Silly Boy
Tsuyoshi lanciò in aria la
spada e la riprese al volo, aveva
un taglio sotto l’occhio che sanguinava e i suoi capelli
rossi gli ondeggiavano
intorno al viso.
Guardò Lee cadere in
ginocchio e sputare sangue, circondato
da petali di ciliegio.
“Yo! Direi che ho vinto
anche questa volta” disse. Rinfoderò
la spada e si avvicinò all’altro, chiuse gli occhi
e gli porse la mano.
Hibari gli allontanò la
mano e digrignò i denti.
“La prossima volta
riuscirò a morderti a morte” ringhiò.
“Iiih. Mi fai paura
così, sembra l’inferno” gemette
Tsuyoshi, saltellando sul posto. I suoi sandali di legno affondarono
nel
terreno.
Lee si pulì la bocca con
il dorso della mano e si rialzò in
piedi, recuperò la spada da terra e la rinfoderò
a sua volta.
“Cosa ne sai tu
dell’inferno, ragazzino?” ruggì.
Tsuyoshi si grattò la
testa, abbassò lo sguardo e il suo
viso divenne in ombra.
“Rispondimi” lo
incalzò il cinese.
“Per tutta la mia vita mi
hanno ripetuto che non sarei mai
andato lontano, ma, dentro di me, la bestia continua a crescere, in
attesa…
masticando le catene”. La voce di Tsuyoshi risuonò
tutt’intorno.
I suoi occhi rossi brillarono.
Hibari indietreggiò,
avvertendo il battito cardiaco
aumentare.
< I suoi sbalzi
d’umore sono pericolosamente simili a
quelli del fratello. Alle volte rivedo il mio Boss in lui, come se
fossero l’uno
lo specchio dell’altro, stazza a parte >
pensò.
Le sue mani furono avvolte dalle
fiamme della nuvola.
< No, questi ragionamenti sono
da traditore. Ho di fronte
un peccatore, uno sciocco bambino e un Capitano dei Varia. Un principe
non può
mai essere un re, men che meno agli occhi di un imperatore cinese
> pensò.
“Chi credi di essere per
poter cambiare questo mondo?
Sei solo uno sciocco ragazzino.
Nessuno ha bisogno né di
te, né di ascoltare le tue parole
da esaltato.
Lascia perdere” lo
rimproverò.
Tsuyoshi avanzò, la sua
pelle si era arrossata lì dove i pantaloncini
inguinali e il top aderente lo stringevano.
“Neh, tu sei un Carnivoro,
vero? Dici sempre che mi morderai
a morte. Non potresti divorarmi?” domandò.
Hibari se lo trovò di
fronte e arrossì, vedendo che l’altro
gli premeva l’indice sul petto.
“Stai di nuovo delirando.
Sono un Vampiro, al massimo potrei
bere il tuo sangue, ma conoscendoti mi avveleneresti”
ribatté. Indietreggiò,
avvertendo il battito cardiaco accelerare, rimbombargli nelle orecchie.
“Porta via tutto
ciò che sono. Poni fine a tutto questo” lo
supplicò Tsuyoshi. Gli slacciò la cintura di tela
che gli teneva fermo la parte
superiore del kimono.
Hibari gli disse duro:
“Vuoi che ti uccida? Perché non penso
che ci riuscirei e non ci penso neanche a rendere un vampiro una
minaccia come
te”.
Tsuyoshi aderì al suo
petto pallido e muscoloso.
“Naaah.
Non
potresti solo rendermi diverso? Solo portare via tutto ciò
che sono”.
“Cosa saresti?”
domandò Hibari. Sentì la gola secca e si deterse
le labbra con la lingua, sentendo il sapore del sangue rappreso.
“Sono colui che si nasconde
sotto la superficie. So
diventare ciò che hai sempre desiderato.
Ti dono la cosa che hai sempre
desiderato, solo per poterti
togliere ogni cosa in quel momento.
Il Varia dentro di me, desideroso di
sangue, imprigionato
all’interno, non mollerà mai la presa sulla sua
vittima.
Io sono un fuoco alimentato dai
peccati che, prima o poi,
diverrà un incendio fuori controllo” gli
soffiò Tsuyoshi all’orecchio. Si
strusciò contro di lui, si sfilò le scarpe e
dimenò i piedi sul terreno umido.
“Stai delirando come al
solito. Sei solo un moccioso, non il
mostro che pensi
Sciocco ragazzino, davvero credi di
essere una minaccia
tanto pericolosa? Non sei un pericolo per nessuno!”
gridò Hibari. Serrò gli
occhi, mentre il sudore gli scivolava lungo il viso.
“Io voglio che tu mi cambi,
così davvero potrò cambiare il
mondo” rispose Tsuyoshi.
Hibari vide lo Yamamoto
inginocchiarsi davanti a lui, lo
afferrò per le braccia e lo issò, facendolo
rimettere in piedi.
“Ti ho già
ripetuto mille volte che da solo non puoi nulla.
Lascia perdere!” sbraitò.
“Voooi! NO!
Buttami a terra, combattimi, fammi
sanguinare. Va bene, fai
pure, basta che mi cambi del tutto” lo sfidò
Tsuyoshi. Si dimenò, liberandosi
dalla stretta delle mani di Hibari e cadde per terra a gambe aperte.
“Quello che sei adesso non
è così male come pensi. Solo
dovresti un po’ crescere, BakaTsu”
borbottò Hibari. Gli afferrò una mano e lo
sollevò a forza, facendolo rimettere in piedi.
“Non è vero,
così come sono non è mai abbastanza. Non sono
mai abbastanza” gemette Tsuyoshi.
Hibari gli afferrò la
testa con una mano, infilando le dita
tra i suoi capelli e lo baciò con gli occhi chiusi,
intrecciando le loro
lingue.
Yamamoto ricambiò al bacio.
< Non posso cambiarti, ma
posso farti dimenticare le tue
follie, silly boy > pensò Hibari.
< Per una volta vorrei essere
qualcosa di più, per te
> pensò Tsuyoshi, mugolando. I loro baci si fecero
più rapidi e desideroso,
si mozzarono il fiato a vicenda.
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