leggenda degli dei
Questa
sarà una raccolta di fan fiction sulle opere delle Clamp,
penso
che scriverò una fan fiction (massimo tre e comunque a
distanza
di tempo) per ognuna delle opere. Tratterò fatti non
raccontati
o fatti descritti dalle autrici però da diversi punti di
vista,
spero che il mio lavoro vi possa piacere o interessare. I commenti
costruttivi sono sempre i benvenuti.
Titolo: La
leggenda degli Dei.
Autore: Arwen88
Fandom:
Tsubasa Reservoir Chronicle
Personaggi:
Yasha, Ashura.
Avvertimenti:
Shonen-ai, One-shot.
Genere:
Romantico, Sentimentale.
Rating:
Arancione
NdA:Questa
prima storia
racconta la storia dei re Ashura e Yasha (volumi 9 e 10 di Tsubasa
Chronicle) da quello che secondo me è il punto di vista del
popolo che ha trasformato la storia in leggenda tramandandola nel tempo.
I
personaggi non mi appartengono e la storia non è scritta a
scopo di lucro.
La leggenda degli Dei.
Questa è la leggenda che parla degli dei Ashura e Yasha.
In un tempo lontano, qui nel paese di Shura, viveva un re: il suo nome
era Ashura. Questo re era conosciuto e amato dal suo popolo per il suo
coraggio e la sua forza che lo rendevano un grande condottiero nelle
battaglie contro i regni circostanti. La sua arte di manipolare il
fuoco era famosa ben oltre i confini del regno e nessuno lo poteva
superare in essa.
Erano note a tutti sia la sua ospitalità nei confronti degli
ospiti che la bellezza della sua figura. Il suo sorriso donava gioia ai
sudditi
così come la sua voce poteva far tremare i suoi subalterni.
Questa è la storia di come un re diventò un dio.
Capita che il regno fosse da tempo immemorabile in battaglia contro
l'esercito del re Yasha: combattevano per la conquista di un castello
sospeso in cielo.
L'accesso al castello era consentito solo da quando la luna sorgeva a
quando si stagliava completamente nel cielo, in quei momenti i due
eserciti si incontravano laggiù e la battaglia cominciava.
Ormai la lotta durava da così tanto tempo che non ci si
ricordava più nemmeno le cause scatenanti, l'unica
motivazione
plausibile sembrava essere un racconto che assicurava che il
conquistatore del castello avrebbe avuto diritto alla realizzazione dei
propri desideri.
Così, anno dopo anno, sangue innocente veniva versato ogni
notte tra i due clan rivali.
Entrambi i clan potevano contare su grandi guerrieri ma nessuno poteva
eguagliare i due re: la potenza e l'abilità dei due sovrani
erano equivalenti e gli scontri tra i due uomini si chiudevano sempre
in parità.
Tuttavia presto lo sguardo del re Ashura si velò di
tristezza,
nessuno lo notò a parte forse il re Yasha. Come poteva non
notare il mutamento nell'animo dell'avversario quando lo stesso
mutamento avveniva anche dentro di sé?
Se solo qualcuno fosse stato abbastanza vicino ai due re avrebbe capito
che i due giovani, incrociando le lame notte dopo notte, avevano preso
ad affezionarsi l'uno all'altro. Ma i cuori non sono mai immutabili e
i sentimenti scesero in profondità nei loro cuori portando i
due
uomini a nutrire amore per la figura che in ogni notte di luna arrivava
ad un soffio da sé. Presto entrambi capirono di non
combattere
più per nessun'altra ragione che per vedere l'altro, per
potergli stare vicino, per poter incrociare il suo sguardo, per
potergli sussurrare appena qualche parola, per sentire lo scossone che
il cuore che gli dava quando l'altro mormorava il suo nome.
Quale non fu la tristezza del re Ashura quando una notte, alla fine di
una battaglia mentre il castello scompariva nuovamente, capì
che
il re Yasha era affetto da un male incurabile che lentamente corrompeva
il suo corpo...
La malattia avanzava e, durante l'ennesimo scontro, Ashura
ferì
il nemico al viso. Mai il giovane re provò un terrore tanto
profondo quanto nel momento in cui vide il sangue scorrere tra le dita
che l'amato premeva sul proprio occhio.
Ashura sapeva di essere riuscito a ferirlo solo grazie alla malattia e
si sentiva in colpa per aver fatto soffrire l'altro uomo.
Quella sera nel regno si ebbero grandi festeggiamenti e, mentre nel
castello si svolgevano sfarzose danze, lo sguardo assorto e rammaricato
del sovrano venne scambiato per sintomo di semplice stanchezza.
Poche notti dopo quel fatto, Ashura osservava la luna alta nel cielo
seduto sotto il porticato che dava al giardino interno del castello.
Fu allora che dalla penombra venne fuori Yasha. Stupito, Ashura gli si
avvicinò: l'emozione faceva battere forte il suo cuore
ma non poteva credere che quell'incontro fosse reale. Avvicinatoglisi,
Ashura capì però di essere di fronte proprio
all'amato.
Yasha coprì lentamente la poca distanza che lo separava dal
giovane sire e, posando delicatamente le mani sulle braccia dell'altro,
lo avvicinò al suo petto conquistandone le labbra.
Per quanto tempo i due re avevano desiderato di poter anche solo
sfiorare l'amato...
Ashura sentiva il proprio cuore scoppiare per la gioia di essere
finalmente fra le braccia di Yasha ma, posando il capo sul petto del
sovrano, laddove il caldo cuore batte garantendo la vita, la
verità si fece strada nella sua mente portando il suo animo
a
tremare e a perdersi nel dolore.
Yasha era morto. Quello che si era recato a visitarlo era il suo
spirito.
Il re Ashura comprese che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro:
i due re passarono l'intera notte in compagnia l'uno dell'altro a
stringersi tra le braccia e a baciarsi teneramente.
Ma questo non fu l'unico avvenimento degno di nota di quella notte,
infatti da un'altra dimensione arrivò nel vicino regno di
Yasha
una fonte di grande potere magico sotto forma di piuma. La piuma in
questione, attratta dal grande sentimento che aveva animato il re Yasha
in vita, entrò nel corpo del sire prima che qualcuno ne
notasse
il decesso.
Grande fu lo stupore di Ashura quando la notte seguente, in
prossimità del castello del cielo, scorse la figura
dell'amato,
privo di cicatrici, sorridergli tristemente da lontano. Angosciato,
il giovane sire capì che si trattava di una visione creata
da un
potere esterno ma non ebbe la forza di metterne a parte il resto dei
suoi uomini né di mettere fine a quell'illusione con la
propria spada.
Ashura sapeva di stare a torturarsi tuttavia non riusciva ad immaginare
una vita felice senza l'immagine di Yasha nei suoi occhi, sapeva di
poter essere forse considerato pazzo, di non essere giusto nei
confronti del suo esercito, ciononostante tutto ciò che
desiderava per il momento era poter continuare ad usufruire di quella
visione dell'amato privo di ferite a cavallo del proprio destriero.
Fu così che gli scontri continuarono come prima, i guerrieri
morivano sul campo di battaglia ma finché poteva continuare
ad
incrociare la lama con l'altro sovrano, finché poteva
guardarlo,
Ashura non riusciva a decidersi a mettere fine alla lotta.
Passò il tempo e nel regno giunsero dei viaggiatori da
lontano:
ignari degli accadimenti del luogo si ritrovarono nel bel mezzo della
battaglia nel campo dei soldati del clan di Ashura.
Si dice che il re, colpito forse dallo sguardo dei nuovi arrivati,
decise di ospitarli nel suo castello affezionandosi presto a loro.
I due nuovi giunti erano una bellissima principessa portata nell'arte
della musica ed il giovane guerriero che la proteggeva, i due
viaggiavano alla ricerca di qualcosa.
La notte successiva il re portò il guerriero sul campo di
battaglia con sé ed il giovane si scontrò con uno
dei due
generali più forti dell'esercito nemico.
A causa del dislivello di capacità tra i due guerrieri
presto il
ragazzo si trovò in serio pericolo e allora, meravigliando
tutti
gli astanti, Ashura intervenne proteggendolo. Il generale del re Yasha
si lanciò dunque all'attacco contro il sire Ashura ma contro
di
lui nulla poté: lo scontro venne interrotto dall'arrivo del
re
Yasha. Mentre il castello spariva i due re si fissarono, nell'esercito
di Ashura nessuno si rese conto dello stato d'animo del sovrano,
l'unico che si accorse dell'intensità dello sguardo che
Ashura
rivolse al nemico fu il nuovo arrivato.
Quel giorno il re prese la sua decisione e, appena il castello si
materializzò davanti a lui, l'uomo avanzò con
decisione
contro il nemico.
I suoi uomini avevano ricevuto ordine di non seguirlo e,
preoccupati ed intimoriti dall'aura di potere che il loro re emanava,
osservarono il loro sire camminare solitario incontro al clan di Yasha
uccidendo chiunque si mettesse sulla sua strada.
Presto Ashura si ritrovò davanti Yasha che, a cavallo del
suo
destriero, non oppose la minima resistenza all'attacco dell'amato: la
spada infuocata del giovane sire passò da parte a parte il
suo
petto.
Distrutto dal dolore, Ashura poggiò il capo sulla spalla del
re nemico, del re amato.
Terribile il dolore che deve aver provato il giovane uomo nel sentire
le braccia di Yasha stringerlo al petto sussurrando il suo nome...
Lentamente, con lo sguardo pieno di sofferenza, Ashura
scostò i capelli dell'amato dal viso pallido: sotto le sue
dita
ricomparve la ferita che gli aveva inflitto precedentemente. Yasha
prese piano la mano che lo accarezzava e portandola alla bocca la
baciò, ricevendo in cambio un bacio sulla cicatrice.
I due uomini si guardarono intensamente, consci che quello era
veramente il loro ultimo incontro: Yasha strinse Ashura tra le braccia
avvicinandolo a sé ed egli, i lunghi capelli d'ebano sciolti
a
nascondere il suo viso, ricambiò la stretta con triste
passione.
Il corpo del re prese a sparire nell'aria lasciando tra le braccia del
giovane sovrano solo l'armatura vuota e la spada dell'amato. Nel cielo
la piuma che aveva creato l'illusione del re si manifestò in
uno
scintillio di luce.
Conscio che quella piuma era ciò che i due viaggiatori
cercavano, il re decise di renderla al guerriero.
Sistemata quella questione il re si erse in piedi e, conficcata la
spada sul terreno davanti a sé, proclamò la sua
conquista
del castello chiedendo ad esso di esaudire il suo vero desiderio.
Il castello fu scosso da un tremito e, mentre fasci di luce esplodevano
dal centro di esso, iniziò a sgretolarsi. I guerrieri del
clan
di Ashura gridarono disperati al loro re di scendere dal castello, di
salvarsi, ma il sire disse che non voleva.
Il sovrano rimase fermo guardando con amore la spada dell'amato: sapeva
che il suo desiderio era troppo grande ed era conscio che probabilmente
neanche il castello lo avrebbe potuto esaudire, questo aveva portato il
castello alla distruzione. Il re Ashura aveva deciso: se il suo
desiderio non poteva essere esaudito ed il re Yasha non poteva venire
resuscitato sarebbe rimasto lì, tenendo tra le braccia le
loro
spade, senza alcun rimpianto. Mentre il castello crollava completamente
il giovane sovrano espresse un nuovo desiderio: che lui e Yasha
potessero divenire divinità postume come monito che anche le
divinità hanno dei limiti.
Ashura desiderò di essere una divinità alla quale
si chiedesse di vivere la vita senza rimpianti.
Si dice che nel momento in cui stava per morire dal castello si
levò una grande fiammata probabilmente evocata dalla sua
magia
per proteggerlo o forse per portarlo in salvo nei cieli. Dei due re
vennero ritrovate solo le spade.
I sudditi costruirono le statue dei due re senza separarli mai
così come sembra avesse chiesto il guerriero che aveva
conosciuto il
re negli ultimi giorni della sua vita. Non si sa nulla di
più
dei due viaggiatori se non che partirono subito dopo la morte del
sovrano.
Le statue sono conservate con cura nel tempio principale del regno e i
due re, ora dei, sono le nostre divinità più
amate.
Fine, ho deciso di
scrivere di
questa coppia perché l'ho trovato uno degli incontri
più
intensi all'interno del manga. Spero che la storia vi sia piaciuta, i
commenti sono ben acetti.
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