Hope
Hope
Vegeta avrebbe
sempre prediletto le montagne del nord, dove i suoi pensieri avrebbero scalato
quelle rupi scoperte per molti altri anni ancora e dove aveva combattuto con
Kakaroth cambiando il corso della propria esistenza.
Lì, su quella
lingua di roccia rivolta alle stelle, aveva versato le prime gocce del suo
prezioso sangue, Non era mai successo. E qualcuno, un giorno, lo
avrebbe chiamato “padre”.
Tra quella polvere
aveva assaporato la vittoria, non contro Kakaroth, ma contro Freezer, se soltanto
avesse raggiunto gli albori della propria immortale potenza. Almeno, Vegeta, lo
aveva creduto possibile e sarebbe bastato l’avverarsi di un desiderio, Per
combattere per sempre, ma secondo regole proprie. Questo, prima che
ben altre ambizioni avessero valicato i suoi sogni di gloria e ben altre
preoccupazioni fossero giunte a deridere la sua sicurezza.
Logorato
nell’orgoglio, avrebbe voluto tornare all’assaggio di quel suo primo sangue tra
i denti, quando l’irraggiungibile oro della sua stirpe non era stata che una
leggenda inesplorata. E quando non aveva ancora tremato al soffio gelido della
propria morte.
C’era stata
un’epoca in cui le sue labbra non avevano pronunciato che ordini e la verità
sulla fine del suo popolo non era stata che il retrogusto di un sospetto amaro,
È stato
Freezer, colui che aveva odiato
per il suo immenso potere, piuttosto per ciò che gli avesse tolto.
Fino ad allora, Vegeta
era stato completo come se stesso, come non sarebbe mai più stato:
perfetto, Il sanguinario principe dei guerrieri saiyan.
Gli
strani siete voi, io sono nato per fare quello che ho fatto.
Bulma continuò a
pensarci. Un furente litigio, Sei anche resuscitato per sbaglio!
Oh
grande drago, restituisci la vita a chi è stato ucciso da Freezer.
Nessuno di loro
avrebbe voluto ritrovarsi Vegeta tra i piedi, se ci fosse stato più tempo, il
terribile principe sarebbe stato sicuramente escluso dal conto.
La rinascita di
Yamcha non aveva significato anche la rinascita del loro rapporto ed era stato
svilente ammetterlo, al punto che Bulma aveva iniziato a trovare piacere
nell’infastidire nientemeno chi avrebbe voluto e potuto distruggerli tutti:
Vegeta; per amor proprio, perché lei sapeva come sopravvivere, persino contro
chi il suo amore adolescenziale aveva miseramente fallito, Ah!
Ma come sarebbe
andata se Vegeta fosse rimasto morto? Meno
svilente.
Molto
meno accattivante.
La fallita non era
stata che lei, per quella sua stupida attitudine ad innamorarsi sempre di chi
non sarebbe mai riuscita a cambiare. In fondo, le piacevano i ragazzi
cattivi, Sbagliati.
Sbagliato?
Non ci sarebbero mai
state questioni di principio più importanti.
Bulma socchiuse la
finestra e si rannicchiò su se stessa, raccogliendo le ginocchia al petto. La
città era indifferente persino alle stelle.
Gli sarebbe
piaciuto darle credito per il coraggio mostrato nell’affrontarlo, ma non era
stata la prima ad usare quel tono con lui, sia deboli che più forti. Non c’era
mai stata molta stima nei suoi confronti, perché era sempre esistito chi aveva
avuto un potere più grande. E coloro che non avevano osato parlargli, lo
avevano comunque giudicato alle spalle come capace di favori osceni verso chi
lo aveva prediletto tra tutti, senza un motivo che (ora Vegeta poteva ben
dirselo) non fosse stato un misterioso paradosso. Prima della verità, si era
creduto speciale, Ho trovato un pianeta interessate, andiamo a visitarlo
noi due soli.
Era bastato così
poco per ucciderlo.
Vegeta aspettava
ancora di vivere secondo le proprie aspettative.
Bulma non avrebbe
mai immaginato che lui avesse potuto prendersela per una “inezia”, Hai paura.
Non era stata
nemmeno più acida del solito, eppure Vegeta aveva preso il volo, Ti
comporti come un bambino viziato.
Vigliacco.
Le risuonò nella
mente, agitandole il battito cardiaco, portandole via il sonno. Come sarebbe
finita?
Nemmeno ci aveva
creduto in quegli insulti; aveva voluto soltanto dimostrare a se stessa di saperci
restare, dalla parte della ragione. Almeno
in quella.
Più difficile che
essere rimasta viva al suo fianco: Bulma aveva sempre saputo quanto la sua
tecnologia fosse servita all’opportunismo di Vegeta, che non l’avrebbe mai
protetta, ma non le avrebbe mai nemmeno arrecato del male.
Lo aveva irretito,
approfittando del suo stato confusionale e di quella sua inaspettata,
affascinante, fragilità.
La solitudine
aveva disilluso il loro egoismo. Non erano poi così diversi.
Chi avrebbe
davvero voluto morire? Certamente non lei, costretta a contare sulla folle
fiducia che i guerrieri avevano riposto in se stessi, Non possiamo
punire chi non ha ancora fatto nulla di male!
Al
diavolo l’integrità di tutti!
Lei era troppo
giovane e bella per morire; ma non lo erano forse tutti, troppo giovani per
morire?
Vivere.
Vegeta non aveva
più lasciato la sua mente e Bulma se n’era infine innamorata, ma non sarebbe
mai riuscita a dimostrarglielo, non con le appaganti cattiverie che gli avrebbe
rivolto durante i litigi.
Paradossalmente,
Vegeta sarebbe stato molto più bravo di lei, a descriverle il suo amore: aveva
distrutto centinai di mondi, ma quello di Bulma lo avrebbe sempre protetto.
Lei non avrebbe
avuto che la propria verve per combattere.
Siete
voi gli strani.
E forse, bizzarra,
lo era sul serio.
Bulma era un genio
che parlava come una sciocca; non riusciva a tenere a freno la lingua. Sei
davvero rozzo, chi ti ha cresciuto?
Nessuno
lo aveva cresciuto.
Spesso, le piaceva
tornare a quando erano atterrati sulla Terra, al ritorno da Namecc: il giorno
in cui Vegeta le era apparso incredibilmente raggiungibile, umanamente
comprensibile, sdraiato sul prato verde con un filo d’erba tra i denti, Bello, nella contraddizione della sua
mostruosità. E poi, come un uomo
qualunque, lo aveva visto sorseggiare un’aranciata offerta dall’ottuso amore di
sua madre; sulla corazza distrutta e sui guanti bianchi aveva sfoggiato chiazze
di sangue: il proprio, dei namecciani e dell’alieno a cui aveva perforato lo stomaco, Ehilà,
uccidi Vegeta!
Dalla
parte di quegli sciocchi?
Vegeta la
raggiunse all’alba, entrando nella sua stanza dalla finestra socchiusa. Per un
momento, rimase ad osservarla, sospeso a mezz’aria. Quella donna non aveva
davvero nulla di speciale, se non il modo unico con cui lo guardasse.
Suo padre lo aveva
guardato con ammirazione e bramosia; il prodotto migliore della sua razza.
Freezer lo aveva
guardato con la sicurezza del padrone.
Tutti gli altri
con invidia; disgusto; terrore.
Persino la terrestre
bionda e lo scienziato mantenevano l’atteggiamento di chi lo avrebbe volentieri
nutrito, ma come una bestia dietro le sbarre.
Ogni tanto avevano
ancora paura di lui, Almeno loro...forse.
Vegeta non sapeva
più chi fosse, ma non avrebbe nemmeno più saputo dove cercarsi.
Non era abituato
all’assenza di ricatti ed era destabilizzante che Bulma da lui non si aspettasse
un bel niente: voleva solo esserci, diceva, nonostante lo mascherasse. Ma
Vegeta immaginava fosse per sentirsi all’altezza, di scelte che avrebbero
potuto essere il più grande errore di entrambi.
Sarebbero stati
legati per sempre, molto più che da semplici principi. E anche se lui non lo
volesse, né l’avesse mai voluto, l’idea di lasciare un pezzo di sé
nell’universo così vasto, avrebbe reso incompleto il suo egocentrismo. Non
avrebbe dovuto importargli, Un figlio.
Si stese accanto a
Bulma, direttamente sopra le lenzuola e rimase ad ascoltare il suo respiro
senza la voglia di svegliarla. Finché il sole non arrivò a baciare i loro
volti.
«Sei tornato.» Gli
disse Bulma, rigirandosi su un fianco; negli occhi blu mare risplendeva il
mattino di un nuovo giorno. Neanche lei lo aveva voluto, ma non avrebbe mai
rinnegato un’ultima avventura. «Hai ancora intenzione di andartene?»
«Tornerò soltanto
per combattere i cyborg.» L’unica cosa di cui fosse stato veramente sicuro era
stata la propria forza; Vegeta avrebbe almeno iniziato a riprendersi quella. Il
resto non avrebbe proprio saputo affrontarlo. L’indifferenza, se ne avesse
avuta, avrebbe avuto molto più senso. Non riusciva più a capirsi. Si chiese se
non stesse davvero perdendo la testa.
Si voltò verso di
lei. Era bella, e gli sorrideva,
affatto preoccupata.
Non lo era; Bulma
avrebbe comunque avuto qualcuno dalla volontà solida su cui contare: se stessa.
E poi, se a Vegeta
non fosse davvero importato, non sarebbe stato lì con lei, in quel momento.
Prima o poi, lo
avrebbe scoperto anche lui, Un poco alla
volta.
Prima o poi,
sarebbe riuscita a convincerlo, che avesse bisogno di tutto questo e di tutto
quello che sarebbe avvenuto, occorreva soltanto un pizzico di speranza.
«Ho deciso che lo
chiamerò Trunks.» Gli disse.
«Non è nemmeno un
nome saiyan.»
«Credevo non ti
importasse.»
Tch.
«Infatti.»
Vegeta volò a farsi la doccia e Bulma lo seguì.
Sì, è mio figlio, e allora?
Fine
Care lettrici e
cari lettori xD spero che questo scorcio di vita di Vegeta e Bulma vi sia
piaciuto.
Al
di là del significato di questa os, giusto per spiegare alcuni
"flashback", credo che comunque ormai si sia capito che per me Freezer
ha torturato Vegeta soltanto nel momento della sua morte, il che
secondo me indica anche quanto poco se lo fosse aspettato un tradimento
proprio da parte del suo "prediletto". Prediletto perché Recoome
dice "ora capisco perché a Freezer piacevi tanto" e lo stesso
Freezer dice anche "come hai potuto, ti ho sempre viziato". Magari quel
"viziato" è stato condito con un pizzico di sarcasmo, ma sono
convinta che Freezer, per Vegeta, provava ammirazione e ribrezzo allo
stesso tempo, perché era intelligente per essere un saiyan e
ribrezzo proprio perché era un saiyan. Il resto, lo lascio alla
vostra interpretazione e fantasia, questa è la mia versione di
come Vegeta ha affrontato la notizia della prima gravidanza di Bulma,
un tema non completamente originale, lo ammetto, ma dopo tanti anni, ho
voluto dire la mia :)
Con questa piccola
OS colgo anche l’occasione per scusarmi per l’assenza; so che alcuni di voi stanno
aspettando l’aggiornamento ad altre mie storie, ma sto effettuando un trasloco
e ho avuto poco tempo per cimentarmi con la scrittura e con internet in
generale. Comunque, per chi seguisse Bitter Sweet, il capitolo nuovo è già in
cantiere, abbiate solo un pizzico di pazienza in più.
Grazie e alla
prossima :*
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