DISCLAIMER:
I personaggi sotto trattati non mi appartengono.
Questa
storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
* Soulmate scelto: Ogni volta che perdi un oggetto (come un calzino), quello finisce in qualche modo in possesso del tuo soulmate.
Anche I Mostri Possono Amare
1#
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La
Luce
in Ogni Crepa
Dapprima
è un paio di
occhiali: strumenti semplici,
anonimi, qualcosa che ti
trovi sotto le dita senza
alcuna ragione né grande interesse. Banali, vero; ma caldi,
addirittura bollenti tra le
insensibili
mura che ti circondano,
fragili e quasi palpitanti sotto i polpastrelli che improvvisamente
si fanno più attenti, e
puri: questo il
curioso aggettivo che ti
attraversa la mente quando li
prendi in mano, quando esiti
a lasciarli andare.
In
seguito, in una mattina di neve e grida, è
la volta di un portachiavi: una scimmietta dagli occhi enormi che ti
scivola lungo la gamba, come
precipitata dal soffitto, e
che per poco non ti distrae
dal tuo quotidiano
allenamento. Il
pupazzetto cade nell’ennesimo
sangue che hai appena sparso
e rimane a fissarti
con sguardo vitreo, ma di certo più vivo del tuo;
e quando ti chini
per prenderlo in mano, il tepore della stoffa inviolata ti
dà quasi
i brividi.
Una
camicia, una penna, una spazzola…
più la Stanza Rossa chiude
gli artigli intorno al tuo
capo, più gli oggetti improbabili si moltiplicano; quasi
come a
sussurrarti di resistere
e,
chissà da quale realtà e con tutte le
sensazioni che ti fanno provare,
che non sei
perduta, se puoi ancora
sentire.
E
nelle notti intessute d’insonnia
e illusioni le tue braccia
stringono quei
tesori, appigliandosi alle tracce d’umanità
— le uniche
che il luogo abbia mai visto —
che hanno
portato da un altro mondo e che nemmeno odio e violenza riescono
a macchiare; e per ogni volta che dimentichi
la pietà, tanto più li tieni
vicini al cuore per tentare
di perdonarti.
Tutto
ciò non può
salvarti dalla
tua
sorte, tuttavia: alla
fine il corpo viene piegato e
domato per l’ultima
prova, e le crepe che presenta sono
ignorate.
Inutile
allungare una mano verso gli impotenti
compagni di silenzio e tristezza; doloroso allontanarsi con il
pensiero di andarsene, e
poi
ritornare senza più nemmeno la menzogna della scelta.
Ma
nemmeno in quell’istante
i doni dell’altrove
ti abbandonano: perché,
qualche attimo prima della
sconfitta, sulle dita ancora tese piove un fiore rosso come i tuoi
capelli. E il tocco di questi
è lenitivo come un bacio o
una carezza, dolce come un sorriso sincero; ti
intride il palmo quando lo
serri, rimane
con te anche davanti alla
fine, finisce
per diventare il tuo
estremo pensiero e, come ogni
altra cosa, entra
nella tua anima per trovarvi casa.
Un giorno, quando una qualche pace ti avrà trovato, lo
vedrai da te quale frutto sta già generando.
NOTE
Il titolo
riprende Hemingway: “Siamo tutti spezzati; è
così la luce che
riesce a entrare”.
Nei film
ho letteralmente amato il volto meno sicuro e più
intimistico, colmo
di rimorsi, di Natasha: qualcosa che rende il personaggio molto
verosimile e che mi ha fatto entrare in sintonia spesso e volentieri
con lei, tanto che proprio a queste sue “falle” ho
voluto
dedicare tale flashfic, soffermandomi su quella debolezza che si
mostra solo in relazione agli oggetti che trova.
Quel suo
essere “spezzata”, memore di ciò che
vorrebbe e non
vorrebbe, è anche la chiave per poter essere una persona
migliore; e
così lo è permettersi di abbassare la maschera e
rivelare la parte
più profonda del proprio cuore, una qui condannata
fragilità che
invece è grande forza, e quindi luce.
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