Questa
fanfiction fa parte di un'iniziativa del gruppo fb
Gli
Eredi di Efp.
La parola offerta da Jill Shitsuji che
deve comparire nel testo è
BREZZA.
Buona lettura =^^=
C'è una gran pace. Il suono
delle onde che scivolano placidamente fino a sfiorarmi i piedi mi
tiene compagnia.
Vengo qui da parecchio tempo:
osservare il mare mi ha sempre rilassato.
Respiro piano e a fondo riempiendo
i polmoni di salsedine. Fa caldo anche se è così
presto, d'altronde è l'unico momento di tranquillità
che posso godere durante la giornata. Ci ho provato a qualsiasi ora
ma nulla da fare: la mattina presto è perfetta per godere di
un po' di solitudine. Lo so, solitamente la gente la rifugge ma mi ci
trovo così bene. Silenzio, calma e soprattutto nessun altro:
da solo coi miei pensieri, perché a volte staccare è il
modo che si ha per mettere chiarezza nella propria mente.
Mi osservo intorno incuriosito.
Ogni giorno passa qualcuno per poi scomparire nuovamente senza
ripresentarsi più: la spiaggia a quest'ora è un mondo
di sconosciuti e così rimarrà tale. Una signora con un
cagnolino, un anziano che passeggia; una coppietta che sorride ebete
mentre si tiene la mano, e ancora un anziano. Non mi importa chi
siano, o per quante volte nella mia vita possa incontrarli di nuovo,
mi basta non vengano a disturbare.
Guardo l'ora, sono le 8.17 di una
piacevole estate: una pausa dagli studi è quello che ci vuole,
quest'anno penso d'aver accumulato troppo stress. Se i miei compagni
mi vedessero così, non riconoscerebbero neppure il Peter che
hanno davanti: sono solitamente allegro, scanzonato e fin troppo
spesso incurante delle conseguenze delle mie scelte. Sono timido?
Beh, credo proprio di sì e non ho nemmeno granché
fiducia in me stesso. Ma non qui. Nessuno mi conosce e mi giudica,
nessuno sa come sono fatto o pretende qualcosa di più da me.
Muovo delicatamente le dita dei
miei piedi sotto i granelli dorati e umidi, mi piace la sensazione
che danno: sembrano quasi massaggiarmi. Poggio il mento sulle
ginocchia chinandomi ed osservando il mondo aperto che mi si para
davanti. Azzurro ovunque. Il cielo ed il mare, infiniti spazi su cui
corre la mia mente bisognosa di rompere i confini e andarsene
lontano. Immagino sensazioni che non proverò mai. Chissà
come ci si sente a volare: in alto, lassù, fino a sfiorare il
sole e poi scendere in picchiata nelle più buie profondità
marine. Quasi mi perdo in pensieri così frivoli, eppure è
proprio di questo che ho bisogno. Se devo dare un nome a ciò
che vorrei trovare qui è spensieratezza, e posso dire con
grande soddisfazione di avvicinarmici sempre più ogni momento
passato seduto su questa spiaggia.
Come richiamato da chissà
cosa, volto lo sguardo alla mia destra: a pochi metri di distanza se
ne sta in piedi un uomo, fisso ad osservare qualcosa dritto davanti a
sé.
Nah, sarà anche lui alla
ricerca di un po' di quiete. Perché dovrei interessarmene?
Mi giro nuovamente tornando a
pensieri casuali su cose inutili. Gli ingranaggi della mia testa si
muovono più lentamente in questi casi, dove la concentrazione
è superflua.
Non devo girarmi.
Non devo farlo ma farmi i cazzi
miei.
Girati invece, sai di essere
maledettamente curioso.
Curioso io? Mah.
Sì che lo sei,
girati e basta.
Perfetto, non riesco a tener testa
alla mia coscienza. Non posso farci nulla, la curiosità è
troppa e non ne capisco nemmeno il motivo: spero solo non mi becchi.
Non potrei nemmeno far finta di niente visto che siamo solo io e lui
qui. Con la coda nell'occhio muovo leggermente la testa nella sua
direzione, sondando i suoi movimenti.
Niente.
Non fa assolutamente niente.
Se ne sta lì in piedi
immobile, come di pietra. Osserva un punto imprecisato senza fiatare:
d'altronde con chi potrebbe parlare? Col cane di prima? Eppure non
posso fare proprio a meno di osservarlo. I capelli corti scuri sono
mossi lievemente da una leggera brezza, la stessa che sta
accarezzando il mio viso in modo delicato, quasi impalpabile. La
corta barba lo rende di un'età indefinibile: quanti anni
potrebbe avere? Quaranta? Forse di più, non che mi importi.
Sembra vestito di tutto punto. Cosa
fa esattamente una persona di quel tipo qui a quest'ora? Non dovrebbe
presiedere ad una riunione, o andare di corsa in ufficio prima di
arrivare troppo tardi al lavoro? Forse dovrei imparare a farmi i
fatti miei, invece di fantasticare sulla vita degli sconosciuti. Il
tempo sta scorrendo piano ed io ancora lo guardo, mi soffermo sul
colore della sua pelle, sui vestiti che indossa, su quei benedetti
capelli che danzando all'aria di mare: mi sento rapito senza capirne
il motivo. Se dovessi guardarmi allo specchio probabilmente mi
metterei a ridere, osservando la faccia da ebete che dovrei aver
stampata addosso. Chissà perché è qui, se ha una
famiglia o dei figli, dove vive; o altre domande simili tipo chissà
se imparerò mai a farmi i cazzi miei.
Ho completamente perso la nozione
dei minuti, vissuti tutti uguali in quella maniera. Volto nuovamente
il viso verso quell'orizzonte silenzioso e così lontano, dove
non esistono sofferenza o paura, dove potrei librarmi leggero. Che
bella sensazione dev'essere vivere così almeno per un poco.
Sbuffo sconsolato, consapevole che dovrò comunque tornare alla
vita di tutti i giorni, ai litigi, le incomprensioni con chi mi sta
intorno... Non pretendo di essere capito, solo di essere lasciato in
pace e nulla di più. Non sono niente di speciale, vorrei solo
vivere con tranquillità senza che nessuno richieda troppo
sforzo da parte mia. Un'esistenza anonima che si mischia a quelle di
tutti gli altri.
Che discorso scemo eh?
Proprio da chi non ha ambizioni
di nessun tipo.
Non ti piacerebbe puntare in
alto?
Arrivare dove ad altri è
preclusa la strada?
Per poi sgobbare tutta la vita,
morire per lo stress?
No, per riconoscere che tu vali
qualcosa.
-Scusa...
Dimostrarlo a chi?
A te stesso.
La mia coscienza è una
psicologa adesso?
-Ehi tu, ragazzo.
Mi giro di scatto quasi saltando
sul posto: l'uomo che poco fa se ne stava ancora a rimirare chissà
cosa nel vuoto ora è in piedi accanto a me. Mi sta fissando
intensamente, forse fin troppo. Disagio, sì mi sta mettendo
decisamente a disagio. Mi alzo di scatto, senza dimenticare le buone
maniere: balbetto un buongiorno scuotendomi la sabbia dai pantaloni e
guardando verso il basso. Per quale stupido motivo non riesco a
sostenere il suo sguardo?
-Vieni qui tutti i giorni?
Gli rispondo affermativamente con
un gesto del capo. Mi costringo a guardarlo in volto nonostante
l'imbarazzo. In qualche modo è... Magnetico... Non so come
spiegare, ma è come se non potessi fare a meno di tenere gli
occhi incollati ai suoi. Che colore meraviglioso hanno, sono così
profondi e limpidi. Sembra debbano raccontare tante di quelle cose da
riempire decine di libri.
-Sai per caso se da queste parti
c'è un bar o un punto ristoro?
Non posso continuare a rispondere a
monosillabi, dunque gli indico la direzione da seguire: continuare
ancora verso di là, poi portarsi verso l'interno incontrando
un piccolo chiosco. Già lo avverto che sicuramente a quest'ora
sarà vuoto.
-Allora ti va di tenermi
compagnia? Resto fermo immobile.
Ci sta provando? Seriamente,
potrebbe essere mio padre.
-Che stupido, non mi sono nemmeno
presentato: sono Anthony Stark. Puoi chiamarmi Tony.
Mi porge la mano e la stringo: è
calda, sorprendentemente forte rispetto a ciò che mi
aspettavo.
-Sono Peter Parker, può
chiamarmi Peter- quasi a fare il verso in maniera ironica. Che
risposta idiota, avrei potuto dire "io sono Parker, Peter
Parker" alla James Bond e avrei fatto una figura migliore di
questa.
-Allora Peter, ti va di bere
qualcosa? Rispondo ancora affermativamente. Ho come l'impressione
che se mi chiedesse di tuffarmi in acqua vestito e tornare indietro
completamente fradicio senza battere ciglio, lo farei. Mi sta andando
in pappa il cervello? Ma per favore, cioè, avrà il
doppio della mia età. Eppure...
Eppure penso sia l'uomo più
affascinante che abbia mai visto in tutta la mia vita.
Il percorso breve è
decisamente imbarazzante. Non so di cosa parlare, non ho alba di chi
sia ma in compenso mi sto muovendo al suo fianco: sono forse
impazzito? D'altronde prendere un caffè con qualcuno non ha
mai portato a grossi pericoli (finora). Qualche minuto di chiacchiere
inutili sul tempo, sull'andamento dell'economia, sulla politica o
simili: di cos'altro vuoi che parli un tipo così? Mentre
cammino lo osservo: procede imperterrito, a testa alta. Come uno che
ha l'intenzione di conquistare il mondo e non ha paura di nulla; non
come me, che a malapena riesco a guardare avanti e non inciampare sui
miei piedi. Raggiungiamo il chioschetto vuoto come previsto ed
aspetto sia lui a prendere posto. Penso sia per il rispetto della
differenza d'età. Gli sgabelli alti mi permettono di
avvicinarmi con nonchalance.
Il barista, un tipo barbuto dai
capelli lunghi raccolti e dall'evidente abbronzatura, ci guarda quasi
sorpreso, seppur cordiale.
-Buongiorno, cosa vi porto?
Rifletto un attimo, optando per un
semplice caffè shakerato: con questo caldo cos'altro potrei
bere? Incuriosito dall'uomo che mi sta accanto, attendo la sua
ordinazione. Uno così potrebbe volere un cappuccino tiepido
decaffeinato, senza schiuma, con latte di soia e dolcificante
naturale...
-Per me un whisky, grazie.
Rimango basito, e non solo io. Pure
il banconiere lo osserva perplesso.
-Mi scusi?
-C'è qualche problema
ragazzo? Ne siete sprovvisti al momento? Il giovane balbetta
versando in un bicchiere l'insolita ordinazione ed utilizzando poi lo
shaker per la mia bevanda. Porgendoci le consumazioni mi guarda
sollevando un sopracciglio; consapevole del suo stato d'animo, che
oltretutto condivido, sorrido e faccio spallucce. Poi si volta
tornando a pulire il bancone dalla parte opposta.
Mentre bevo soddisfatto il mio
caffettino freddo e fin troppo zuccherato, osservo questo Stark di
cui capisco sempre meno. Lui sorseggia tranquillamente superalcolici
al mattino, e non ad un orario d'aperitivo, ma durante un'ipotetica
colazione!
-Qualcosa non va, Peter?
-No no, signor Stark.
-Tony- sospira.
Lo guardo confuso.
-Ha ragione, mi scusi... Signor
Tony.
Ride divertito alle mie parole: non
so nemmeno come pormi nei suoi confronti senza sembrare un emerito
imbecille. C'è da dire però che quando è di buon
umore è davvero un bell'uomo.
Risucchio il fondo del bicchiere
con la cannuccia (sì, bevo un caffè shakerato
zuccherato con la cannuccia, lo ammetto), mentre sento due occhi
fermi sul mio profilo. Mi giro quasi infastidito con una sensazione
strana addosso, e me lo trovo lì mentre mi osserva con il
mento poggiato sul dorso della mano.
-Ho... ho qualcosa in
faccia? Continua a ridere di me e non ne conosco nemmeno il
motivo!
-No, stai tranquillo, semplicemente
sei un ragazzo buffo.
Ma che risposta è? Sul
serio, sto cominciando a stufarmi.
-Quando metti il broncio poi sei
davvero adorabile.
Questa frase mi ha spiazzato
completamente. Adorabile, io? Cosa dovrei pensare di lui? Adorabile
si dice a un bambino, o a un gattino peloso su uno di quei video di
Youtube. Giro di scatto il viso dall'altra parte per nascondere le
mie guance in fiamme: non voglio si accorga di questo rossore
inspiegabile.
Il silenzio cala tra noi.
Giocherello distratto con uno stuzzicadenti mentre cerco in tutti i
modi di non guardare il signor Stark negli occhi. Il tempo che
impiega per finire il suo bicchiere sembra interminabile. Che poi,
chi beve così? Ho a che fare con un alcolizzato, perfetto...
-Ti stai annoiando?
Quasi mi pungo con quel benedetto
stecchino di legno balbettando.
-Sembrerebbe. Raccontami qualcosa
di te.
-Per quale motivo?- Non sono
proprio riuscito a trattenermi, la sua curiosità mi sembra un
poco strana.
-Per intrattenere una normale
conversazione. Siamo due persone sole che si sono incontrate un
mattino, nulla di più. Ti sembra così strano?
Avvampo nuovamente: le sue parole
sono così spontanee, eppure il suo sguardo è così
interessante e sembra indagarmi. Mi sento come messo a nudo e
l'imbarazzo non mi permette di articolare una frase in maniera
decente. Maledizione! Respiro e mi faccio coraggio, sto semplicemente
parlando con una persona che desidera conoscermi.
-Allora: frequento l'università,
amo studiare ma fatico a relazionarmi con gli altri. Forse mi vedono
un secchione, oppure mi sopportano poco perché non bevo o non
organizzo feste; beh, insomma quello che fanno solitamente i ragazzi
più quotati. Non sopporto la folla e me ne sto più
volentieri seduto da solo a lasciar volare i pensieri. Non so
esattamente cosa vorrei fare della mia vita, forse è troppo
presto per pensarci, ma è anche vero che il lavoro non cade
dal cielo. Vivo da solo e mi arrangio con qualche lavoretto tra una
lezione e l'altra.
Mi fermo un attimo con la
sensazione di star annoiando il mio interlocutore, invece noto che mi
segue interessato. Decido di fare un passo in più.
-Lei, signor Stark, Che mi
racconta?
-Tony.
-Come preferisce, ma proprio non
riesco a rivolgermi a lei dandole del tu- per via dell'età
avrei voluto aggiungere, ma non mi sembrava proprio il caso di essere
indelicato.
-Mmmh dunque: una volta sono stato
in procinto di sposarmi, ma ora sono solo un quarantenne single. Una
fortuna direbbe qualcuno. Potrei avere dei figli, una moglie che mi
ama, ma mi dedico anima e corpo al lavoro, e quello non manca di
certo.
Si ferma un attimo: si aspetta
forse che gli chieda qualcosa.
-Che tipo di occupazione?
-Sono contento tu me lo abbia
chiesto, ragazzo: lavoro in un'azienda dedita all'avanguardia
tecnologica. In pratica sono una specie di inventore.
Resto a bocca aperta. La mia
reazione lo fa sorridere e sembra pure compiacersene. Comincia a
parlare di dati, percentuali e materiali per costruzioni
avveniristiche. Sono assolutamente ipnotizzato non tanto da ciò
che sta raccontando, di per sé interessante, ma dal modo in
cui si espone e da quelle meravigliose espressioni che gli animano il
viso. Si vede che gli piace parecchio ciò che fa, e ad essere
sincero un po' lo invidio.
Le parole si susseguono senza
fermarsi, ma più passa il tempo più fatico a
concentrarmi sul discorso. Per qualche motivo sono rapito dalle sue
labbra, dal suo sguardo che mi paralizza da quanto è profondo.
Intrigante: non trovo altri
aggettivi più consoni a descriverlo.
-Bene, ora devo andare.
-Di già?- giuro, mi è
scappato! Non avrei mai pensato di dirlo, ma la sua compagnia è
stata parecchio apprezzata.
Mi sorride sincero. Mi stringe la
mano ringraziandomi. Una domanda nasce nella mia testa, un quesito
che fatico a non far uscire dalla bocca: ci rivedremo?
-Alla prossima allora.
Detto questo, si allontana
camminando sulla sabbia fino a raggiungere il sentiero che porta
fuori dalla spiaggia e rientra in città. Chiedo al barista
quanto gli devo, scoprendo che il conto è già stato
saldato. Non solo è un uomo carismatico e dalla parlantina
sciolta, ma pure gentile. Saluto e mi incammino.
I piedi nudi sulla rena ormai calda
soffrono prima di raggiungere il rinfrescante bagnasciuga. Passeggio
nel silenzio sempre più interrotto dalla presenza di persone:
è ora, la gente arriva e per me è giunto il momento di
andare. Godo ancora una volta del tocco della brezza marina, sembra
mi accompagni via docilmente da qui con quel suo leggero profumo
salato. Un odore che mi riporta a quel sorriso compiaciuto e pomposo.
Ancora qualche minuto mi dico, e poi me ne vado.
"Chissà se lo rivedrò."
Eccomi
qui con la prima fanfiction su di loro
(che
non sia un'erotica naturalmente ^///^).
Ho
cercato di rendere il tutto molto leggero e rilassato, concentrandomi
su Peter e il mondo visto con i suoi occhi.
Potrebbe
continuare, potrebbe finire qui. Dipende tutto dalla volontà
del ragazzo di poter rivedere il Signor Stark.
Grazie
della lettura e della pazienza.
Come
sempre vi auguro un buon lavoro! :3
-Stefy-
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