Parte 6
“Il Pescecane!” urlò Zoe
riconoscendo la forma scura, che nuotava veloce verso Pinocchio.
“Il cosa?” domandò
Collodi.
“Nella storia… c’è un
Pescecane che inghiotte Pin… Oh dannazione!” esclamò Zoe, capendo cosa stesse
per succedere. Giù tra i flutti, intanto, il burattino continuava a nuotare verso
la costa, nel tentativo di scappare al pesce.
“Dobbiamo fare qualcosa”
sbuffò Collodi, sporgendosi oltre il bordo. La scogliera era troppo ripida, con
nessun sentiero che portava verso il basso. Gli asini, spaventati dal Serpente, si erano
dati alla fuga, portando con sé i finimenti che li tenevano assieme, che forse
avrebbero potuto essere una corda abbastanza lunga da tendere al burattino.
“Babbo!”
La voce di
Pinocchio arrivò a Collodi chiara e forte. Il burattino si era
fermato a poca distanza dalla scogliera, e non nuotava più,
limitandosi a galleggiare. “Babbo, buttati!”
“Come?”
“Fidati, babbo! Seguimi dentro il Pescecane!”
“Ma ci divorerà!”
“No, non lo farà! È tutto
già pensato! La storia deve terminare!”
“Ma io non l’ho finita!”
“La finiremo insieme!”
“Si butti, signor
Collodi” insistette Zoe, che aveva sentito tutto. “Pinocchio è arrivato qui con
Jamie, sul Colombo, e il Serpente ha attaccato anche lui. È il protagonista
della sua storia, ed è buono! Finora chi tentava
di fermarci erano i personaggi negativi del suo libro.”
“Sicura?” domandò
Collodi.
“Ma certo, è pura logica!
Pinocchio vuole che la storia
termini, è quello che ha cercato di dirle tutto questo tempo.”
Collodi guardò Zoe, poi
Pinocchio, poi il Pescecane, poi ancora Zoe, tormentato dall’indecisione. Da un
lato, ogni suo istinto ragionevole gli diceva che era una pazzia, che non aveva
senso, che c’era un altro modo. Dall’altro, però, Zoe aveva ragione, e
Pinocchio… lui l’aveva creato buono, Pinocchio, e quando era venuto in casa sua
il burattino non aveva fatto male a nessuno, e…
“Oh, al diavolo!” esclamò
alla fine, prima di spiccare un salto oltre il bordo della
scogliera.
***
“Jamie, molla la zampa!” urlò il Dottore.
“Afferra il Serpente al collo e calati giù!”
“Ma sei impazzito?”
“Fidati di me, so cosa
fare con lui!”
“Lo spero bene” mugugnò
Jamie a denti stretti. Fatte penzolare le gambe nel vuoto, il ragazzo si
dondolò in avanti e indietro, prima di lasciarsi andare
spingendosi contro il collo del rettile. Le sue mani
riuscirono ad afferrare la pelle squamosa appena in tempo, e la strinsero con
tutte le loro forze.
“Capitano” disse il
Dottore, quando vide Jamie che iniziava a lasciarsi
scivolare lungo il collo della bestia. “Adesso faccia come me: si butti a terra
a testa in giù e inizi a scalciare nell’aria.”
“Eh?” chiese quest’ultimo
stranito.
“Nel libro, il Serpente
muore dalle risate vedendo Pinocchio cadere a terra e scalciare con le gambe in
aria. Dovrebbe funzionare anche qui. Forza!”
Detto
questo, il Dottore
fece una capriola in avanti, puntò la testa a terra e
iniziò a muovere
freneticamente le gambe in aria, nel modo più comico possibile.
Il capitano,
dopo un attimo di meraviglia, decise di imitarlo, anche se gli ci
vollero due o
tre tentativi prima di riuscire finalmente a stare in equilibrio sulle
proprie
braccia. Dalla sua postazione, Jamie vide il Serpente voltarsi e, con
gli occhi
rossi, fissare le due figure che scalciavano. Uno
sbuffo uscì dalla sua bocca, che si contorse in un ghigno, e poi
scoppiò in una
fragorosa, fredda risata, che aumentò di tono e di volume,
finché la testa non gli esplose di schianto. Il suo corpo
iniziò a cadere, giusto
un attimo dopo che Jamie aveva raggiunto il terreno, e il Dottore e il
capitano
ebbero appena il tempo di togliersi da lì prima che cadesse loro
addosso.
“Ci è mancato poco”
sospirò Jamie di sollievo. “Stai bene,
Dottore?”
“Sì, ora che ti
vedo” fu la risposta del Signore del Tempo, accompagnata da una pacca sulla spalla al
giovane scozzese. “Avete visto Zoe?”
“Sono qui, Dottore.
Jamie!” esclamò la ragazza abbracciandolo. “È un piacere
rivederti!”
“A-anche per me” arrossì
Jamie.
“Dov’è Collodi?” chiese
il capitano. In fretta, Zoe spiegò quello che era successo con il Pescecane, e
come Collodi e Pinocchio fossero spariti nella pancia del pesce.
“Pinocchio gli ha chiesto di buttarsi?” chiese il Dottore.
“Sei sicura?”
“Sicurissima! Ha detto
che la storia doveva essere terminata!”
“Be’,” intervenne Jamie,
“la Fata ha detto che solo se Collodi termina la storia, questo mondo cesserà
di esistere. Era per questo che dovevamo portare Collodi alla villa, c’è uno di
quei centri di controllo che…”
“Ma certo! Ovvio!”
esclamò il Dottore. “Stupendo! Jamie, sai come tornare alla
villa?”
“Vi guiderò io” disse una
voce alle loro spalle. Il Grillo parlante era riapparso.
“Scusate se mi ero assentato, ma purtroppo le forze negative della storia mi
avevano fatto prigioniero. Sono riuscito a scappare soltanto adesso.”
***
“Che posto è questo?”
domandò Collodi quando lui e Pinocchio ebbero superato lo stretto esofago della
bestia. Nella pancia del mostro, c’era un
tavolino con sopra una candela, alcuni libri e un piatto con un po’ di pesce.
“La pancia del Pescecane”
spiegò Pinocchio. “Qui dovrei ritrovare il mio babbo.”
“E dov'è?”
“Non può esserci” spiegò
Pinocchio. “Non finché tu non continui con la storia. Il babbo è l’unico personaggio
che non c’è qui.”
“L’avevo pensato così. Doveva essere assente perché…”
“Sì, lo so, lo so, così
io avrei desiderato tornare da lui” completò il burattino, assumendo
un’espressione così triste che Collodi si sentì smuovere le viscere.
“Mi dispiace. Sono stato un codardo a non voler finire la storia. Ho
avuto paura, stavi diventando troppo… vivo per i miei gusti. Temevo di perdere
il controllo, di finire intrappolato in qualcosa da cui non sarei mai uscito.”
“Volevo solo vivere”
sospirò Pinocchio. “Lo so che non sono un bravo
ragazzo, ma perché devo finire impiccato a una quercia? Mi odi così
tanto?”
“Non ti odio, figliolo.
Non posso odiarti. Sei la mia creazione migliore. Nessuno dei miei altri libri
ha avuto così tanto successo. Le lettere degli ammiratori, e l’editore
soddisfatto, e… il divertimento che provavo quando scrivevo le tue avventure,
tutto… era bellissimo.”
“E ne hai avuto paura?”
“Un padre ha sempre paura
quando cresce un figlio” ammise Collodi. “E tu sei mio figlio. Ho provato a
negarmi la verità, ma poi un uomo saggio mi ha detto che, se non fossi stato
all’altezza del compito, la tua storia non mi sarebbe mai venuta in mente. Si
vede che io sono davvero il padre giusto per crescere un figlio come te, e… tu
mi sei mancato, figlio mio. Quando tornerò nel mondo reale, riprenderò in mano
la storia.”
“No, la devi riprendere
in mano adesso!” esclamò Pinocchio. “Ora! Devi terminare la storia come nel
libro, altrimenti resteremo qui!”
“Ma io non so come si fa!
Non l’ho ancora scritta, io…”
“Signor Collodi, mi
sente?”
***
“Mi sente!” esclamò Zoe.
Non appena erano entrati nella villa, il Dottore aveva chiesto alla Fata di
indicare loro la postazione di controllo. La donna aveva loro indicato la
scrivania, cui era attaccato il casco di collegamento psichico fra la mente
umana e l’Intelligenza. Il Dottore aveva detto a Zoe di sedersi
subito, senza rispondere alle domande della ragazza sul perché proprio lei.
“Ottimo! Ora, Zoe, inizia
a suggerire a lui e a Pinocchio i capitoli del romanzo sulla pancia della
balena. Te li ricordi a memoria, vero?”
“Certo!” sorrise la
ragazza, prima di iniziare a ripetere, parola per parola, quanto Collodi aveva
scritto nel libro.
Nella pancia del
Pescecane, Collodi, spinto da una forza misteriosa, si sedette al tavolino e
prese a mangiare il poco pesce. Il burattino uscì, e rientrò, alzando le
braccia per la sorpresa. I due iniziarono a parlare, usando le battute del
libro, prima che Pinocchio prendesse Collodi e, conducendolo per mano,
iniziasse a guidarlo su per l’esofago del Pescecane.
“Sta funzionando!”
esclamò Jamie, mostrando i fogli che uscivano dai computer della sala. Non
erano più bianchi, ma pieni di scritte nere e piccole, come quelle di quando la
sala era in attività la prima volta che erano stati lì.
“Perfetto!” disse
il Dottore. “Continua, Zoe!”
Sotto la guida di Zoe,
Pinocchio e Collodi uscirono dalla pancia del Pescecane, salirono in groppa a
un gigantesco Tonno e vennero da lui portati a riva. Lì si diressero verso una
casa poco distante, superando il Gatto e la Volpe ridotti a mendicare. Nella
casa, furono accolti dal Grillo parlante, che rimproverò Pinocchio, e lo
indirizzò da un contadino che lo mise a lavorare la macina per un bicchiere di
latte da dare al babbo malato.
***
Fu a questo punto che
Collodi fermò Zoe. Le parole a lui sussurrate nella testa gli avevano
finalmente fatto venire in mente qualcosa. Si alzò dal letto dove stava
sdraiato in seguito allo sviluppo della storia, ed esitante, iniziò a parlare.
“Pinocchio diventerà un
burattino obbediente, e… e… andrà a scuola, si farà onore… guadagnerà un po’ di
soldi, ma li darà tutti alla Fata che ha saputo malata… e poi… Poi una sera la Fata gli
apparirà. Lo ringrazierà di tutto, gli dirà che è stato bravo, e che i ragazzi
perbene meritano una ricompensa. Lui si sveglierà, e sarà un bambino vero, di
carne e ossa. Andrà nell’altra stanza, dove troverà il padre sano, ringiovanito
perfino. Ci sarà un burattino, in un angolo, abbandonato sulla sedia. Lui lo
guarderà e dirà…”
“Com’ero buffo quando ero
un burattino, e quanto sono contento, ora, di essere diventato un bambino vero”
completò per lui Pinocchio, che gli era apparso al fianco, nella forma di un
bambino in carne e ossa, scuro di capelli. Collodi si chinò alla sua
altezza e gli accarezzò la guancia, con le lacrime agli occhi, mentre il
bambino Pinocchio sorrideva di gioia.
“Grazie, babbo” gli
mormorò, mentre iniziava a svanire sotto i suoi occhi. Collodi provò a trattenerlo,
ma un improvviso giramento di testa gli impedì di fare qualsiasi cosa. Attorno
a lui, tutto il mondo fantastico stava scomparendo, risucchiato in qualche posto al di fuori dello spazio e del tempo.
***
“Non
la ringrazierò mai
abbastanza, Dottore” disse Collodi, un’ora dopo, mentre
sedevano tutti a
mangiare alla trattoria dove tutto era cominciato – tranne il
capitano, che
tornato sulla terra aveva voluto correre a casa. Esattamente come la
volta precedente, con la dissoluzione della Terra dei Racconti, i
viaggiatori erano stati rimandati nel loro tempo e luogo di provenienza.
“E di cosa?” si schermì
quest’ultimo. “Ha fatto tutto Zoe.”
“No, Dottore” lo corresse
la ragazza. “Ha capito lei che la Fata aveva in mente di far sedere Collodi
come se fosse il precedente controllore, così che potesse mettere le cose a
posto.”
“Sì, ma tu con la tua
memoria di ferro hai permesso a Collodi di scrivere esattamente la storia.”
“Ma questo non dovrebbe
causare un paradosso temporale? Insomma, ha completato la storia prima del tempo, no?” domandò Jamie.
“Se fosse avvenuto
all’interno delle regole dello spaziotempo, sì” ammise il Dottore. “Ma, per
fortuna, chiunque ha costruito la Terra dei Racconti l’ha posta al di fuori dal
nostro universo normale; pertanto, lì i paradossi possono avvenire liberamente. Comunque, se il signor Collodi
desidera, conosco delle tecniche in grado di cancellare la memoria.”
“E le sarei molto grato
se le usasse” intervenne lo scrittore. “Preferisco dimenticare quel che ho
visto in quella terra, non è divertente scrivere un racconto di cui si conosce
già la fine. Però mi raccomando, voglio conservare il ricordo di avervi incontrato.”
“Come desidera” sorrise il Dottore.
“A ogni modo,” riprese
Collodi, “intendevo ringraziarla per quello che mi ha detto sulla carrozza. Avevo
bisogno di qualcuno che mi ricordasse che non si può vivere nella paura. E dire
che ho combattuto per l’Unità d’Italia, avrei dovuto imparare…”
“Il coraggio non si
impara mai, signor Collodi. La paura non è una malattia, che si può curare e
non torna più. Per fortuna, però, esistono modi per combatterla. Si ricordi
sempre: il coraggio non è non avere paura, è avere paura e agire lo stesso.”
“Avevo bisogno di sentirmelo dire. Stasera scrivo a Martini, gli dico che
ricomincio a scrivere. E a proposito, Dottore, mi pare di aver capito che
dobbiate rimanere qui per un po’…”
“Purtroppo sì, il TARDIS
ha sostenuto gravi danni nel viaggio verso la Terra dei Racconti. Devo fare
alcune riparazioni prima di poter ripartire.”
“Sarei lieto se
approfittaste della mia ospitalità in questo periodo. La casa è piccola, ma…”
“Oh, non ce n’è bisogno”
si intromise Zoe. “Ho controllato prima di venire qui, i quartieri residenziali del TARDIS
sono ancora abitabili.”
“Però” disse Jamie
“ammetto che mi piacerebbe passare un po’ di tempo qui. Siamo venuti per una
vacanza, no? Ci meritiamo un po’ di riposo!”
“E allora, vacanza sia!”
esclamò il Dottore. “E, signor Collodi, non abbiamo bisogno di ospitalità, ma
una guida potrebbe farci comodo.”
Collodi stava per
replicare che sarebbe stato un piacere, quando la porta della trattoria si
riaprì, e il capitano De Magistris rientrò, conducendo per mano un bambino che,
dalla somiglianza, era evidentemente suo figlio. Si diressero entrambi verso il
tavolo, dove il capitano lo presentò ai viaggiatori.
“È un onore conoscerti,
giovanotto” disse Collodi. “Ho sentito che leggi volentieri la storia di
Pinocchio.”
“È vero quel che mi ha
detto papà? Che non è morto?”
“Assolutamente” sorrise
Collodi. “Il burattino è vivo e vegeto, e pronto per nuove avventure.”
“Ma come è possibile?
L’avevano impiccato!”
“Oh, non si uccide
facilmente un diavolaccio come lui. Ci hanno provato, bada bene, ma lui è
indistruttibile.”
“Ma lo ritroverà il suo babbo?”
“Purtroppo questo non
posso dirtelo, mio giovane amico. Ti rovinerei la sorpresa. Però posso dirti questo,
a patto che tu non lo dica a nessuno, nemmeno al tuo papà.”
Il bambino annuì di
slancio, e Collodi si abbassò per sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Nessuno
seppe cosa fosse, ma tutti videro gli occhi del piccolo allargarsi per l’eccitazione,
prima che di slancio, abbracciasse lo scrittore. Collodi, dopo un attimo di sorpresa,
restituì l’abbraccio, mentre alla sua sinistra il Dottore stava sorridendo del
più ampio dei suoi sorrisi.
NOTE DELL'AUTORE
-
La fine del romanzo raccontata da Zoe è, ovviamente, la fine del
vero racconto di Collodi. La frase detta da Pinocchio è, di
fatto, l'ultima frase originale del romanzo.
- Collodi ha veramente combattuto per l'Unità d'Italia:
all'epoca della prima guerra d'indipendenza (1848-9), si arruolò
volontario.
- La stanza di controllo, la scrivania e il collegamento psichico sono tutti elementi presenti in "The Mind Robber".
E
anche questa seconda avventura italiana è giunta alla fine. Ne
sono contento. Ringrazio di cuore chi ha letto e seguito questa storia:
grazie, siete meravigliosi. E' con un po' di dispiacere che vi informo
che adesso la serie si prenderà una pausa, ma solo perché
intendo tradurre in inglese le prime due storie e pubblicarle su un
altro sito. Se però volete continuare a leggermi, trovate
un'altra storia in un altro fandom, che inizierò a breve, e la
cui stesura sarà alternata alla scrittura/traduzione delle
"Italian Adventures."
Grazie di tutto, e ad maiora!
(Il Professor What si allontana fischiettando il tema di Harry Potter)
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