Malessere_cap 1
Il rumore delle onde, infrante sulla spiaggia: oramai sono l'unico
evento piacevole della giornata, in grado di lenire i miei pensieri
feriti.
(Non è proprio da te, B.B.; non vuoi proprio dirmi che cosa ti turba, amico?)
(No,
Cy... non c'è ne è bisogno: tutto passa; quello che mi turba è
destinato a spegnersi come è nato: stai tranquillo! In men che non si
dica e tornerò il B.B. di sempre).
Ho mentito al mio migliore amico; mi sento un giuda.
La pacca che gli diedi
sulla schiena, era troppo frivola e priva di forza per convincerlo, ma
il mio stato d'animo influiva anche sul mio fisico: erano sei mesi che
mi sentivo così.
Tutto è iniziato con il mio ritrovamento di Terra... la mia
Terra pensavo... eh! Ci potrebbe stare una mia battuta... ma non me la
sento proprio.
Ho iniziato anche ad essere meno reattivo in
squadra: talmente in modo marcato, da temere d'esser messo in
panchina... ed io questo non lo posso accettare! Ho chiesto a Robin di
darmi una mano con gli allenamenti, e lui ne è rimasto sia colpito che
rincuorato: voglio dimostrargli che non mi farò fermare da questo male
insinuato dentro me.
Devo esser proprio preso male, se ho
trovato una via di fuga negli allenamenti, allenandomi fino a non
sentire più il corpo: peccato che il cuore continuo a sentirlo bello
forte... mai una volta che si arrenda e smetta di battere al ritmo
delle sillabe del suo nome.
Rachel.
Rachel.
Sono
confuso, questo lo devo ammettere, sono molto confuso: dopo aver
ritrovato Terra, in quel liceo, mi sono sentito spezzare il cuore in
due parti, ancora! Ed allora dopo due settimane, passate ad ingozzarmi
di schifezze, mi son ritrovato di notte in cucina, a vomitare nel
lavandino: al bagno non sono proprio riuscito ad arrivarci... patetico.
"B.B. era proprio necessario farlo qui?".
Una fitta mi colpì al torace: solo lei poteva esserne la causa.
Anche se ero troppo intontito da fiutare la sua presenza in anticipo,
non sono riuscito ad impedirmi di sentire a distanza, il suo passo
inconfondibile: silenziosa, ma affilata, come il gambo, irto di spine,
di una Rosa.
Anche quando ho inclinato la testa verso l'alto, senza alzarmi dal
lavandino, non sono riuscito a non rimanerne colpito: (Perché?)
Pensai perso in quel nauseabondo catino improvvisato. Ho sempre pensato
che fosse una bellissima ragazza, ma non l'ho mai vista davvero come
una possibile ragazza, ma bensì un amica.
Perché ora ho paura quando mi è troppo vicina?
"B.B. devi proprio rimanere coricato in quel lavandino, e fissarmi senza dire nulla?".
Solo allora mi accorsi d'averle dato fastidio: classica posa a
braccia conserte; classico tono di ghiaccio, privo di qualsiasi
emozione: è così tremendamente facile darle fastidio!
"Ti chiedo scusa Raven, ora pulisco e mi fiondo in camera mia, non ti
preoccupare; e scusami se ho rovinato la tua tisana notturna: ora ti
lascio libera la cucina" Dissi mentre mi alzavo a fatica, aprendo il
rubinetto dell'acqua, per pulire lo schifo che avevo rifiutato di
tenermi dentro.
"Ti farebbe bene parlarne con qualcuno".
A quel suo intervento, non riuscì proprio a non rimanerne
sorpreso: sospirai con molta fatica, colpa l'esofago e lo stomaco
ancora doloranti, e massaggiandomi l'addome, gli mostrai uno stanco
sorriso, cercando di imitare la mia solita irruenta gioia, ma senza
riuscirci: "No, grazie. Neppure io so, con certezza cosa mi sia preso:
all'inizio pensavo fosse per Terra, ma poi mi sono reso conto che lei
ormai, passami il termine... è franata via dal mio cuore".
"Franata?" Inarcando un sopracciglio, emise un invisibile sorriso, come
se il termine la divertisse nel profondo, ma non volesse in alcun modo
farmi stare peggio.
Era dannatamente facile leggere il suo viso, sprovvisto del cappuccio coricato sulla testa.
Feci un sorriso sghembo, mettendomi a gesticolare: "Beh... Terra,
franata... la terra frana, no?" Cercavo in tutti i modi di sembrare lo
stesso di sempre, e per fortuna lei mi credette al momento: "Mmm! Per
un attimo ho avuto la speranza che tu fossi cambiato un pochino...
è bello sapere che sei ancora il solito B.B.".
"Già" Le dissi poco prima di andarmene finalmente dalla cucina,
via lontano da quella sensazione di paura che mi comprimeva lo stomaco,
facendo correre il mio cuore, come il timer di una bomba.
Così passarono sei mesi da allora, ma la mia paura non
scemò neanche un po': ogni volta che stavo troppo vicino, o da
solo con Raven, il mio cuore voleva solo uscire dal petto e saltarle
addosso... forse per ucciderla e farmi smettere d'aver paura di lei? Ma
poi perché?! Ho letto robe in rete, girovagando, saltando
da un forum ad un altro, e credevo di provare paura, per colpa del
forte dolore provato dalla mia seconda perdita di Terra: mi ero
convinto d'aver paura di tutte le ragazze, perché avevo
sviluppato una paura cronica verso tutto quel dolore passato. Ragazze
uguale dolore!
Ma invece no!
Mi son ritrovato il cuore, ridotto ad un giocattolo rotto, con la forte
paura di stare da solo o vicino ad una mia fidata compagna di squadra.
Con Starfire non succedeva! Ma perché?!
Ho talmente tanta paura! Ho la testa piena di pensieri legati a lei:
è come continuare a sognare cose, ad occhi aperti, una dietro
l'altra, ma non riuscendo mai a mettere a fuoco le immagini: non ci
capisco nulla.
Solo una cosa è certa.
Questa paura ha un nome... ed è Rachel.
"B.B., lo sapevo che eri qui".
Mi girai di lato, ed anche se avevo già riconosciuto chi era,
grazie al suo tipico odore, feci comunque il finto tonto: "Oh, Rob,
cosa ti porta qui sulla spiaggia, nel cuore della notte?".
"B.B., come tuo leader, sono preoccupato per il tuo lavoro nella
squadra; come tuo amico, sono ancora più preoccupato per la tua
salute".
"Non posso più fare finta di niente, vero?".
"Sì, ormai c'è ne siamo accorti tutti in squadra".
"Ho paura Rob: molta paura".
"Con me ti puoi confidare: siamo amici, oltre che Teen Titans".
"Con te posso parlare: non l'ho fatto con Cyborg, perché avevo il timore che sarebbe andato di corsa a...".
"A... ?".
"A spifferare tutto a Raven".
"Non capisco B.B.".
"Da quando ho ritrovato Terra, in me è esplosa come una bomba al
gusto di paura, sai... al posto della dinamite, ecco... c'è la
paura".
"E' un po' contorno, ma credo d'averti capito".
"Hai capito cosa centra Raven? Perché io non l'ho mica capito Rob".
"Mmm... hai questa paura solo con lei?".
"A quanto pare sì"
"Tu hai paura d'innamorarti di nuovo, e quindi di ritrovarti ancora con il cuore spezzato: come ti è successo con Terra".
"EH?!" Fissai Robin con un espressione alquanto sconvolta, mentre mi indicavo: "IO?! E cosa centra Ra... oh!".
Rob inarcò un sopracciglio, e sfoderò il suo miglior
sorriso da leader, contento d'avermi aiutato: "Finalmente hai capito".
Iniziai a gesticolare talmente veloce, da poter essere scambiato per un
clown giocoliere... peccato che non lo ero: "Ma io non sono innamorato
di Raven!".
"Hahaha, non lo sei... ORA... ma quella paura, prima o poi dovrà pur mutare in qualcosa".
"Ehi, l'unico che muta, qua, sono io!" Cercai di difendermi da quell'accusa, come meglio potevo.
"Hai paura di lei, perché in fondo, ti è sempre piaciuta
come persona, solo che non l'hai mai vista come una ragazza... almeno
fino ad ora".
"Non puoi essere serio!".
"Beh B.B., questo non ti salverà dal nostro allenamento
speciale! Ti aspetto, domani mattina, per le sei spaccate!" Se ne
andò contento d'essermi stato aiuto, peccato che non me la
sentivo proprio di ringraziarlo.
Avvilito ed ancor più confuso, volsi le spalle a Rob, per liberare i miei pensieri
verso il mare: il cielo blu notte, le stelle, le onde oscure.
"Quante volte ho detto e pensato la parola paura?" Dissi a me stesso, nel vano tentativo di sentirmi stupido e riderci sopra: però non funzionò.
Non saprei per quanto rimasi in pace, ad ascoltare il cullare delle onde.
Tutto
questo mi ricorda qualcuno: una persona calma come il mare, ma forte
come uno tsunami; una persona fredda come gli abissi, ma generosa come
la vita in mare.
Bella come quella luna pallida, in cielo; misteriosa come l'orizzonte, dove si univano le stelle ed il mare.
Un momento... : "OH CAVOLI! NOOO!"
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