Questa storia fa parte della
serie “Inktober – Persona’s
Stories”
Prompt:
Barista AU
Personaggi:
Yusuke Kitagawa/Ren Amamiya
Un
cappuccino
Ogni
tanto, Yusuke si chiedeva chi gliel’avesse fatto fare.
Sinceramente,
non capiva che cosa ci facesse lì.
Non
era il suo lavoro, non era quello che avrebbe voluto fare, ma gli
servivano i soldi per pagarsi il materiale artistico e non era
riuscito a trovare niente di meglio.
Quindi
si sorbiva i discorsi dei clienti senza ascoltarli troppo.
C’era
che si lamentava del lavoro, chi si lamentava degli uomini, chi si
lamentava delle donne, era tutto un lamentio che gli si insinuava
nella mente e lo logorava, lentamente.
Finché
un giorno, del tutto a sorpresa, mentre versava il caffè ad
un’anziana signora, non arrivò un ragazzo in
divisa scolastica.
Aveva
i capelli arruffati e neri, degli occhiali da vista che gli coprono
mezzo volto e un sorriso timido.
Yusuke
capì subito che quel ragazzo era diverso dai suoi clienti
abituali,
perciò tornò subito dietro al bancone –
ignorando spudoratamente
le lamentele della vecchia donna.
«Buongiorno.»
salutò, sorridendo.
Il
ragazzo sembrò sorpreso. Si sedette sullo sgabello, si
accomodò e
posò la borsa sullo sgabello di fianco. «Vorrei un
cappuccino,
grazie.» disse.
Yusuke
annuì e glielo preparò, diligentemente. Aveva la
sensazione che
quel ragazzo sarebbe stato completamente diverso, e non era la sua
mentalità aperta a parlare.
Non
poteva negare di trovare quel ragazzo molto attraente, ma in effetti
non ci aveva neanche provato. Aveva accettato da tempo che il suo
essere artista, sempre alla ricerca del bello, lo avrebbe portato a
delle relazioni forse non del tutto consone. Non gli importava se ad
essere bello era una donna o un uomo, era irrilevante.
La
bellezza veniva prima id qualsiasi cosa.
«Come
ti chiami? Non ti ho mai visto prima.» domandò al
ragazzo,
porgendogli la tazza.
«Sono
Ren.»
Ren.
Era un bel nome,
suonava bene.
Gli stava bene.
Intavolò
con lui una
conversazione, senza rendersi effettivamente conto del fatto che
stava facendo tutto da solo. Parlava, raccontava tutto quello che gli
veniva in mente, e passò quasi un’ora
così.
Il ragazzo, Ren,
rispondeva poco,
chiedeva poco, ma a Yusuke non importava.
In
qualche modo voleva farsi conoscere nella sua interezza. E
perciò
arrivò a parlare dell’arte, della sua passione per
il disegno, per
la scultura, l’architettura, per il bello.
«Perchè
sei qui, allora?»
La domanda
arrivò inaspettata,
interrompendo il flusso di parole di Yusuke.
«Perchè
sono qui?»
Ren annuì.
«Perchè lavori in
una caffetteria?»
Yusuke
arricciò le labbra, appoggiando i gomiti al bancone.
«Devo pagarmi
i materiali. Non ho una famiglia, quindi devo cavarmela da
solo.»
spiegò, senza pensarci troppo. Non sentiva di dover
nascondere
nulla, quel ragazzo dai grossi occhiali neri lo rassicurava a tal
punto da non aver bisogno di avere difese.
Era forse stupido, o
irrazionale,
ma voleva fidarsi delle sue sensazioni.
Ren annuì,
con fare pensoso.
«Beh. Allora
devi impegnarti per
fare in modo che l’arte sia quello di cui vivrai.»
disse ad un
certo punto, dopo qualche minuto di silenzio, in un modo talmente
pacato da far quasi male. Aveva un’espressione talmente
candida e
ingenua che sembrava essere un bambino.
Yusuke rimase
immobile,
guardandolo. Poi sorrise.
Sì, era
sicuro di aver
incontrato un’opera d’arte.
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