All I want is you
Sera.
Una stupida sera come tante altre.
Una sera vuota senza di lui, come tutte le altre fino a quel momento.
Distesa sul letto della sua camera,
osservava assorta una ciocca di capelli che rigirava inutilmente
attorno al proprio dito. Il biondo dei propri capelli le ricordava il
colore dei suoi, come ogni singolo attrezzo da lavoro in quella stanza
e nel resto della casa.
Ogni auto-mail, persino le viti le
ricordavano lui, che non ritornava mai, che non dava mai notizie di
sé per mesi ed anni.
Viaggiava.
Già, bella consolazione: era preoccupata per la sua salute, per la sua vita.
Ogni volta che riappariva, aveva
gli auto-mail a pezzi e lei doveva lavorare rapidamente, perché
lui era di fretta. Neppure il tempo di godersi un poco la sua compagnia
che già era partito di nuovo, lasciandole solo un’amara
tristezza a consolarla.
Perché non capiva che era la cosa più importante della sua vita?
Era così semplice.
Forse non aveva abbastanza coraggio per ammetterlo, forse non se ne era neppure accorto, ma lei sì.
Desiderava solo stargli accanto: era tanto sbagliato?
Le sembrava così strano e
distorto provare un sentimento simile per una persona che aveva avuto
accanto durante tutta l’infanzia. Non capiva perché aveva
iniziato solo recentemente a provare dell’attrazione verso di
lui, nonostante lo conoscesse da così tanto tempo.
Si sentiva sola, immersa in tutta quella tristezza, senza nessuna consolazione.
Le sembrava che le mancasse qualcosa di vitale, qualcosa che la rendesse la ragazza di sempre.
Era come se fosse circondata da un
velo di malinconia che la separava dal resto del mondo, lasciandola
sola ad annegare nella sua tristezza.
Edward.
Le venne spontaneo rivolgere i
propri pensieri verso di lui, ricreando un’effimera immagine
nella propria mente che le provocò una fitta di nostalgia che le
trafisse l’animo come migliaia di aghi roventi.
Quel basso, testardo, arrogante seppur indescrivibile ragazzino le mancava quasi come l’aria che respirava.
Tutto ciò che voleva era stare con lui, per sempre, finché aveva vita in corpo e anche dopo.
Nella sua mente si creò
un’immagine dei suoi cristallini occhi dorati, così
perfetti e intriganti, simili a pozzi d’oro fuso che la fissavano.
Si voltò su un fianco, le palpebre calate nel vano tentativo di trattenere le lacrime.
Edward.
Altri aghi roventi la perforarono, eppure ripetere quel nome la consolava, anche se solo un poco.
Perché l’amore faceva tanto male?
Le lacrime traboccarono, silenziose, scivolando leggere sulla sua pelle candida, offuscandole la vista.
Edward.
Lo voleva di nuovo lì,
vicino a lei, anche se per pochissimo tempo. Voleva rivederlo
un’altra volta, per conservarne un più nitido ricordo da
contemplare, ma sapeva che quella sua supplica non sarebbe mai potuta
giungere fino a lui: avrebbe dovuto conservare con cura
quell’unico, labile ricordo dell’ultima volta che si erano
visti.
Edward.
Le mancava terribilmente.
Era forse giusto che soffrisse così tanto solo per un amore mal corrisposto?
In fondo, non desiderava altro che lui.
Solo, semplicemente lui.
Edward...
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