Characters: Killian
Jones - Captain Hook; Jefferson - Mad Hatter; Grace;
Pairing: Killian/Jefferson { madhook }
Warning: slash;
pre-serie;
established relationship (iniziata e
pure finita);
We're
not just stories in a book
Killian fece fatica a
riconoscere l’uomo davanti a sé. Se non fosse stato per il sorriso –
aveva canini pronunciati e la curva frastagliata di nostalgia
ricordava quella folle di un gatto stregato – e per gli occhi dai
colori di un oceano infinito, il nome di Jefferson non gli sarebbe
mai saltato alla mente.
«Guarda, guarda, se
questa non è una piacevole novità.» Calò con gli occhi ad assaporare
quella nuova immagine che, in qualche modo, sembrava così ben
incollata al vecchio Jefferson, da non fargli sentire la mancanza
del giaccone in pelle nera, del trucco sotto agli occhi e del taglio
sbarazzino di capelli corti e ribelli.
Perfino lo stupore nel
suo sguardo si era fatto diverso: genuino, dolciastro, nulla a che
vedere con la meraviglia infantile e stravagante dell’uomo che era
stato, del saltatore di portali per cui un solo mondo non bastava
mai.
L’altro lo riconobbe
all’istante. «Capitano. Chi non muore si rivede e, per di più, sulla
terra ferma.»
«Ironia della sorte,
darling.»
Il sorriso di Jefferson
si accentuò. Anni erano passati dall’ultima volta che si erano
incontrati (prima che la vita si mettesse in mezzo, a separarne le
strade) e sentirsi di nuovo appellare con uno dei vezzeggiativi
preferiti del pirata tirava su una ventata di nostalgia, trascinando
memorie di giorni che sembravano appartenere a qualcun altro o letti
tra le pagine di un libro d’avventura.
«Sei qui per piacere o
per depredare qualche poveraccio sfortunato?»
«My love, sono
un pirata che si rispetti, io: depredo solo in mare.»
Jefferson inarcò un
sopracciglio.
Killian rise. «…e chi
se lo merita.»
«Non sei cambiato per
niente.»
Annuì. Non avrebbe
potuto dire la stessa cosa di lui e, quando al giaccone dell’uomo si
appese una manina infantile, Killian si rese conto di cosa lo
avesse cambiato tanto. Il faccino infantile ricamato di boccoli di
una bambina lo guardava da sotto un cappuccio rosso, stringendo con
una mano al petto il pupazzo cucito male di un coniglietto.
Jefferson seguì lo
sguardo del pirata e sorrise, incontrando gli occhi grandi di sua
figlia.
«Lei è Grace.» Annunciò
con orgoglio. «È il mio –»
«Tesoro.» Completò
Killian – non esisteva un concetto più semplice, in fondo, per un
pirata.
Mosse un inchino alla
bambina, combattendo il peso che aveva iniziato a schiacciargli il
petto.
Jefferson prese la
piccola in braccio, gentile e saldo al tempo stesso, e quando
reclinò il capo contro quello di lei, Killian riuscì a scorgere ogni
similitudine: avevano labbra identiche, carnose e dello stesso
morbido rosa pastello, la stessa aria sveglia, lo stesso sguardo
acuto e il sorriso… Il pirata abbassò gli occhi davanti a quel
sorriso, incapace di sostenerlo. Tastò con la mano sana sotto il
proprio cappotto la latta di rum – che fosse dannato se non avesse
preferito continuare a vivere nell’ignoranza e non sapere mai che
Jefferson (il suo adorabile, lunatico, sleale, Jefferson)
aveva girato pagina, interi capitoli, lasciando lui al suo oceano e
alla sua nave. Aveva bisogno di un goccio, anche più di uno.
L’altro, però, indicò
il pirata con un cenno del mento.
«Lui è Killian Jones»
sussurrò alla figlia.
La bambina sembrò
illuminarsi di colpo e, per lo stupore (lo stesso identico stupore
genuino ch’era stato del padre) perse la presa al pupazzo di pezza.
«Il Capitano
Hook?» pigolò, col rispetto che i bambini danno solo agli eroi.
Killian raccolse il
pupazzo e lo tese alla piccola. «In carne e ossa, tesoro.»
Arrossita, Grace
ridacchiò, tornando a stringere il coniglietto e affondando il volto
tra le orecchie di questo.
La latta di rum non
sembrò più così invitante ora, mentre il pirata allungava la mano
tra i suoi capelli in una carezza gentile, che svirgolò sino alla
guancia di Jefferson, macchiata dalla cortissima barba.
«Le hai raccontato di
me?»
Jefferson ruotò il
capo, posando un bacio al suo palmo. «Le ho raccontato di tutto ciò
che è importante per me.» E nonostante il tempo trascorso e gli anni
passati, fu come se non si fossero mai separati. «Resta. Per cena.
Per colazione. Per il tempo che vuoi.»
Killian chinò il capo,
non chiese quando posò le labbra alle sue. Glielo rubò quel bacio, in onore dei
vecchi tempi, quando entrambi erano canaglie e ladri, quando nulla
c’era a legarli ed eppure non esisteva nessuno più giusto dell’uno
per l’altro.
«Solo perché sei tu a
chiederlo, my love.»
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