo d’importanza.
Lo raggiunsi in meno di dieci secondi e, quando mi vide di
fianco a lui, mi sorrise beffardo e con la spinta delle zampe posteriori, corse
più velocemente , sorpassandomi di mezzo metro.
Con tre balzi, lo raggiunsi di nuovo, saltando tre grandi
rocce e sfiorando quattro abeti, per poi sbucare al di fuori della foresta,
sulla sabbia della spiaggia di La
Push.
Fu allora che alzai le braccia per afferrarlo, ma lui si
scansò all’ultimo momento e finii per rotolare nella sabbia bagnata della riva,
evitando di poco le onde del mare che cercavano vogliose le punte dei miei
capelli sciolti.
Non avevo il fiatone, ma un eccesso di risate mi coinvolse
interamente, tanto da superare lo scrosciare dell’andirivieni del mare sulle
pietre del fondale e l’infrangersi sugli scogli muschiati e neri come il
carbone.
Quando mi calmai, riaprii gli occhi verso il cielo, o per
meglio dire, sul musino soddisfatto di un certo lupo di mia conoscenza,
capovolto, visto che si trovava dietro di me e le sue zampe venivano bagnate
dall’acqua marina.
Alzai le braccia lentamente e gli cinsi il collo dal pelo
corto, bronzeo e profumato di aria, terra e vento del deserto.
Avvicinai il suo muso verso la mia bocca semidischiusa e
socchiudendo gli occhi, quasi ad invitarlo a baciarmi. Sorrisi. Sarebbe stato
davvero buffo: il primo bacio di Renesmee Cullen è stato con un lupo dall’aria
birichina e giocherellona. Risi tra me e me, a quella scena paradossale, ma non
mi mossi di un millimetro.
Finché non sentii l’alito caldo del mio lupo diminuire
d’intensità, il pelo sotto le mie dita diventare meno folto e quello delle
zampe anteriori scomparire a poco a poco per cedere il posto al calore di una
pelle levigata ed abbronzata.
“ Nessie, credo che dovresti alzarti, adesso.”
Mi sussurrò una voce profonda e roca, bellissima nella sua
intensità, mentre sorridevo beata nell’udirla, e facevo scivolare le dita della
mia mano sui suoi capelli neri lungo tutto la loro lunghezza, come una lenta e
meticolosa carezza.
“ No, perché?”
Dissi, senza aprire gli occhi, ma portandolo ancora più
vicino a me, sentendolo espirare agitato da quella vicinanza improvvisa.
Nascosi il mio viso nell’incavo del suo collo, mentre lui faceva lo stesso con
me, sentendolo aspirare il profumo dei miei capelli selvaggi.
“ Si sta così bene,
così.”
Lo tentai, baciandogli fuggevolmente la mandibola,
sentendolo tremare al contatto bruciante fra le mie labbra e la sua pelle
bollente.
“ Però, tu non starai molto comodo, vero?”
Fu allora che decisi di considerare anche la sua posizione,
e così decisi di sciogliere l’abbraccio, senza aprire ancora gli occhi,
lasciando prevalere gli altri sensi e non quello della vista, per una volta,
godendomi Jacob in tutto il suo calore, la sua morbidezza e la sua freschezza
di giovane uomo. Il mio uomo. Si,
perché Jacob era mio, lo era sempre stato e lo sarebbe stato per sempre. Non lo
avrei ceduto facilmente alla prima venuta. Piuttosto mi sarei battuta, che
rinunciare a lui.
Io ero nata per Jacob e questo nessun altro avrebbe potuto
smentirlo.
“ Così va meglio.”
Dissi, abbracciandolo, seduta sulla sabbia, lontano dalla
riva, trattenendo Jacob nella stessa posizione, circondato dalle mie braccia.
Appoggiai il capo sul suo petto scoperto, deliziandomi della
sua muscolatura asciutta e tonica.
Lo sentii deglutire, nervoso, e gli accarezzai l’incavo del
petto, per tranquillizzarlo.
Lo avvertii sospirare e baciarmi la guancia riconoscente,
come faceva sempre dopo una mia attenzione. Fu allora che decisi di aprire gli
occhi, per adorarlo pienamente, ma subito una mano non me lo permise.
“ No, non aprirli.”
Mi sussurrò, percependo una nota nervosa nella sua voce roca
e profonda.
“ Perché?”
Sorrisi, inconsapevole.
“ Sei così ripugnante da volerti nascondere alla mia vista?
Cercherò di sopravvivere, tranquillo.”
Lui sghignazzò sommesso, ma non tolse la mano.
“ No, non è questo.”
“ E allora cosa c’è?”
Non riuscivo a capire.
Lo sentii muoversi inquieto, quasi imbarazzato o indeciso.
“ Jacob, cosa succede?”
Ora iniziavo a preoccuparmi. Il divertimento sparì dalla mia
voce per lasciare il posto all’ansia.
Lui non parlò, ma agì. Prese la mano che ancora era posata
sul suo petto, e la condusse con la sua fino al suo ventre, per poi discendere
di poco, ma abbastanza per farmi comprendere.
“ Oh, capisco.”
Dissi, mentre un leggero rossore si impadroniva, traditore,
delle mie guance.
“ Sei…sei nudo, non è vero?”
Domanda retorica, ma preferì lo stesso darmi una risposta.
“ Si.”
Deglutii, ora nervosa anch’io.
“ Ok, non ne facciamo un dramma. Potresti trasformarti
nuovamente in lupo, così non ci sarebbero problemi, no?”
Chiesi, cercando di risolvere quel momento saturo
d’imbarazzo, anche se l’idea che si trasformasse in lupo, non mi allettava
molto. Avrei preferito che fosse rimasto umano, così da parlare e scambiarci
coccole a vicenda. Jacob sembrò leggermi nel pensiero, visto che lo sentii
sospirare frustrato.
“ Aspetta. Non muoverti, mi sembra che…si…aspetta qui,
Nessie., va bene?”
“ Cosa, ma, dove stai andando? Jacob!”
Lo sentii allontanarsi. Ma cosa gli era preso, ora?
Lo sentii tornare subito dopo, trepidante e contento.
“ Fatto. Ora puoi aprire gli occhi se vuoi.”
Disse, con una nota di tranquillità nella voce, che mi
indusse ad assecondarlo.
Così riaprii, finalmente, gli occhi, e incontrai i suoi,
dolci e luccicanti di stelle come quello di una notte di luna piena. Il suo sorriso
era più abbagliante del sole di primavera, e per un momento mi accecò.
Inconsapevolmente, scorsi lo sguardo lungo il suo corpo, superando il petto,
ancora scoperto, per arrivare alla vita e alle gambe, fasciate in un blue jeans
aderente e stracciato, che lasciava intravedere le ginocchia e, in alcuni
punti, abbondanti lembi di pelle.
Con le dita della mano destra ne saggiai la ruvidezza,
solcando le cuciture e sospirando sollevata.
Anche se mal ridotto, sembrava fatto a posta per lui.
“ Dove lo hai trovato?”
Gli chiesi curiosa.
“ A dire il vero, è mio. Diciamo che lo uso per le
emergenze, nel caso durante la corsa o la trasformazione rovinassi quello che
indosso. Lo nascondo nella cavità fra quelle due rocce, laggiù.”
Mi spiegò, indicandomele con l’indice della mano destra
sollevata a mezz’aria, puntando un anfratto di scogli a circa dieci metri da
dove ci trovavamo noi.
“ Ingegnoso.”
Commentai, affascinata.
Lui rise di gusto, per poi inondarmi con la sua dolcezza,
attraverso uno dei suoi sorrisi più teneri.
“ è solo una precauzione. Non ci trovo nulla di tanto
affascinante.”
“ Beh, io lo trovo comunque ingegnoso.”
Dissi, fingendomi offesa e sentendolo sghignazzare
divertito, per poi trascinarmi inevitabilmente con sé, nel suo buon umore.
Restammo qualche minuto in silenzio, deliziandoci l’uno
della presenza dell’altro e della brezza frizzante proveniente dall’orizzonte
ricolmo di salsedine, che mi colpì il viso e mi scompigliò i capelli,
inducendomi a chiudere gli occhi e ad aspirare a pieni polmoni quell’aria
benefica, sorridendo a fior di lebbra. Adoravo il mare, anche se la spiaggia
che bagnava non era poi delle più belle. Ma c’era Jacob al mio fianco, quindi
anche quello scenario plumbeo poteva trasformarsi in uno dei più rosei.
All’improvviso, avvertii il palmo caldo della sua mano
sfiorarmi delicatamente la guancia sinistra che gli porgevo inconsapevole,
accarezzandone la pelle come il più fragile dei petali di un fiore.
Sempre con gli occhi serrati, reclinai il capo attratta dal
suo calore intenso, e sospirando beata.
“ Come sei bella, Nessie.”
Sorrisi a quel complimento, avvertendo il sangue affluirmi
alle guance, e non solamente per il fuoco della sua pelle.
Aprii gli occhi, portandoli ad incontrare i suoi, avvertendo
un brivido lungo la schiena per la loro oscura intensità.
Imprigionai la sua mano, ancora sulla mia guancia, fra le
mie, più piccole rispetto alle sue, grandi ed affusolate, e lattee in contrasto
con la loro pelle bronzea.
Portai le mie labbra sul suo palmo, baciandoglielo con un
leggero contatto, ma che bastò a farlo tremare leggermente. Mi piaceva il modo
in cui reagiva alle mie carezze e, in un certo qual modo, ero orgogliosa del
fatto di esserne solamente io la causa scatenante.
“ Anche tu.”
Gli sussurrai emozionata, accarezzandogli la mano e
intrecciandone le dita con le mie. Ora il contrasto era ancora più marcato.
Mi avvicinai a lui, tenendo sempre le nostre dita
intrecciate, e con un nuovo sospiro beato, accostai l’orecchio al suo cuore
martellante, assaporando il profumo resinoso e muschiato emanato dal suo petto.
Lo sentii rabbrividire, e questa volta mi chiesi se avesse
freddo. Portai le mie mani a circondargli il volto, accarezzandone i contorni
marcati: il naso, le labbra carnose, le mandibole squadrate e la linea dura del
collo, dal quale pendeva una collanina di perline nere, intervallate a pezzetti
di legno di faggio. Gliela avevo regalata il giorno di San Valentino, scoprendo
con stupore che lui aveva fatto lo stesso, regalandomi il braccialetto
abbinato, che ora pendeva dal mio polso sinistro.
“ Hai freddo?”
Gli chiesi, preoccupata. In risposta, lui rise leggero e
roco.
“ Nessie, io non ho mai freddo. Te ne sei dimenticata?”
“ Ah, già.”
Dissi, unendomi alla sua risata.
“ Ma allora, perché stai tremando?”
Gli domandai allora, continuando ad accarezzargli con le
dita il petto, per poi risalire lungo il collo e ridiscendere per ricominciare
daccapo.
Lui chiuse gli occhi e serrò le mascelle ispirando a quelle
carezze, e in quel momento avvertii i suoi muscoli guizzare sotto il mio tocco
e il suo cuore battere come in preda a un morso di tarantola.
Improvvisamente, afferrò i miei polsi a metà di una mia
ennesima carezza che avrebbe dovuto tranquillizzarlo, e che invece ebbe
l’effetto contrario.
Per un po’ rimanemmo così, a guardarci negli occhi e
trattenendo il respiro, fino a quando, lentamente, Jacob non ruppe la magia e
portò le mie mani dietro la su schiena muscolosa, a cui mi aggrappai
saldamente, e a quel gesto semplice, mi portai inevitabilmente più vicino a
lui, scontrando i nostri due petti palpitanti.
Senza staccare lo sguardo, divenuto ancora più scuro, dal
mio, allungò la mano destra, che andò ad accarezzarmi la guancia delicatamente,
mentre con l’altra lisciava i miei capelli dalla radice fino alle punte,
scorrendone le ciocche boccolate fra le dita lunghe, dalla radice fino alle
punte.
Socchiusi gli occhi e sorrisi arrossendo a tutta quella
dolcezza, appoggiando il capo nell’incavo tra la spalla e il mento, sospirando
deliziata e in pace.
Lo sentii avvicinare il viso al mio, espirando sul mio
orecchio sinistro in una folata di vento caldo, e portando la mano destra che,
instancabile, accarezzava ancora la mia guancia, sulla mia schiena,
coperta da un mono-spalla nero e
leggermente scollato, in un movimento continuo ed incantatore, degno di mio
padre nei confronti della mamma.
“ Renesmee.”
Pronunciò il mio nome completo in un sussurro roco che si
smorzò sulla mia tempia, sfiorandola leggermente ma abbastanza da farmi
rabbrividire.
“ Jacob.”
Lo chiamai anch’io, chiedendomi cosa stesse cercando di
dirmi o trasmettermi.
“ Sei tu.”
Continuò a bisbigliare inconsapevolmente ammaliatore,
facendomi sospirare sulla sua pelle che sapeva di sole e muschio.
“ A…a fare cosa?”
La mia mente era annebbiata. Non riuscivo a comprendere il significato
delle sue parole, e mi chiesi se mi ero persa un suo discorso iniziale,
distratta da quel vortice di emozioni indimenticabili.
“ A farmi tremare.”
Mi disse, sorridendo tra i miei capelli, per poi annusarne
il profumo quasi come un intenditore di vini rapito dal suo bouquet preferito.
“ E come ci riuscirei?”
Chiesi tra l’ironico e il malizioso, risalendo le mani lungo
la linea perfetta delle spalle per poi raggiungere il collo teso e affondare
entrambe nei suoi capelli corti e neri come un cielo notturno senza stelle.
Lui reclinò la testa verso le mie dita, per poi baciarmi
caldo il centro della testa e la tempia con più decisione di poco prima.
“ Così.”
In effetti, lo sentii nuovamente tremare al mio tocco e di
nuovo mi permisi di sorridere soddisfatta. Proprio in quel preciso istante mi
venne alla mente una richiesta da fargli.
“ Jake…”
Iniziai e come risposta ebbi un mugolio sommesso che mi fece
sghignazzare contenta.
“ Sai, oggi è il mio compleanno…” come se non lo sapesse, ma
volevo tenerlo sulle spine per un po’:
“ Uhm, uhm.”
Disse lui, rapito ma pensieroso.
“ E, volevo chiederti…”
Dissi, accarezzandogli il collo e la nuca.
“ Si?”
Mi alitò lui, baciandomi la guancia ripetutamente. Ad ogni
bacio, era un brivido e un sospiro.
“ Vorresti farmi un regalo?”
Si distaccò a guardarmi negli occhi, trovando il mio
disappunto. Non volevo che si allontanasse.
“ Che genere di regalo?”
Mi chiese, sempre pensieroso ma ancora stravolto dalla
scarica di emozioni che ci stavano spossando tanto era la loro intensità.
“ Io…”
Cominciai, ora titubante. Una cosa era pensare di volerglielo chiedere, un’altra era formularla la domanda a voce alta.
“ Io vorrei…”
Per tranquillizzarmi lui mi accarezzò con entrambi le mani
il viso, ora abbassato sulle pieghe della mia gonna rossa, mentre le mie erano
ancora ancorate alle sue spalle.
“ Vorrei che mi baciassi.”
Gli dissi tutto in un fiato, ad occhi chiusi, per riaprirli
coraggiosamente e scrutare nei suoi sgomento ed indecisione, ma se non sbaglio
anche un’ombra di piacere. Solo questo mi rincuorò.
Seguirono vari moment di silenzio, riempiti solo dai nostri
respiri- il suo leggermente più agitato-
e dal fragore del vento che ci scompigliò i capelli, i fili
bianchi che spuntavano dai suoi jeans stracciati, l’orlo della mia gonna e
quello della mia maglietta che si gonfiò per poi sgonfiarsi con il cessare dei
soffi dispettosi.
“ Io…non so cosa dire.”
Disse lui, ancora sorpreso, e facendo scivolare le mani
lungo le mie spalle per poi fermarsi lì, senza abbandonare la mia pelle surriscaldata,
e questa volta non dalla sua, ma dall’attesa.
“ Beh, capisco. Forse…forse sarebbe meglio dimenticare
tutto.”
Cominciai, cercando di ricucire la lacerazione che
l’imbarazzo sceso tra di noi stava creando, anche se la delusione stava
prendendo il posto alla spavalderia.
“ No!”
Esclamò subito lui, facendomi mancare il cuore di un battito
e alzare gli occhi speranzosi.
“ No.”
Disse ora con tono più calmo e rilassato, accompagnando la
negazione con un risolino e una carezza delicata che partiva dalla tempia per
poi fermarsi sulla mandibola e accarezzare con l’indice le labbra dischiuse per
la sorpresa.
“ Allora…allora, tu…”
Non sapevo come continuare, visto che il battito frenetico
del mio organo cardiaco mi impediva di ascoltare la mia voce flebile, rimbombandomi
nelle orecchie.
“ Si.”
Rispose Jacob alla mia muta domanda, incorniciando di nuovo
il mio viso con le sue grandi mani dal colore simile alla terra rossa del
deserto, e rovente come quest’ultimo, per poi avvicinarsi di poco al mio viso,
ora ipnotizzato dal suo.
Lo sentii deglutire nervoso, e cercai di tranquillizzarlo
con una languida carezza sul petto, leggera ma efficace. Al suo ennesimo
brivido, che anche le dita della mia mano sinistra, affondate nell’incavo della
sua spina dorsale, avvertirono pienamente giungere fino alla sua base, lo vidi
tra le ciglia socchiuse avvicinare il mio volto ulteriormente al suo, e il suo
respiro caldo sollecitare il mio tiepido.
Chiusi definitivamente gli occhi, attendendo con il cuore
impazzito, chiudendo, allo stesso tempo, definitivamente fuori il mondo dalla
nostra intima vicinanza.
“ Io…io lo vorrei tanto, Nessie. Non sai quanto lo vorrei.
L’ho atteso da una vita, questo momento.”
Mi sussurrò lui, ad un centimetro dalle mie labbra.
“ E allora fallo.”
Gli dissi, attirandolo d’istinto ancora di più a me.
“ Oh, Nessie.”
Mi sussurrò, baciandomi l’angolo destro della bocca,
incapace di resistere e facendomi tremare di trepidazione e piacere, unito ad
un amore sconfinato. Si, io amavo Jacob Black, con tutta me stessa e sapevo che
anche lui mi amava, indipendentemente dall’imprinting dei lupi. Sapevo che
anche senza la sua esistenza, Jake mi avrebbe amato ugualmente con la stessa
intensità e arrendevole abbandono, fiducia e comprensione. Lui era il mio mondo
e tutto quello che girava intorno a noi risultava effimero e privo di
importanza.
“ Ti amo Jacob.”
Mi sentii in dovere di rivelargli. Mi resi conto di non
averglielo mai detto e il piacere e la liberazione che sembravano pervaderlo mi
permise di sperare.
“ Anch’io, anch’o Nessie. Oh, non sai quanto ti ami.”
Riaprii gli occhi solo un attimo per dirgli imperturbabile.
“ Hai ragione, non lo so.”
Jake mi guardò sconcertato, timoroso e titubante al tempo
stesso. Era adorabile. Sorrisi raggiante e maliziosa, sussurrandogli dolcemente
sulle labbra che si sfioravano sensualmente.
“ Dimostramelo.”
Lui sospirò rassicurato e sorridendomi di rimando luminoso e
felice, sia negli occhi che nello spirito, colmò la poca distanza rimasta,
donandomi il mio, anzi, il nostro
primo vero bacio.
Fu indimenticabile ed indescrivibile ciò che provai
nell’avvertire fin ogni mia piccola terminazione nervosa il calore rovente
delle sue labbra, che si muovevano sensualmente sulle mie, ora ammaliatrici e tentatrici, ora dolci e
delicate come petali di rosa. Passione, ossessione, amore, tenerezza si
contendevano il mio animo dilaniato da lui, da tutto ciò che lo caratterizzava.
Lo adoravo, lo amavo e quella sera, ne ero sicura mentre lo
abbracciavo delicatamente e sospirando felice ed appagata, con indosso il mio
completo di Chanel, accanto ai miei compagni, ai miei zii, ai miei nonni e ai
miei genitori che si sarebbero consumati in un lento carico di ricordi e di
emozioni vissute e rivissute, illuminate da candele colorate e profumate di
lavanda e cannella, con i festoni bianchi dondolanti sopra le nostre teste, le
note di una musica dolcissima e struggente a cullarci, avrei ballato petto a
petto, cuore a cuore con il mio Jacob.
Mi sarei deliziata ancora una volta del suo profumo, del suo
corpo allacciato al mio e del suo calore accogliente e dolce come la pioggia
che ora bagna i nostri volti sereni e le nostre membra febbricitanti di un
amore indissolubile e delicato come lo sbocciare di una rosa rossa accanto ad
una bianca, in un giardino di orchidee.
Spero vi sia piaciuta questa one-shot dedicata alla coppia
Jacob/ Renesmee!!!
Dedico questa fanfiction
a mia sorella Alessandra, che tanto ama Jacob!!! Aspetto con
trepidazione i vostri commenti, sperando di avervi regalato le stesse emozioni
che la nostra Nessie ha provato tra le braccia muscolose del nostro
lupacchiotto preferito!!!
Baci baci dalla sempre vostra Fuffy91!!!
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