capitolo 1
1.
28 Ottobre, Domenica
Quel
pomeriggio il Prato Ula
Ula non sembrava più lo stesso.
Leilani
aveva abbandonato
la
passerella in legno per camminare nel vasto tappeto cremisi, la quiete
concedeva alla zona un'aura tetra e intrisa di mistero; non c'era
alcuna traccia dei Pokémon selvatici che abitavano nei
paraggi
e, gli Allenatori che frequentavano il parco per rinfrescarsi tra le
acque scure dei laghetti, sembravano dissolti nel nulla. La Recluta
Skull non riusciva a
fermarsi, proseguiva a piccoli passi tra la natura fiammeggiante mentre
teneva lo sguardo fisso sulla foschia grigiastra che oscurava
l'orizzonte. Ricordava il motivo che l'aveva spinta fin lì,
di
come i suoi occhi fossero riusciti a cogliere una figura nera
scomparire tra la densità della nebbia.
«Yo,
Leilani!»
La voce di
Rudy, il suo superiore, echeggiò in tutto l'ambiente.
Leilani
sospirò con aria
afflitta, quel ragazzo dalle spalle larghe non le dava mai tregua, con
una semplice mossa era riuscito a interrompere la magia del momento. Si
sistemò il fazzoletto
nero per oscurare i lineamenti delicati del proprio viso, un gesto che
aveva imparato a utilizzare dal giorno del reclutamento, poi si
girò.
Ma non
trovò nessuno. Solo il vuoto.
Aggrottò
le sopracciglia per
guardarsi intorno con aria frastornata, era sicura di aver udito il
richiamo del proprio collega.
Qualcosa le
afferrò il braccio destro. D'istinto la giovane donna
iniziò a urlare con tutto il fiato che aveva in gola, a
divincolarsi con una certa forza per mettere alla prova la resistenza
del proprio assalitore.
«Leilani,
ti vuoi dare una calmata?!»
Il fiato
della fanciulla
iniziò a farsi meno pesante quando intravide il volto di
Rudy,
lo spavento si era dissolto nel nulla, ma sentiva il cuore batterle nel
petto con una potenza fuori dal comune.
«Ma
sei imbecille o
cosa?!» gracchiò lei, liberando il braccio dalla
stretta
ferrea del compagno. «Potevi farmi morire! Lo sai che mi
stava
per venire un infarto?! Questo non è il modo più
adatto
per attirare l'attenzione di una ragazza!»
Rudy
sospirò e
scrollò le spalle. «Amica, sei tu quella che
è
scappata. Io sono venuto fin quaggiù per
recuperarti» si
giustificò. «Non è la prima volta che
succede,
ancora mi domando come mai ci tieni così tanto a cacciarti
nei
guai. Lo sai che le Reclute del Team Sk-sk-skull
viaggiano sempre in coppia, non possiamo andare in giro da
soli».
«Io...Non
sono da sola».
Affermò
Leilani con
sicurezza, infilò la mano nella tasca degli shorts bianchi
per
recuperare la Pokéball di Wimpod. Schiacciò il
pulsante
centrale per ingrandire l'oggetto, poi lo mostrò al ragazzo
più grande con una certa strafottenza. «Lo sai che
non mi
separo mai dal mio piccolo amico, so che posso fare affidamento su di
lui».
«Sì,
ma quello scricciolo non ti ha aiutato in questa occasione».
«Solo
perché non mi
hai dato la possibilità di farlo uscire fuori dalla
sfera»
tuonò lei, intrecciando le braccia al petto. «E
non ti
conviene parlare così del Pokémon preferito del
Capo. Se
ti sentisse ti butterebbe fuori a calci!»
«Yo,
Leilani, dovresti
imparare così anche il codice» la
canzonò, dandole
una spintarella molto amichevole per alleviare i toni della
conversazione. «Mi dispiace, ma questa volta la Sis
non vorrà sentire ragioni. Se non trovi un motivo valido per
giustificare la tua ennesima fuga, dovrai fare i conti con una delle
sue punizioni»
«Sei
sempre il solito guasta feste!» sbuffò lei,
scrollò le spalle e levò di mezzo la sfera.
Cominciò
a seguire
Rudy in direzione della passerella, saltellando di scalino in scalino
per raggiungere l'altura in legno.Portò lo sguardo in
direzione della volta celeste, i colori del crepuscolo erano offuscati
da pesanti nuvole nere dall'aria minacciosa. Il
clima tropicale di Alola era un'arma a doppio taglio, quando arrivava
la stagione delle piogge poteva diluviare per giorni interi e con una
violenza allucinante.
Leilani
rabbrividì sotto alla carezza gelida del vento, pronta a
tornare alla realtà e mettersi in marcia.
Il Prato Ula Ula non
era
distante dal quartier generale, bastava mettere piede nel Percorso 17
per intravedere la silhouette delle mura che racchiudevano la
città di Poh.
Leilani era
nuova del posto e
ancora doveva ambientarsi, era nata nella tranquilla Mele Mele e
faticava ad accettare i paesaggi grigi e desolati dell'isola. Ricordava
il mare cristallino delle baie dalla spiaggia bianca, fitte foreste
di palme in grado di creare dei deliziosi punti
d'ombra e così via. Ula Ula era molto più vasta
se messa
a confronto, specialmente la zona settentrionale in cui sorgeva la
cittadina recintata dalla muraglia. La pioggia era molto più
costante, l'erba aveva un colorito giallastro e poteva capitare di
essere aggrediti dai Fearow aggressivi che facevano i nidi sull'altura
che affiancava il percorso. Leilani aveva capito subito quali erano i
punti sicuri, quelli in cui poteva mettere i piedi senza rischiare di
ritrovarsi un becco affilato nel collo, ma era annoiata dall'idea di
prestare attenzione e di vivere a stretto contatto con il pericolo.
«Ehi,
Rudy».
«Yo!»
esclamò lui, accompagnando il parlato con dei gesti
sconnessi. «Cosa c'è?»
«Ti
hanno mai detto come mai ci sono quelle mura a circondare la
città?» domandò a bruciapelo.
«Non
lo so»
borbottò in risposta. «La città era
già
così quando ci sono arrivato, dovresti chiedere alla Sis, magari lei ha
qualche informazione in più!».
Leilani
roteò gli
occhi, si
pentì di averlo interpellato. Rudy non era famoso per la sua
intelligenza, anzi, quando parlava dimostrava di avere un quoziente
intellettivo sotto allo zero. Leilani lo aveva accettato come compagno
solo perché possedeva un lato impulsivo, non era capace di
contenersi e questo lo portava in mezzo ai guai. Finiva in punizione
solo cinque giorni alla settimana, ormai per Plumeria e Guzma era
diventato un divertimento architettare un castigo fantasioso e adatto
all'occorrenza. A volte esagerava e portava problemi anche agli
abitanti delle cittadine vicine, come quella volta in cui si era
scappato dalla furia del Dominante di Mele Mele perché aveva
osato
chiamarlo “Trump”.
Lui era uscito fuori con qualche graffio e le ginocchia sbucciate, ma
era tornato all'opera dopo un'ora dall'incidente.
«Ma
si può sapere che
utilità hai qui dentro?!» sbottò lei.
«Non
combini mai niente di buono, rubi il cibo agli altri e sei una frana
con i Pokémon!»
«Yo,
non c'è bisogno di arrabbiarsi così
tanto!» si giustificò. «E poi la Sis dice che sono
bravissimo quando faccio le pulizie! È un lavoro sporco, ma
qualcuno deve pur farlo. No?!»
«Certo,
ma non parlavi
così quando ti hanno messo a pulire i cessi della
Villa» schioccò la lingua contro al palato,
circondando le
spalle dell'amico con un unico braccio. «Però,
beh, ha
ragione. Splendevano così tanto che ci si poteva specchiare
nel
pavimento!»
«Oooh,
smettila di prendermi
in giro!» urlò Rudy, liberandosi dalla stretta.
«Anche io sono capace come gli altri, non mi manca niente. E
poi
lo sanno tutti che solo il Boss è l'Allenatore
più forte
di tutto il Team Skull. Noi non dobbiamo superarlo per forza, basta
stargli vicino ed essere delle ottime spalle!».
«Ma
allora sei più
testardo di un Mudbray!» tuonò, intrecciando le
braccia al
petto. «Lo sanno tutte le ragazze che è la Sis
ad essere l'Allenatrice più abile della zona!» e
sospirò. «Però non ci possiamo fare
niente,
è risaputo che voi maschi non siete capaci di vedere
più
in là del vostro naso!».
«E
ci credo,
è coperto dallo scaldacollo!» il silenzio
calò tra
i due, Rudy aveva fatto una battuta così orrenda che pure
lui si
vergognò di quest'ultima.
«E poi, che diamine, il Boss è diventato forte
utilizzando
dei Pokémon Coleottero! Pensi davvero che sia
così facile
allenarli?!».
«Certo,
pure un bambino sarebbe in grado di mandarli in campo e ordinare
qualche mossa! La Sis
utilizza tecniche velenose e letali, è questo a renderla
più forte di chiunque altro!».
Leilani
mandò avanti la
discussione per minuti, era tentata dall'idea di lanciargli una scarpa
quando un fulmine colpì un alberello poco distante da loro.
Restò immobile dallo spavento, a fissare gli occhi sgranati
del
compagno con un'espressione terrorizzata. Voleva aprire bocca per dire
qualcosa di confortante, ma la pioggia iniziò a scendere dal
cielo, fitta e tagliente come il becco di un Fearow.
«Dannazione!»
finalmente Rudy tornò in sé, riparandosi la testa
con le
braccia anche se aveva indosso il cappello. «Dobbiamo
muoverci a
trovare un riparo!»
«Sbrighiamoci,
forse siamo ancora in tempo a rientrare in città».
«Mi
dispiace, ma alle otto le
porte vengono chiuse e non si apriranno fino alla mattina
successiva» sospirò lui, ormai zuppo d'acqua.
«Ne so
qualcosa, non è la prima volta che vengo lasciato fuori
perché mi sono dimenticato del coprifuoco»
«Rudy,
tu sei proprio incredibile!»
«Smettila
di lamentarci e muoviamoci, ho una soluzione!».
Leilani,
seppur titubante, cominciò a correre dietro al compagno.
In quella
situazione aveva le mani
legate, la pioggia le impediva di prendere direzioni diverse e le porte
della città erano state chiuse a causa del Coprifuoco. Si
trattava di una legge nuova e molto improvvisata, erano diverse le
Reclute che si scordavano di tornare per le strade di Poh prima del
calar del sole. La
ragazza ancora non aveva capito come mai Plumeria e Guzma avevano preso
quella iniziativa, ma sta di fatto che ora faceva parte degli sbadati
che dovevano passare la notte fuori e provvedere da soli.
«Qui
dentro!» esclamò Rudy, aprì la
porticina di una struttura e si infilò all'interno.
Leilani non
era convinta dall'idea
di seguire l'impulsività del collega, ma non voleva beccarsi
un
malanno per colpa dell'acqua. Per questo entrò dentro a una
sottospecie di abitazione, era saltata la corrente e le luci dei
fulmini rivelavano dei mobili abbastanza diversi del solito. Sembrava
una casa comune, ma possedeva qualcosa in più.
«Dove
ci troviamo, di preciso?».
Domandò,
mentre Rudy era occupato a frugare nei dintorni per cercare una fonte
di luce.
«Mi
dimentico sempre che sei
nuova del posto» sospirò lui. «Si tratta
di una
stazione di polizia, qui dentro ci abita Augusto. È un piede
piatto dal comportamento molto inquietante, si diverte a seguire le
nostre disavventure» spiegò brevemente, accendendo
una
candela per illuminare l'ambiente. «Cerca di non fare la
maleducata, Augusto è anche il Kahuna dell'isola, quindi la
punizione vale doppio se viene a sapere che siamo entrati
qui!».
Leilani
rabbrividì, facendosi piccola nelle proprie spalle.
La
situazione non le piaceva
così tanto, in più la narrazione di Rudy era
servita
soltanto a complicare le cose. Era invasa da una sensazione di
soggezione, questa la costringeva a vedere ombre distorte o che si
muovevano in continuazione.
Sussultò
quando sentì
un rumore provenire dall'oscurità, si voltò e
notò
un paio di occhi scintillanti apparire sotto al tavolo. La ragazza
saltò dallo spavento, andando a ripararsi dietro al corpo
muscoloso del compagno.
Gli occhi si
erano moltiplicati, si sentiva colpita da sguardi ambigui e affilati.
«Cosa
c'è?» domandò Rudy con una
tranquillità quasi insolita.
«Non
hai vist-» voleva
finire la frase, ma si calmò quando spuntò fuori
un
esemplare di Meowth forma Alola. Si tranquillizzò subito e
tornò a respirare, anche se con un certo affanno.
«Non
dirmi che ti fai
spaventare da un paio di gattini» scherzò lui,
inginocchiandosi per accarezzare il dorso grigiastro del felino.
«Vengo spesso qui, ormai questi monellacci mi riconoscono
come
secondo padrone!»
«Davvero?!».
«Certo,
non è la prima
volta che vengo arrestato o messo in castigo da Augusto!»
parlò lui, agitando la mano con dei movimenti abbastanza
frenetici. «E poi è andato via per un po',
è stato
lui a chiedermi di passare qui di tanto in tanto per dare da mangiare
ai Meowth. Sono davvero tanti, quindi fai attenzione a dove metti i
piedi».
«Non
avevi detto che era vietato stare qui?».
«Certo,
è
così» affermò lui, mettendosi comodo su
un
divanetto anche se i suoi vestiti perdevano acqua da tutte le parti.
«Infatti ci posso stare per dieci minuti, massimo, se scopre
che
ho dormito qua dentro...Beh... È la volta buona che mi fa la
festa!»
|