Ciò che non è davanti i miei occhi

di Dihanabi
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“E ora?”

 

Il giovane si è perso con lo sguardo oltre l’orizzonte. L’oro dei suoi occhi illuminati dal declino di quel maestoso sole che gli appare come un vecchio amico.

 

Amici.

 

Ciuffi biondi e un sorriso dolce, occhiali da vista rotondi un animo puro, fili argentati ed occhi blu, più splendenti del mare che ha difronte.

 

Amici.

 

Si sono separati solo poco fa, lui e Killua. Un arrivederci che sigilla la promessa di un domani che Gon non ha la pazienza di attendere.

 

“Adesso cosa insegui?”

 

L’uomo, suo padre, chiude gli occhi un secondo, prima di parlare.

 

“Sai dove siamo?”

“L’Albero del Mondo.” risponde Gon, il tono incerto di chi non coglie ciò che si nasconde dietro una risposta ovvia.

 

Un albero di 1.784 metri che si eleva maestoso come un grande sovrano protettore, che veglia sulle campagne e sulle vite che lo circondano.

 

Eppure Gin parla di un albero ancora più grande, che avrebbe dovuto crescere fino a superare l’atmosfera, estendendosi oltre ciò che è conosciuto. Gli parla di altri mondi, di posti lontani, inesplorati.

 

“Il mondo che conosciamo, quello delle mappe, è solo una piccola parte di questo immenso pianeta.”

 

Gli narra di reperti, di cronache di viaggi dei pochi prescelti. Racconta di un’avventura impossibile. Dell’avventura più grande.

 

“Ciò che voglio non è cambiato..” dice l’uomo, il tono fermo di chi ha sempre creduto nelle proprie certezze.

 

Ciò che non si trova difronte ai miei occhi.”

 

Guarda davanti a se, come se potesse già vederli, quei mondi. Brama con lo sguardo oltre quell’immenso mare, anche oltre quel sole.

 

A Gon appare magnifico e irraggiungibile, come le stelle in una notte d’estate, ma incandescenti, che bruciano anche il cielo con la loro passione.

 

Suo padre sembra un estraneo. Lo è. Ma sembra anche un faro nella notte che la porta a quella vita che Gon tanto desidera.

 

Gli tremano le gambe, che oscillano nel vuoto più totale sporgendosi da quel sontuoso albero. Gli tremano per la voglia di correre, da buttarsi, di lanciarsi in quell’immensità descritta dal padre. E quasi non ce la fa a stare fermo, sente il bisogno di quell’adrenalina, il bisogno dell’avventura.

 

Sorride. Il sole si perde in quel mare, scomparendo nel suo stesso riflesso, eppure non ha il sapore amaro di una fine, ma quello frizzante di un inizio.

 

Sogna di avventure ancora più grandi, quella notte, sotto miliardi di stelle nella natura incontaminata. Sogna il blu degli occhi di Killua e il suo sorriso mentre partono insieme per il futuro più incerto ed emozionante che possa desiderare.

 

Sogna ciò che non è davanti i suoi occhi.

 

 

 

NOTE:

 

Buongiorno Hunters! Non credo di avere molto da dire se non “scusate, ho fatto il rewatch di HunterXHunter 2011 e questa cosa è uscita da sé, non ho colpe.”

Mi ha lasciato quella sensazione di attesa, di bisogno di un nuovo inizio, che scriverci un pensiero non è stata nemmeno una scelta.

Capita.

Detto ciò. Grazie per aver letto questa Davvero Breve cosa. Lasciatemi un commento se vi fa piacere.

Bye bye.





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