Disclaimer: il
professor Otto Lidenbrock è opera di Jules Verne ed
è di sua esclusiva proprietà. Adele, Hidelberg e
Adelaide sono una mia creazione e mi appartengono interamente
Rette Parallele
Due o
più rette distinte nello stesso piano euclideo
sono parallele
se e solo se non si incontrano mai.
Quando quel
pomeriggio era uscita di casa, quasi trascinata dalle mani nodose della
sua vecchia governante, Adele non avrebbe mai immaginato che la
giornata potesse risultare piacevole.
Non
voleva assolutamente andare al parco, quella grande distesa verde in
pieno centro ad Amburgo, non voleva trovarsi in mezzo
ad altri bambini che la guardavano e le chiedevano di giocare.
Lei non
voleva mai giocare, voleva rimanere a casa in compagnia della sua
bambola e del suo servizio da tè in miniatura.
Tuttavia
adesso, seduta all'ombra di un albero gigantesco, tutta sola a guardare
le anatre e le oche rincorrersi nel laghetto artificiale, pensava che
forse non era poi tanto male il parco.
E poi
c'era quello strano signore.
Lo
guardava fare avanti e indietro da un'ora; batteva spesso il pugno
sulla mano, gesticolando e parlando da solo. Camminava con degli enormi
passi, senza quasi piegare quelle sue lunghe gambe magre, passandosi
spesso la mano sotto il cappello.
Lo
osservava con attenzione, quasi a volerne cogliere le parole ancora
prima che queste si affacciassero all'esterno, voleva leggerne la mente
per capire come mai un grande stesse parlando con il vento.
Sua madre
le diceva sempre che solo i matti parlano da soli. Glie lo ripeteva con
sguardo severo quando la sentiva giocare da sola con le sue bambole,
allora entrava nella sua stanza e glie lo diceva:
<
Non parlare con le bambole, Adele, solo i matti parlando da soli!
>
Adele la
guardava uscire pensando che parlare con le bambole e parlare da soli
erano due cose ben diverse, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirlo
ad alta voce.
Si era
così convinta di essere matta, ma, in fin dei conti, non le
dispiaceva esserlo, almeno così la lasciavano in pace.
Però,
osservandolo bene, quel signore sulla riva del lago non gli
sembrò proprio essere matto.
Dall'alto
dei suoi sette anni, la piccola Adele si vantava di saper riconoscere
una persona alla prima occhiata e quel signore lì, no,
decisamente non era matto.
Un
pò strano forse, forse non troppo intelligente, ma
decisamente non matto.
Sapeva
per certo che i matti urlavano e si strappavano i capelli e sapeva
anche che quel signore parlava con un tono di voce normale, anche se
gesticolava davvero molto.
Ma quello
che la piccola Adele ignorava era che il professor Otto Lidenbrock era
sì strano, ma era molto intelligente, un vero genio...e probabilmente
era completamente matto.
Ma Adele
aveva solo sette anni e non poteva sapere che il signore che stava
guardando parlare con il vento era in realtà un professore
molto famoso, e non solo per le sue capacità scientifiche.
Tutto
ciò che Adele sapeva era che guardarlo la metteva di buon
umore e la divertiva. Sarebbe stato bello se si fosse avvicinato e le
avesse presentato il suo amico vento, così che avrebbe
potuto anche lei partecipare a quell'acceso e sicuramente interessante
dibattito.
Forse
avrebbe potuto presentarsi lei stessa, in fondo sembrava un signore
tanto gentile! Certo, sua madre e la sua governante si sarebbero
arrabbiate davvero tanto, ma la tentazione era irresistibile, voleva
parlare anche lei col vento!
Si stava
già togliendo i fili d'erba dal vestito nuovo quando Ingrid,
la vecchia governante, le urlò di raggiungerla
immediatamente.
Con un
ultimo sguardo di rimpianto verso il suo incontro mancato, Adele le si
avvicinò.
<
Guarda cos'hai fatto! Hai sporcato il vestito nuovo! > la
rimproverò la vecchia Ingrid.
Adele non
ebbe il coraggio di dirle che quel vestito nuovo proprio non le
piaceva.
Hidelbert
soffocò a malapena uno sbuffo. Fare buon viso a cattivo
gioco era ormai la sua attività preferita, o almeno doveva
assolutamente esserlo.
Come
sopportare le chiacchiere ininterrotte di quell'arpia della sua
fidanzata altrimenti? Senta, con quella sua voce stridula e le maniere
da primadonna, non le era mai piaciuta, fin da quando, tre anni prima,
erano stati presentati l'un l'altro dalle rispettive famiglie.
Il
pensiero di dover condividere l'intera sua vita con quella donna lo
metteva profondamente a disagio.
Non che
non fosse bella, anzi, era dotata di grazia e bellezza tali da
nascondere il suo insopportabile carattere. Tuttavia, non era nemmeno
quello il vero problema, in fondo a volte risultava, a chi ancora non
la conosceva, o a chi nutriva diverse ambizioni, addirittura di
piacevole compagnia.
In un
primo, troppo breve, istante, se ne era sentito persino attratto, aveva
ammirato le linee sinuose del suo collo, le mani gentili e il sorriso
timidamente accennato con sincero interesse, ma non appena le aveva
rivolto la parola l'incanto era sparito, lasciando il posto al disagio.
<
Scienza! > aveva esclamato Senta con disgusto, non appena le
ebbe confessato la sua passione per la chimica e la scienza in generale
< Solo inutili facezie! > allora aveva dovuto imparare a
fare buon viso a cattivo gioco.
Roteò
gli occhi all'ennesimo commento della sua personale dannazione al nuovo
cappellino della signora Krause e lo sguardo gli cadde sull'uomo che,
sulla sponda dell'orribile laghetto artificiale del Parco di Amburgo,
sembrava tenere una relazione alle anatre.
Il
professor Lidenbrock era sempre stato per lui un esempio di sapienza,
una specie di divinità da idolatrare ed imitare, almeno fino
a quando non si era iscritto al suo corso di mineralogia. Dopo solo una
lezione era arrivato alla conclusione che l'eccentrico professore era
tutto ciò che lui non voleva essere. Scontroso, irrascibile,
egoista e decisamente matto, insegnava senza alcun desiderio di
trasmettere il proprio sapere, anzi, sembrava gioire delle inezie dei
suoi studenti.
Aveva
abbandonato il corso dopo appena tre lezioni.
Eppure
vedendolo lì, nel parco, a quell'ora del pomeriggio, avrebbe
dato qualsiasi cosa per essere come lui, libero di condividere la
propria scienza con qualcuno, magari anche con le anatre.
Invece
era condannato ad ascoltare il ciarlare della sua orribile fidanzata.
<
Mi stai ascoltando caro? > la voce di Senta lo
strappò alle sue fantasticherie, costringendolo a
distogliere lo sguardo dal professor Lidenbrock.
<
Certo >
Hidelbert
sospirò di nuovo a riprese a guardare il sentiero.
Il giorno
successivo si sarebbe di sicuro iscritto alle sue lezioni di
mineralogia.
Adelaide
non era più una ragazzina ormai da tempo. Aveva superato
l'età in cui si arrossisce e si desidera, in cui il semplice
pensiero della persona amata bastava a far perdere la ragione.
Ormai era
una donna fatta, con un marito rispettabile e tre adorabili bambini.
Eppure
Adelaide ogni mattina andava al parco, quel delizioso angolo verde nel
bel mezzo della grigia Amburgo in cui ogni particolare sembrava
sorridere al mondo, solo per poterlo vedere di sfuggita.
A dir la
verità, lui non vi andava spesso, anzi vi andava poco,
specialmente negli ultimi tempi. Tuttavia lei era sempre lì,
ad aspettare che lui si facesse vivo.
Quel
pomeriggio aveva avuto la netta sensazione che vi sarebbe andato,
così aveva detto a suo marito che usciva a comperare della
lana per finire il soprabito che stava cucendo per il compleanno di suo
fratello.
Non
appena in strada si era messa quasi a correre, urtando i passanti che
le urlavano dietro, per la fretta di arrivare.
Si era
seduta su una panchina e lo aveva aspettato per due ore, ma di lui non
vi era traccia.
Infine si
era alzata per incamminarsi verso casa. Non le importava di comperare
la lana, per quello certo avrebbe trovato una scusa, magari che non ve
n'era più, o che il negozio era chiuso.
Si
fermò qualche minuto in riva al laghetto artificiale posto
proprio nel bel mezzo del parco. Le piaceva gettare dei sassolini
nell'acqua e vedere le anatre accorrere pensando che fossero pezzi di
pane.
Si
abbassò e raccolse una piccola pietra tonda, poco
più grande dell'unghia del suo pollice, ma non la
lanciò. Le anatre starnazzavano anche se lei non si era
ancora mossa.
Seguì
il movimento dei pennuti fino alla riva opposta, dove l'uomo che aveva
aspettato incedeva ad ampi passi, per poi voltarsi e ripetere lo stesso
percorso, accompagnando il movimento delle lunghe gambe con
innumerevoli gesti delle mani.
Le parole
che pronunciava arrivavano confuse anche alle orecchie di Adelaide che
arrossì violentemente.
Com'era
affascinante il professor Lidenbrock, con quel suo incedere maestoso,
la fronte ampia e gli occhi penetranti! A volte immaginava di rimanere
in intimità con lui, allora tremava e rideva di una risatina
leggermente isterica.
Altre
volte lo vedeva nell'atto di farle il baciamano, così, da
rude e passionale, diventava dolce e premuroso, un vero galantuomo!
Oh, come
avrebbe desiderato che quell'uomo fosse suo marito! Se solo si fossero
conosciuti quando erano entrambi giovani, probabilmente si sarebbero
sposati e lei sarebbe stata la moglie più felice di Amburgo
e del mondo intero!
Ogni
volta che scorgeva la sagoma del professore profilarsi nel parco dopo
ore e ore di attesa, il suo corpo veniva scosso dai brividi e una voce
nella sua testa le ordinava di avvicinarlo, di indurlo a presentarsi
con una scusa qualsiasi.
Sì,
perchè Adelaide spiava un uomo che non aveva mai incontrato,
lo delineava fin nei minimi dettagli, lo costruiva a immagine e
somiglianza del suo uomo ideale.
Ogni
volta camminava a testa alta quasi fino a lui, pronta a rovesciare
qualcosa in terra o a inciampare fortuitamente per essere da lui presa.
Ma poi,
quando arrivava il momento, Adelaide non faceva nulla e lo attraversava
senza che il professore la degnasse di un'occhiata.
Ma
Adelaide il giorno dopo tornava al parco.
Il
professor Lidenbrock si fermò improvvisamente. Non aveva mai
smesso, fino a quel momento, di ripetere ad alta voce brani di letture
sulla filologia che aveva letto talmente tante volte da averli imparati
a memoria; non aveva dato segno di accorgersi della gente che lo
circondava, nè si era reso conto di non essere
più nel suo studio di Konigstrasse, continuando a rivolgersi
a suo nipote Axel, nonostante il ragazzo fosse ben lontano.
E
improvvisamente si era fermato, così come improvvisamente
cessa il temporale e il sole torna a illuminare la città,
come se nulla fosse accaduto.
Fissò,
senza realmente vedere nulla, un punto imprecisato del laghetto
artificiale, le mani strette a pugno ma al contempo stranamente
rilassate.
La sua
mente, che aveva lavorato a ritmo febbrile fino a quel momento, tacque,
rielaborando infine la conclusione a cui era giunta.
Otto
Lidenbrock si sistemò meglio il cappello sul capo e prese la
via di casa.
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