I am not lonely when you are pouring

di ByeNina
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Le porte chiuse di una città che riposa, un diramarsi di segreti tra le strade scure, tutto perde di suono. Sembra di poter guardare il mondo senza i suoi colori mentre l'asfalto esala l'odore aspro della pioggia. Una folla di giovani, canzoni stridule, amici, fratelli, altri segreti. Seoul possiede migliaia di volti, ma quella della notte è la sua faccia più nera. Le luci delle finestre sono disegni di vita, se scuoti la testa, gli occhi nel cappuccio, fuori dal cappuccio, sembra di leggere la trama di quella familiarità sconosciuta. Nessuna madre, nessun figlio. Probabilmente un giovane, un bambino. 
Un paio di guance bianche e gelide, il passo svelto e incauto al tuo seguito. Seoul ha perduto ogni ricordo, non puoi riconoscerla, le tue mani, sono mani di un estraneo.
Uno scalpiccio di piedi in mezzo al molesto rombare di una moto laccata. Non riesci a capire cosa ti disturba di più. Ti tira la pelle quel bisogno di solitudine, la necessità di pensare pensieri. Le cose che nella tua mente stringono, si ammassano e chiedono di essere smagliate. Ti chiude il cuore la monotonia, una mancanza di coscienza, la convivenza forzata seppur dolce e docile. Un rispetto ed una cura che non hai mai incontrato.
Eppure soffocante, asfissiante, ridondante.
Ti rigetti in un fiume di mezzanotte, un flusso pieno di anonimato, dove perdi i tuoi confini, ti fondi con il buio. Dentro le tue vene, sotto la pelle sussurra la cronologia della tua vita: strana, stanca.
Il vento, a Seoul questa notte c'è vento, ti rompe la bocca, ti districa le ciglia. Vorresti stare solo, mentre tutti dormono. Mentre i tuoi compagni, il tuo esercito riposa. Ognuno assieme ai suoi angeli custodi.
Ed invece.
Nessun padre. Un bambino, un ragazzo scarmigliato, senza guanti, senza berretto. Sul corpo la corazza delle cose che non sa, gli danno forza di battere l'attrito della città.
Sembra che ti stia seguendo ma è così - così carino, che ti sosta dietro. Pochi passi di distanza. Vuole introdursi nel tuo cappuccio ogni volta che i tuoi occhi vi si nascondono. Sembra sporgersi ogni volta che ti vede sparire. Un tremore sotto le palpebre, dentro le pupille immense, piene, profondissime.
Rallenti e ti fermi, ti aspetti quasi che ti sbatta contro la schiena.
Il suo nero, il tuo nero rischiano di collassare l'uno nell'altro.
«Cosa ci fai sveglio, Kookie?» essere gentile in questo momento ti richiede uno sforzo immane. Vorresti solo poterti polverizzare e riprenderti la meritata calma.
«Non potevo dormire, Namjoon ... » respira. «  ... ssi. »
Che gran ruffiano.
Uno accanto all'altro. Il mutismo di Seoul, i vicoli, una lattina vuota, le mani rovinate. Le sue bellissime mani giovani, pulite.
Camminate vicini, ti fa male quel bisogno responsabile che senti di dire qualcosa, pure di fargli la paternale per esser uscito senza cappotto.
Eppure vicino ti sembra ridicolamente forte, solido, vorresti pervaderlo coi tuoi terrori, con l'incessante macchinare molesto dei tuoi pensieri. Sarebbe ingiusto. Crudele. Ma quanto hai bisogno di un'anima come la sua.
Si stringe a te, vuole che tu lo prenda, che tu lo assorba. Non ha paura di niente.
Con la sua candida voce, nel silenzio, la sua mano che sfiora quasi la tua mentre ti ciondola affianco :
«Moonchild don't cry/ When moon rise, it's your time ... »
La richiesta di un perdono.
Stringi gli occhi e sbuffi una risata mentre scuoti la testa nel cappuccio nero.
 
 




Note: Qualcuno mi ha detto che al mondo abbiamo bisogno di più namkook content. Infatti.




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