Ora di cena
Quel giorno, Magnus tornò
al proprio appartamento prima del
previsto.
Avrebbe
dovuto trascorrere la serata con Alec, ma lo shadowhunter era
stato richiamato all’Istituto per una missione improvvisa. Se
non altro, si disse, erano riusciti a passare insieme il pomeriggio.
Uno splendido pomeriggio.
Magnus
sorrise tra sé e sé nel ricordare
l’eccitazione di Alec alla prospettiva di un nuovo
appuntamento, e il modo in cui aveva infilato una mano nella sua mentre
passeggiavano fianco a fianco. Era sorprendente quanto potesse essere
esitante e spontaneo assieme.
Entrando
in salotto, Magnus si tolse la giacca scura, e stava per
gettarla con noncuranza sul divano quando una giovane donna emerse dal
corridoio.
Era
alta, con lunghi capelli scuri e un paio di orecchie a punta, e si
stava sistemando il vestito. Gli rivolse un breve sorriso, quindi si
diresse verso l’ingresso e uscì
dall’appartamento.
Magnus
emise un respiro. Giusto. A quanto pareva questa era una delle
conseguenze dell’avere Jace come coinquilino.
Gettò
la propria giacca sul divano, e nella continuazione di
quel gesto alzò la mano verso l’alto… e
un hamburger ancora caldo, accuratamente incartato, gli apparve tra le
dita inanellate.
Senza
fermarsi per esaminarlo, Magnus si diresse verso la stanza degli
ospiti. Siccome la porta era già aperta a metà,
non si diede la pena di bussare.
Si
aspettava di trovare Jace sul letto, forse ancora mezzo nudo e
intento a fissare il soffitto con aria lugubre. Il suo ospite,
però, era disteso sul pavimento accanto al letto, mezzo
aggrovigliato nelle lenzuola e profondamente addormentato.
Magnus
si chiese se lui e la ragazza seelie fossero rotolati
giù dal letto mentre… godevano della reciproca
compagnia. Forse una volta finito il divertimento Jace non aveva avuto
voglia di riarrampicarsi sul materasso, ed era rimasto lì
sino ad addormentarsi mentre la ragazza si rivestiva e faceva un salto
in bagno prima di andarsene.
Comunque
fosse, erano le otto e mezza di sera. Non esattamente il
momento di fare un pisolino, tanto più che Magnus era
abbastanza sicuro che Jace non avesse ancora toccato cibo.
Così avanzò di qualche passo, e lasciò
cadere l’hamburger incartato dritto sulla faccia di Jace. Il
giovane si svegliò di soprassalto, balzando a sedere e
muovendo una mano alla ricerca di un’arma… salvo
rilassarsi di colpo quando i suoi occhi si posarono su Magnus.
«Che
c’è?» domandò,
sbattendo la testa all’indietro, contro il letto. Era a petto
nudo, ma per lo meno indossava un paio di boxer.
Magnus
accennò all’hamburger sul pavimento.
«Ora di cena».
Jace
sbatté le palpebre. «Oh».
Allungò una mano a prendere il panino, quindi si
tirò su per sedersi pesantemente sul materasso.
«Giusto».
Da
parte sua, Magnus gli si accomodò di fianco con un
movimento molto più fluido e controllato. Una piccola
flessione del polso, e un secondo hamburger comparve nella sua mano.
Jace
lo fissò con la fronte aggrottata ma non disse niente,
scartando il proprio e prendendone un gran morso.
Fu
solo quando anche Magnus ebbe iniziato a mangiare – il
pane era davvero morbido, la carne ottima – che Jace ruppe il
silenzio.
«Ma
la paghi questa roba?»
Magnus
finì di masticare e mandar giù quel che
aveva in bocca. «Gli hamburger compaiono qui e i soldi
compaiono nel registratore di cassa».
Jace
non aggiunse altro. Si mise a mangiare in fretta, a grandi
bocconi, come se una parte di lui si aspettasse che arrivasse qualcuno
a strappargli il cibo di mano.
Non
era difficile immaginare da dove veniva quel timore, considerato
che era stato cresciuto da Valentine e che di recente aveva trascorso
un’altra manciata di giorni in sua compagnia. Magnus sentiva
di poterlo capire molto bene, anche se evitò accuratamente
di ripensare a quel periodo lontano che lui aveva vissuto per strada.
«Allora»
commentò con disinvoltura,
«ho visto che hai avuto compagnia, oggi».
Jace
lo fissò da sopra il proprio hamburger.
«Sì…»
Sembrava
quasi che si stesse preparando per un rimprovero.
«L’ho
vista rientrando» si
limitò a dire Magnus. «Alta, capelli
scuri…»
«Molto
diversa da Clary» lo interruppe Jace.
«È qui che vuoi arrivare?»
Magnus
inarcò un sopracciglio. «In
realtà no» rispose, in tutta sincerità.
«Ma se tu ne vuoi parlare…»
«No»
disse Jace, precipitosamente.
Magnus
non si scompose. «D’accordo»
disse, e tornò al proprio hamburger.
Jace,
però, si era come bloccato. Anziché
mangiare, fissava il proprio panino con la fronte leggermente
aggrottata.
«Com’è
finita» chiese di
colpo, «con quella coppia che conoscevi?»
Lì
per lì, Magnus non capì.
«Cosa?»
Jace
distolse lo sguardo. «Quando sei venuto in missione con
Clary e me, hai detto che fratelli e sorelle si trovano spesso
attraenti, o qualcosa del genere, e che conoscevi una coppia
nell’Antico Egitto che…»
«Oh.
Quella».
«Sì.
Com’è finita?
Perché mi pare che nell’Antico Egitto
l’incesto fosse più accettato e…
insomma, non che io voglia che io e Clary…»
Jace
si interruppe e iniziò a strappare pezzi
dell’incarto dell’hamburger. Sembrava avercela con
se stesso per aver tirato fuori quell’argomento.
«Eri
interessato all’Antico Egitto?»
chiese Magnus. «Non l’avrei detto».
Jace
alzò lo sguardo su di lui. «Non esattamente.
Ricordo che le mummie e le piramidi mi sembravano davvero forti, ma a
parte questo…» Scrollò le spalle.
«È Alec che si era appassionato a quel periodo
quando avevamo, non lo so, forse sui quattordici anni?»
«Davvero?»
domandò Magnus, la voce di
colpo più morbida.
Forse
si sarebbe preoccupato dell’intensità
dell’affetto che già provava per Alexander, non
fosse stato per il fatto che lo shadowhunter sembrava in grado di farlo
sentire incredibilmente bene. Forse anche questo avrebbe dovuto
preoccuparlo.
«Davvero»
confermò Jace, distogliendolo
dai suoi pensieri. «Comunque, mi sembra che una volta mi
avesse raccontato qualcosa su un faraone che aveva sposato tutte e sei
le sue figlie…»
«Amenopeth
IV. Sì».
«Ecco,
e mi pare che non fosse una cosa inusuale,
quindi… Che è successo alla coppia?»
Magnus
ci pensò su, strappando un piccolo pezzo di hamburger
con i denti davanti e masticandolo lentamente. Avrebbe potuto dirgli
che si era inventato tutto. Avrebbe potuto dire che non lo ricordava.
Oppure avrebbe potuto raccontargli la storia che aveva bisogno di
sentire.
«Non
sono rimasti una coppia» decise di rispondere
infine.
Jace
aggrottò la fronte. «Credevo
che…»
«Nell’Antico
Egitto l’incesto andava bene
solo per i faraoni. Tra la gente comune era malvisto e punito come al
giorno d’oggi».
«Com’è
giusto che sia» disse
Jace, la voce ridotta ad un brontolio.
«Sì,
be’». Magnus
ripiegò i margini della carta del proprio hamburger per
scoprirlo un po’ di più. «È
vero che quando due fratelli cresciuti insieme si trovano attraenti
è molto difficile che non ci sia dietro un qualche disturbo
psicologico… Ma se due ragazzi che non si erano mai visti
prima s’incontrano e s’innamorano senza sapere di
essere fratelli… credo sia diverso».
Jace
si girò dalla parte opposta rispetto a lui,
corrucciandosi e sbuffando in un chiaro tentativo di scoraggiare la
conversazione, ma Magnus lo ignorò.
«Non
sto dicendo che dovrebbero perseguire quella relazione.
Ma qualsiasi cosa abbiano provato non dimostra necessariamente che
qualcosa non va in loro».
Jace
tornò a voltarsi verso di lui, e sembrava quasi
arrabbiato. «Se stai cercando di farmi sentire
meglio…»
«Nient’affatto»
replicò
Magnus, impassibile. «Io stavo parlando della coppia che ho
conosciuto nell’Antico Egitto».
Questo
parve prendere Jace in contropiede. Il giovane sembrò
quasi afflosciarsi mentre qualsiasi traccia di rabbia lo abbandonava.
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come se non sapesse
cosa dire.
«E
quindi» chiese poi, «che fine hanno
fatto? Sono stati condannati a morte o qualcosa del genere?»
«No»
rispose Magnus.
Abbassò
la testa per prendere un altro morso del proprio
hamburger. Era un bene che l’involucro lo tenesse al caldo,
altrimenti era probabile che a questo punto sarebbe stato del tutto
freddo.
«Si
sono lasciati e hanno vissuto la loro vita. È
stata dura all’inizio, ma ce l’hanno fatta. Sono
stati felici».
Ci
fu un momento di silenzio. Jace stava guardando quel che restava del
proprio hamburger con un’intensità decisamente non
dovuta al pane o alla carne.
«Ce
l’hanno fatta» disse poi,
evidentemente cercando di assumere un tono scontroso e fallendo
miseramente.
Magnus
abbozzò un brevissimo sorriso. «Ce
l’hanno fatta».
Finirono
di mangiare quel che restava dei loro hamburger in silenzio.
Poi Magnus si alzò, portando istintivamente una mano a tener
ferme le collane che gli pendevano sul petto, e fece per dirigersi
fuori dalla stanza.
«Grazie»
borbottò Jace, e lui si
fermò.
Non
si girò verso il letto, però. Il nervosismo
del giovane shadowhunter era quasi palpabile; probabilmente sarebbe
sprofondato nel materasso con la sola forza del proprio imbarazzo se
Magnus si fosse voltato a guardarlo.
«Per
l’hamburger» si affrettò
a precisare Jace.
Alzando
lo sguardo sulla porta, Magnus sorrise appena. Era certo che la
loro cena improvvisata avesse ben poco a che fare con quel
ringraziamento, ma non obiettò.
«Di
niente» rispose, e uscì dalla stanza
con passo leggero.
Note:
Niente, mi è capitato di pensare che non mi sarebbe
dispiaciuto vedere qualche scena in più con Magnus e Jace
come coinquilini, e questo è il risultato.
È anche la prima cosa che abbia mai scritto su questo
telefilm, quindi sono molto in ansia. Spero non sia un
disastro.
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