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di LadyHeaven
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10 Novembre 2043



Da quando era comparso sullo schermo della Stratford Tower avevo sempre provato un profondo rispetto per quell'Androide. Markus era uno dei pochi che lottava per gli altri e non solo per se stesso. Si era addossato del rischio e della responsabilità di centinaia di noi senza chiedere nulla in cambio. Non pretendeva rispetto, né la comprensione. Prendeva decisioni consapevole che avrebbero potuto portare alla vittoria così come alla sconfitta. Accettava le critiche, si negava ai complimenti, e rimaneva in silenzio, tenendo dentro di sè dubbi e dolori. Un silenzio in cui si era chiuso maggiormente negli ultimi tempi.

Le cose peggioravano e nemmeno i poliziotti PC200 e PM700 riuscivano a contenere le piccole rivolte di quartiere che avvenivano quasi giornalmente, ormai. Avevo provato a contattare Markus più di una volta da quando aveva informato la popolazione di Detroit che avrebbe chiuso le porte del Quartier Generale, nel vecchio edificio della CyberLife; ma senza successo. Potevo capire perchè non volesse più avere a che fare con i restanti Androidi: riceveva spesso lamentele futili, commenti e consigli inutili e tremendamente egoisti, ma non mi aspettavo sbattesse le porte in faccia anche a me.

Così avevo deciso di recarmi da lui di persona e di insistere finchè North, la vice di Markus, non mi avesse fatto entrare. Mi guardai allo specchio e portai una mano al lato destro della mia tempia, lentamente. Cinque anni che quel LED non si illuminava più, quattro anni che Hank me lo aveva rimosso. Scossi la testa per scacciare la memoria del Tenente, quindi mi sistemai i capelli un'ultima volta prima di uscire.

Avevo tenuto da parte la vecchia uniforme della CyberLife, incapace di disfarmene. Hank non ne aveva compreso il motivo e nemmeno io, ma ero un Deviante e non avevo intenzione di analizzarmi più affondo, per ora.

Uscii di casa e notai come il cielo non fosse clemente neanche oggi. Nuvole nere e piene si muovevano lentamente sopra ai tetti di Detroit: 70% di possibilità di pioggia.
Mi lasciai alle spalle casa mia e camminai lungo le strade semi abbandonate del Quartiere, ai margini della Periferia. La CyberLife era al centro di tutto e più ci si avvicinava e più la città si animava. Non necessitando di soldi, non v'era un Androide privo di dimora, ma la fila per il ricambio di Sangue Blu aumentava di giorno in giorno, popolando le strade.

Evitai volontariamente la zona, circumnavigando Capital Park e superando un gruppo di YK500 che giocava con una palla da calcio piuttosto malconcia. Gli unici modelli a non rendersi completamente conto di cosa stava accadendo.

Il Quartier Generale di Markus era presieduto dai PC200, coperti da tute antisommossa rubate alla fu Polizia di Detroit e da Simon, di turno, che se ne stava seduto su una sedia davanti alle porte della Ex-CyberLife, sconsolato e attento a come un Poliziotto si rivolgeva ad una famiglia piuttosto agitata.
《Cosa vogliono?》Domandai, fermandomi a pochi passi da lui quando un PC200 mi bloccò. Simon alzò lo sguardo su di me e fece cenno all'Androide di lasciarmi passare. 《Componenti. La loro bambina sta avendo problemi al sistema centrale, ma c'è una lista di richieste a cui devono attenersi. Lista che non siamo in grado di accontentare.》 Non gli risposi. Essendomi rifiutato di partecipare attivamente alla gestione dello Stato Androide di Detroit, non potevo permettermi osservazioni riguardo il loro modo di fare. Non con lui, non se non mi veniva richiesto.
《Devo vedere Markus.》
Simon ridacchiò, quindi mi graziò con uno sguardo eloquente. 《Non riceve nessuno, Connor, lo sai.》
《Ma io non sono nessuno.》
Simon continuò a guardarmi a quel modo, quindi alla fine annuì con il capo, si alzò e parlò:《Seguimi》.

Neanche lì se la passavano bene e il fatto che Markus e gli altri vivessero a pari condizioni dei loro cittadini confermava il rispetto che provavo verso di loro. Simon si fermò davanti ad una vecchia porta che riconobbi essere l'ufficio di uno degli Agenti della CyberLife, e vi sparì dietro. Rimasi in attesa, mi guardai intorno, quindi tirai fuori il mio quarto di dollaro e lo feci girare fra le dita della mano destra. Non lo guardai, tuttavia.
Quando Simon riapparve mi fece cenno di entrare. Doveva essere un giorno importante: Markus mi aveva finalmente ricevuto.

In effetti era un giorno particolare: il 10 novembre 2043, il quinto anniversario alla Vittoria della Battaglia di Detroit, alla liberazione del Campo 5 dei restanti Androidi alla CyberLife, scandendo la fine del controllo umano sulla nostra specie una volta per tutte.

Markus se ne stava lì, al centro della stanza, le mani premute contro il legno della scrivania, il busto leggermente piegato. North non c'era e per quanto rispettassi anche lei, sarebbe stato più facile parlare in sua assenza.
Simon uscì. Sentii chiudersi la porta dietro di me. Non mi mossi, non parlai, c'era il 56% di possibilità che lo facesse Markus per primo.
《Come ci siamo arrivati?》 Infatti. 《Cosa devo fare, Connor?》
Mi mossi allora, fino a raggiungere il suo lato sinistro, e mi volsi a guardarlo. Un Androide non può sciuparsi, ma se fosse stato possibile avrei detto che il volto di Markus lo fosse, incavato e pallido.
《Stai facendo il possibile》
《Non è così, o il nostro popolo prospererebbe》
《Mancano componenti e Thirium, e arrivano sempre più Androidi alla ricerca di salvezza.》
Vidi Markus tirarsi su e dovetti alzare lo sguardo per mantenere il contatto visivo con quei due occhi dal colore differente, e al momento, dall'espressione nervosa.
《Mi stai illuminando, Connor, grazie.》
《Voglio dire che non c'è modo di accontentare tutti, non qui.》
Markus corrugò la fronte, la maglia larga che indossava ondeggiò.
《Intendi uscire da qui?》
《Temo sia l'unico modo. La CyberLife ha portato via la maggior parte dei progetti lasciando solo quelli di vecchia data. Per quanto molti di noi siano mentalmente avanzati nessuno ci ha mai detto come siano stati costruiti i nostri circuiti o come sia nato il Thirium.》
Vidi Markus soppesare le mie parole, quindi iniziò a camminare lentamente intorno alla stanza, le mani dietro la schiena. All'improvviso si fermò.
《Conoscono i nostri volti》
Era vero, ma ancor prima non avevamo idea di cosa o chi cercare.
《Possiedo una lista di persone che hanno lavorato alla CyberLife nel mio database, potremmo iniziare da lì.》Gli risposi, iniziando già a elaborare dati utili all'interno dei ricordi virtuali.
《Vado io.》
Ci voltammo allunisono quando una voce femminile interruppe la nostra conversazione: dalla porta era entrata North. I capelli le diventarono neri, incrociò le braccia al petto e con fermezza ripetè: 《Vado io》.






Salve a tutti. Questa è la prima storia che pubblico su DBH e spero sia di vostro gradimento. Se vi sono errori o volete dare consigli sono aperta ad ogni commento che non sia rude o offensivo.
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Faith





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