Cosa non si fa per amore...

di Il corsaro nero
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CAPITOLO 1: LE STRANEZZE DI TOMA


Era un tranquillo pomeriggio d'autunno e, in un ufficio della polizia, tre agenti stavano bevendo il loro caffè mentre un quarto se ne stava seduto sulla scrivania a fantasticare a occhi aperti.

Ad un tratto, la porta si aprì e un uomo, con i capelli a palma e una vistosa cicatrice, entrò, adirato.

Ehi, Bardack, come procede l'interrogatorio dello Smilzo?” domandò un uomo tarchiato, grasso, coi capelli neri e i baffetti, e Bardack, infuriato, rispose: “Sgrunt! Quel furfante continua a sviare il discorso, così alla fine è lui che fa parlare me!”

Mentre beveva il caffè che una donna con i capelli a caschetto gli aveva passato, il giovane ripensò a quell'incredibile interrogatorio.


Allora, dove ti trovavi ieri sera alle nove?” domandò Bardack.

Il tipo rimase in silenzio un attimo e poi disse: “Ma lo sa, ispettore, che vi vedo in ottima forma? Seguite una dieta, eh?” “Grazie. Dieta? No, giusto qualche lezione di karate e...” cominciò a raccontare il giovane ispettore.


E' di una abilità diabolica! Vorrei sapere come ci riesce!” sbuffò Bardack mettendosi a bere il caffè.

Proprio in quel momento, davanti all'ufficio, passarono due tipi in manette, scortati da un poliziotto.

Uno dei due si voltò verso l'altro e domandò: “Sei grande, Smilzo! Dove hai imparato a fregare in questo modo i piedipiatti?” “Con i prof alle medie. Ero un asso nell'eludere le interrogazioni.” fu la riposta, orgogliosa, dell'altro.

Nel frattempo, nell'ufficio, Bardack si voltò verso il poliziotto che stava seduto con la testa fra le nuvole e, indicando le cartelle sulla scrivania, disse: “Sveglia, Toma. Quei rapporti vanno archiviati entro l'anno.” “Sì, sì, sì... come?” sussultò l'uomo, incredulo.

Dopo aver detto quelle parole, l'ispettore diede un'occhiata all'orologio appeso al muro e, sbiancando, urlò: “AAAARRRGGGHHHH!!!! E' L'UNA PASSATA!!”

Infilandosi in fretta e furia la giacca, disse ai colleghi: “DEVO FARE UNA COSA!!! CI VEDIAMO DOPO!!!”

Quando Toma se ne fu andato, domandò Panbuukin, il tipo grasso: “Non vi sembra che ultimamente Toma si comporti in modo strano?” “Sì. E non è da oggi.” notò Seripa, l'unica ragazza del gruppo, con i capelli a caschetto e gli occhi viola per poi dire: “Sere fa ha ammanettato un ladro a un lampione... dimenticandolo lì.” “Lo hanno trovato i netturbini il giorno dopo. E non è l'unica stramberia che combina.” aggiunse Bardack “Quando usciamo di pattuglie dice cose strane...”


Bene, ora ci manca solo questa via e per stanotte abbiamo finito. Mi raccomando: occhi aperti.” si raccomandò Bardack mentre si infilava in un vicolo.

Per un attimo, la macchina fu avvolta da un totale silenzio, poi Toma, indicando il cielo, domandò: “Hai notato che c'è la luna piena?” “Ho notato che?!”


Ieri ha offerto i pasticcini a un tipo che doveva essere interrogato. Una scena imbarazzante.” disse Seripa e Panbuukin chiese: “Da quando gli è venuta questa mania di fare il poliziotto buono?” “C'è soltanto una spiegazione: Gli è successo qualcosa!” spiegò Bardack e, mentre guardava fuori dalla finestra, spiando Toma che era appena uscito dal commissariato, aggiunse: “E noi dobbiamo scoprire che cosa.”

Un minuto dopo, Tutti e quattro gli agenti, uscivano in fretta e furia dal commissariato.

Mentre uscivano, Seripa domandò: “Sei sicuro che dovremmo indagare? Dopotutto non sono affari nostri...” “Toma è un nostro amico e se è finito nei guai abbiamo il dovere di aiutarlo!” tagliò corto Bardack.





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