Hidden Larry Stylinson

di ArizonaSykes
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Credo che la paura del buio non sia altro che la paura verso noi stessi, il timore di vedere, nell'oscurità più totale, ciò che siamo veramente, e il nostro vero essere può diventare il nostro peggior incubo. Certo, non si può mai fare di tutta l'erba un fascio, ma è questione di punti di vi(s)ta. Ora, questo discorso a tante persone potrà sembrare stupido, la notte arriva, come il giorno o il cambio di una stagione, è una cosa inevitabile e ogni persona considerata 'normale', sempre se questa parola ha davvero un senso, la vive come un momento normale della giornata, magari il più bello. Però, c'è sempre un però, in mezzo a quel 99% di persona c'è un 1% che la vive come il momento più brutto della giornata. Ecco, io faccio parte di quel 1% di persone che tramontato il sole danno inizio alla loro guerra, le loro paure escono fuori, i pensieri negativi riecheggiano per l'aria e i veri mostri escono dalle loro menti. È una guerra che non lascia scampo e le scelte sono due: Combatti, resisti, vinci. Rinunci, crolli, sei fottuto. Io sto combattendo, combatto da anni, ho resistito, non sono crollato, vincerò? No probabilmente rimarrò fottuto come ogni altra persona ma potrò dire di aver combattuto la mia guerra fino alla fine. Fortunatamente qui a York l'alba non tarda ad arrivare e non c'è niente di più bello dei chiari raggi di sole che entrano dalla finestra bruciando finalmente quel buio che tanto temo. Con l'arrivo dei primi raggi di sole arriva anche il sonno arretrato di quattro anni della mia vita, sonno che sicuramente non recupererò mai, come tante altre cose. Mi alzai con il busto curvando le labbra, ormai rosse, in una smorfia e raccolsi i vaporosi ricci in un codino, scelta inutile dato che durarono Natale e Santo Stefano, 'forse è giunta l'ora di tagliarli' pensai tra me e me ma sapevo benissimo che non avrei mai trovato il coraggio di compierei un tale gesto. Una volta tolti i miei pensieri più stupidi che rari dalla testa trovai la forza di alzarmi, i piedi a contatto con il pavimento gelato mi fecero sussultare, mi alzai e a piccoli passi attraversai la stanza, di notte sembrava molto più grande, aperta la grande finestra che padroneggiava su tutto il resto mi sporsi con il busto in avanti, guardavo fuori, i miei occhi schizzavano da una parte all'altra della lunga strada ancora povera di persone, ma io cercavo una persona, quella persona che sapevo sarebbe stata capace di ridarmi la pace di cui avevo bisogno, ma quella persona non era lì, lo sapevo, ma ogni mattina l'illusione, la speranza di poterla trovare sotto quella maledetta finestra mi faceva compiere sempre il solito e pressappoco inutile gesto di cercarla. Solo nei suoi brillanti occhi azzurri avrei trovato la luce di cui avevo bisogno.




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