A/N: Ed eccoci qua! :) Questa
è la mia seconda ff Clois e questa volta l'ispirazione
è venuta dall'episodio 15 dell'ottava stagione: Infamous.
Penso che il titolo in Italiano sia tipo Diffamazione, no? :P
Ad ogni modo, ho pensato
di rivisitare quell'episodio, cambiando qualche cosuccia (come potrete
subito notare in questo capitolo) ma la storia seguirà a
grandi linee quello che è successo nell'episodio vero e
proprio.
Per ora penso che il
tutto sarà narrato dal POV di Clark, ma mai dire mai... Non
si sa mai che nel mentre mi venga qualche schizzo strano e decida di
cambiare idea :P
Per ora questo piccolo
esperimento di riscrivere l'episodio a modo mio, mi sta piacendo tanto,
soprattutto perchè mi da l'occasione di rivedere i pezzi
dell'eppo! :P
Spero solo di non perdere
l'ispirazione man mano che la storia va avanti! :(
Che dire, non so in
quanti capitoli sarà suddivisa, dipende da quanto la mia
fantasia sarà in forma in questi giorni, eheheh.
Ad ogni modo, direi anche
basta con le mie baggianate, è tempo di leggere! :)
ps: ovviamente tutte le frasi che leggete qui sono prese dall'episodio
e appartengono alla CW. :)
Correndo con la sua supervelocità, Clark colpì
leggermente, uno ad uno, dei rapinatori che stavano cercando di
derubare la gioielleria nei pressi del Planet, facendoli volare
dall’altra parte della strada. Qualche istante dopo sarebbe
arrivata una pattuglia della Polizia e i malviventi avrebbe avuto
quello che gli spettava. La galera.
Avendo sventato con successo la tentata rapina, Clark si prese il lusso
di fermarsi qualche istante. Alzò la manica sinistra della
sua giacca rossa per dare un’occhiata veloce
all’orologio che portava al polso, lo stesso orologio che
aveva ereditato da suo padre.
‘Le
10:40.’ Pensò. Un peso sullo stomaco
si fece spazio, mentre della pioggia incessante cominciava a cadere in
quel di Metropolis.
L’aereo proveniente da Star City su cui viaggiava Lois, era
atterrato circa 3 ore fa e lui non aveva mantenuto la promessa che le
aveva fatto: andare a prenderla all’aeroporto.
Sbuffando si passò una mano sui capelli già zuppi
d’acqua, dopodiché decise di dirigersi verso il
Daily Planet per controllare se Lois fosse già arrivata.
Sapeva che gli avrebbe urlato contro e che sicuramente in quel momento
lui era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, ma era
passato più di un mese dall’ultima volta che
l’aveva vista, e nonostante fosse difficile per lui
ammetterlo, Lois Lane gli era mancata da morire.
Scosse la testa come ad enfatizzare il fatto che volesse scacciare quel
pensiero assurdo dalla sua mente, dopodiché si rimise in
ordine qualche ciuffo di capelli ribelle che gli cadeva sulla fronte e
si precipitò con la super velocità al Daily
Planet.
Non appena arrivò, la vide scendere dal taxi con le due
grandi valige celesti che si era portata dietro per il viaggio, i
capelli fradici che le stavano incollati al viso a causa del temporale
e il suo solito carattere irruento triplicato a causa della buca che le
aveva dato.
Come se non bastasse, il tassista pensò che fosse bene
ripartire con una sgommata, alzando dell’acqua dalla strada
che inzuppò Lois ulteriormente. La sentì urlare
qualcosa e il suo senso di colpa crebbe sempre più.
Se c’era una persona che non meritava assolutamente questo
trattamento, quella era Lois Lane.
Nonostante tutto, sentì il senso di colpa affievolirsi per
un istante, lasciando spazio ad uno strano calore che gli avvolgeva il
cuore e ad una strana presa che sembrava avercela con la bocca del suo
stomaco, il tutto causato dalla sola vista di lei.
Era consapevole che non avrebbe dovuto farsi vedere da lei, non quando
ce l’aveva a morte con lui e il vederlo avrebbe causato una
discussione infinta che includeva urla e parole poco carine, in
perfetto stile Lois Lane, ma non poté evitare di sorridere
nel rivederla.
Lois Lane era tornata e lui non poteva essere più felice.
Dopo aver preso un respiro profondo ed essersi preparato a qualunque
reazione Lois avesse avuto nei suoi confronti, le si
precipitò incontro, gridando il suo nome e lo sguardo che
ricevette in risposta fu tutt’altro che allegro. Clark era
sicuro che se Lois avesse avuto i suoi stessi poteri, in questo momento
ci sarebbero state delle fiamme che uscivano dai suoi occhi. Gli stessi
occhi gli facevano capire che Lois era terribilmente delusa e
arrabbiata. Clark non poté biasimarla.
“Dimmi che mi stai prendendo in giro.” Disse con un
sorriso ironico in viso, mentre scuoteva la testa incredula.
“Ti ho aspettato in aeroporto per ore sotto la pioggia e ti
fai vivo solo ora?!” Proseguì, alzando un
po’ il tono della voce, come se volesse fargli capire quanto
fosse irritata dal suo comportamento.
‘Come se il
suo sguardo non fosse abbastanza.’
Pensò Clark, guardandosi le punte dei piedi ed evitando il
suo sguardo a causa del senso di colpa che provava. Era consapevole che
c’era stata una buona ragione se non era potuto andare a
prenderla come le aveva promesso. ‘Una
buona ragione che lei non saprà mai.’
La voce di Lois lo riportò alla realtà.
“L’unica volta in cui ho veramente bisogno di te e
tu ti scordi di venirmi a prendere all’aeroporto?!”
Il suo tono sempre irritato e il suo sguardo deluso, facevano
più male di tutte le parole che gli avrebbe potuto dire.
Lei aveva avuto bisogno di lui e lui come sempre l’aveva
delusa. Perché diavolo continuava a succedere?
Perché ogni volta che faceva del bene a qualcuno, qualcun
altro finiva inevitabilmente col soffrirne? ‘Pensavo che il Karma
funzionasse diversamente.’ Pensò
sconsolato.
Liberando nuovamente la mente, disse le uniche parole che gli vennero
in mente in quel momento, le stesse parole che sempre troppo spesso
aveva pronunciato. “Mi dispiace…”
Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come avrebbe potuto
continuarla, che spiegazione darle.
Cercò di fare un piccolo passo verso Lois, che
però, senza perdere tempo lo interruppe e iniziò
a dirigersi verso l’entrata del Daily Planet che distava
qualche metro. “Ti dispiace?!” La sentì
dire, il suo tono di voce incredulo nel sentire quelle parole. Scese
dal marciapiede per attraversare la strada, Clark sempre dietro di lei.
“Le tue scuse non mi rendono le 3 ore che ho
perso…” Si interruppe, la valigia che teneva nella
mano sinistra si aprì nel bel mezzo della strada senza
preavviso, mostrando senza pietà il suo contenuto a tutti i
passanti. Lois poggiò a terra il trolley che reggeva
nell’altra mano e si chinò per raccogliere tutta
la sua roba. Clark si chinò a sua volta per aiutarla, ma non
ci riuscì. “… Sotto
l’acquazzone…” Clark raccolse il trolley
che Lois aveva abbandonato qualche secondo prima, mentre lei continuava
a raccogliere le sue cose da terra che continuavano ad inzupparsi sotto
l’acquazzone che sembrava non voler smettere.
Notò come Lois aveva finito di raccogliere tutto quello che
le apparteneva, rimettendo tutto dentro la valigia alla rinfusa e non
ricordandosi di chiudere la zip. Se la mise sotto braccio e prese il
trolley dalle mani di Clark, continuando la frase che aveva interrotto
poco prima. “… Mentre assistevo a tutti i saluti
sdolcinati di tutte quelle coppiette.” Riprese a camminare
verso l’entrata del Planet, Clark che continuava a seguirla
tenendo al minimo la distanza tra loro.
Rimase colpito da come Lois avesse sentito il bisogno di sottolineare
che fosse pieno di coppiette felici. Che gli stesse lanciando un
qualche messaggio subliminale?
Clark si diede dello stupido per aver anche solo pensato ad una cosa
del genere. Dopo il modo in cui si erano messe le cose tra loro due al
matrimonio di Chloe e Jimmy, era ovvio che Lois lo vedesse sotto
qualunque prospettiva, tranne quella di sua dolce metà.
Forse come un traditore, un menefreghista, il pupazzetto di Lana, ma di
certo non come la sua metà della mela, quella che la
completava.
“Posso spiegare.” Si limitò a dire,
cercando di tenere il passo di Lois.
Ovviamente quelle parole non avevano alcun senso, perché era
consapevole che non avrebbe mai potuto spiegarle la vera motivazione
che c’era dietro a quel malinteso.
In cuor suo, Clark sperava solo che sentendogli dire quelle parole,
Lois si calmasse e gli desse l’opportunità di
rimettere le cose apposto tra loro.
“Mi hai mandato una mail ieri notte, per farmi sapere che ci
saresti stato.” Lois procedeva sempre a passo spedito di
fronte a lui, come se non vedesse l’ora di entrare nella
redazione del Daily Planet e lasciarsi tutto questo, Clark compreso,
alle spalle. Nonostante fosse consapevole che quella porta era sempre
stata lì, Clark non si era reso conto di quanto vicini si
trovassero ora, poiché era troppo preso dalla persona che
gli camminava di fronte. Si era perso nel fissare la figura di fronte a
lui, nel notare come evitava il contatto visivo diretto, dandogli
sempre le spalle. “Hai davvero bisogno che ti faccia un nodo
al dito cosicché ti possa ricordare le cose più
facilmente?” Notò come mosse leggermente il viso
per lanciargli un’occhiata veloce da sopra la spalla
sinistra, per poi tornare a fissare la porta di fronte a lei.
Per l’ennesima volta quella mattinata, le parole di Lois e il
tono che aveva usato lo avevano colpito e ferito più di
quanto avrebbe mai immaginato.
Come poteva dirle che si era ricordato di lei, della promessa che le
aveva fatto, ma che il suo dovere da Macchia Rossa e Blu lo aveva
tenuto occupato? Non avrebbe mai potuto, ed ecco perché si
inventò l’ennesima bugia. “Mi hanno
trattenuto a lavoro più del previsto. Una volta finita una
cosa, subito se ne presentava un’altra, Lois.”
Senza volerlo, per un secondo unì le mani quasi la stesse
implorando di credergli, di dargli un’ennesima occasione. Non
funzionò.
“Sei un giornalista, Smallville. Non devi salvare il
mondo.” Le parole di Lois lo lasciarono spiazzato per un
istante, pensando all’ironia della situazione. Lois non aveva
idea di quanto fosse andata vicina alla verità.
Ma nonostante tutto, la recita doveva andare avanti. Non poteva
mostrarsi debole proprio ora.
“Lo so. Avrei dovuto chiamarti.” Il senso di colpa
ebbe la meglio su di lui e il suo buon senso lo portò ad
ammettere a voce alta, che in fondo Lois aveva ragione. Sperava che
quelle parole le dessero la voglia di perdonarlo, di lasciar perdere il
loro piccolo litigio. Sperava che lei ora si togliesse quella maschera
di delusione che indossava, che gli sorridesse, dandogli un pugnetto
affettuoso sul braccio come faceva sempre, contenta che lui le avesse
dato ragione.
Ma invece di tutto questo, Lois si limitò a girarsi,
guardandolo finalmente negli occhi e non dandogli il tempo di
aggiungere altro, prese la parola. “Senti, lo capisco. Hai
altre cose per la testa.” Clark capì dallo sguardo
serio che aveva in viso e dallo strano tono della sua voce che quelle
parole erano riferite a Lana. Non capiva perché, ma sentirla
così ferita parlare di Lana, fece male più della
freccia che Freccia Verde gli lanciò quando erano a Black
Creek. Ma questa volta per guarire non sarebbe bastato
l’effetto benefico che il Sole Giallo aveva su di lui, anche
perché era consapevole di essersi meritato questa punizione.
Per cui fece l’unica cosa a cui riuscì a pensare
in quel momento, rimase immobile a sentire tutto quello che Lois gli
avrebbe detto, accettando ogni singolo insulto che gli avrebbe
lanciato. “Non mi aspetto di essere in cima alle tue
priorità.” Nello stesso istante in cui Lois
finì quella frase, una nuova freccia colpì il
bersaglio, sfruttando la ferita che la freccia precedente aveva causato
solo qualche istante prima.
Non la biasimava per avergli detto tutte quelle cose, in fondo se le
meritava. Avrebbe dovuto dirgliele un mese prima, il giorno del
matrimonio, quando lui aveva stupidamente deciso di ignorarla per
correre nuovamente dietro a Lana, per poi scoprire che in fondo, lui e
Lana non erano mai stati destinati a stare insieme.
Era uomo abbastanza da ammettere che Lois aveva tutte le ragioni del
mondo per avercela con lui.
Ma allora, se era consapevole di meritarsi ogni singola parola,
perché il dolore che sentiva ora era così grande,
così profondo?
‘Semplice,’
si disse, ‘perché
è lei a dirlo.’ Il pensiero lo
colpì, ma non lo sorprese più di tanto.
Nell’ultimo mese passato senza di lei, aveva smesso di
fingere e aveva iniziato a razionalizzare tutto. Era chiaro anche a lui
che tra loro due le cose avevano preso una piega inaspettata, che erano
arrivati ad avere una strana relazione che andava oltre la semplice
amicizia che gli aveva sempre legati, la stessa amicizia che qualche
anno fa nessuno dei due avrebbe mai immaginato si sarebbe trasformata
in qualcosa di più.
‘Lois e
Clark.’ Si ritrovò a pensare.
E mentre il mondo continuava a girare, per lui era come se tutto si
fosse fermato, quasi congelato a causa del pensiero che gli aveva
appena attraversato la mente.
Come se gli si fosse materializzata solo ora di fronte, si rese conto
della persona che gli stava davanti, notando ogni piccolo particolare
della ragazza dai capelli scuri che stava di fronte a lui.
Lois. La stessa Lois che negli ultimi minuti l’aveva mandato
al diavolo. La stessa Lois che riusciva a farlo sentire in colpa per
aver preferito di voler sventare una rapina, piuttosto che andare a
prenderla all’aeroporto. La stessa Lois che aveva un
terribile sguardo ferito che gli faceva sussultare il cuore, non appena
gli aveva detto che capiva che lui preferiva fare chissà
cosa con Lana, piuttosto che ri-accoglierla a Metropolis. La stessa
Lois che gli era mancata terribilmente per tutte queste quattro
interminabili settimane che aveva passato a Star City.
Notò come i capelli le aderivano al viso a causa della
pioggia che aveva addirittura aumentato
d’intensità. Notò come tremava,
infreddolita e bagnata fino all’osso, mentre reggeva con
tutte le sue forze le sue valige nella speranza che non gli facessero
lo stesso scherzetto di qualche minuto prima, aprendosi di fronte a
tutti. Notò come il trucco non fosse perfetto, leggermente
sbavato a causa della pioggia che le bagnava il viso.
Eppure per lui, Lois non era mai stata più bella di
così.
Vide Lois muoversi, dargli le spalle nuovamente per entrare subito
nella redazione del Daily Planet, facendogli capire che ne aveva
abbastanza di battibeccare con lui e che l’unica cosa che
voleva fare ora, oltre a mettersi qualcosa di asciutto addosso, era
dimenticarsi di Clark ed immergersi nel lavoro.
Senza capire da dove nacque quell’impulso, Clark fece
l’unica cosa che nessuno dei due si aspettava.
Sollevò la mano destra, poggiandola sulla spalla sinistra di
Lois, quasi costringendola a girarsi nuovamente verso di lui. Il tutto
gli sembrava una specie di moviola, ogni movimento sia suo che di Lois
era esasperatamente lento, quasi la tortura di qualche istante prima
dovesse andare avanti per sempre.
Ora che i loro sguardi si stavano nuovamente incrociando, Clark
notò la sorpresa negli occhi verdi-nocciola di Lois ed era
sicuro che lei potesse vedere la stessa identica cosa nei suoi occhi
blu.
Seguendo quello slancio di coraggio che sembrava aver preso possesso
dei suoi movimenti, continuò a lasciarsi andare al volere
del suo corpo, ignorando deliberatamente quello che il cervello gli
diceva in quel momento.
Portandola un po’ più vicina a sé, fece
in contemporanea un piccolo passo verso di lei, il tutto sempre in
silenzio, senza che nessuno dei due volesse interrompere quello che
stava per succedere. Perché entrambi erano consapevoli di
quello che sarebbe successo di lì a poco.
Come a dare vita a tutti quei pensieri, Clark fece quello che entrambi
si aspettavano.
Si sporse leggermente in avanti, sempre con la sensazione che quei
momenti andassero al rallentatore, e senza rimandare oltre, le sue
labbra incontrarono a metà strada quelle di lei, il tutto
sotto il rilassante rumore dell’incessante pioggia che cadeva
imperterrita.
E senza mai ammetterlo a voce alta, Clark fece finalmente quello che si
era ritrovato a pensare più e più volte
nell’ultimo mese. Aveva baciato Lois.
A/N: Ok, come avete
visto, alcune cose son cambiate. All'inizio non ero molto convinta di
quel bacio e del comportamento di Clark, ma adoro l'atmosfera che la
pioggia crea e un bacio sotto la pioggia è una delle cose
più romantiche del mondo! :P
Per cui, sperando che
questa piccola differenza non vi abbia sconvolto più di
tanto, vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo capitolo!
:)
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